Ultravox! – Ha! Ha! Ha!

Il lato A si apre con l’elettrica RockWrok, forse il brano che più si avvicina ad uno stile puramente punk, almeno ad un primo ascolto; in realtà assume un andamento quasi teatrale con le svisate di piano che ci riportano ai fasti del Folies Bergère, il famoso music-hall parigino dove nei primi del ‘900 venivano presentati spettacoli di varietà, balletti, operette e dove si esaltava il nudo femminile. Anche nel testo questa RockWrok a suo tempo destò un certo scalpore, molto espliciti i riferimenti al sesso ma è vissuto quasi come un’ultima spiaggia prima che l’intero caos travolga tutto, The Frozen Ones, due schiocchi di dita scandiscono il tempo poi il canto alienante di Foxx “All bridges built for burning,how can there be anything wrong?aren’t we the frozen ones?” solo pochi secondi ma che la dicono lunga sulle possibilità di questa band. Poi parte una cavalcata elettrica vera e propria con un bel solo della chitarra di Shears, ancora più sospinta Fear In The Western World, una scheggia impazzita dove ancora il caos di questo mondo è palpabile nella quotidianità mentre feedback e distorsioni sul finale rendono più tangibile questo caos. Chiude il lato A il primo capolavoro, una Distant Smile da lasciare senza fiato, dove perdersi fra le note malinconiche del pianoforte iniziale è un attimo, ancora più triste e lontana la voce di Foxx, è una vecchia fotografia ingiallita dove anche i volti e le loro storie stanno inesorabilmente svanendo, più cupa delle altre tracce, freddo e tagliente il solo di Shears che si porta via tutto.
The Man Who Dies Every Day apre il lato B, glaciale e misteriosa, la storia di un uomo perso chissà dove (forse una spia?), i synth scandiscono un tempo marziale mentre ci si allontana dal classico standard punk. Artificial Life, altro capolavoro, il canto si fa declamatorio, trovare una propria indentità nel caos e nonostante il caos, questo è l’importante, sul finale deflagra letteralmente mentre la viola di Currie pennella traiettorie strazianti impossibili. While I’m Still Alive dalle linee quasi pop si lascia cantare che è una meraviglia ma è nella drammaticità del refrain che si nasconde la sua piccola perla. Si chiude con il botto,Hiroshima Mon Amour, romantica, decadente, sensuale, trovate voi gli aggettivi che ritenete più giusti, il distacco dal punk si è compiuto, niente è mai indolore ma bisogna comunque attraversarlo, poi si può spiccare il volo con una ballad come questa e ricamarci sopra la melodia di un sassofono (C.C.) mentre drum-machine e synth fanno da tappeto sonoro. Ma tutto questo può avvenire solo senza perdere la propria identità e gli Ultravox! questo lo sapevano bene. Ci fu un tempo quindi, e c’è un tempo, il caos si è ridotto ad un format televisivo per milioni di inebetiti o al peggio in una triste maschera delle umani miserie, se vi rammaricate perchè questo album suoni “un pò” datato non vi preoccupate, è come il buon vino, più invecchia più diventa buono e Ha! Ha! Ha! conserva intatto tutto il suo naturale caos.
Autore: Ultravox! | Titolo Album: Ha! Ha! Ha! |
Anno: 1977 | Casa Discografica: Island Records |
Genere musicale: Post-Punk | Voto: 9 |
Tipo: LP | Sito web: www.ultravox.org.uk |
Membri band: John Foxx – voce, chitarra Warren Cann – batteria, voce, drum-machine Chris Cross – basso, voce Billy Currie – viola, tastiere, synth Stevie Shears – chitarra C.C. – sax su Hiroshima Mon Amour | Tracklist: 1. RockWrock 2. The Frozen Ones 3. Fear In The Western World 4. Distant Smile 5. The Man Whu Dies Every Day 6. Artificial Life 7. While I’m Still Alive 8. Hiroshima Mon Amour |