Deep Purple – Machine Head
Il brillante mark II ha già dimostrato il suo potenziale con il capolavoro killer In Rock, che è stato sicuramente l’album più violento e intenso dei primi anni ’70. Il seguente lavoro, Fireball, era solido e di valore, ma fu sottovalutato nel mercato delle vendite. Così, i Deep Purple decisero di aver bisogno di qualcosa di grande e ambizioso, per consolidare il loro status di pesante hard rock band e raggiungere il proprio suono distintivo. Questo album offre un suono caratteristico del tutto particolare, una serie di classici indimenticabili suonati con incredibile brillantezza strumentale. Fin dal primo brano, la musica dei Deep Purple è intensa, cruda e perfettamente eseguita. L’immenso speed metal precoce di Highway Star, con quell’incredibile influenza barocca data sia da Blackmore che da Lord, o Space Truckin’, sono una magnifica esposizione di pura energia e talento. L’aggressività e la velocità sono notevoli, l’arsenale strumentale propone riff portanti su cui la base musicale di ogni composizione si dipana in maniera elaborata e coerente. Probabilmente, qualche altra band avrebbe messo tutto l’accento sul riff e un paio di pause prevedibili con una canzone come Smoke On The Water. Non i Deep Purple, però! Hanno reso evidente che la semplicità non fa parte della loro politica, creando un inno leggendario elaborato e notevolmente lucidato da quel riff, il più famoso probabilmente della storia del rock, suonato da qualsiasi essere vivente abbia mai impugnato una chitarra (il brano parla di una stopria altrettanto famosa: un incendio scatenato da un fan di Frank Zappa all’interno di un casinò di Montreux, cittadina sita sul lago di Ginevra, famosa per i suoi studi di registrazione).
Lazy e Pictures Of Home si basano su accordi qualificati, strutture alternative e una notevole tecnica di base. Tra la splendida varietà di melodie possiamo anche trovare momenti più casual come Maybe I’m A Leo, o l’orecchiabile e melodica Never Before, che non suonano probabilmente in modo epico e ambizioso come il resto dei brani, ma includono la particolare perfezione strumentale dei Deep Purple. Machine Head è il risultato di anni e anni di pratica e di un processo di songwriting mirabilmente creativo, così ogni traccia sembra essere pianificata con precisione. C’è anche tempo per qualche improvvisazione e arabesco barocco. Cosa rende questo album così speciale? La creatività, il virtuosismo e nuove idee proposte da ogni membro della band, senza alcuna eccezione. La formazione mark II dei Deep Purple è formata da cinque musicisti eccezionali che erano già veterani del settore all’età di ventanni. Quindi non c’è mancanza di direzione, di maturità o controllo in queste composizioni. Spiccano tra tutte le abilità impressionanti di Blackmore e Lord, le cui dita veloci definiscono una tecnica totale, precisa e onnipresente. Entrambi forniscono alla musica dei Deep Purple un tono classico sofisticato, ma anche appassionato, aggressivo e ruvido.
La sezione ritmica formata dal duo Glover/Paice fornisce contemporaneamente un contributo assolutamente efficiente, potente e vibrante. Uno stile non eccessivamente complesso, ma inconfondibile e difficilmente riproducibile che ha fatto la differenza rispetto al gruppo di batteristi rock ordinari di allora. La voce di Gillan è unica, notevolmente melodica ed elegante, percorre la sua strada in modo selvaggio raggiungendo tonalità elevatissime. In conclusione, questo è un capolavoro essenziale che ha definito il suono glorioso dell’hard rock anni ’70. È uno di quei classici che a distanza di molti anni da quando è stato registrato, suona comunque fresco e divertente.
Autore: Deep Purple | Titolo Album: Machine Head |
Anno: 1972 | Casa Discografica: EMI |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 10 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.deeppurple.com |
Membri band:
Ian Gillan – voce Ritchie Blackmore – chitarra Jon Lord – tastiere Roger Glover – basso Ian Paice – batteria |
Tracklist:
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Album monumentale!!!
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