Saxon – Unleash The Beast

L’album inizia con una presentazione “cinematografica” che Gothic Dreams riesce ottimamente a fornire con i suoi circa 90 secondi di tensione musicale a base di tastiere molto drammatizzate, tanto per fare da apripista alla titletrack, che parte sparatissima come un destro del miglior Tyson: Byff torna a ruggire come ai bei tempi, la sezione ritmica è tagliente e mortifera e la coppia di asce svolge ottimamente il suo lavoro, il ritornello è gradevolissimo e resta facilmente impresso nella memoria, il riffone centrale è appunto eccessivo all’estremo, tanto da concedersi un finale con tempi appositamente “mid” per far apprezzare meglio l’ennesimo assolo potente ed incisivo che chiude una già solida traccia. Terminal Velocity procede alla medesima velocità di crociera, tale da consentire a Byford di scandire pulitamente ogni singola nota, ben architettata dal punto di vista musicale, come anche il refrain molto intrigante e gradevole, la cui ripetizione non cozza con il successivo enorme assolo che la coppia Quinn/Scarratt riesce a produrre. L’esecuzione di Circle Of Light è molto tecnica, con la coppia di chitarre che tiene il tempo a menadito, rintuzzata in questo dal drumming potente di Glockler, sempre tecnicamente impeccabile: si canta molto aggressivi, pur sulla base di una traccia apparentemente elementare nella sua struttura, che paradossalmente si rivela essere il suo punto di forza, nel senso di dare facilmente l’opportunità alle asce di essere immediatamente presenti nella fase cruciale della traccia ed usare il consueto wattaggio nell’esecuzione di un altro robustissimo assolo.
The Thin Red Line vede Byff cimentarsi nell’esecuzione di un cantato più “teatrale”, accentuando maggiormente le note che risultano più eleganti e più intense proprio a causa della loro intonazione; mentre le chitarre fanno ampiamente il loro dovere, anche il drumming di Glockler ed il basso di Carter sono fulgidi nella loro funzione di accompagnamento agli assoli delle medesime, che sono sempre magicamente ispirate. Ministry Of Fools è un altro brano potente ed intenso, con la struttura che prende subito forma attraverso gli strali vocali di Byff che viene egregiamente supportato dal restante quartetto: crash e timpani fanno da padrone, consentendo al brano di essere veloce e ben congegnato, specie nei legati tra le varie fasi, tutti raccordati da un signor assolo centrale. L’organo che fa da intro a The Preacher rende il prosieguo ad alta tensione: la band è sul pezzo, in primis con il singer che si avventa sulle note con la sua voce roca e graffiante come da tempo non si ascoltava, mentre il resto della band non lesina generosamente ritmicità e solismo equamente e sapientemente ripartiti, pur se il brano in sé non è la fine del mondo. Bloodletter torna ad infiammare cuori e menti degli aficionados: suoni quasi “priestiani” per la loro struttura sono un invito a nozze per il quintetto che non vedeva l’ora di esibirsi in una traccia dai parametri quasi “speed” in alcuni passaggi e non per questo fuori luogo: le chitarre, anzi, sono fra di loro ampiamente affiatate, come dimostra bastevolmente la loro esecuzione centrale magica ed infuocata su tutto il pentagramma, con super Byford a correre ai limiti della contravvenzione stradale eccedente il range vocale.
Asce ancora infuocate con Cut Out The Disease, qui ad imbastire una superba base di sottofondo sulla quale il cantato possa esaltarsi in una esposizione vocale molto teatrale: gradevolissimo ascoltare la fase centrale nella quale Byff trascina in una ideale fucina di metallo e ce la faccia visitare attraverso la sua voce, il tutto senza dimenticare un enorme solo centrale semiacustico che accompagna le ulteriori acrobazie vocali del Nostro. Absent Friends e la sua malinconia da ballad autentica pagano il tributo che la band dedica ad amici scomparsi lungo il suo tragitto e l’enfasi che Byff mette nell’interpretare il pezzo è davvero encomiabile nel farci vivere in prima persona il trasporto che il singer adopera nell’esecuzione del brano, delicato ma al tempo stesso capace di donare un signor assolo di metà brano tale da far risaltare ancor di più la bravura del quintetto dello Yorkshire. Si chiude con All Hell Breaking Loose, con cui la band decide di mollare un ultimo graffio ai condotti uditivi, con una partenza trascinante come ai suoi esordi, quando (come finalmente anche ora) Byff conduce le danze con il suo tipico timbro e la band segue a ruota in un tripudio di chitarre a tutto tondo che si esaltano nell’ennesimo “assolissimo” che chiude degnamente (e finalmente) il disco della rinascita del gruppo da ceneri che iniziavano a divenire preoccupanti.
Autore: Saxon | Titolo Album: Unleash The Beast |
Anno: 1997 | Casa Discografica: Cmc |
Genere musicale: Heavy Metal | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: www.saxon747.com |
Membri Band: Byff Byford – voce Paul Quinn – chitarra Doug Scarratt – chitarra Tim Carter – basso Nigel Glockler – batteria | Tracklist: 1. Gothic Dreams 2. Unleash The Beast 3. Terminal Velocity 4. Circle Of Light 5. The Thin Red Line 6. Ministry Of Fools 7. The Preacher 8. Bloodletter 9. Cut Out The Disease 10. Absent Friends 11. All Hell Breaking Loose |