Prophexy – Improvviso
Nonostante le varie critiche e gli agguati che la scena progressive subisce, questo fantastico genere non muore mai. C’è chi prova a fargli compiere qualche passo in più, verso una proposta più moderna, e chi invece riconosce in queste sonorità un richiamo fortissimo verso il passato e per questo non vuole tradire quegli scenari che furono e che hanno fatto sognare intere generazioni di appassionati. I Prophexy entrano di diritto tra le formazioni che riporta in auge le sonorità progressive rock che furono, nonostante dal concept album ci saremo attesi influenze più prog metal. Ma in realtà nella loro concezione musicale c’è molto rock e tanto progressive con tempi dispari (il segnale di divieto con sopra scritto 4/4 raffigurato nella back cover la dice lunga) e inserti diversi per arricchire una concezione di musica che noi conosciamo bene e che risulta tutt’altro che banale. Tecnica e sicuramente gusto si alternano per l’ora piena di ascolto ripartita in appena nove tracce, come tradizione del genere insegna. Tantissimo flauto (Jethro Tull?!) e qualche volta qualche suono un pò più indurito (Babba) accompagnano un progessive molto da camera con delle linee vocali che conquistano, non solo per estensione vocale ma per pura interpretazione. Come i grandi album però non c’è un elemento che estromette gli altri ma tutti suonano all’unisono, rivestendo un ruolo differente ma che rende più pregevole il tutto.
Le influenze sono tante e riportano agli albori del genere ma se volessimo trovare una somiglianza per quanto riguarda l’approccio al prog potremo citare i Fates Warning: in comune con loro i Prophexy hanno la capacità di risultare heavy senza suonare heavy ma restando fedeli alla tradizione prog rock, pur divagando e improvvisando ma con un pentagramma ben chiaro in mente (la sfacciataggine delle chitarre e la ricerca dei tempi più articolati è la medesima). In entrambi i casi troviamo un’esaltazione dell’emotività che il progressive produce e non solo tecnica fine a se stessa. Altro punto a loro favore è la registrazione live dell’album realizzata al Teatro San Sebastiano in provincia di Vicenza che chiarisce il bagaglio culturale-esecutivo che la band si porta dietro, senza trucchi o effetti in fase di post-produzione. Al di là delle spiazzanti due tracce strumentali, La Rotonda Della Memoria e Stralci Di Quotidiano, possiamo segnalare il brano Paradigmi Mentali che come fa intuire il titolo rappresenta una folle divagazione sulla base di un’emancipata manifestazione celebrale. Sul finale compaiono anche due brani dei Caravan, storica band inglese che presta il proprio Richard Sinclair per l’esecuzione sul palco di Disassociation e Golf Girl. Due momenti sicuramente toccanti.
Trickster e C’è Vite Sulla Luna? invece risultano interessanti a tratti: denotano un’eccessiva prosecuzione di alcune trame, ma si tratta di una considerazione esigente in un quadro che nel complesso risulta fortemente artistico e saggiamente creato. Il nostro augurio è che i Prophexy, tramite questo lavoro e tramite altre future attività, contribuiscano a riportare in auge il genere convincendo che non si tratta di qualcosa esclusivamente legato al passato.
Autore: Prophexy | Titolo Album: Improvviso |
Anno: 2013 | Casa Discografica: Musea Records |
Genere musicale: Progressive Rock | Voto: 8 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.prophexy.com |
Membri band:
Luca Fattori – voce Stefano Vaccari – batteria Diber Benghi – tastiere Gabriele Martelli – chitarra Alessandro Valle – basso, flauto |
Tracklist:
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