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24th Apr2015

Dormin – To Foreign Skies

by Marcello Zinno

Dormin - To Foreign SkiesCi sono alcuni album pieni di luce e che risplendono energia attraverso le loro note. Ci sono invece altri lavori cupi, che nascono all’insegna delle sonorità dark, di certi accordi che dicono tutto già dalla loro struttura armonica. I Dormin rientrano in quest’ultima categoria e con il loro secondo album To Foreign Skies aderiscono ad una visione non raggiante del metal, in termini di umore. L’album in questione è diviso ideologicamente in tre parti, Railway 1 – Skyclose, Railway 2 – Endless Déjà vu e Railway 3 Beyond The Bounds; da un altro punto di vista è semplicemente un full-lenght di 11 tracce più la cover di Therein dei Dark Tranquillity (amatissimi nel nostro Paese). Nonostante la mutevolezza delle liriche adottate dai Dormin, uno degli elementi che ci colpisce è l’intensità delle parti strumentali, fattore non tipico per una band di metal estremo: infatti Lavanda presenta un lungo sfogo degli strumenti elettrici e la successiva The Rose And Windwalker parte con un pianoforte e poi con un mood quasi doom. Dicevamo delle voci, tendenzialmente clean (quasi dream o comunque con echi opportunamente inseriti in alcuni passaggi), growl quanto basta per staccare rispetto alle melodie e non correre il rischio di accostare i Dormin ad una band rock. Infatti il muro delle due chitarre, che comunque assume sembianze differenti nel corso dell’ascolto, è tipicamente metal e ci ricorda band come Paradise Lost o come la scena black doom del nord Europa.

Orchestrazioni, effetti, overdose di tastiere, chitarre pesanti, questi sono gli elementi che arrivano prima di tutto nel sound del sestetto. I Dormin puntano tantissimo alle ambientazioni e ci ricordano formazioni come Theatre Of Tragedy, Type O Negative e Tiamat, band che pongono l’accento su sfumature lugubri, arrangiamenti e atmosfere nere senza però abbandonare le loro radici metal. Brani come Never Again fanno intuire tutta la potenza del suono della band; da segnalare la collaborazione con Björn Strid dei Soilwork che appare come ospite speciale in Liar. Una buona e interessante prova, molto articolata ma che non si pone l’obiettivo di piacere a tutti. La dimostrazione che l’heavy metal non è un genere per le grandi masse.

Autore: Dormin Titolo Album: To Foreign Skies
Anno: 2015 Casa Discografica: Revalve Records
Genere musicale: Dark, Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/dormin.band
Membri band:

Rex – voce, chitarra

Cairn – basso, programming

Zephyr – voce, tastiere

Walter R – chitarra

Gabriel B – chitarra

Hammerfury – batteria

Tracklist:

  1. Distance (Railway 1, Skyclose)

  2. Stasis (Railway 1, Skyclose)

  3. Lavanda (Railway 1 – Skyclose)

  4. The Rose And Windwalker (Railway 1, Skyclose)

  5. A Warm Place (Railway 1, Skyclose)

  6. Neon (Railway 2, An Endless Déjà vu)

  7. Never Again (Railway 2, Endless Déjà vu)

  8. Liar (Railway 2, Endless Déjà vu)

  9. A Cloud of Echo (Railway 2, Endless Déjà vu)

  10. Hollow Sun (Railway 2, Endless Déjà vu)

  11. To Foreign Skies (Railway 3, Beyond the Bounds)

  12. Therein (Bonus Track)

Category : Recensioni
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