Intervista ai Ritmo Tribale

R.G.: Ciao Alex, poco più di 2 anni fa siete tornati a suonare live, innanzitutto quali sono state le sensazioni?
R.T.: Guarda, è stato molto emozionante. Pensa che doveva essere una cosa diciamo estemporanea, nata dall’idea di un amico che ci aveva chiesto di fare un concerto con solo i pezzi di Bahamas (disco pubblicato nel 1999, ndr), una cosa fatta esclusivamente per amicizia. Noi ci siamo trovati da Dio, il concerto, svoltosi a Erba, è andato molto bene, c’era tantissima gente e noi abbiamo ritrovato una spinta che non immaginavamo minimamente. E da lì ne abbiamo fatto un altro, al Circolo Magnolia di Milano e così via, iniziando anche a pensare a qualcosa di nuovo.
R.G.: E vi aspettavate questo successo dopo tutti questi anni?
R.T.: Premesso che noi non ci siamo mai fatti problemi di questo tipo, neanche noi ci sapevamo cosa aspettarci. Nella nostra testa pensavamo che al massimo potevano venire dei vecchietti! Magari quelli che difficilmente escono di casa, mica i ragazzini che oggi ascoltano trap. E invece c’è stato uno strano connubio: c’erano sì i vecchietti ma anche ragazzi molto giovani, forse i nipoti! Ci siamo resi conto, in particolare nelle zone dove storicamente siamo sempre andati bene, che l’affluenza era notevole, ma allo stesso tempo avevamo comunque bisogno anche di pezzi nuovi, quindi abbiamo deciso che se dovevamo andare avanti, doveva essere anche con brani nuovi, altrimenti ce ne saremmo stati a suonare per conto nostro.
R.G.: E tra questi brani nuovi c’è anche Resurrezione Show, brano che avete pubblicato circa un mese fa, ce ne vuoi parlare?
R.T.: Sì, il brano è un riadattamento in italiano del pezzo dei Killing Joke The Death & Resurrection Show, che avevamo registrato circa un anno e mezzo fa, assieme a un altro riadattamento stavolta dei Nine Inch Nails. La nostra idea era quella di fare uscire questi 2 più altri 2 nuovi brani. Il problema è stato che non abbiamo ancora avuto l’autorizzazione riguardo quello dei Nine Inch Nails.
R.G.: Quindi la vostra strategia è quella di uscire con dei singoli una tantum?
R.T.: L’idea iniziale era quella di realizzare un EP con i 4 brani citati poco fa, ma come spiegato l’EP al momento non ci sarà. Abbiamo anche dei brani nuovi, non ancora registrati, in modo da poter aver qualcosa di più “corposo” ovvero un album, magari già in autunno.
R.G.: Voi siete figli di quella scena 90’s, scena che negli ultimi 2-3 anni, anche grazie a voi, viene rivalutata. Vi sentite parte di quel periodo? Quali sono i ricordi più belli di quegli anni?
R.T.: Noi siamo sempre stati molto trasversali, in realtà gli stessi giornalisti di quel periodo facevano fatica a catalogarci dentro una scena o un genere preciso. L’unica scena di cui possiamo dire di aver fatto parte, assieme ad altri musicisti, era quella legata al Jungle Sound Station, dove eravamo tante band di Milano, con cui si provava nello stesso studio, si facevano tour assieme, parlo di band come Casino Royale, Karma o Bluvertigo. Poi ti dirò, noi eravamo più legati al periodo di fine anni 80, più legati alla scena hardcore. La verità degli anni 90 sono state le major discografiche, che hanno investito molto, ma il fulcro vero c’era già da prima.
R.G.: E cosa ne pensate dell’attuale scena rock italiana? Ci sono artisti che ti hanno particolarmente colpito?
R.T.: Mi cogli in difficoltà! Premesso che io soffro molto l’assenza di chitarre, però una cosa interessante che ho ascoltato è Salmo coi Linea77. Guarda, ne parlavo recentemente, l’ultimo disco rock che mi è piaciuto davvero tanto è quello doppio dei Verdena, che è Wow, uscito circa 10 anni fa (2011, ndr). Della scena attuale faccio davvero fatica a trovare qualcuno che mi piace molto, perché è un linguaggio diverso, spesso sono cose che mi entrano ed escono subito. Ma non è una questione di essere chiuso anzi, ci provo davvero ad ascoltare ma non ho trovato ancora nulla che davvero mi abbia entusiasmato.
R.G.: E com’è stato rapportarsi coi nuovi canali di fruizione della musica (Spotify, social etc)?
R.T.: E’ un mezzo di comunicazione di oggi, come lo era anni fa il volantinaggio, ma molto più veloce. Sono mezzi anche molto più utili, ma allo stesso tempo molto più dispersivi. Una volta bastava mettere un manifesto in una qualsiasi piazza di Milano e col passaparola si creava automaticamente un’enorme cassa di risonanza. Sui social c’è l’enorme balla degli eventi Facebook, dove la gente è soddisfatta di sapere che c’è, di fingersi interessata perché poi realmente sono pochi quelli che vi partecipano. Logicamente sono mezzi più adatti alle nuove generazioni e non a “vecchi rockers” come noi, ma giustamente cerchiamo di approcciarci anche noi verso questo modo di comunicare.
R.G.: E a proposito di nuove generazioni, che consigli daresti a dei ragazzini che vogliono approcciarsi nella musica?
R.T.: Fregarsene di tutto, andare in sala prove e suonare, fregarsene dei social eccetera, addirittura anche di non andare troppo a lezione, suonare, suonare e suonare! Suonare intendo con altri, e non da soli davanti al computer. Trovare l’alchimia con gli altri e non intendo solo dal punto di vista artistico. Purtroppo siamo in un periodo dove l’apparire conta più dell’essere, e molti credono di essere arrivati solo grazie a un paio di foto su Instagram. Per certi versi bisognerebbe tornare alla cultura del provare “in garage”, come negli anni 70,80 e 90. Ma anche tornare a rivalutare il gusto del suono, che oggi viene percepito quasi esclusivamente attraverso gli smartphone. Me lo diceva recentemente un mio amico, che è un fonico molto conosciuto, che ormai è il telefono la prova se un brano o disco suona bene, non più le casse. E questo è assurdo!
R.G.: Siamo giunti alla conclusione, e pensa, senza aver chiesto nulla riguardo Edda! (ex-cantante della band, uscito dalla stessa più di 20 anni fa)
R.T.: Ma veramente! Non capita spesso credimi!
R.G.: Sinceramente, quanto, e se, vi infastidiscono le domande su Edda?
R.T.: No, guarda, ci infastidiva la solita cosa tipo “sì bravi i Ritmo Tribale, ma quando torna Edda?”, a me fa solo piacere parlare di lui anche se ci sentiamo poco. Ma poi ragazzi…sono vent’anni che suoniamo senza Edda! Te lo dico: c’è stato anche un breve periodo dove si era pensato di tornare assieme, è venuto anche a provare, ma attualmente non ci sono le condizioni, e poi lui ha la sua storia, fa le sue cose che restano quanto di più lontano possiamo fare noi. Ormai noi, da anni, abbiamo la nostra identità con Andrea (Scaglia, ndr) alla voce.
R.G.: Grazie dell’intervista Alex!
R.T.: Grazie a te e a RockGarage! A presto!