Pearl Jam – Vitalogy
A solo un anno dall’uscita di Vs. (1993) i Pearl Jam danno alla luce Vitalogy. Tanto per sfatare la regola del terzo difficile disco, con cui tutte le band si devono confrontare, Vedder e soci fanno le cose in grande senza sbagliare mira. Come per il precedente lavoro anche il nuovo album viene scritto mentre la band è impegnata nel tour a supporto di Vs. Rilasciato prima in edizione vinile, e solo successivamente in cd, Vitalogy vanta un packaging intrigante, nero e con il titolo dorato, simile a una raccolta medica del 1920. Considerato l’ottimo risultato ottenuto in precedenza, la band rinnova la fiducia al produttore Brendan O’Brien che non manca il bersaglio, ma a differenza del suo predecessore Vitalogy ha un piglio diretto (Last Exit), i pezzi sono più nervosi e connotati da un’urgenza tipicamente punk (Spin The Black Circle). La tensioni interne, tanto importanti da far pensare che Gossard stia per abbandonare la nave si riflettono in modo sensibile sul lavoro. È proprio in questo periodo che Vedder diventa il portavoce e l’uomo delle decisioni importanti. Il singer contribuisce in modo significativo alla stesura dei brani, dimostrando ottime doti anche come chitarrista. Vitalogy è un disco più difficile, di vedute alte, non accetta compromessi e si spinge oltre con un eclettismo che lo rendono ancora oggi unico.
I brani come Tremor Christ impattano violentemente contro il lato melodico di Nothing Man, allo stesso modo Whipping si oppone alle stranezze di Bugs (con tanto di accordion suonato da Eddie) e Pry, To. I quarantatre secondi di quest’ultima, apparentemente no sense, aprono la strada a Corduroy che vanta potenza, sapiente soluzione melodica e interpretazione magistrale del singer. I testi riflettono il loro stato d’animo: la band sente la pressione dell’industria discografica e della fama, la privacy violata dalla continua esposizione ai riflettori. In Bugs Eyes, sempre per rimanere in tema di stranezze, la sezione ritmica viene registrata mentre il batterista Dave Abbruzzese è bloccato in un letto d’ospedale per l’asportazione delle tonsille. Poco prima della fine arriva la delicata Immortality la cui melodia da sola basta a mietere vittime entrando di forza nei cuori dei fan e, lo crediamo fermamente senza paura di essere smentiti, anche dei loro detrattori. Sigilla il tutto Hey Foxymophandlemama, That’s Me, inquietante registrazione di pazienti di un ospedale psichiatrico mandata in loop tanto per aumentare le stranezze di questo disco.
In conclusione, se qualcuno di voi pazzi lo avesse mancato per un motivo o più motivi, che comunque consideriamo comunque imperdonabili, si affretti ad affacciarsi nel caleidoscopico mondo di Vitalogy.
Autore: Pearl Jam | Titolo Album: Vitalogy |
Anno: 1994 | Casa Discografica: Epic Records |
Genere musicale: Rock | Voto: 9,5 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.pearljam.com |
Membri band:
Eddie Vedder – Voce Stone Gossard – Chitarra Mick McCready – Chitarra Jeff Ament – Basso Dave Abbruzzese – Batteria e percussioni |
Tracklist:
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