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30th Ott2020

Quiet Riot – Alive And Well

by Giancarlo Amitrano
È il mark classico a traghettare la band attraverso gli ultimi anni del vecchio secolo non senza aver patito un ulteriore lutto nella già travagliata storia del gruppo, ovvero il suicidio del bassista Kenny Hillery, che aveva partecipato al pur discreto Terrified, il quale si toglie la vita nel 1996. Rimessisi in sesto con una serie di tour di “riscaldamento”, i Nostri giungono così alla realizzazione di questo lenght che sembra dare nuova ed ennesima linfa ad una già vissuta formazione, che parte con un ottimo pattern di Banali a dare la stura a Don’t Know What I Want ed alla conseguente potente e ritrovata verve vocale di Dubrow che riesce a rendere corposo anche un apparentemente facile ritornello su cui verte gran parte della traccia, che non manca del solo ad effetto di Cavazo. Angry sfila via liscia e compatta, con il cantato già istruito sul da farsi, che non è magari memorabile ma che altrettanto sicuramente mantiene un certo ritmo ed una sua struttura abbastanza varia e melodicamente organizzata, rinforzata dallo spot a sei corde potente e valido, assolutamente impeccabile e ben eseguito. Eccoci alla titletrack, che risulta subito immediata e gradevole: riconosciamo ormai il timbro dietro al microfono, che non lesina energia soprattutto nello esternare a forza il refrain che ci ritorna ben piacevolmente interpretato, grazie anche alla lunghezza mediamente più elevata dei brani che permettono di fare di più e di meglio.

The Ritual permette un sontuoso intro a Sarzo che fa letteralmente rimbombare il suo basso assieme ai crash ripetuti del validissimo Banali: rallentato il ritmo della sezione ritmica, ci pensa ancora il singer a condurre le danze con una esecuzione in perfetto stile mid tempo, che tuttavia non perde il groove iniziale che si può percepire lungo tutta la traccia, ancora impreziosita dall’ascia pregiata di Cavazo. Overworked And Underpaid è un altro brano grato ai gloriosi eighties, che vede perfino il cantato darsi una ripulita da orpelli inutili e concedere alla platea solo il caro ed onesto sound cantato a squarciagola, laddove nemmeno il timbro roco del singer può limitare la freschezza della traccia, sulla quale l’accompagnamento a sei corde si mostra deciso e valido. Slam Dunk è un brano a dir poco “festaiolo”: le liriche mostrano una band rilassata a suo piacimento come nel bel mezzo di una festa, senza che ci si debba peraltro annoiare avvitandosi su di un ingenuo motivetto e ritornello, come non è in questo caso, dove anche i cori hanno la loro importanza nel rafforzare una traccia altrimenti a dir poco “giovanile”. Too Much Information è una classica traccia hard’n’roll: provvede anzitutto Banali a donarle quel quid a base di grancassa e rullanti che improvvisamente svisa verso il pestaggio assoluto del suo kit; mentre Dubrow si ricorda di avere ancora frecce al suo arco vocale, il brano non si fossilizza sulla solita routine “strofa-ritornello-strofa”, fornendo anzi piacevoli cambi di tempo e l’ennesimo assolo da menzionare.

Con Against The Wall  la band paga il suo tributo di ringraziamento alla gloriosa decade trascorsa con una esecuzione del tutto hard, con il cantato che pare seguire alla lettera i dettami di un certo singer rossocrinito alla corte dei fratelli Van Halen (Sammy Hagar, no? ) con in più quel qualcosa di originale che certo non sfigura mai. Occorre soddisfare, anche in questo album, l’esigenza della band di omaggiare a suo modo qualche leggenda che li ha ispirati ed ecco allora stavolta una impeccabile esecuzione di Highway ToHell davanti alla quale non possiamo altro che togliere il cappello ed inchinarci: una superba esecuzione di tutto il quartetto che ci porta inevitabilmente alla commozione nel pensare chi abbia eseguito una traccia così leggendaria, ma che al tempo stesso ci fa essere felici del fatto che anche il compiantissimo Bon Scott avrebbe certamente apprezzato il tutto, rafforzando ancor di più l’amore che si possa riversare ancora oggi sulla band dell’altrettanto memorabile Randy Rhoads.

Autore: Quiet Riot Titolo Album: Alive And Well
Anno: 1999 Casa Discografica: Cleopatra
Genere musicale: Hard Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: www.quietriot.band
Membri Band:
Kevin Dubrow – voce
Carlos Cavazo – chitarra
Frankie Banali – batteria
Rudy Sarzo – basso
Tracklist:
1. Don’t Know What I Want
2. Angry
3. Alive And Well
4. The Ritual
5. Overworked And Underpaid
6. Slam Dunk
7. Too Much Information
8. Against The Well
9. Highway To Hell
Category : Recensioni
Tags : Quiet Riot
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