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18th Lug2012

Darkthrone – FOAD

by Alberto Vitale

La sfida dei Darkthrone, dopo una fiumana di album, era quella di reinventarsi ma rimanendo se stessi. Almeno nella propria e radicale concezione musicale e di come è proposta. Nel 2007 e dopo l’album The Cult Is Alive, Fenriz e Nocturno Culto concepiscono Fuck Off And Die (riassunto nell’acronimo FOAD). Il titolo è un aperto stato di impazienza verso chiunque segue e fa la scena black metal, un atteggiamento di insofferenza verso gli schemi, le parole spesso antipatiche ricevute, verso coloro che hanno saccheggiato idee altrui per costruirsi una propria e traditrice reputazione. Più di ogni altra cosa FOAD rappresenta la rottura definitiva verso il black metal e la volontà di andare oltre quel genere, ma riproponendo uno stile più essenziale, immediato e che pesca dalle lezioni impartite anni a dietro da band che hanno poi svezzato una scena intera: Venom (già dal titolo dell’album), Bathory, Mötorhead, Celtic Frost, ma anche il primordiale thrash metal, il punk e, soprattutto, la mitica NWOBHM, cioè il gene primario dell’heavy metal. Nocturno Culto e Fenriz si rifanno ai riff classici, anche nella struttura della canzone ed ecco che nasce (a detta di Fenriz) la New Wave Of Black Heavy Metal dei Darkthrone.

FOAD venne anticipato in estate da un EP, nel quale figuravano due pezzi leggermente modificati presentati in anteprima; il tutto anticipava spaventosamente bene la direzione che il nuovo lavoro del duo norvegese avrebbe offerto. Se The Cult Is Alive era meno nero e più spedito e con forze altalenanti di punk, FOAD è l’essenza dell’heavy metal che entra in note nere, oscure, marce, underground, approssimative. Il risultato è un black’n’roll dai toni poco black e dall’aspetto quasi retrò, ma con sonorità underground. L’album è inciso con una qualità tutto sommato dozzinale. Le chitarre di Nocturno Culto sono catarrose e catramose, rubano la scena ad un basso che pulsa come un’ombra maligna e con la batteria di Fenriz potente, asciutta (grandiosa la cassa registrata senza eccessi e trigger di sorta, lo facessero anche gli altri!). Nocturno Culto, the voice, canta e recita in modo pazzesco, a volte parodistico, ma sarà anche Fenriz ad esibirsi in diverse canzoni. Il tutto è sigillato da una copertina disegnata in bianco e nero e con Mr. Necro, un essere in stile Eddie degli Iron Maiden, che sarà il nuovo soggetto di tutte le copertine future.

Le prime note di These Shores Are Damned sono un ruggito fragoroso e i riff hanno quell’ottantiano heavy metal che corrode, ma è Canadian Metal la vera svolta nel sound dei Darkthrone. Con uno stile che ricorda gli Onslaught, Fenriz parte cantando “Sex With Satan the loudest song. Sounds like a hammer from hell”, un capolavoro. Un heavy fulminante e robusto, con venature proto thrash metal, e Fenriz che prova a tirare su un falsetto acuto nel ritornello che è quasi una parodia o uno scherzo. La canzone è un tributo ai Voivod, Anvil, Exciter. The Church Of Real Metal è un’altra canzone decisamente parodistica: ispirata da tante band di metal underground è strutturata su un tempo lento e con un ritornello quasi in stile epic metal. Affermare che è il tipico pezzo basato su tempi lenti e medi alla Darkthrone sarebbe davvero pretenzioso. Nonostante tutto la pachidermica andatura, il riffing di puro heavy metal classico, l’assolo di Czarl (Aura Noir) dozzinale e spartano insieme, rendono il brano un atto davvero piacevole e allegro. Se The Banners Of Old ha un’atmosfera decisamente orrida, nera e malsana, FOAD, cantata da Fenriz, è un’altra bordata dalle chitarre in modalità old style, per quanto concerne i riff. Fenriz eleva la voce fin che può, la sua batteria è perfetta nell’incollarsi alle note di Nocturno Culto, il quale lega il basso in modo fedele ai colpi del compagno. Tutto funziona e anche il ritornello più semplice di questo mondo e che chiunque ha sentito, almeno una volta nella vita, in un album heavy metal: “Fuck Off And Die!”. È Splitkein Fever, isieme a The Banners Of Old, ad essere tra le canzoni più atipiche e con una distorsione della chitarra totalmente diversa dal resto. Raised On Rock è un’altra canzone fissata su schemi e volteggi delle chitarre in modalità old school e con Fenriz alla voce, come per Pervertor Of the 7 Gates, la quale ha qualcosa che riavvicina i Darkthrone di FOAD a quelli di Total Death. Wisdom Of The Dead, posta in chiusura, rinverdisce l’essenza più black metal e che ancora brucia nel fondo del cuore della band.

In FOAD vengono citate una serie di band, le quali sono legittime ispiratrici di queste canzoni, oltre che vivamente consigliate ai fan. Leggere nomi come Zemial, Manilla Road, Repulsion, Axegrinder, ma anche Bathory, Mercyful Fate e altri ancora, ha un suo fascino ma si intravede anche un filo conduttore comune che in FOAD sembra acquisire uno spessore importante. Le canzoni riescono a fare presa, alcune riescono a divertire, grazie alla goliardica ripresa di certe soluzioni e cliché tipici dell’heavy metal. La sfida dei Darkthrone è vinta: il sound è rinnovato, le caratteristiche migliori del duo non sono state perdute, la ripresa di schemi vecchi avviene attraverso un senso di divertimento e di allegria, proponendo così un lavoro non terribilmente serio, ma terribilmente convincente!

Autore: Darkthrone Titolo Album: FOAD
Anno: 2007 Casa Discografica: Peaceville
Genere musicale: Black Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.darkthrone.no
Membri band:

Nocturno Culto – voce, chitarre, basso

Fenriz – batteria, voce

Tracklist:

  1. These Shores Are The Damned
  2. Canadian Metal
  3. The Church Of Real Metal
  4. The Banners Of Hold
  5. FOAD
  6. Splitkein Fever
  7. Raised On Rock
  8. Pervertor Of The 7 Gates
  9. Wisdom Of The Dead
Category : Recensioni
Tags : Black metal, Darkthrone
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