Quiet Riot – Quiet Riot

Si prosegue con il poderoso drumming iniziale di Mama’s Little Angels e le tempistiche molto rilassate, grazie ad un cantato molto tranquillo che Dubrow riesce a ben padroneggiare, facendo scivolare il chitarrismo preciso e “metronomico” in una affiatata cadenza: ancora sezione ritmica sugli scudi e refrain declamato a pieni polmoni dal singer che non lesina acuti e gridolini tuttavia ben assestati. Tin Soldier viene molto ben “coverizzata” nel senso che le melodie sono molto simili a quelle originarie degli indimenticati Steve Marriott e Ronnie Lane degli Small Faces: canto modulato, ascia in sottofondo ma non troppo, drumming molto “crashato” e basso potente e presente che conduce alla fine il brano senza fronzoli soverchi. Ravers è un brano tosto in cui la sei corde funge anche da ottima ritmica, che vede la band maestra già nel saper ben legare le varie anime del gruppo, quella metallara di singer ed axeman e quella più “ruffiana” di basso e batteria, che alla fine si amalgamano bene in un contesto forte e potente, come dimostra il signor assolo della traccia. Back To The Coast , scritta da Randy e dal fratello Kelle, è un simpatico hard’n’roll che vede in primo piano il background vocale che supporta e riempie bene la già corposa voce di Dubrow. È il refrain ad entrare prepotentemente nelle nostre orecchie, ripetitivo e non stancante nella sua continuità, a tutto vantaggio degli esordi della band.
La seconda cover del disco è Glad All Over, piacevole e monellesco remake di una hit dei Dc5: in questo caso, il gruppo non stravolge il brano, rendendolo tale quale all’originale, rock’n’roll scanzonato e scapestrato, arricchito dalla voce di Dubrow e dai ghirigori del gruppo che sa ben cimentarsi anche in tracce “facili” come quella in questione. Get Your Kicks inizia con un breve e marziale drumming che Forsyth esibisce, mentre l’ascia di Rhoads diviene in fretta molto infuocata: canta bene, eccome, Dubrow ed in questo viene facilitato certamente dal potente ritmo del brano, che gli consente le giuste pause con i numerosi crash imposti dal batterista ed i vari intermezzi potenti che la sei corde inframezza alle evoluzioni vocali, che possono quindi riposare grazie al solo importante del buon RR. Look In Any Window ha una linea molto pesante, imposta dagli screaming che Dubrow volutamente allunga su ogni nota, consentendo al resto della band di ben preparare la sua entrata: sono arpeggi a tinte forti, quelli e della chitarra e della sezione ritmica che fa sentire il suo peso specifico all’interno del brano che è tra i più articolati del disco. Just How You Want It è già “visionario”, pur nella sua breve durata: la voce è spezzettata, attenta a piazzarsi a dovere al momento giusto, ovvero quando non è Rhoads a riempire con i suoi arpeggi e bisogna dire che il connubio riesce bene, con passaggi azzeccati che non si intersecano o sovrappongono a vuoto fra di loro; l’intermezzo centrale a base di semiacustica lascia in fretta il campo ad una svisatona di quelle che tanto piaceranno a qualcuno che “trama” dall’altra parte dell’Oceano.
Riot Reunion è un altro brano molto breve e “rilassato”: relativamente rilassato, perché il piglio del canto è deciso mentre il (ci)piglio della sei corde giaà vira verso quelle evoluzioni che in seguito saranno delizia per centinaia di migliaia di ascoltatori nel mondo. Con Fit To Be Tied ascoltiamo un altro brano molto “elementare”, ma impreziosito dalle già rilevanti doti tecniche dei componenti: Dubrow riesce bene anche in alcuni passaggi in cui fa uso del “falsettone”, pur virilmente corroborato da una sei corde sempre torrida; le rullate di Forsyth sono ben dentro il pezzo, mentre Garni può a ragione rivendicare il ruolo di cofondatore del gruppo. Si chiude con Demolition Derby e la rullata pesantissima del drummer, per il brano appunto più tosto del disco: una cavalcata hardissima ed arditissima dove la band si spinge a velocità supersonica in un brano che pare ricalcare in anticipo la sorte di diverse band a stelle e strisce che di lì a poco si getteranno fameliche nella scia dura e pura dei Nostri (tra gli altri, Mike Batio e Co.). Si chiude così il primo step dei californiani che stanno già per andare incontro alla storia.
Autore: Quiet Riot | Titolo Album: Quiet Riot |
Anno: 1977 | Casa Discografica: Cbs |
Genere musicale: Heavy Metal | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: www.quietriot.band |
Membri Band: Randy Rhoads – chitarra Kevin Dubrow – voce Kelli Garni – basso Drew Forsyth – batteria | Tracklist: 1. It’s Not So Funny 2. Mama’s Little Angels 3. Tin Soldier 4. Ravers 5. Back To The Coast 6. Glad All Over 7. Get Your Kicks 8. Look In My Any Window 9. Just How You Want It 10. Riot Reunion 11. Fit To Be Tied 12. Demolition Derby |