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31st Gen2018

Intervista ai 7Marzo

by Piero Di Battista

Piero Di Battista e 7MarzoI 7marzo sono una band brianzola, potremmo definirla rock, ma non basterebbe. Questo dubbio ce l’ha tolto Franz, voce e chitarra del gruppo, che ci ha concesso un’intervista presso il Greenman Studio di Lomagna (LC). Franz ci ha raccontato la genesi dei 7marzo, ci ha svelato come è nato Vorrei Rinascere In Un Lama, disco d’esordio del gruppo, e ci ha dato la sua opinione su diversi argomenti che gravitano attorno alla musica in generale.

R.G.: Ciao ragazzi e benvenuti su RockGarage! Raccontateci un po’ chi sono i 7marzo.
7.M.: Ciao! Siamo i 7marzo e non siamo altro che una band brianzola, molti ci definiscono “alternative”, a noi piace definirci semplicemente rock, perché alternative non si capisce…alternativi a che cosa? Per differenziaci forse dal classico rock italiano alla Litfiba, Timoria o Negrita? Può essere. Una delle nostre principali caratteristiche è quella di scrivere testi molto ironici, anche se non ci piace definirci come band demenziale. Spesso ci chiedono che genere facciamo, noi rispondiamo che siamo un misto tra i Foo Fighters ed Elio E Le Storie Tese, senza essere né grunge, né demenziali. Citiamo spesso anche Max Gazzè essendo un artista che stimiamo tantissimo e difatti il sound che proponiamo ha anche dei punti di contatto con l’artista romano.

R.G.: Ascoltando i vostri brani in effetti sono diverse le influenze che risaltano, ma con che generi siete cresciuti e vi siete formati?
7.M.: Premesso che i testi li scrivo io, assieme alle musiche, per poi trovarmi con gli altri e lavorarci assieme, personalmente ho avuto un’educazione musicale abbastanza schizofrenica, perché sono cresciuto ascoltando il punk hardcore degli anni 90 dei Nofx, Bad Religion e Good Riddance. Dopo il liceo, sapendo suonar diversi strumenti, decisi di voler fare il musicista a tutti gli effetti; ricordo che mia madre, insegnate di pianoforte e clavicembalo, mi disse “Ok, però vai in Conservatorio”, e così andai in Conservatorio a studiare composizione, senza ovviamente mai rinnegare il punk rock. Infatti l’idea dei 7marzo è avere quell’approccio punk rock ma, grazie ai miei studi, riuscire però a trovare anche delle altre soluzioni un po’ più particolari e più curate.

R.G.: Ci hai parlato delle tue influenze e del tuo background musicale, ma da dove nasce il nome 7marzo?
7.M.: Guarda, preferisco che non si sappia dato che la reale motivazione ha radici molto dementi. Quindi preferiamo lasciare tutto questo all’immaginario e alla fantasia.

R.G.: Parlateci invece del vostro disco “Vorrei Rinascere In Un Lama”.
7.M.: Tieni conto che abbiamo iniziato a suonare assieme circa dieci anni fa, tieni conto che io soffro di una certa logorrea musicale, ovvero scrivo davvero tanto. Quindi il materiale non mancava, il tutto è iniziato nel 2013, sì ce la siamo presa con calma è vero, ma alla fine ne è valsa la pena dato che siamo sin da subito rimasti soddisfatti del nostro lavoro.

R.G.: Debut album, nato però più di 10 anni dopo la vostra formazione…ci sono motivi particolari?
7.M.: Noi siamo nati nel 2003, quando all’epoca suonavo con mio fratello, che era il primo bassista della band; abbiamo iniziato a realizzare alcuni pezzi, dopodiché partecipammo ad un concorso, dove il primo premio era la possibilità di pubblicare un singolo per la Sugar e abbiamo vinto. Poi è arrivato quel momento dove ognuno di noi doveva per forza di cose pensare anche ad aspetti più personali, come lavoro, la famiglia, cose così, quindi ci siamo un po’ rallentati, senza però mai scioglierci ufficialmente, fino appunto a come dicevo prima, a quando ci siamo accorti di avere un botto di roba da parte e di avere l’occasione giusta. Tieni anche conto che, a parte il bassista, la formazione non ha mai subito variazioni da quando ci siamo formati nel 2003. Aggiungo che poi, da tempo, desideravo avere un quinto elemento nella nostra formazione, che è poi arrivato, Viviana (sassofonista, clarinettista, corista ndr.), dopo l’uscita del disco, che ci ha permesso di svoltare soprattutto per quanto riguarda l’aspetto live.

R.G.: Hai appena parlato dell’aspetto live, quindi non posso non chiedervi se avete in programmi dei concerti?
7.M.: In questo momento no, l’ultima data l’abbiamo fatta prima di Natale, ma adesso siamo fermi perché stiamo lavorando al nostro nuovo disco, con l’idea di poter far uscire verso i prossimi settembre/ottobre, e stiamo pensando a un nuovo videoclip, ma non abbiamo ancora deciso di quale brano. Senz’altro però quest’estate saremo in giro a suonare.

R.G.: E sempre a proposito di concerti, che idea vi siete fatti sull’attuale situazione riguardo la scena underground, in particolare sulla situazione spazi e possibilità di suonar dal vivo?
7.M.: Guarda, la situazione è difficile su diversi aspetti, ad esempio, io gestisco questo piccolo studio di registrazione e mi accorgo quotidianamente delle difficoltà di poter portare avanti un lavoro. Quindi, da imprenditore, capisco anche un locale che preferisce andar sul sicuro puntando su dj set o cover band piuttosto che su un gruppo emergente. Questo ammazza la musica? Sì ma non posso criticarli, d’altra parte però penso che questo modo di lavorare non sia lungimirante, perché le cover band sono più o meno sempre le stesse. Ci vorrebbe quindi un po’ più di coraggio, puntando anche su direttori artistici in gamba. Magari all’inizio un locale fa fatica, ma se riesce a proporre per più volte la settimana, della musica di qualità, sono certo che alla lunga la cosa paga. Un po’ come il percorso che negli anni ha fatto il Circolo Magnolia, e guarda ora che risultati ha ottenuto. Un altro fattore è anche quello che a causa della crisi dell’industria discografica, si è creato un divario netto tra le band mainstream e quelle underground, tant’è che quando io mando le e-mail per cercare date, mi trovo a dovermi confrontare contro grossi booking. Quindi è anche normale che il locale tenga più in considerazione i secondi, tant’è che stiamo appunto pensando anche noi di affidarci a un importante booking che possa rappresentarci.

R.G.: Un altro argomento attuale è la crescita di Soundreef per la tutela dei diritti d’autore, tant’è che molti artisti, anche grossi, stanno abbandonando SIAE per loro. Che idea ti sei fatto a riguardo?
7.M.: Sinceramente non sono molto informato su Soundreef, perché come ti accennavo prima dell’intervista, da diversi anni, avendo lo studio di post-produzione lì, sono iscritto all’ASCAP, che è una delle SIAE americane; tieni conto che negli U.S.A. non c’è un monopolio e quindi puoi scegliere l’ente che preferisci, oltre al fatto che è molto più semplice a livello burocratico e che ASCAP ti dà la possibilità di esser iscritto non solo come autore, ma anche come editore, cosa non fattibile qui in Italia. Lavorando sul nuovo disco mi informerò a dover, anche se ho sentito diverse campane a riguardo, soprattutto legate al fatto che SIAE, dopo il commissariamento e diverse legnate, sembra si sia data una svegliata.

R.G.: Come vi rapportate con il web? Può essere il vero punto di forza per una band underground?
7.M.: Direi che è vitale e indispensabile, soprattutto per una band che deve autopromuoversi. Infatti non mancano affatto gli strumenti per farlo, che siano gratuiti o a prezzi popolari. Noi, ad esempio, non usiamo né Twitter né Instagram e usiamo soprattutto Facebook perché ci permette di raggiungere un gran numero di persone, potenzialmente interessate alla nostra musica, facendo anche delle promozioni mirate senza dover pagare chissà quali cifre. Poi la difficoltà sta nell’emergere. Il nostro disco è disponibile su tutti gli store on line, quindi iTunes, Amazon, e anche in streaming su Spotify. Io penso di essere uno dei pochi a comprare ancora il disco fisico, perché lo considero una sorta di atto d’amore verso l’artista, mi piace avere l’artwork in mano, leggere i testi, ma è una cosa che faccio solo per le band delle quali sono proprio innamorato.

R.G.: Un altro argomento è la critica musicale: come band andate a leggere le recensioni sui vostri lavori?
7.M.: Sì ci piace leggerle e trovo che sia uno strumento molto utile sotto diversi punti di vista anche per la band, la recensione per noi è anche una certificazione del lavoro che hai fatto.

R.G.: Ti ringrazio per l’intervista Franz, vuoi mandare un saluto ai lettori di RockGarage?
7.M.: Grazie dell’intervista innanzitutto! Mando un caro saluto a RockGarage e ai suoi lettori e mi raccomando ascoltate musica emergente!

Category : Interviste
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