Intervista a Il Silenzio Delle Vergini
Trio proveniente dalla provincia di Bergamo con un album all’attivo e nella classifica dei primi 250 artisti indipendenti stilata dal MEI, gli Il Silenzio Delle Vergini si sono seduti ad un tavolo con noi di RockGarage per parlarci della band e dei progetti, passati e futuri, che li vedono coinvolti. Qui cosa ci hanno raccontato.
R.G.: Ciao ragazzi e benvenuti su RockGarage. Parlateci del vostro progetto musicale, di come è nato, anche per farvi conoscere dai lettori che ancora non sanno chi siete.
I.S.D.V.: Il progetto è nato nel marzo del 2016 quando abbiamo deciso di prenderci una pausa dall’altra band in cui suonavamo, i Tic Tac Bianconiglio. Il Silenzio Delle Vergini nasce dalla cultura horror e thriller. Infatti il nome è un misto tra due film del genere, Il Silenzio Degli Innocenti e Il Giardino Delle Vergini Suicide, due lungometraggi di cui siamo innamorati pazzamente. Per quanto riguarda la musica, siamo molto influenzati dal metal, in particolare il black, ma anche dal noise e da gruppi come Sonic Youth, Violente Femmes o Fugazi. Abbiamo cercato di creare un misto tra le nostre due maggiori influenze: black metal e noise. Amiamo i gruppi che cercano di fare commistioni. Per quanto riguarda invece la scelta di non avere un cantato, la nostra decisione deriva da influenze che ci hanno convinti a creare una sorta di ambient ripetitivo.
R.G.: Questa scelta sarà presente anche in un futuro lavoro? Mi riferisco al fatto di non avere il cantato.
I.S.D.V.: Sono previste delle registrazioni di materiale nuovo ed al massimo saranno presenti inserti vocali o inserti di poesie, qualcosa che ci piacerà e quello che vorremo esprimere in quel momento. Non escludiamo l’uso di sampling ma vedremo poi quando saremo al lavoro.
R.G.: Per quanto riguarda i Tic Tac Bianconiglio, sono un progetto che non ci sarà più o sono semplicemente in standby al momento?
I.S.D.V.: Per ora sono in standby. Ci sono state delle discussioni riguardo la continuità di questa band e per questo abbiamo deciso di dare vita a Il Silenzio Delle Vergini.
R.G.: Oggi vedo che siete in due e mi pare di capire che al momento non siete più un trio. Continuerete con questa formazione?
I.S.D.V.: Avendo cambiato molti batteristi, abbiamo deciso di tornare alle basi e rimanere come nucleo in due. Dietro le pelli probabilmente avremo dei turnisti che però non dovranno essere interessati solo al lato economico della vicenda ma anche al tipo di discorso musicale che affrontiamo, il genere che facciamo, che noi definiamo incatalogabile, crea delle difficoltà nel reperire un musicista, perché se non si fanno cover o qualcosa di ben specifico non è proprio facile suscitare interesse. Per quello contattiamo turnisti quando abbiamo date live programmate. Queste sono le ragioni per cui abbiamo deciso di essere noi due come base fissa.
R.G.: Per quanto riguarda un discorso meramente di mercato, puntate sull’Italia o sull’estero, visto il genere particolare e di nicchia che fate.
I.S.D.V.: Sicuramente sull’estero, anche per quanto riguarda le date live. Germania ed Austria, ad esempio, che sono molto più aperte dell’Italia verso il discorso musicale che portiamo avanti rispetto alla nostra penisola. Tanto per fare un esempio, abbiamo già una data fissata per dicembre in Olanda.
R.G.: Parliamo ora del vostro primo disco. Come è avvenuto il processo di composizione e registrazione?
I.S.D.V.: Quando abbiamo iniziato a lavorare, come primo passo abbiamo deciso di non porci limiti compositivi, sedendoci ad un tavolo decidendo prima cosa fare. Dovevamo inserire originariamente le voci ma ci siamo accorti che i pezzi andavano bene così senza un cantato ed avremmo perso il mood originale inserendo delle linee vocali. Abbiamo voluto porre in primo piano la parte rumorosa e noise della composizione. La registrazione è durata una settimana ed è stato un lavoro effettuato molto di getto. Questo perché la nostra mentalità è quella che più lavori su di un riff e più perde di spontaneità, mentre noi crediamo molto nella spontaneità delle realizzazioni. Con questo non vogliamo affermare che siamo approssimativi perché comunque la musica è ben decisa e strutturata quando arriviamo ad inciderla.
R.G.: Avete realizzato anche un video musicale. Ce ne volete parlare?
I.S.D.V.: Il nostro produttore è anche regista. L’idea del video e della canzone prendono spunto dal Manga Cyborg 009. 004 è infatti nell’opera il personaggio più meccanizzato di tutti gli altri ma è anche, paradossalmente, quello con il cuore ed i sentimenti più umani del gruppo. Partendo da questa ispirazione si è lavorato su altri temi come l’olocausto e l’eterna lotta tra la tecnologia usata in maniera positiva o distruttiva, che può portare a guerre ed altre cose ben più gravi.
R.G.: Parliamo del vostro nuovo lavoro.
I.S.D.V.: Entrereremo in studio a settembre e lavoreremo su quattro o cinque pezzi che sono già ben strutturati per poi vedere se salterà fuori qualcos’altro di buono da integrare e su cui lavorare. Non sappiamo ancora se realizzare un EP oppure un mini album che supererà la mezz’ora di durata. Decideremo comunque in studio sul da farsi e su come procedere.
R.G.: Posso chiedervi, in questo periodo, che significato ricopre per voi la definizione di “indie” e se vi sentite calzare addosso questa definizione?
I.S.D.V.: La definizione di “indie” aveva senso negli anni ’80-’90 quando questo genere venne fondato negli Stati Uniti e proponeva lavori veramente validi, come gli album dei Pixies o la SST degli Husker Du. In Italia, secondo me, l’indie come era inteso negli USA non c’è realmente mai stato e non è mai esistito in quella maniera. Ti diciamo che indie, quindi per noi, non è un termine che ricopre un significato preciso. A meno che non venga inteso come libertà di composizione e di decisioni artistiche.
R.G.: Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato in Italia nel suonare dal vivo e nell’essere prodotti? E quali sono le difficoltà a cui una band emergente qui da noi va incontro?
I.S.D.V.: Sicuramente la difficoltà maggiore sta nell’essere capiti. Più che altro perché il pubblico italiano è molto distaccato da alcuni generi musicali e non li prende nemmeno in considerazione. E’ proprio un fatto di mentalità a cui si va incontro e crea molte difficoltà: se non sei abbinato ad un gruppo di richiamo quasi nessuno viene a vederti. Poi ovviamente per quanto ci riguarda un ulteriore ostacolo è il tipo di genere che facciamo, che è molto particolare ed estremo. Quindi a difficoltà si aggiunge difficoltà. Anche perché, ovviamente, non si possono abbinare un gruppo pop ad uno noise e quindi creare eventi o date diventa estremamente difficile. All’estero abbiamo notato che invece le barriere musicali sono molto più sottili e facilmente oltrepassabili. Inoltre abbiamo notato che il pubblico all’estero è molto più interessato a ciò che una band propone in sede live al posto dell’Italia dove l’unico interesse è quello di fare aperitivo e lo show è una mera base musicale di accompagnamento.
R.G.: Quali sono le vostre maggiori influenze musicali?
I.S.D.V.: Il noise su tutto, poi a seguire l’hardcore compreso quello italiano (Nerorgasmo, China, Impossibili), il punk, soprattutto quello californiano come i Black Flag o i Germs piuttosto che quello inglese. L’Inghilterra ha avuto un grande impatto su di noi anche con la new wave ed il post-punk. Per quanto riguarda la tradizione italiana, le maggiori influenze derivano da gruppi come Le Orme o la PFM e da artisti come Piero Ciampi e Mia Martini.
R.G.: Grazie mille ragazzi, alla prossima.
I.S.D.V.: Grazie a voi.