Ufo – Misdemeanor
Al dodicesimo lavoro in studio, il disastro è servito: dopo l’ennesimo flop, la band si scioglie come neve al sole, con i vari componenti che si disperdono nei meandri del rock allora imperanti. Mogg in primis non sta con le mani in mano e, mentore il leggendario produttore della Shraphnel Mike Varney, recluta ed assembla un nuova combo. Con l’axeman Atomik Tommy (scuderia Varney), si uniscono alla band il bassista Paul Gray, già alle dipendenze del gruppo nei tour precedenti, nonché il redivivo Raymond, con l’aggiunta del drummer Robbie France, che dura però ben poco, venendo prontamente rimpiazzato dall’ex Magnum Jim Simpson alle pelli. Il risultato è l’odierno lavoro, che in pochi si affretteranno ad apprezzare, stazionando infatti molto a lungo nei bassifondi delle allora chart europee. Nonostante il buon lavoro all’ascia della new entry, le tracce risultano subito di scarso impatto, magari tecnicamente valide e tuttavia prive del groove che faticosamente la band aveva riguadagnato dopo la dipartita di Michael Schenker. Sono pochi, i momenti degni di menzione all’interno dell’album: This Time si fa notare per la bella prestazione vocale di Mogg e per un volenteroso lavoro della sei corde, ma la sezione ritmica risulta scialba e scadente anche a causa di una produzione non proprio all’altezza. One Heart si articola su di una solida base chitarristica, mentre le tastiere di Raymond in questo frangente ruggiscono come ai bei tempi ed il bridge scorre via senza fronzoli, ispirando un intenso solo della sei corde. Con Night Run i tempi si dilatano per consentire al singer di allungare a dovere le note e permettere al drumming di Simpson di essere sempre presente sulla strofa. Non convince il gioco corale di metà brano, che infiacchisce il pezzo nonostante una solida base di tasti che disegna un’atmosfera quasi spaziale, come ai bei tempi.
Clima quasi gotico con l’intro di The Only Ones a dettare tempi magici con la voce inconfondibile del singer, che impreziosisce quella che è la classica ballad della band. Molto rilassate le prestazioni degli artisti che seguono una linea ben determinata nelle melodie e nelle battute, ancora una volta rallentate e consone all’ambiente creato. Meanstreets ringhia a dovere nella fase iniziale, salvo poi perdersi gradualmente in un sound che pare avvolgersi su sé stesso a causa ancora una volta della strumentazione probabilmente accordata su toni più bassi dalla produzione. Impalpabile in questo frangente la prestazione del singer, qui deludente e molto elementare nella gestione del pezzo, che pure avrebbe buoni momenti di tecnica. Con Name Of Love, il quintetto tenta di rialzare la cresta, ma dobbiamo purtroppo notare che il risultato non cambia: c’è un buon giro di basso, ma le tempistiche ed i vari legati che si succedono all’interno del brano non convincono affatto. Sarà la produzione, sarà lo sfiaccamento che affligge il quintetto, ma il sunto finale risulta ancora noioso e di difficile digestione, per chi era abituato a capolavori non tanto lontani nel tempo. Blue e Dream The Dream seguono la stessa falsariga: una buona prestazione di Mogg, che riscatta i precedenti passaggi a vuoto, coadiuvato dalla ritmica della sei corde e dal gioco armonioso a suo modo delle tastiere. Su questi clichè si articolano ambo i brani, che a volte rasentano momenti quasi “pomp” per la smaccata sovraesposizione delle tastiere di Raymond.
Quasi epica l’intro di Heaven’s Gate, con l’organo a far da padrone sempre al servizio del vocalist. La costante linea sonora consente finalmente un colpo di reni alla band che qui si ricompatta nell’esecuzione del probabile miglior brano del disco, sempre tuttavia dominato da sonorità molto soft e di difficile sbocco in tematiche più consistenti. Si chiude il sipario con Wreckless, in cui la vena quasi blueseggiante rende ancora giustizia al singer, che non meritava di incidere un disco così scadente, pur mettendoci tutto il suo. Ma l’assemblaggio di tante personalità tra loro diverse non poteva sortire esiti differenti, prescindendo dalle future ed imminenti defezioni che continueranno a susseguirsi nella band, convincendo così il leader ad intraprendere l’unica strada possibile allo stato…
Autore: Ufo | Titolo Album: Misdemeanor |
Anno: 1985 | Casa Discografica: Chrysalis |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 5 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.ufo-music.info |
Membri band:
Phil Mogg – voce Atomik Tommy – chitarra Paul Gray – basso Jim Simpson – batteria Paul Raymond – tastiere, chitarra |
Tracklist:
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