Ufo – Covenant
Lemme lemme, siamo arrivati nel ventesimo secolo, al trentesimo anno di carriera, la band giunge al 15° lavoro in studio, alla media perfetta di due all’anno, magari senza volerlo. Considerando le traversie attraverso le quali la band è passata, si tratta certo di un bel curriculum, valutando anche tutte le epoche musicali che via via si sono susseguite. Dopo il tour di supporto a Walk On Water, la band si disgrega per l’ennesima volta e specialmente Mogg e Way si dedicano ad una effimera carriera solista, sfociata in un paio di trascurabili lavori, sulla falsariga del marchio di casa madre. Riformata per 3/4 la line-up originale, con il valido supporto del turnista di lusso Dunbar alle pelli, il combo sfodera un nuovo lavoro perfettamente in linea con il nuovo millennio. Eppure, il suono risulta ancora piacevolmente coinvolgente e fresco, sia nelle composizioni che nelle esecuzioni: con Love Is Forever la slide iniziale è già sintomo di eccellenza. Diradando subito nella solida elettrificazione del sound, la band si mette in marcia attorno ai suoi mentori, che decidono di deliziarci ancora, Mogg in primis, con prestazioni da urlo. Piacevole sorpresa il lavoro alle pelli che permette a Mogg di scandire bene ogni nota, mentre la sei corde tiene alla grande il passo nella doppia veste acustica/elettrica. Unraveled è una solida calcata in puro ‘80’s style: il drumming cadenzato dona al brano quell’aura di mistero che la voce di Mogg contribuisce ad ammantare di tecnica vocale. Anche il solido del buon Michael è breve ma intensissimo, dritto allo scopo di stupire ancora. Ill buon lavoro di Dunbar ad introdurre Miss The Lights, che si rivela essere un buon brano oscillante tra easy e quasi FM, senza che suoni blasfemo, il tutto grazia anche ai sapienti cori di Jesse Bardman, altro turnista di lusso.
Ogni brano è caratterizzato dalle prime battute della grancassa, e nemmeno Midnight Train fa eccezione: in questa occasione, tuttavia, si deve notare come il drumming non sia purtroppo aderente alle tematiche della band; provenendo da una educazione quasi “jazzata”, il buon Dunbar non ricalca fedelmente quanto ci si aspetterebbe dal drummer degli Ufo in persona. Le note sono più marcate, quasi accentuando il gioco dei pedali che non sempre si sposa, cosa che invece si verificava anni addietro con le collaborazioni al Serpente Bianco del buon Coverdale, non dimenticando comunque l’ennesimo solo da brividi del nostro Eroe per eccellenza. Il refrain blueseggiante che fa da spina dorsale a Fool’s Gold ci accompagna ancora una volta nella tecnica che qui si scatena anche su linee leggermente attenuate ma non per questo meno intense. Mogg ancora sugli scudi e band al completo che non risente per nulla della mancanza delle tastiere di Paul Raymond, orami emigrato verso altri lidi e pur presente sulla deluxe edition del disco. In The Middle Of Madness mantiene elevato il valore del lavoro, con cori ancora in evidenza e sezione ritmica ben congegnata nei momenti di intenso lirismo vocale, che prosegue in Smell Of Money, già dall’intro molto aggressiva, e che si dipana attraverso linee sonore molto complesse sulle quali Mogg riesce a dosare l’ugola molto ispirata. Slide saggiamente dosata che lascia al momento giusto il campo alla sei corde classica, mai limitata al compitino.
Way protagonista assoluto di Rise Again, per la precisione certosina con cui segue le evoluzioni dell’axeman, creando assieme agli immancabili cori un brano tra i migliori dell’album. La battuta della grancassa è precisa e puntuale ed ancora Mogg, con una esecuzione molto sentita, avvalorano la proposta sonora. Serenade non è un inno alla guerra, stanti i suoi toni molto rilassati e sui quali il singer può dosare i tempi di entrata ed anche quelli di uscita dal brano. Atmosfera quasi sognante nella fase centrale, dove la voce si attenua in funzione di un complesso gioco della Flying, pronta all’ennesimo ed instancabile assolo da capogiro, pur molto morbido. Cowboy Joe ci riporta agli esordi dell’Astronave, con una linea sonora inizialmente quasi psichedelica, salvo confluire poi ben presto in una esplosione di note a ruota libera, dove la distorsione regna incontrastata sino alla fine del solo. Possiamo allora chiudere in bellezza con The World And His Dog, dove Mogg libera le ultime notevoli cartucce in suo possesso, riuscendo ancora a non farci dimenticare il suo timbro inconfondibile. Mentre ascia e sezione ritmica ancora pulsanti all’unisono si dirigono alla conclusione del viaggio con la sicurezza dei grandi, il definitivo (i tutti i sensi) solo di Schenker è il canto del cigno del controverso axeman tedesco, di cui fortunatamente fruisce l’ultimo brano.
Autore: Ufo | Titolo Album: Covenant |
Anno: 2000 | Casa Discografica: Shrapnel |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.ufo-music.info |
Membri band:
Phil Mogg – voce Michael Schenker – chitarra Pete Way – basso Ainsley Dunbar– batteria |
Tracklist:
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