Benvenuti all’inferno
Dalla scena belga a quella svizzera, dalla francese alla danese. E ancora, la scena in Norvegia, Olanda, Canada, Israele, Singapore fino ai paesi dell’America latina e a quelli appartenenti al blocco sovietico (dove già il solo suonare musica rock rappresentava di per sé un’impresa epica). In tempi, come quelli attuali, dove i siti e le riviste specializzati ripescano dal passato i soliti (grandi, per carità) gruppi per riempire le pagine di speciali già visti e rivisti, ci voleva un libro come quello scritto da Flavio Adducci per portare una ventata d’aria nuova. Già, perché le “scene” di cui sopra riguardano le radici che, non solo nel nord Europa, il “famigerato” black metal ha ramificato, creando band – e adepti – in ogni dove. Ed ecco che, come un moderno (e oscuro) Virgilio, l’autore romano classe 1989 – “si è innamorato del metal all’età di 15 anni e non l’ha più lasciato” riporta la sua biografia – guida i lettori nel suo Benvenuti all’inferno (Officina di Hank, 416 pagine, 18 euro), tracciando la storia delle origini del genere. “Satana è potenza e i Venom sono potenza, quindi scriviamo testi su Satana”, ha affermato Conrad Thomas Lant, meglio conosciuto come Cronos, bassista e vocalist della band britannica black/speed metal. Tutto così semplice? Basta estrapolare una dichiarazione e il gioco è fatto? Solo all’apparenza, perché questo volume – ricco di foto che accompagnano la lettura – va oltre un gruppo di riferimento assoluto come i Venom. E Adducci ha deciso di complicarsi la vita, perché se sono numerosi gli autori inoltratisi nei meandri del black metal moderno, con ogni probabilità nessuno ha osato sviscerare, in lungo e in largo, le origini del genere (ascrivibili ai mitici anni Ottanta; gli stessi Venom sono nati nel 1979).Così l’autore di Benvenuti all’inferno – il cui nucleo era originariamente uscito come e-book autoprodotto con il titolo di Nel segno del marchio nero, e dunque si tratta del suo primo libro – apre le porte ai lettori di quella che è la traiettoria (assai lunga) legata alla “first wave of black metal”, un movimento musicale che dal 1981 al 1991 – pertanto dall’uscita del seminale Welcome To Hell dei Venom all’apertura del negozio di musica estrema Helvete (“Inferno”, in norvegese), aperto ad Oslo agli inizi degli anni Novanta da Øystein Aarseth, conosciuto con lo pseudonimo di Euronymous, fondatore dei Mayhem, capostipiti del black metal – si è ramificato in ogni angolo del globo, sconvolgendo il modo di suonare heavy metal. Già, la “first wave of black metal” della quale hanno fatto parte band del calibro di Celtic Frost e Bathory, solo per citarne un paio (e proprio a quest’ultima è stato dedicato il volume, ancora edito dall’Officina di Hank, La band che cambiò l’heavy metal, scritto da Fabio Rossi di cui abbiamo parlato a questa pagina). Mentre Francesco Gallina, l’autore che nel suo ultimo libro ha indagato lo stretto rapporto tra heavy metal e pittura (Dipinto sull’acciaio, edito da Arcana), ha curato la prefazione di Benvenuti all’inferno nella quale rende il giusto merito ad Adducci: “Accanto a un lavoro certosino di ricerca che rispolvera una lunghissima serie di band note (dai Motörhead del mitico Lemmy agli Acid di Kate De Lombaert), che hanno in qualche modo creato le premesse per arrivare a imprimere a fuoco il “marchio nero” su una scena, l’autore ne storicizza moltissime altre ricordate a malapena”. Ed è lo stesso Adducci che, nell’introduzione del suo volume, pone ad alta voce una serie di domande: “Il black metal, insieme al suo immaginario violento e satanico e alla sua estetica basata principalmente su uno spettrale trucco cadaverico, dove ha trovato le sue radici barbare e primitive?”. “Quali sono stati i gruppi che hanno anticipato molto del black metal moderno esploso negli anni Novanta?”.
Questi (e altri) interrogativi ai quali Adducci risponde puntualmente, con dovizia di particolari e senza mai tirare indietro la penna. Perché l’autore, quasi come un palombaro degli inferi, scende in profondità e analizza ogni scena nazionale del proto- black metal (“proto” è un termine di origine greca che viene utilizzato nelle parole composte e che significa “primo” nel tempo e nello spazio), tratteggiandone le caratteristiche e i gruppi principali, bypassando i soliti – seppur importanti – nomi: dai Venom ai Mercyful Fate (di cui i fan italiani potranno godere il prossimo 24 giugno 2022, quando le band si esibiranno al Rock The Castle presso il Castello Scaligero di Villafranca di Verona), dai Hellhammer ai Sodom. Tutto ciò in una costante ricerca a effetto nei meandri di una musica che all’epoca, più che un vero e proprio genere, era un modo di concepire l’heavy metal, esprimendone la versione satanica e blasfema per antonomasia. Comprensivo di interviste ai Necrodeath e agli Schizo (entrambe band thrash/black metal di casa nostra) e ai brasiliani Holocausto, band heavy metal di Belo Horizonte, oltre che di recensioni delle produzioni dell’epoca, il volume contiene una sezione focalizzata sulla scena del rock occulto dagli anni 50 ai 70. Ed il (lungo) viaggio in un universo ostile e senza pace può cominciare.