The Incredulous Eyes – Mad Journey

Però, i puristi del genere, mi diranno che quel tanto celebrato Grace di rotture ne aveva a iosa, forse più di quante ne abbiamo riconosciute negli anni. Fantasia: che bella parola questa. Quanta fantasia manca nei dischi di oggi? Tantissima. Beh in questo Mad Journey ne ho trovata parecchia, come anche tantissima è l’ispirazione che arriva più dal modo libero e leggero di gestire i suoni e di interpretare gli sviluppi dei brani (quel frantumare di cui sopra, spesso ostentato ma con maturità) che nel modo di vestire i panni degli “artisti” in cerca di consensi pubblici. L’arroganza che mi arriva è solo questione di quel ferro che trasuda da un suono “suonato” alla vecchia maniera e brani come Vision Of Halet penso siano il vero completamento di bellezza di questo lavoro che, se fosse figlio di altri tempi, non avrebbe bisogno di elemosinare spazi e attenzioni. Se penso che l’ultimo brano di Dylan non l’ha sottolineato “nessuno” e dopo pochi giorni è praticamente sparito nel dimenticatoio, figuratevi un trio che arriva dal nostro caro Abruzzo che fatica deve fare. Mi è piaciuto il modo di edulcorare la forma canzone che c’è, spesso, non sempre ma spesso, di questi lunghi momenti strumentali che narrano e non riempiono soltanto; planiamo senza soluzione di continuità dentro uno scenario in cui la voce diviene strumento e non portatore di senso estetico, in cui diviene vettore di rabbia e mi richiama alla mente la “dannazione” dei poeti beat, “l’urlo” delle parole con quella grazia capace di dialogare con il resto del suono.
Inaspettata e decisamente bellissima la chiusa con Brother John che personalmente mi riporta al mood dei Duncan Shake e a quel certo modo inglese di scrivere melodie che si chiudono con accordi interrogativi. E poi Dalik’s Aggression – Guilty con questo rock dalle chitarre rockabbilly nelle vene che segna un momento “sporco” e cattivo di questo ascolto; e “June”, tanto per prendere un altro brano a bandiera, che se non fosse troppo ruvida nei suoni, avrebbe un che di beatlesiana bellezza. Ho come l’impressione di mancare il bersaglio e la religione di questo disco, ho come l’impressione che sia come uno scrigno di tantissime cose importanti mascherate in volto con allegorie che il tempo sfuggente di oggi neanche ci ha più educati a codificare. Ho come l’impressione che Mad Journey sia figlio di un passato recente e di recenti metropoli in cui il rock d’autore, che raccoglieva l’eredità di chi aveva ascoltato ed esasperato linee guida come Astral Weeks, veicolava rabbia sociale, romanticismo dannato e la fantasia di raccontare per raccontarsi. Mi è piaciuto proprio questo disco, intelligente e colto quanto basta per non trovare (spero di sbagliarmi) punti di appiglio nelle giovani menti invasate dei social di oggi.
Autore: The Incredulous Eyes | Titolo Album: Mad Journey |
Anno: 2020 | Casa Discografica: Minollo Records, Furtcore Records |
Genere musicale: Alternative Rock | Voto: 8 |
Tipo: CD | Sito web: https://www.facebook.com/theincredulouseyes/ |
Membri band: Giustino Di Gregorio – chitarra Danilo Di Nicola – chitarra, voce Claudio Di Nicola – batteria Andrea Stazi – basso | Tracklist: 1. Cells 2. Deeper Inside 3. So Long 4. Kaef 5. Mad Journey 6. Vision Of Halet 7. Insane Holograms 8. Dalik’s Aggression – Guilty 9. June 10. Nobody Must Die 11. Goodbye My Friend 12. Brother John |