Ufo – The Monkey Puzzle
Come l’Araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri, anche la navicella britannica non cessa di stupire: dopo la ventata di gioventù apportata da Moore e Bonham, il leader maximo decide che la prosecuzione della sua avventura musicale non è ancora abbastanza pepata. Ed ecco il figliol prodigo Parker riaccomodarsi dietro le pelli a ricostituire quasi per intero la line up originale, qui alle prese con l’ennesimo album di varia interpretazione. Se l’ascia di Moore resta salda sulla tolda a dettare riff taglienti, come nella opener track, il sound ancora una volta si rinnova in una valida atmosfera tracciata anche dai tasti di Raymond. Con Heavenly Body le distorsioni dell’ascia si sviluppano attraverso tempi molto mid, sui quali la calda voce del singer assume tonalità quasi blueseggianti e la sezione ritmica rallenta a dovere i tempi di battuta, facendo assumere alla traccia una vena molto retrò. Ottimo l’intro di Raymond per Some Other Guy, che si dipana con l’ausilio di una delicata linea di armonica ottimamente miscelata con le tastiere. Senza tregua, sia pur con la tempistica come detto molto rilassata, il brano scorre piacevolmente e Mogg detta da par suo i tempi di un ideale intrattenimento sonoro con gli amici. La bella acustica di Who’s Fooling Who dona il taglio intimista al brano come desiderato dal singer: le atmosfere dei tasti tratteggiano ancora una volta le solide radici settantiane (se ve ne fosse bisogno) di cui la band è fortunatamente imbevuta, grazie anche al bel refrain. Tornato in forma, Parker regge alla grande i tempi melodici ed aggressivi nella fase centrale, che si concretizza nel delicato arpeggio dell’axeman, qui in pieno stile guitar-hero.
Black And Blue è la distorsione sonora al servizio della tecnica. Molto ispirato Mogg prende per mano il gruppo e lascia trasparire finalmente la vena compositiva del quintetto, che si concretizza in una bella jam improvvisata di metà brano: gli interventi della sei corde sono sempre ben mirati e non lasciano adito ad incomprensioni di sorta, il quintetto è ancora saldo. L’approccio di Drink Too Much è morbido come non mai: la slide di Moore si dipana ottimamente nella doppia funzione di accompagnamento elettrico nelle fasi più aggressive del brano. Il basso di Way accentua maggiormente quanto sinora prodotto dalla band nel suo insieme. Non limitandosi al solo fine a sé stesso, Moore offre un buon caleidoscopio di note, che vanno dal ritmato al suggestivo. Ancora una scala ed un arpeggio per World Cruise, in cui il brano pare prendere quasi una venatura country con la voce molto old west; il successivo incupirsi del sound rende la traccia un ideale singolo, stanti le basi molto orecchiabili ed al tempo stesso molto incisive, con Moore ancora sugli scudi per la sua precisa metrica strumentale. Down By The River: ancora un brano degno di menzione grazie alla superba prova del leader, assolutamente dimentico della carta d’identità ormai risalente, con una metrica vocale pressocchè perfetta e con la band pronta a seguire senza fiatare le sue evoluzioni canore. Una altrettanto intensa performance dell’axeman rende la traccia tra le migliori.
Una semiballad, Good Bye You, ne ricalca le caratteristiche in pieno, con i tempi volutamente rallentati e con la band intenta a dipingere atmosfere molto rilassate su cui porgere strofe e ritornello molto intensi e sentiti. Senza che l’economia del brano ne risenta, viene messo in scena un piccolo gioiello compositivo, grazie alle cui atmosfere il livello tecnico dell’album schizza in alto di molto. La penultima traccia, Rolling Man, vede il drumming intensissimo del figliol prodigo Parker a dettare i tempi di un brano molto deciso e spedito: le svisate di Moore sono dosate al momento giusto per consentire al combo di offrire ancora una volta una prestazione degnissima e senza dubbio meritevole di ricordo dell’ennesimo brano di spessore, qual è anche l’ultimo segmento dell’album: Kingston Town si dipana con la semiacustica della sei corde che si accompagna alla sempreverde e mutevole ugola del singer. L’elettrificazione della chitarra viene resa saggiamente necessaria nei punti cardine della traccia, precisa e puntuale negli stacchi e nel momento della sua messa in evidenza dal solo breve ed intenso, che tuttavia resta bene impresso anche alla fine dell’ennesimo viaggio dell’Astronave.
Autore: Ufo | Titolo Album: The Monkey Puzzle |
Anno: 2006 | Casa Discografica: SPV/Steamhammer |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.ufo-music.info |
Membri band:
Phil Mogg – voce Vinnie Moore – chitarra Paul Raymond – tastiere, chitarra ritmica Pete Way – basso Andy Parker – batteria Martina Frank – cori su Down By The River |
Tracklist:
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