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04th Giu2021

Saxon – Sacrifice

by Giancarlo Amitrano
Con il quintetto dello Yorkshire non si corre mai il rischio di annoiarsi: il segreto, fra gli altri, è quello di trovare sempre spunti migliorativi. In questo caso l’asso nella manica è rappresentato dalla produzione, affidata stavolta ad una vecchia volpe quale Andy Sneap che di qui a qualche anno troverà il giusto riconoscimento venendo cooptato nientemeno che dai “Preti di Giuda” in sostituzione di Glenn Tipton. In questo caso l’abilità alla consolle si riscontra ampiamente nella esecuzione dei brani, donando a ciascuno strumento quel quid di energia e potenza quando occorre, rallentando invece le tempistiche al momento opportuno. Si parte, dunque, con il breve intro di Procession, dalle atmosfere cariche di pathos che ci preparano alla battaglia totale del lenght, che parte in quartissima con la titletrack, rombante al massimo di chitarre potentissime e con lo screaming di Byff che ci rituffa nelle caverne metalliche dei gloriosi anni 80, dove voce e sezione ritmica si uniscono in un vulcano eruttivo di rara potenza, mentre la coppia Quinn/Scarratt compie mirabilie con la sua energia ottimamente amalgamata che si sublima in un solo centrale di portata squassante.

Si procede con Made In Belfast ed il suo intro molto “irlandesizzato” con la chitarra iniziale che ben si adegua ai tempi vari e molto staccati dal punto di vista di Glockler: a ciò si unisca anche una evidente e chiara post-produzione che contribuisce se possibile a pompare maggiormente il brano verso una ottima e pulita esposizione soprattutto del refrain, mentre l’assolo a sei corde non manca di guadagnare altri consensi. Warriors Of The Road, oltre ad essere un chiaro omaggio della band alla Formula 1, è anche un cazzotto ben assestato dal combo, che qui si lascia andare e richiamare alla potenza che ancora è capace di sfornare: anche il cantato non si discosta dal grezzo e selvaggio, con Glockler che dosa bene crash e rullanti, facendo ampio uso anche della grancassa in una coinvolgente fase centrale fressa ed arroventata. Guardians Of The Tomb inizia con echi vagamente orientaleggianti, ma non inganni il “siparietto” in stile Sol Levante, dato che ben presto il brano si rivela connotarsi di “epic” specie nel cantato e nella esposizione del ritornello; magari non è una proposta originalissima, tuttavia la caratteristica che salta agli occhi è il drumming ancora sapiente di Glockler che trattiene al massimo le battute per consentire alle asce di risaltare maggiormente, in un validissimo gioco di squadra. Con Stand Up And Fight, in verità, iniziamo a sentire odore di affievolimento; sin dal titolo, la traccia non propone alcunché di memorabile, rendendosi conto all’ascolto che anche il cantato di Byff non trova soverchie ispirazioni, limitandosi a fare il compitino anche nell’estensione vocale, senza eccessivi affaticamenti e di routine.

Walking The Steel è un brano mid-tempo, su questo non ci piove; tuttavia, anche in questo caso, la traccia  non si eleva di molto rispetto alla precedente, pur essendo leggermente più coinvolgente e dalle liriche sicuramente maggiormente lavorate ed articolate, mentre le asce sono certamente brave nei loro arpeggi ma senza essere troppo intense, pur con il loro buon momento solistico. Night Of TheWolf risolleva leggermente le sorti del disco, con stavolta una degna prestazione molto intensa del singer, alla quale danno manforte le due chitarre che con i loro ghirigori riescono a colorire bene le partiture di un brano altrimenti non entusiasmante, pur impreziosito da una corposa e valida prestazione solista pur breve nella sua intensità. Wheels Of Terror riesce a risollevare nuovamente lo stallo in cui si è spesso caduti nell’ascolto dell’album: ancora una traccia dai tempi molto mid, ma che a differenza degli altri brani evidenzia un buon lavoro di chitarra ed una melodia che non mancherà di essere inserita nella set list live. Byff ritrova ruggito e spinta per ben declamare le magiche atmosfere del brano, magari elementare nella struttura ma di buon impatto emotivo e di livello più che degno.

Si chiude con Standing In A Queue, brano che vede i Nostri trasformarsi nei cugini di Angus Young! Eh sì, perché il brano appare clamorosamente una cover, alla lontana, di una famosa hit all’epoca portata alla leggenda dal mai troppo rimpianto Bon Scott: intendiamoci, lo stile è sempre quello britannico reso famoso dal singer di Honley, ma le assonanze con il combo australiano sono evidenti, tali da rendere il pollice di chi ascolta clamorosamente “versus”. Eppure, non manca un buon lavoro delle asce a rendere intenso un brano che chiude un album con cui il gruppo si gioca l’eventuale jolly di credibilità, ancora ovviamente a credito per la band.

Autore: Saxon Titolo Album: Sacrifice
Anno: 2013 Casa Discografica: Udr
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: www.saxon747.com
Membri Band:
Byff Byford – voce
Paul Quinn – chitarra
Doug Scarratt – chitarra
Tim Carter – basso
Nigel Glockler – batteria
Tracklist:
1. Procession
2. Sacrifice
3. Made In Belfast
4. Warriors Of The Road
5. Guardians Of The Tomb
6. Stand Up And Fight
7. Walking The Steel
8. Night Of The Wolf
9. Wheels Of Terror
10. Standing In A Queue
Category : Recensioni
Tags : Saxon
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