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11th Nov2012

Big Dix – Kiss My Ace

by Giancarlo Amitrano

È sempre bello lasciarsi andare e seguire le proprie inclinazioni, magari trasfonderle in poesia, prosa ed anche ovviamente in musica, senza badare troppo ai fronzoli. Questo avviene per i simpatici Big Dix: lodigiani doc che con il loro lavoro d’esordio anche ben prodotto si scatenano in una ideale lunga jam session di influenze e retaggi artistici ben mixati tra essi, cui si aggiunge una personalissima stilizzazione delle sonorità. Difatti, dal brano di esordio notiamo fra le righe il sentore di antenati eccellenti cui il quintetto rende grazie: The Man In Woman Dress sarebbe un ideale tributo ai Purple vecchio stampo, per il brio che la band dà al pezzo che, con l’ incedere del drumming ben modulato, consente al singer di esprimersi in tutta rilassatezza, coadiuvato dalla chitarra presente il giusto e dal groove veramente rimarchevole. Il brano scorre veloce, senza pause e ben legato negli arrangiamenti, grazie anche all’ottimo lavoro della valida sezione ritmica. La blueseggiante Wake Up convince al primo ascolto: il taglio che la band dona al pezzo permette al cantante di tenere salda la linea vocale, mentre le percussioni ben ritmate si affiancano al doppio lavoro delle asce, che si alternano tra il ritmico ed il delicato solismo di metà brano in cui anche il refrain si prende una pausa soft, per declamare con forza il loro credo bluesy. Buona la chiusura, affidata ancora alla doppia chitarra, distorta al punto giusto e stavolta sì invasiva ed invadente il giusto.

A sorpresa, la band piazza anche il colpo “ruffiano”: Have You Ever Been To Hell è la ballatona strappalacrime che il singer ci rende in tutta la sua semplicità. Gli ingredienti ci sono tutti: ritmo volutamente rilassato, chitarre disimpegnate e sezione ritmica che deve prepararci magari a ritornare adolescenti per un attimo con le sue atmosfere da guancia a guancia. Bitch Road Blues è certo il brano più sporco dell’album, le sonorità ritornano dure, le sei corde allungano al massimo il tapping nel rilasciare le note, il singer con il suo tono pare reduce da una notevole sessione alcoolica notturna, che ben si sposa con la sezione ritmica molto consona a locali polverosi di periferia. Tuttavia, i buoni arrangiamenti consentono al brano di tenere una buona linea melodica che non viene assolutamente intaccata dal protagonismo della sei corde, che deve piazzare il suo “solo” a metà brano, ma non è tutto qui: anche la fase finale del pezzo si regge principalmente sulla distorsione massima delle asce su cui si innesta un ottimo giro di basso. Non si fanno mancare proprio nulla i Nostri: If R Was E è il momento strumentale, dove il brano viene impreziosito dal solo dell’ospite, il bravissimo Mario Percudani, che tratteggia un “single” degno di nota, coadiuvato dalla ritmica che mai osa sovrapporglisi nella sia pur breve durata del pezzo.

Looking For è un buon brano nel complesso, ci saremmo attesi tuttavia, date le premesse, che anche su questo episodio il gruppo andasse subito al sodo, senza la parentesi semiacusitca iniziale. Ci pensa la seconda parte del brano a rinfrancarci l’animo con il suo vorticoso ritmo. Bene il drumming molto basato sui piatti, mentre la prestazione del singer è quasi “easy” nel ritornello, che scivola via senza particolari emozioni. Evidentemente, la band vuole tenere in serbo le migliori cartucce per il dittico finale. Giungiamo difatti alla title-track ed ecco che il quintetto si rimette prontamente all’opera. I tempi sono rigorosamente “mid”, mentre il vocalist appoggia letteralmente le note nel bel mezzo del refrain, per dare ancora una volta quel certo groove al brano. Dobbiamo dire che stavolta i nostri eroi riescono del tutto nel loro intento: che è quello di proporci un sound diretto, senza infingimenti, pregnante di sudore, alcolico ed altri clichè in materia. Gustoso l’intermezzo “slide” propostoci nel finale senza pudore, che ( in senso positivo,ovviamente) il gruppo non possiede nell’interpretazione del pezzo e dell’intero album, pensando prima a concludere il brano con un lungo solo che impreziosisce il tutto.

Chiudiamo in bellezza con la versione acustica di I Wonder, con un concentrato e sapiente mix di semiacustica e percussioni il combo concede la passerella finale a sé stesso. Voce ben modulata ed accompagnamento scarno e conciso rendono il brano ideale congedo per questo primo episodio del quintetto nostrano. Cui certo tecnica e cuore non difettano, come ancora conferma il bel solo di metà brano, impreziosito dai cori che lo rendono caldo e corposo. Imminente il secondo lavoro del gruppo saremo attenti a coglierne le evoluzioni, di cui già buone premesse si intravedono nel lavoro odierno.

Autore: Big Dix Titolo Album: Kiss My Ace
Anno: 2011 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.bigdixrock.com
Membri band:

Pietro Peroni– voce

Matteo Idini – chitarra

Mattia Mosconi – basso

Marco Idini – batteria, percussioni

Fabio Corradi – chitarra

 

Mario Percudani –chitarra

Claudio Grazzani – tastiere

Josh Zinghetti – cori

Steve Lozzi – cori

Ricky Ferranti – chitarra

Tracklist:

  1. The Man In Woman Dress
  2. Wake Up
  3. Have You Ever Been To Hell
  4. Bitch Road Blues
  5. If R Was E
  6. Looking For
  7. Kiss My Ace
  8. I Wonder
Category : Recensioni
Tags : Hard Rock
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