Il Segno Del Comando – L’Incanto Dello Zero

E si capisce subito che quello della band genovese è un suono proprio, nato dalle loro esperienze così come ogni loro brano è la perfetta sintesi delle ricerche condotte su stili e musiche di altre epoche e culture. È così che accade poi che i loro album siano sempre ispirati ad opere letterarie occulte, misteriose, insomma dark. Ma al di là di quanto si possa dire, L’Incanto Dello Zero è il palpabile segno di quanto la band genovese sia maturata e di come sia riuscita ad innalzare quel modello sonoro che possiamo dire mira alto, e sicuramente se lo meritano. Certo che scegliere l’impegno di costruire musiche su testi di narrativa non è semplice, come non lo è stato per altre band che sono poi diventate grandi come ad esempio Il Banco o gli Osanna, i primi in particolare. E poi, fondere testi, prog e dark non è da tutti. Già dal brano di apertura di questo disco, Il Senza Ombra, l’atmosfera che si tocca con orecchio è quella di un’introduzione ad un film horror che sta per cominciare, introdotto da un bel mix di tastiere in un primo piano solistico sul quale si intersecano una chitarra elettrica ed una batteria che scuotono l’anima immettendo direttamente a Il Calice Dell’Oblio che passa immediatamente ad un bel rock dove insistono lirismo puro ed un leggero tocco di jazz che si trova durante il percorso del pezzo. E la voce di Riccardo Morello è quella giusta per dimostrare quanto il rock prog si sposi con qualsiasi genere, anche letterario.
Con La Grande Quercia invece, il racconto si fa solo sonoro e qui la musica è davvero quella gobliniana, intelligentemente intrisa delle proprie esperienze ed idee che Il Segno Del Comando intende esprimere con questo L’Incanto Dello Zero. Sulla Via Della Veglia ci catapulta in uno stile progressive senza fronzoli dove tastiere e chitarre si uniscono per una linea sonora che sa come utilizzare la strumentazione a disposizione per descrivere il dark che c’è dentro questo bel disco ma anche e soprattutto sul testo di questo pezzo. Con Al Cospetto Dell’Inatteso invece la voce di Riccardo Morello è sostenuta ed accompagnata da quella incantevole di Maethelyiah. Qui ci colpisce in particolare la timbrica della voce di Morello che si avvicina molto a quella di Giovanni Lindo Ferretti quando c’erano i C.S.I. e quest’ultimo duettava con Ginevra Di Marco, ma quelli erano altri tempi ed altre musiche. Non lo abbiamo fatto apposta ma sembra che il brano seguente, Lo Scontro, si ponga invece lungo quel percorso sonoro di ricerca, di intersecazione strumentale, di jazz rock che porta oltre quello che L’Incanto Dello Zero è finora riuscito ad esprimere anche se alla fine tutto ciò che luccica è una bella chitarra lanciata sullo stile di un melodic progressive d’altri tempi e luoghi.
Quando si giunge a Nel Labirinto Spirituale l’introduzione di chitarra acustica suonata da Roberto Lucanato apre gli orizzonti ad una splendida interpretazione vocale di Morello che grazie ad un cantato, quasi sospirato, sembra rifarsi alla lettura di certe poesie senza tempo (se volete provare ascoltate Il Giardino Del Mago del Banco), ma qui è tutta una interpretazione personale che rende grande questa composizione de I.S.D.C., soprattutto in quella parte conclusiva del pezzo dove la chitarra elettrica sfocia in un lirismo da brividi. Gran bel pezzo davvero questo Nel Labirinto Spirituale. Dopo Le 4 A in cui la parte ritmica è quella che rende meglio l’idea del pezzo progressive infarcito di metal dark, giungiamo a Il Mio Nome È Menzogna che ha un fondo progressive abbastanza sostenuto con un tocco di rock che si avvicina molto a quel dark di un’altra italian band, gli Psychedelic Witchcraft. Metamorfosi, che non ha nulla a che fare con il famoso brano del Banco dei fratelli Nocenzi; ritornano Maethelyia e Paul Nash che con voce e chitarra alimentano un pezzo destinato a diventare il “classico” brano progressive de Il Segno Del Comando, classico perché capace di riportare a quei famosi anni settanta in cui il rock era questo e niente più, almeno in Italia.
Chiude Aseità, brano basato tutto sul basso di Banchero contaminato solo da effettistica e da prog, un pezzo che richiama alcune atmosfere quasi spagnoleggianti con un riferimento a certe musiche gnawa di estrazione tipicamente berbera. L’Incanto Dello Zero è un disco davvero bello ed unico come ce ne sono pochi in giro; forse si ha bisogno di un po’ di tempo per assimilarlo se non si è abituati a certi suoni, comunque sia, anche stavolta Il Segno Del Comando ha fatto centro. Sarà che sanno davvero comandare questi bravi musicisti genovesi.
Autore: Il Segno Del Comando | Titolo Album: L’Incanto Dello Zero |
Anno: 2018 | Casa Discografica: Black Widow Records |
Genere musicale: Dark, Progressive | Voto: 8 |
Tipo: CD | Sito web: www.ilsegnodelcomando.net |
Membri band: Riccardo Morello – voce Davide Bruzzi – chitarre, tastiere Roberto Lucanato – chitarre Beppi Menozzi – tastiere Diego Banchero – basso Fernando Cherchi – percussioni Special guest: Maethelyiah – voce Paul Nash – chitarra Luca Scherani – tastiere | Brani: 1. Il Senza Ombra 2. Il Calice dell’Oblio 3. La Grande Quercia 4. Sulla via della Veglia 5. Al Cospetto dell’Inatteso 6. Lo Scontro 7. Nel Labirinto Spirituale 8. Le 4 A 9. Il Mio Nome È Menzogna 10. Metamorfosi 11. Aseità |