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27th Giu2012

Gods Of Metal 23 Giugno 2012@Fiera Milano – Rho

by Marcello Zinno

E così anche questo 2012 ha visto esplodere il Gods Of Metal per quattro giornate all’insegna delle sonorità heavy di caratura internazionale: Manowar, Guns N’ Roses, Mötley Crüe e Ozzy & Friends (dopo l’annullamento dei Black Sabbath con la formazione che li ha resi celebri) sono stati i 4 headliner della manifestazione che ha trasformato in lava il cemento della area fieristica di Rho. Noi abbiamo assistito alla terza giornata, quella con i Mötley Crüe a tirare le fila con tanto glam/sleaze ed un calendario pieno seppur al netto dei Black Veil Brides, rinunciatari a causa della morte del nonno del singer. Una giornata a dir poco rovente, non solo per la temperatura altissima (solo per un breve frangente alternata da una timida pioggia), ma anche per il metal sprigionato dalle varie line-up che si sono succedute sul palco. Tutte capaci di grandi esibizioni ma tutte penalizzare da un acustica spesso carente. Vediamo le esibizioni così come si sono succedute.

PLANET HARD

Come da scaletta alle 12:30 in punto i Planet Hard fanno ingresso sul palco del Gods aprendo le danze. Ci si aspetterebbe qualcosa di più morbido, dato l’orario, rispetto al bill che ci accingiamo a vivere invece gli italianissimi Planet Hard spiazzano con il loro heavy duro e diretto. Il suono risulta ben costruito e soprattutto ben amalgamato nelle due chitarre impattanti; i ragazzi colgono l’occasione per presentare il nuovo album dal titolo No Deal da cui viene estratto il brano Mass Extermination: anche qui idee molto chiare che però dopo un pò di canzoni iniziano a stancare.

LIZZY BORDEN

Ingresso degli americani Lizzy Borden, band che aveva sancito un stop alle attività nel 2004 e ha “ripreso conoscenza” poi nel 2007 con l’album Appointment With Death. La band di Los Angeles, capitanata proprio da Lizzy Borden che fa ingresso con una tunica nera da eremitca, porta nel suo logo l’essenza della propria proposta musicale: come infatti il proprio logo richiama la bandiera a stelle e strisce così il proprio sound risulta molto orientato all’heavy statunitense soprattutto della scena ottantiana. Grande tecnica per i chitarristi, un ottimo Marten Andersson che si è destreggiato in un assolo al suo quattro corde e…ecco giungere il passo falso: dopo ua manciata di canzoni i Nostri decidono di indossare la maglia dell’Inter e lì il pubblico si divide sposando la fede calcistica più che quella del metal (con ovvi fischi da parte delle fazioni contrapposte). Da segnalare l’esecuzione di Me Against The World, tratta da Visual Lies, e la lenta ma poderosa American Metal. Qualche problemino all’audio si inizia ad avvertire.

HARDCORE SUPERSTAR

Davvero grande esecuzione quella degli svedesi Hardcore Superstar, veri protagonisti dell’ultima ondata planetaria di sleaze rock. Una scarica di adrenalina senza limiti e una sei corde che costruiva di volta in volta riff coinvolgenti capaci di far saltare da terra tutti. Già dalla prima seppur recente Sadistic Girls gli animi hanno preso a scaldarsi per poi restare su livelli alti con Kick On The Upperclass e Medicate Me; ulteriore esplosione con Dreamin In A Casket e la belissima Wild Boy mentre la chiusura è toccata a Run To Your Mama e My Good Reputation. Nel bis ancora momenti dedicati all’ultimo lavoro, Split Your Lip con Moonshine e Last Call For Alcohol (presentata da Jocke Berg con una bottiglia di birra in mano) mentre il pubblico è stato salutato dalla enorme We Don’t Celebrate Sundays tratta dall’album omonimo. Una band con tanta verve che ci ha spinti dritti negli anni ’80 e con una carica che non ci ha fatto rimpiangere formazioni più longeve. I problemi all’impianto audio sono continuati ma la verve festaiola ha fatto passare tutto in secondo piano.

GOTTHARD

Questa era l’esibizione che attendevamo con più trepidazione. Infatti si tratta del primo vero live dei Gotthard con il nuovo singer che sostituisce il prematuramente scomparso Steve Lee nel presentare il nuovo lavoro studio. Va subito chiarito che l’australiano Nic Maeder ha dato una gran prova, ha saputo tenere ottimamente il palco e ha offerto una lezione di canto a tutti quelli che erano convinti che la band dopo la scomparsa di Lee sarebbe caduta nel baratro. Un Leo Leoni in gran forma che ha sprigionato tutta la propria carica con Sister Moon e Master Of Illusion; molto invece sono stati i momenti più soft, come l’iniziale Dream On, e i passaggi dal sound più americano come qualche assaggio dall’ultimo Firebirth. Bella la cover di Hush dei Deep Purple e i momenti più aderenti alla loro anima hard rock come Mountain Mama da G. . Bella la parte finale con la nuova Ride On e con la pomposa Anytime Anywhere. Da lontano spesso si percepivano le differenze nei livelli audio che cambiavano da minuto a minuto e facevano irritare il pubblico. Una prova comunque assolutamente superata per i Nostri sperando che sia per loro un nuovo inizio.

THE DARKNESS

Sicuramente una delle prestazioni migliori della giornata quella della band del pimpantissimo Justin Hawkins che è tornata sulle scene ripresentando i grandi classici. Non che si tratti di una band dalla storia secolare, il quartetto operativo infatti dal nuovo millennio è anch’esso forte di un approccio hard/glam molto potente con due chitarristi, soprattutto Justin (prima chitarra), dalla tecnica sopraffina. Non potevano mancare i grandi successi del primo album come l’opener (anche del concerto) Black Shuck, Growing On Me, I Believe In A Thing Called Love, Love Is Only A Feeling, ma hanno suonato davvero bene pezzi del secondo lavoro come One Way Ticket e Is It Just Me?. Un cenno a parte per Get Your Hands Off My Woman anticipata già da problemi audio e che è stata poi interrotta sul finale da un calo della corrente. Quasi venti minuti di pausa hanno diffuso paura tra il pubblico circa una possibile sospensione del concerto ma poi Justin e Co. sono tornati sul palco per un finale incredibile: un assolo lunghissimo che Justin ha eseguito passeggiando, sulle spalle di un bodyguard, in mezzo al pubblico a centro arena, nello stupore di tutti. Ben tornati The Darkness.

SLASH FEATURING MYLES KENNEDY AND THE CONSPIRATORS

Lo show forse più discusso del lotto, quello di Slash con la nuova formazione presentata insieme a Myles Kennedy, noto singer dalla presenza vocale molto simile al notissimo Axl Rose. Grande impatto scenico di tutti i musicisti, non solo dell’attesissimo Slash, l’esibizione ha visto una continua altalena tra i grandi successi del capelluto chitarrista: momenti propri come One Last Thrill, Ghost o Dr. Alibi (quest’ultima cantata dal bassista) hanno fatto da contraltare per i grandi successi targati Guns N’Roses come Night Train, Rocket Queen, l’immancabile Sweet Child Of Mine ed in chiusura Paradise City (praticamente i pezzi riproposti già il giorno precedente dalla sua band madre). Slash era ovviamente in gran forma e non è stato molto difficile replicare i brani così come in versione originale; la parte restante della band ha dimostrato grande professionalità. Un plauso particolare a Myles che ha tenuto testa per tutta l’esibizione nonostante il nome ingrombante che si muoveva al suo fianco. Un vero salto nel passato.

MÖTLEY CRÜE

È giunge così l’ora e per certi versi la delusione. Definirli storici significherebbe sminuirli, una delle formazioni, quasi intatte fin dalla propria costituzione, più dedite ad eccessi di tutte, a nostro parere la vera incarnazione ad oggi del concetto di “sesso, droga e rock’n’roll” degli anni ottanta. Vince Neil, Nikki Sixx, Tommy Lee e Mick Mars…le aspettative erano alle stelle per un nome, quello dei Mötley Crüe, che non tocca spesso di gustare dal vivo soprattutto senza un album da proporre e quindi con tutto il tempo dedicato ai grandi classici. Così è stato: Too Fast for Love, Shout At The Devil, Same Ol’ Situation (S.O.S.), Looks That Kill, Piece Of Your Action…tutti grandi classici che hanno messo in mostra due elementi essenziali. Primo fra tutti lo spettacolo, sì perchè prima di essere un concerto lo show dei Mötley è uno spettacolo con ballerine sexy che circondano Vince, il microfono di Nikki a mò di liana penzolante e la batteria rotante a 360° di Tommy (esibita durante un lungo assolo che sapeva molto più di Methods Of Mayhem che di Crüe…senza considerare del concorso che ha permesso ad un fan di “fare un giro” durante lo show). Il secondo è il notevole calo di rendimento di Nail alla voce: una voce ormai finita e che il singer cercava di nascondere, accorciando le strofe o facendo cantare il pubblico. Forse complica il fatto che si trattava dell’ultima data dell’European Tour (a luglio partiranno per le date americane), ma l’elemento era evidente. Smokin’ In The Boys’ Room, Dr. Feelgood, Girls, Girls, Girls sono stati altri momenti molto emozionanti ma solo per la trasposizione in un’altra epoca che i brani richiamavano direttamente. Ci saremmo aspettati un’esecuzione perfetta ma forse era chiedere troppo, in fondo il tempo passa anche per loro. E quindi la domanda sbuca improvvisa in maniera evidente: per quanto ancora vedremo come headliner nomi di epoche remote e quando invece nuovi artisti che si faranno strada nell’olimpo degli “dei del metal”? Difficile ad oggi rispondere.

 

Bill:

Motley Crue 21.45 – 23.45
Slash featuring Myles Kennedy and the Conspirators 19.35 – 21.00
The Darkness 17.55 – 19.05
Gotthard 16.15 – 17.25
Hardcore Superstar 14.55 – 15.45
Lizzy Borden 13.40 – 14.25
Planethard 12.30 – 13.10

Live del 23 giugno 2012

Category : Live Report
Tags : Gods Of Metal
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One Response to “Gods Of Metal 23 Giugno 2012@Fiera Milano – Rho”

  • MC
    27 Giugno 2012 17:41

    Bravo Marc! Concordo su tutto, specialmente sulla tua considerazione finale…anche se essere d’accordo mi lascia con un po’ di amaro in bocca e un po’ di preoccupazione. In ogni caso in cuor mio penso che il metal saprà rinnovarsi e magari tra 20 anni vedremo headliner tra gli dei del metal quelli che oggi fanno da apripista ai concerti.

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