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18th Dic2020

Vanadium – A Race With The Devil

by Giancarlo Amitrano
L’avventura italica, cominciata sotto i migliori auspici, trova conforto nella prosecuzione del discorso musicale così ben interpretato nell’album di esordio con l’unica, non indifferente, variazione all’ascia e il rientro dalla “naia” di Steve Tessarin, la band milanese ed il suo napoletanissimo capitano alla voce sfornano subito un altro album crack e quasi vicino alla perfezione. Facendo propri gran parte degli stilemi tanto cari alla NWOBHM appena balzata agli onori della cronaca, ecco che il quintetto propone 8 tracce dove non si trova un filler manco a pagamento. Si inizia infatti con la potenza tellurica di Get Up Shake Up causata da un terrificante intro della sei corde, quasi a precedere la prestazione vocale energica ed aggressiva del singer, il quale mantiene anche una buona pronuncia vocale (aspetto da non sottovalutare) che viene ben supportata da un giro di tastiere in sottofondo davvero notevole e da una ampia sezione ritmica, oltre ad un signor assolo di Tessarin che candida già la prima traccia al top del disco, nonostante si sia solo al primo brano.

Ed allora si continua con I Gotta Clash With You , laddove la velocità è più contenuta, ma non tanto da non consentire alla band di esprimere la sua energia: anche qui abbiamo un ottimo lavoro della chitarra, che risulta maggiormente cadenzata, con Scotto che mena fendenti a destra e manca, soprattutto nell’enunciazione del refrain che riesce davvero bene. Da sottolineare ancora una solida prestazione di tastiere ed ascia che si fondono come nelle migliori famiglie metalliche. Arriviamo ad un’altra perla lucentissima: Don’t Be Lookin’ Back ed il suo intro iniziale sono tra le migliori cose mai scritte dalla band, che qui risalta alla grandissima con il mix acustico ed arpeggiato di Tessarin, con la magia delle tastiere che rendono più corposo il sound, con la sezione ritmica precisa e cadenzata e soprattutto con la trasognata interpretazione del vocalist: bridge e ritornello ripetuti a distanza ravvicinata, ma con adeguata modifica dell’esecuzione, che trova il suo zenith nella fase centrale con un assolo sensazionale di Tessarin che giunge dopo una articolata preparazione della batteria, per un brano meraviglioso ed indimenticabile.

Dopo questo ottimo trittico iniziale, si arriva alla titletrack ed ecco che lo sferragliare della chitarra ci conduce a questa sfrenata corsa con il diavolo, che viene amabilmente “interpretato” da Scotto ancora con arcigna energia, aggiungendovi stavolta anche quel quid di luciferino con una voce molto cartavetrata ma al tempo stesso chiara e pulita nell’esecuzione di una traccia che può risultare abbastanza semplice rispetto a quanto sinora ascoltato solo per un maggior indulgere a giochi strumentalmente individuali; ma la potenza e l’energia di fondo restano eccome e filano via anche grazie al drumming vario ed assolutamente impeccabile che ravviva atmosfere già fresse di per sé.

Running Wild è il primo brano autocelebrativo del gruppo, che qui si pregia di mostrare nella sua singolarità ogni aspetto tecnico e compositivo: il risultato è un prologo “hardissimo” che rimette in riga il quintetto con il cantato stavolta più istrionico di Scotto che arringa da par suo l’uditorio: sezione ritmica ancora impeccabile, tastiere magistralmente posata sul tappeto del brano, qui molto vicino a tempi molto mid, ma non per questo meno integerrimi nell’economia dell’album. Ancora un signor arpeggio iniziale, stavolta al servizio di una comunque scatenata Fire Trails, magari non nella esecuzione, ma certo nel coinvolgimento emotivo: ancora Pino Scotto con voce roca ma stentorea a decidere quando sarà la (Signora) entrata in scena dell’ascia infuocatissima di Tessarin, mentre si pesta a dovere sulle pelli infiammate della batteria e le tastiere di Ruggero “Jon Lord” Zanolini imperano ed imperversano, con in aggiunta tanto di stacchetto simil Ac/Dc a chiudere degnamente un altro brano superduro.

Outside Of Society ripiomba il tutto nell’hard classico e scatenato, che consente alla band di trovarsi nuovamente a suo agio in atmosfere infuocate come quelle del brano più incisivo dell’album quanto a potenza e scorrimento veloce: collaborazione massima del quintetto a riempire tutti gli spazi, il che farebbe certamente la soddisfazione di un qualsiasi allenatore di calcio; in questo caso, il team meneghino si appropria di tutto il quadrato di gioco per dettare le sue regole, con Zanolini sontuoso nel suo assolo, Prantera e Mascheroni superbi nelle rispettive battute, Scotto mefistofelico il giusto e Tessarin grandissimo maestro d’ascia a menare fendenti assolutamente non invidiosi dei guitar-hero dell’epoca. Si chiude con Russian Roulette , ma stavolta le scommesse non si accettano perché altrimenti il banco sarebbe saltato subito, ascoltando il brano: al sontuoso intro delle tastiere, corrisponde subito un trip sonoro impazzito del resto della band, che si lancia in una cavalcata potentissima, totalmente strumentale ed egualmente mortifera; il ritornello che si riesce a comporre è semplicemente inappuntabile, pur con una produzione non impeccabile.

Ma il valore assoluto dell’album e del gruppo è a dir poco leggendario, tanto che quando si ascolta l’assalto finale al calor bianco si viene trasportati al centro di potenti Marshall dai quali vengono fuori le tonnellate di note infinite che vorremmo non finissero mai, ovviando solo con il riascoltare tante volte un degnissimo platter.

Autore: Vanadium Titolo Album: A Race With The Devil
Anno: 1983 Casa Discografica: Durium
Genere musicale: Hard Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.vanadium.it
Membri band:
Pino Scotto – voce
Steve Tessarin – chitarra
Mimmo Prantera – basso
Ruggero Zanolini – tastiere
Lio Mascheroni – batteria
Tracklist:
1. Get Up Shake Up
2. Gotta Clash With You
3. Don’t Be Lookin’ Back
4. A Race With The Devil
5. Running Wild
6. Fire Trails
7. Outside Of Society
8. Russian Roulette

Category : Recensioni
Tags : Hard Rock, Vanadium
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