La lotta contro la “normalità”: genesi del Glam Rock

La questione morale del successo non era un problema da porsi, non importava essere glamour in maniera naturale o artefatta: il glam rock esaltava il benessere, il look, l’autocelebrazione e il desiderio compulsivo ed estetico della trasgressione, quasi come fosse un istinto di sopravvivenza. Umore decadente, ambiguità sessuale, abbigliamento frivolo e appariscente, erano i principi sui cui si fondava un genere visivamente spettacolare e musicalmente essenziale. Il glam rock non era un vero e proprio genere musicale, era un’attitudine, un modo di essere e di apparire. Il glam rock si estendeva dal ritmo boogie dei T-Rex allo stile sofisticato di David Bowie e dei Roxy Music di Bryan Ferry, all’hard rock diretto dei New York Dolls e Kiss, fino ai lustrini melensi e pop di Gary Glitter. Per questo motivo, il glam rock si è contraddistinto principalmente per l’aspetto dei performer e i loro personaggi, più per le pose che assumevano che per la musica che suonavano. Il glam rock era l’esaltazione della forma, della cornice.
Negli Stati Uniti, l’ondata glam britannica verrà addirittura estremizzata: negli Usa il glam rock divenne esclusivamente intrattenimento, esibizionismo, esagerazione e divertimento a tutti i costi. Così, la musica si trasformò in un mero condimento dello spettacolo, un contenitore vuoto, ruffiano e luccicante. Ma la valanga nichilista del punk e della new wave non erano poi così lontani.