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22nd Lug2012

Queensryche – Operation: Mindcrime II

by Marcello Zinno

Dopo un’attesa interminabile e mille voci arriva la seconda parte di Operation: Mindcrime, il seguito di quello che possiamo definire uno degli album più belli della storia dell’heavy senza timore di essere smentiti. E subito le domande prevalicano ogni tentazione: ” È all’altezza del suo predecessore? Sono passati invano questi 18 anni che separano la prima dalla seconda parte?”. Ecco le risposte: non si tratta di un album immortale come il primo, ma è comunque unico nel suo genere, si tratta pur sempre di un album originale. Risulta simile e diverso allo stesso tempo rispetto al suo predecessore: simile per la ricerca di alcune sonorità eighteen, per l’approccio molto hard rock alle song, per la scelta dell’artwork giustamente affidata a chi aveva già curato quella del primo (Reiner Design) oltre che ad alcune similitudini soprattutto nello stacco tra una canzone e l’altra; ma differente in quanto a concetto stesso dell’opera, più epica (forse sarà l’influenza di Ronnie James Dio ad impersonare il famoso Mister X) e più “vocal-oriented” (si sente la mancanza di DeGarmo ed il tutto è lasciato nel potere delle lyrics). L’opera può essere sostanzialmente divisa in due parti, una prima composta da tracce dalla struttura tutt’altro che complessa ma che producono comunque un notevole impatto sonoro (è proprio il loro gusto che spiazza la semplicità e l’ascoltatore stesso); ed una seconda di maggiore contenuto, molto più intimista, riflessiva e dolorosa, che prende più spunto da Promise Land che non da Operation Mindcrime (quell’ “Am I” gridato in uno stacco di tempo durante Murderer? la dice lunga).

I’m American rappresenta un baluardo, con il suo cantato scattante, oltre che l’opener, mentre One Foot In Hell ci porta un sound molto più groove e cadenzato dove è Tate al centro della scena; Hostage è un altra pseudo-ballad con un basso enorme che copre il drumming e le chitarre soffuse prima di spiegarsi in riff duri (questa volta il lavoro di produzione e di scelta del sound ha richiesto molto più tempo e si sente). Con The Hands iniziano i grossi richiami al caposaldo dell’88 (I Don’t Believe In Love per la parte iniziale per citarne uno), mentre con Speed Of Light si riprendono tempi lenti. Non molto da dire anche per Signs Say Go diretta come un tuono che costituisce il limite oltre il quale si apre il paradiso (o forse l’inferno, dipende dai punti di vista): Re-arrange You è maestra negli arrangiamenti, con delle tastiere avvolgenti su una sezione ritmica compatta, il tutto condito da riff taglienti come non mai anche se non impossibili; e di qui giunge The Case cantata dall’immenso Ronnie James Dio, è incredibile come lui riesca a conferire un sapore di magniloquenza a tutto ciò in cui è presente. Impattante, piena, epica ma mai spocchiosa; inarrivabile. La già citata Murderer?, psicopatica nel suo genere, ripresenta dei cambi di tempo che solo i Queensryche possono vestire senza disagio in un album molto meno prog dei precedenti e Circles rappresenta l’intermezzo prima di un altro volo verso il cielo.

If I Could Change It All è struggente in ogni sua parte, dolorosa e nostalgica, anch’essa molto ben arrangiata, ricca di emozioni, soprattutto quando i cori molto Suite Sister Mary dicono la loro su un assolo di floidiana memoria, ma inscindibilmente legata ad An Intentional Confrontation, una perla di splendore in cui le vette raggiunte travalicano il razionale umano e la chitarra solista incanta con la sua voce. Con A Junkie’s Blues si torna sulla terra tra l’altro rappresentando un passo indietro rispetto alle precedenti tracce, ma non un neo nel complesso dell’opera, non appena Fear City Slide spezza gli animi lenti con un ritmo allegro che piace ma non fa gridare al capolavoro. All The Promises chiude questo viaggio con una lacrima condita da tanto romanticismo (anche qui  l’introspettività di Promise Land la fa da padrone, forse con un approccio meno intricato).Tutto è delineato tranne la trama. Quella è una chicca che lascio a voi scoprire (come fa Geoff Tate con i suoi intervistatori).

Una curiosità: nella parte dedicata ai credits non è riportata la band con l’elenco dei suoi membri. Probabilmente è difficile trovare qualcuno che non li conosca.

Autore: Queensryche Titolo Album: Operation: Mindcrime II
Anno: 2006 Casa Discografica: Rhino Entertainment
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 8,5
Tipo: CD Sito web: http://www.queensryche.com
Membri band:

Geoff Tate – voce

Michael Wilton – chitarra, voce

Mike Stone – chitarra, voce

Eddie Jackson – basso, voce

Scott Rockenfield – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Freiheit Ouvertüre
  2. Convict
  3. I’m American
  4. One Foot In Hell
  5. Hostage
  6. The Hands
  7. Speed Of Light
  8. Signs Say Go
  9. Re-Arrange You
  10. The Chase
  11. Murderer?
  12. Circles
  13. If I Could Change It All
  14. An Intentional Confrontation
  15. A Junkie’s Blues
  16. Fear City Slide
  17. All The Promises
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal, Queensrÿche
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