Bay Fest 2017 3° giorno@Bellaria Igea Marina (RN)
E’ Ferragosto. E ovviamente c’è aria di festa qui al BayFest, non è ancora passata la sbornia (in tutti i sensi) della serata precedente, anzi è accompagnata da quella curiosità e carica positiva create dal programma di questa terza giornata che si chiuderà nientemeno che con i Rise Against. Ma procediamo con ordine. Come accaduto nelle due giornate precedenti, sono i gruppi italiani ad aprire e i primi sono i LineOut, band proveniente dalla provincia di Milano e attiva dal 2012 che, con una sana personalità, riesce a coinvolgere i già molti presenti nell’area con il loro più che soddisfacente punk rock. Tra i pezzi proposto non mancano alcuni tratti da Blast In Turbigo, ultimo album dei LineOut pubblicato circa tre mesi fa attraverso White Russian Records. E come inizio non c’è male, anzi! Per la band seguente si cambia regione e si va in Veneto, precisamente a Treviso, città natale delle Cattive Abitudini. Nati più di dieci anni fa come spin-off dei Peter Punk hanno lentamente raggiunto una propria identità, pubblicando diversi dischi fino all’ultimo, 20:3, uscito pochi mesi fa tramite IndieBox. La setlist proposta dai quattro veneti dunque ha visto ripercorrere la loro carriera, non mancando, tra un brano e l’altro, di interagire in maniera goliardica con il pubblico che, a sua volta, ha gradito e soprattutto si è divertito con il punk rock proposto dalla band trevigiana. Bravissimi.
Dopo le Cattive Abitudini arriva il turno per un altro gruppo nostrano: i Vanilla Sky. Loro hanno bisogno di poche presentazioni; romani, attivi dal 2002 quindi con anni di esperienza alle spalle, anche con preziosi collaborazioni tipo con Mark Hoppus dei Blink 182. Ce la mettono tutta, realizzando un discreto show interagendo spesso con il pubblico, l’esibizione però è stata penalizzata da alcuni problemi tecnici non dipesi dalla band. Spesso quando si citano i Vanilla Sky il più delle volte si sente dire “ah quelli della cover di Umbrella di Rihanna!”. Umbrella però è assente nella scaletta dei quattro. Meglio così aggiungo, perché loro sono molto di più di quella semplice quanto riuscita cover e ce l’hanno voluto ulteriormente ricordare. Dopo l’antipasto a base di punk rock made in Italy arriva il momento delle portate straniere. Si parte subito con il botto perché sul palco arrivano gli Ignite. L’energia sprigionata dalla voce di Zoli e dal punk hardcore sound degli altri membri ci mette poco ad essere assorbita dai presenti sotto lo stage che accompagnano il gruppo di Orange County nei cori e nei refrain. La scaletta attinge molto dal disco Our Darkest Day con brani come Bleeding, Let It Burn e Poverty For All, dando spazio anche alla cover di Sunday Bloody Sunday degli U2. Gli Ignite sono sempre stati un gruppo impegnato socialmente, in particolare nell’ambito ecologico, e durante il loro show hanno concesso alcuni minuti di spazio per le parole di alcuni membri di Sea Sheperd Italia, O.N.G. che si occupa della salvaguardia della fauna marina. Tra punk hardcore e impegno sociale lo show degli Ignite è stato impeccabile, senza ombra di dubbio tra i migliori visti fino a questo momento. Volendo fare un paragone sportivo diciamo che sono da podio, ma mancano altri gruppi. E che gruppi.
Il tempo di cambiare strumentazione, e sullo sfondo appare una bandiera americana appesa al contrario. No non sono i Pennywise, anche perché non usano più da anni quella scenografia. Sicuramente sarà una band che non ha peli sulla lingua quando si tratta di dir la propria riguardo la politica a stelle e strisce e non solo. Si, sono proprio gli Anti-Flag. La band di Pittsburgh è un’altra che sul palco difficilmente delude, e così è stato anche in questa occasione. Il bassista e cantante Chris Barker si è dimostrato un ottimo intrattenitore che, oltre a specificare il pensiero del gruppo su più argomenti, ha coinvolto i presenti come pochi sanno fare. E l’ha fatto, assieme al cantante Justin e gli altri, con una scaletta di tutto rispetto, che ha avuto come inizio nientemeno che The Press Corpse, passando per Fabled World, uno dei brani più recenti, per arrivare a perla come Turncoat, Die For The Government, Fuck Police Brutality e This Is The End (For You My Friend). Uno show impeccabile, al limite della perfezione, condito anche dai lontani fuochi artificiali che festeggiavano il Ferragosto. Show che si è concluso con Brandenburg Gate, brano tratto dal loro ultimo disco American Spring, pubblicato nel 2015. E come sempre accade, per questo ultimo pezzo il batterista Pat Thetic, si è spostato, assieme a Chris Barker, tra il pubblico con tutto il set della batteria, regalando un altro momento magico quanto divertente. Poco fa parlavamo di podi olimpici riguardo le prestazioni dei gruppi finora; ebbene gli Anti-Flag, dopo questo show, automaticamente sono diventati dei seri canditati per la medaglia d’oro.
E’ sera e abbiamo ancora due gruppi e i primi a salire sul palco, nonché i penultimi dell’intera rassegna, sono i Face To Face, punk rock band californiana, attiva da più di venticinque anni, con dieci album alle spalle, ultimo dei quali Protection, pubblicato lo scorso anno. Per chi non li conosceva, o li conosceva poco, i Face To Face sono stati un’autentica sorpresa, personalità e tanta grinta. C’hanno messo un attimo per farsi apprezzare anche dai più scettici. Un gruppo con voglia di spaccare i muri e voglia di divertirsi e soprattutto di far divertire e direi che questi obiettivi sono stati ampiamente raggiunti. Una menzione particolare la merita Scott Shiflett, bassista del gruppo che i più informati ricordano anche come chitarrista dei Me First And The Gimme Gimmes che si è fatto notare anche come ottimo strumentista, regalando anche un delizioso solo di basso, gradito particolarmente ai più avvezzi allo strumento. Face To Face: ottimi quanto sottovalutati.
Si giunge quindi agli ultimi, all’headliner della serata: i Rise Against. L’attesa per la band di Chicago era molta, vuoi per il nome, vuoi per vedere la resa live dei brani del disco Wolves, pubblicato un paio di mesi fa. Ma dopo aver elogiato tutte le band che abbiamo visto qui a Parco Pavese, ci tocca parlare della vera delusione dell’intera rassegna: si proprio il gruppo di Tim McIlrath. I Rise Against appaiono scarichi, poco convinti, verrebbe da dire stanchi. E non è un problema di scaletta; fermo restando che gli ultimi lavori restano discutibili, anche brani datati come Give It All, Ready To Fall o Like The Angel peccano di grinta, arma che Tim e soci non hanno mai fatto mancare durante i loro concerti. L’interazione con il pubblico è quasi assente e buona parte di esso si accorge del deficitario stato di forma, o di voglia, dei quattro. Lo “show” volge verso il suo epilogo con l’intimità di Swing Life Away creata da Tim con la sua chitarra acustica, passando per Prayer Of The Refugee, arrivando a Savior, brano che chiude l’esibizione dei Rise Against. I Rise Against hanno fallito e duole dirlo perché parliamo di una band fondamentale per il punk hardcore del nuovo millennio. Il loro concerto è stato talmente scarno e, a tratti, sembravano fuori contesto. Di certo non è stato l’epilogo che tutti ci aspettavamo, ma questo non va assolutamente a scalfire quanto di ottimo abbiamo visto lungo questi tre giorni.
Delle band presenti abbiamo parlato, tessendone ogni lode meritata. Ma una grande nota di merito va all’organizzazione dell’evento: alla LP Rock Events che ha realizzato un evento al limite della perfezione sotto molti aspetti, dalle aree ristoro agli stand, passando con diversi punti ricreativi come lo skate park e il free karaoke dove, tra un’esibizione e l’altra, chiunque poteva dilettarsi come cantante, tutto all’insegna del sano e puro divertimento. L’edizione 2017 del BayFest è riuscita così tanto che, nei vari commenti post-festival, non si è sentita, o letta, la tipica frase “dobbiamo prendere esempio dall’estero” o cose simili. Forse perché chi ha organizzato tutto questo l’ha davvero fatto? Non lo sappiamo ma la cosa fondamentale è che il tutto sia riuscito alla grande. Le aspettative per il 2018 sono ora altissime, ma restiamo fiduciosi. Lungo questo racconto abbiamo più volte citato gli anni 90; in quel periodo la Riviera Romagnola era nota per le varie discoteche, fortunatamente da qualche anno anche il punk rock si è guadagnato il giusto e meritato spazio. Merito anche delle 10.000 persone che non si sono fatte sfuggire questo evento. Non c’è altro da dire se non: ci vediamo l’anno prossimo!
Live del 15 agosto 2017