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28th Mag2021

Saxon – Into The Labyrinth

by Giancarlo Amitrano
Si esaurisce anche la prima decade del nuovo millennio ma nessun granello di polvere pare addensarsi sulle pellacce dei Nostri: proseguendo nella sua consolidatissima ricerca di miglioramenti, la band non si allontana dai suoi canoni classici, sfornando un altro album di assoluto spessore, ma assolutamente evitando di cadere nella facile lusinga della ripetitività. Conservando ancora la line up originale, il gruppo può automaticamente trovare in fretta l’ispirazione per offrire tracce di valore, a cominciare dall’epica Battalions Of Steel chevede il gruppo fornire una se possibile ancor maggiore furia metallica all’interno di un brano dalle forti connotazioni dark in un crescendo tecnico non indifferente, capitanato dalla sontuosa voce del singer e dalle asce che rimarcano facili ma infallibili arpeggi a sei corde che supportano ottimamente la base del brano. Live To Rock è il singolo dell’album, ma questo non deve trarre in inganno: la vena ridanciana della traccia si inserisce all’interno dell’idea che la band vuole fornire, ovvero di essere sempre e comunque sul pezzo nel vero senso del termine, senza perdere di intensità nemmeno al cospetto di una traccia apparentemente semplice e di facile ascolto.

La seguente Demon Sweeney Todd ha quel quid di poderoso che si intuisce sin dalle prime note: Byff parte per la tangente, imbarcandosi in una cavalcata vocalmente impeccabile che sfocia in un ritornello godibilissimo e di facile ricezione. Non vi sono cedimenti di sorta nell’esecuzione della traccia che è al tempo stesso speed e delicata, specie nell’interpretazione del refrain, mentre le chitarre sono sempre aggressive ed oggettivamente molto intense. The Letter si pregia dell’esecuzione in coppia del duo Scarrat/Quinn che fanno a gara per dimostrare la loro abilità, tanto da ricordarci esecuzioni di qualche decade addietro senza apparire eccessivamente oltraggiosi verso le precedenti esibizioni dei Nostri: ma il brano non risente di tali paragoni, reggendo anzi bene la vena metallica del gruppo anche in tale frangente. Valley Of The Kings ha una struttura molto più canonica, dall’incedere maestoso e quasi epicheggiante con la sua marcia impetuosa dettata ancora da chitarre fresse e drumming che Glockler rende intenso con l’uso sapiente della grancassa, che serve a far risaltare anche un bel coro intenso e partecipato. L’accostamento blues/metal spesso è apparso irrispettoso, ma quando viene concepito ed eseguito con la bravura di una band come la nostra non può che entusiasmare: Slow Lane Blues, infatti, non riesce a non entusiasmare per la tecnica che ci viene qui proposta ed abbinata ai canoni di un genere che può apparire lontano anni luce dal metal, ma che invece ha molto in comune per le basi armoniche alla base di ambo i mondi e qui ne viene dato esempio fulgido.

Crime Of Passion probabilmente è la traccia meno riuscita: appare quasi un filler per l’eccessivo uso delle chitarre troppo proiettate nel “moderno”, ovvero sganciate stavolta dai parametri classici adoperati di solito dai Nostri, mentre Premonition in D Minor è un breve esercizio a sei corde, pur se infuocato e di buon livello, il tutto per introdurre la seguente Voice e la voce del singer molto affabile e a modo, ma altrettanto arrabbiata nella sua esecuzione che, a causa della struttura del brano, si manifesta molto in divenire ed in progressione solida ed armonica, con il marchio di fabbrica della timbrica inconfondibile. Protect Yourselves si “candida”, per così dire, ad altro brano del disco: la buona volontà e di Byff e degli altri di mettere in piedi una traccia credibile, stavolta non riesce perché la medesima è troppo caciarona, con tanto di coro ripetuto ad oltranza e drumming opprimente sì ma senza quel quid in più che resti in mente. Hellcat fa destare dal torpore del brano precedente, ma senza anch’esso entusiasmare, trattandosi di brano molto elementare, dove stavolta l’hard’n’roll scivola via senza infamia e senza lode, mentre Come Rock Of Ages vede nuovamente la coppia di asce alla ribalta, che accompagnano bene il singer nell’esecuzione di una traccia gradevole, poco elettrificata ed a tratti molto mid-tempo.

Chiude Coming Home e la sua versione leggermente diversa da quella già offerta in Killing Ground, che anche in questa occasione non delude gli aficionados per la sua vena a tratti romantica e strappalacrime che specie nei fan della prima ora non mancherà di essere motivo di vanto per aver avuto una band simile quale paladino dei veri “difensori” della fede”.

Autore: Saxon Titolo Album: Into The Labyrinth
Anno: 2009 Casa Discografica: Spv
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff Byford – voce
Paul Quinn – chitarra
Doug Scarrat – chitarra
Tim Carter – basso
Nigel Glockler – batteria
Tracklist:
1. Battalions Of Steel
2. Live To Rock
3. Demon Sweeney Todd
4. The Letter
5. Valley Of The Kings
6. Slow Lane Blues
7. Crime Of Passion
8. Premonition In D Minor
9. Voice
10. Protect Yourselves
11. Hellcat
12. Come Rock Of Ages
13. Coming Home
Category : Recensioni
Tags : Saxon
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