Death SS – Ten
“Ten rappresenta quello che i Death SS sono attualmente. Come il numero dieci costituisce la somma dei primi quattro numeri, così X è la somma artistica dei nostri primi quattro dischi, e pertanto contiene in sé la globalità dei principi universali e artistici contenuti in ognuno di essi”. I primi quattro album a cui Steve Sylvester fa riferimento sono: “…In Death Of Steve Sylvester (1988), Black Mass (1989), Heavy Demons (1991), Do What Thou Wilt (1997). Parliamo di veri e propri capisaldi del genere, quattro opere “sigillo” che hanno decretato in larga parte il successo della band, tutt’altro che ascrivibile ai soli confini nazionali. I fan di vecchia data (il sottoscritto lo è) potrebbero essere in disaccordo, ma sarebbe stato difficile pensare che i Nostri avrebbero bissato nel nuovo secolo lavori come Panic, Humanomalies, The Seventh Seal, usciti a cavallo tra il 2000 (appunto) e il 2006, eppure Steve e Soci non hanno smesso di stupire. E se Resurrection ha rappresentato un grande, quanto inaspettato ritorno (è uscito sette anni dopo rispetto al precedente), con il singolo The Darkest Night a fare da apripista insieme all’ottimo video che lo accompagnava, Rock ‘n’ Roll Armageddon (2018) – di cui avevamo parlato a questa pagina – è stato un lavoro esaltante, a partire dalla copertina firmata da Alex Horley.Ma l’illustratore e artista Alessandro “Alex Horley” Orlandelli, conosciuto in tutto il globo, non si è fermato a quel disco, e ha raddoppiato firmando la copertina (secondo me da podio per quanto riguarda i lavori della band) dell’ultimo X (Ten). Ma l’autore questa volta non si è limitato alla copertina, bensì ha creato un vero e proprio fumetto in bianco e nero di 25 pagine – con le cinque incarnazioni dei musicisti come protagonisti (il Vampiro, il Lupo Mannaro, la Morte, la Mummia e lo Zombi) – disponibile nella special edition già di non semplice reperibilità. “Un fumetto che vede la band in trasferta direttamente all’Inferno, esattamente nel Regno Oscuro di Suspiria, condotta da Zora”, puntualizza Steve. E “Zora” – supersexy personaggio immaginario dei fumetti di casa nostra sorto dalla fantasia di Renzo Barbieri (chi volesse saperne di più sul mondo delle sexy eroine del fumetto horror ed erotico italiano può partire da volume Bellissime e Perverse scritto da Antonio Tentori e Fabio Giovannini per Cut Up Publishing) – è anche il titolo del primo singolo estratto da Ten, nonché del videoclip scritto e diretto insieme ad Andrea Falaschi (Deathless of Legacy), con protagonista la conturbante Dhalila, performer della band e ormai vero e proprio sesto membro del gruppo.
Ecco, quando si parla di Steve Sylvester e dei suoi Death SS il rischio (nel quale non bisogna assolutamente incorrere) è quello di dedicarsi più sull’aspetto visivo che al contenuto. Ma anche qui è difficile muovere critiche, perché i signori dell’horror metal dal distante 1977 – per conoscere tutto, ma proprio tutto, del loro affascinante iter umano e professionale il consiglio è di leggere i due volumi, o meglio tomi, editi da Tsunami: Il negromante del rock e La storia dei Death SS – non hanno mai smesso di saperci fare, in studio e dal vivo, e Ten ne è la cartina tornasole. Meno “inquadrabile” rispetto al lavoro precedente, Ten consta di dieci brani ultra coinvolgenti lungo i quali la band esalta la propria musica, forte di sfumature ricercate ed imprimendo il proprio, indelebile, marchio. Pulito, veloce, d’impatto e smaliziato – soprattutto in brani come Temple Of The Rain e Ride The Dragon –, ma anche dalle atmosfere fluttuante in canzoni come Heretics – Ten è un disco che cresce di molto alla distanza, un ascolto dopo l’altro, e non deve stupire la cura sia nel cantato sia nelle parti suonate. Steve è da sempre scrupoloso e segue ogni dettaglio. Nulla è lasciato al caso, e qui non c’è operazione nostalgia che tenga né (tantomeno) tentativi di raschiare il fondo del barile. I ragazzi non ne hanno bisogno, considerato il credito di cui godono in casa e oltre confine (basti pensare che la band è stata confermata al Wacken Open Air, dal 4 al 6 agosto del prossimo anno, accanto a band di caratura mondiale come Judas Priest e Slipknot, solo per citarne due).
Il bello dei Death SS è (anche) questo: facendo girare il loro CD – o vinile – la sensazione è sempre la stessa: ascoltare un ottimo gruppo che lascia un ampio ventaglio di scelte, spaziando da brani cupi e inquietanti come Suspiria – nel quale sembra di essersi smarriti in un cerchio dell’Inferno dantesco – ad altri che invitano alla (macabra) festa, come l’accattivante Zora, dedicato alla magnifica vampira dei fumetti. Steve è un artista coraggioso, che non ha mai ricercato la strada più facile ma è sempre andato in direzione ostinata e contraria. Ci perdonerà per questa citazione ma, realmente, è un uomo che non ha mai chinato il capo, che fa quello che ama e lo fa bene. Qui non si tratta solo di essere degli ottimi professionisti ma di saper maneggiare la materia come pochi, ben miscelando vari generi – heavy metal, glam, doom, elettronica, industrial – non perdendo mai la propria coerenza stilistica. Se dovessi consigliare tre canzoni di Ten indicherei Heretics, The Rebel God, The World Is Doomed. E Zora? Lei è fuori concorso, mi piace vincere facile.
Autore: Death SS | Titolo Album: Ten |
Anno: 2021 | Casa Discografica: Lucifer Rising Records |
Genere musicale: Heavy Metal | Voto: 8 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.deathss.com |
Membri band: Steve Sylvester – voce Al De Noble – chitarra Freddy Delirio – tastiere Glenn Strange – basso Mark Lazarus – batteria | Tracklist: 1. The Black Plague 2. Zora 3. Under Satan’s Sun 4. The Rebel God 5. The Temple Of The Rain 6. Ride The Dragon 7. Suspiria (Queen Of The Dead) 8. Heretics 9. The World Is Doomed 10. Lucifer |