L’era del metallo pesante 1968-2019
L’era del metallo pesante è il nuovo libro pubblicato in veste di speciale dalla rivista cartacea RockHard e curato direttamente dal direttore Maurizio De Paola. Viene presentato come un racconto “autobiografico collettivo” ma a noi piace definirlo un “libro di storia”. Si tratta infatti di un almanacco in cui l’autore decide di raccontare, secondo uno stile proprio fatto di narrazione mista ad affilato cinismo, i principali avvenimenti per ciascun anno di questo mezzo secolo (arrivando in pratica fino ad oggi) che separa l’oggi dalla nascita del rock concepito in un certo modo. Avvenimenti di varia origine (sociale, psicologica, politica e culturale) che hanno condizionato il presenze ma anche il futuro in un’evoluzione lenta ma costante che si riesce, in parte, a toccare con mano leggendo il libro tutto di un fiato. È un libro anche di musica? Parzialmente, perché l’autore non si prefigge di spiegare il mondo attraverso lo sviluppo del metal, né di spiegare cosa accade all’heavy metal tramite i fatti che vi accadono intorno, piuttosto tenta di costruire un ponte tra storia reale e musica “pesante” constatando che i fattori in comune non sono pochi e spesso non lo sono a caso.La scelta dell’autore è quella di riassumere ogni anno in sole 4 pagine, un vincolo (forzatura?!) che se da un lato non permette di approfondire adeguatamente quegli eventi che davvero sono passati alla storia (o ancora meglio quei fatti snobbati dai media ma che in realtà sono esplosi nel sottobosco giovanile influenzando movimenti rilevanti pur non ancora mainstream) dall’altro obbliga una semplificazione in termini di “causa-effetto” tra eventi diversi e rende molto più solide le fondamenta del ponte di cui sopra, traducendo anche il tutto in una lettura più piacevole e meno stratificata. A tratti ricorda quei libri che descrivono le trame di un film attraverso sole 4 immagini: tutto è sintetizzato, dritti al nocciolo, ma anche dandone una interpretazione con l’occhio dell’oggi, con il giusto distacco che permette una interpretazione meno emotiva. Probabilmente una struttura del libro fatta in lustri o decenni avrebbe favorito un percorso più lineare dell’evoluzione degli eventi trattandone, come una retta infinita, i diversi punti perché in fondo la storia continua indipendentemente dai calendari (come il simpatico meme secondo cui un ipotetico alieno si stupisca che l’essere umano festeggi il compimento di un giro completo della Terra intorno alla propria stella), ma come dicevamo va riconosciuta una migliore schematizzazione e una maggiore facilità di lettura nella struttura per anni, soprattutto per chi li ha vissuti.
Pensiamo di conoscere già la domanda del “metallaro medio”: ma si parla di musica metal? Sì e a dir il vero l’autore cita band note e meno note che si incastrano alla perfezione con la narrazione dei fatti, specchio di ciò che desidera (o che diventerà) il pubblico ma a parer nostro non sarebbe corretto inserirlo tra i libri di musica, piuttosto è un libro di antropologia a cui manca talvolta un’analisi psicosociale più profonda che spieghi il perché i giovani mettano in musica certi disagi e nascano determinati fenomeni (come ad esempio ottimamente descritto per l’anno 1992, ma solo sfiorato quando si parla di altri anni/generi musicali). Un libro comunque davvero consigliato sia agli appassionati di musica che agli appassionati di storia, ma soprattutto agli scrittori, perché da esso si può attingere per pescare idee utili a sviluppare nuovi romanzi. D’altra parte molti avvenimenti sono talmente tanto sensazionali che se non l’avessimo vissuti in prima persona faremo fatica a crederli veri.