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08th Feb2021

Againstorm – The Last Dream Left

by Gabriele Rusty Rustichelli
Gli Againstorm presentano The Last Dream Left (inciso da Dysfunction Productions, sotto la supervisione di Giuseppe Bassi), il loro primo album di 10 brani in bilico tra alternative metal e grunge ma con l’aggiunta di elementi di elettronica che rendono il lavoro più “moderno”. Red Sky prima traccia (strumentale) introduce le atmosfere esplorate nel lavoro, mentre Sun’s Cemetery (seconda traccia) lascia spazio a chitarre moderne e alla forma canzone diretta e ben strutturata. Il disco scorre bene con un susseguirsi di spunti interessanti. Il “concept” del disco viene descritto sui loro social con la pubblicazione di “cinque post” contenenti tavole grafiche che spiegano i temi trattati nei brani (vi consigliamo di dargli un occhio). Le parti vocali si dividono tra parti grunge e growl con qualche intervento di voce femminile. Di base le canzoni sono caratterizzate da strofe più introspettive e ritornelli più aperti e melodici. Ascoltando il lavoro fatico a trovare un’identità precisa e questo non per forza deve essere un punto negativo, ci sono davvero molti elementi all’interno del sound che, sviluppati nel tempo, potrebbero regalare a questa formazione davvero la chiave di volta per maturare una personalità molto interessante.

Ad oggi The Last Dream Left è un buon disco di esordio ma forse non ancora all’altezza di confrontarsi con un mercato europeo. E qui scatta il mio solito dilemma: se si fa musica per il piacere di farlo è tutto lecito e il livello è buono, ma se si punta a pubblicare un disco che tenga testa ai canoni della discografia internazionale bisogna ancora lavorare un po’ su alcuni aspetti. Non fraintendetemi, il disco è interessante e le canzoni sono belle e a volte essere “severi” con un po’ di critiche non è simpatico ma può spingere a migliorarsi. I ragazzi hanno del talento, purtroppo non siamo in un’epoca dove ci si riesce a fare “le ossa” sui palchi, ma sono convinto che rodando il live gli Againstorm possano fare quel salto di qualità per produrre ancora musica di qualità. Vi segnaliamo anche che sul loro Facebook trovate un live in studio…sperando che non sia il destino della musica e sperando di poterli vedere presto su un palco vero!

Autore: Againstorm Titolo Album: The Last Dream Left
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Alternative Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/AGAINSTORM/
Membri band:
Antonio Lucente – voce
Fabio Mantovani – chitarra
Sinziana Gitman – chitarra, voce
Davide Pasini – batteria
Livio Lita – basso
Tracklist:
1. Red Sky
2. Sun’s Cemetery
3. Dead Man Space
4. Another Universe
5. Walking On The Fire
6. Scars
7. Storm
8. Insidious Fog
9. Disease (The End)
10. Xth
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal, Nuove uscite
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24th Gen2021

Bytecore – Born To Love

by Marcello Zinno
I Bytecore sono una band che della commistione ne fa un’arma musicale. Molto difficile inquadrare il loro sound che è sicuramente molto debitore all’elettronica ma il tutto inserito in un quadro rock, anche spesso caratterizzato da buone accelerazioni ritmiche. Molte tracce potrebbero far storcere il naso ai puristi, ma in realtà il rock suonato non manca, solo che è mescolato, frullato e infognato in partiture che si accostano sempre all’elettronica più spinta, dal synth alle voci effettate ai suoni aggiunti. Demigod è una di queste tracce, un pezzo che parte surclassato proprio dai suoni electro ma che poi si riprende in parte la rivincita (eccetto per l’intermezzo strumentale), al contrario Evil’s Ballad veste i panni dell’alternative metal a stelle e strisce e a nostro parere potrebbe davvero giocarsi delle buone carte oltreoceano. Eppure riconosciamo alla band la capacità di saper fondere questi due mondi senza tradire l’una o l’altra parte (a parer nostro comunque un po’ sbilanciato verso l’elettronica, soprattutto la prima parte dell’album), creando quindi uno stile proprio e soprattutto dando alla luce dei chorus appetibili e che funzionano, questo il vero asso che permetterà loro di avere un certo seguito.

Ma non è tutto qui, in Born To Love compaiono anche momenti in cui la sei corde veste dei panni industrial: è il caso di Fire To Die che oltre al tipico incedere industrial chitarristico si caratterizza anche per alcuni passaggi metal, territorio che i Nostri percorrono anche in altre tracce. Se infatti apprezzate questi passaggi vi consigliamo l’ascolto di Broken, un pezzo altrettanto deciso dove la potenza del metal incontra un unico elemento frenante, l’intermezzo strumentale (ancora una volta!). Per noi è questa la ricetta vincente, il metal unito all’elettronica, in cui nessun dei due elementi prende il sopravvento  ma entrambi sono al servizio reciproco. La band ha curato anche molto l’immagine, in maniera coerente rispetto alla musica proposta: le carte per vincere il match ci sono tutte.

Autore: Bytecore Titolo Album: Born To Love
Anno: 2020 Casa Discografica: Shout!, Cramps Music, Freecom
Genere musicale: Alternative Metal, Industrial Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/bytecoreband
Membri band:
Andrea – batteria
Umberto – synth
Francesco – basso, chitarra
Tracklist:
1. Human Hamster
2. Game Boy
3. Demigod
4. Evil’s Ballad
5. Fire To Die
6. Broken
7. Revelation
8. Humped Back
9. Snowden
10. Enemy
11. Sand Storm
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal, Nuove uscite
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02nd Nov2020

At First – Deadline

by Marcello Zinno
Gli olandesi At First danno alla luce un ottimo album d’esordio che si colloca a cavallo tra il rock e l’heavy metal. Ad ascoltarlo con attenzione si notano le radici profonde nella scena metal, noi percepiamo in maniera evidente dei legami con il sound tipico del post-metal ma anche con un certo approccio di metalcore melodico (For What It’s Worth), ma la proposta della band è relativamente trasversale tanto che il quintetto parla di alternative rock/metal. Di sicuro il suono è molto moderno e presenta dei musicisti che, nonostante siano autoprodotti, hanno lavorato molto bene nella produzione e più in generale nella creazione di una propria personalità; inoltre le linee vocali di Jamie Jochems, incastrate anche in ritornelli molto melodici, sono di sicuro una chiave vincente nel percorso degli At First. Come se non bastasse la band opta per differenti percorsi e non si poggia sulla già buona struttura ad esempio dell’opener: Infinity è un brano davvero originale che dimostra la sperimentazione verso nuovi percorsi molto più metal e introspettivi, a tratti dark, così come Samsara; ancora Turbulence è un brano che sfiora il crossover con una sezione ritmica che spiazza e pulsazioni che incalzano ad ogni battuta.

Ma ciò che ci colpisce di più di questa band è il fatto di non avere un’idea di metal univoca, infatti nei diversi brani della tracklist alterna passaggi più ritmati e incalzanti (qui i rimandi alla scena metalcore) e strofe più intime e cupe, lente e pensate. In questa doppia ambivalenza, che gli At First riescono a coniugare alla perfezione, c’è il segreto del loro successo futuro.

Autore: At First Titolo Album: Deadline
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Alternative Metal, Post-Metal, Metalcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.atfirst-band.com/
Membri band:
Jamie Jochems – voce
Youri Valentijn – chitarra
Barry Bressers – basso
Ramses Van Rijsewijk – batteria
Kevin Sneijers – chitarra
Tracklist:
1. Come Get Your Entertainment
2. Disconnected
3. For What It’s Worth
4. Infinity
5. Sky
6. Wanderlust
7. Turbulence
8. Samsara
9. More
10. We The Future
11. Change
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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20th Lug2020

Perseide – The Only Thing

by Gabriele Rusty Rustichelli
Band formata nel 2001 da quattro teenager che iniziano la loro carriera discografica 10 anni dopo. E subito portano a casa concerti in tutta a Europa, Francia (paese d’origine) e Usa, aprendo per band come Soilwork, Protest The Hero e altri. E per tutto questo c’è un motivo: spaccano! (come si suol dire). A marzo hanno pubblicato il loro The Only Thing un album di 10 tracce di rock/metal alternative, tutto fatto alla grande. Suonano internazionali, freschi, diretti ma comunque con carattere, mainstream ma comunque alternativi, moderni ma comunque fedeli ad un genere che negli ultimi anni non ha partorito molte novità interessanti (a mio parere). Ci sono sfumature degli Chevelle ma anche tratti pop di quello fatto bene. Melodie mai banali ma che entrano dentro in modo piacevole, elettronica che dà solo il giusto supporto e colore a tutta la parte rock/heavy. La sessione ritmica si lascia andare a qualche parte più tecnica e violenta senza mai essere pesante all’ascolto, la voce è più che credibile (sia nella pronuncia che nel timbro), spazia da parti più aggressive a parti più ruffiane che comunque non portano mai l’ascoltatore a pensare di ascoltare una band pop vestita da cattivi. Chitarre potenti, pochi riff complicati ma sempre potenti e travolgenti.

Qualche arrangiamento più classico ma il tutto confezionato con un carattere davvero professionale. I numeri nei social non sono altissimi, conferma che spesso la qualità non è dove c’è quantità ma dove ci sono persone che sanno fare quello che devono fare. Forse non hanno ancora trovato la chiave del successo, forse non si sanno vendere al meglio (devo dire che l’unica cosa che stride un po’ è il concept grafico), forse non hanno trovato ancora chi gli apra le porte della vera comunicazione internazionale…ed è un peccato perché la musica è davvero di qualità. Mi auguro che rimangano autentici come suonano e che presto possano trovare la quadra per affermarsi tra i grandi. Musicalmente se lo meritano.

Autore: Perseide Titolo Album: The Only Thing
Anno: 2020 Casa Discografica: OrageRock Label
Genere musicale: Alternative Rock, Alternative Metal Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.perseide-music.com
Membri band:
Julien – voce, chitarra
Adrien – chitarra
Guilaume – basso, sample
Anthony – batteria
Tracklist:
1. Sell Yourself
2. Trick Or Treat
3. The Gateway
4. Fade Away
5. Blackening Everything
6. Siren In The Distance
7. Skyfall
8. Asylum
9. Red Naomi
10. Don’t Let Me Go
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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01st Giu2020

Liverache Corporation – Discomfort

by Gabriele Rusty Rustichelli
Band attiva dal dicembre 2018, i Liverache Corporation pubblicano a maggio il loro primo album Discomfort, un misto tra stoner, punk hardcore, alterntive metal e altenative rock. Un disco che abbraccia molte atmosfere e non chiude la band in un genere ben definito. Questo aspetto è a volte un punto a favore ma può essere difficile da digerire ai più distratti. Se si fa musica senza un fine “commerciale” credo sia un punto a favore che permette di non mettere paletti alla propria creatività ed espressione. Il suono del disco è discreto ma forse non all’altezza delle produzioni più “commerciali” anche se questa può anche essere una scelta artistica. I musicisti dimostrano di avere una buona capacità sugli strumenti e riescono a tessere le basi musicali per un cantato a tratti interessante a tratti forse un po’ troppo punk. Nel brano Pilgrimage To Chernobyl ad esempio l’alternarsi di voce più “acida” a quella un po’ più gridata dà un’ottima atmosfera al brano. Anche il riff e il groove portante fanno muovere la testa. Ma il disco non è solo questo. Ashes è un brano più ipnotico che a tratti richiama anche vecchie atmosfere dal sapore The Doors. Per poi sfociare in una Sharks in stile prettamente punk hardcore.

Tutto il disco scorre bene se si hanno vedute larghe e si ascoltano diversi generi musicali ma per gli ascoltatori un po’ più “mono genere” forse può essere un po’ spiazzante. Come al solito forse c’è da comprendere lo scopo che porta a fare musica. Se ci si vuole collocare in un mercato nazionale, europeo o addirittura mondiale forse bisogna fare delle scelte e mirare meglio l’obiettivo. Ma se lo scopo è quello di fare musica come forma di espressione, fregandosene degli schemi e delle regole in questo Discomfort ci sono davvero spunti musicali interessanti con dello stile e dell’attitudine. Un bel lavoro ma non per tutti.

Autore: Liverache Corporation Titolo Album: Discomfort
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Stoner, Hardcore, Alternative Metal, Alternative Rock Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/liverachecorporation
Membri band:
Riccardo De Padova – voce
Marco Placentino – chitarra, voce
Michele Perla – basso, voce
Andrea Giuseppe Petruccelli – batteria, voce
Tracklist:
1. Skin Frame
2. Losing Weight
3. Pearl
4. Faded Sun
5. Ashes
6. Pilgrimage To Chernobyl
7. Trhow Me Out
8. Sharks
9. The Storm Is In A Room
10. Pigs With Ties
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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19th Mar2020

Morbid Death – Oxygen

by Marcello Zinno
Un’enorme carriera alle spalle quella degli spagnoli Morbid Death, band pronta a spegnere le 30 candeline con Oxygen, nuovo capitolo discografico. Il terzetto scomoda l’etichetta “Prog Melodic Death Metal” per descrivere la propria proposta musicale a cui ha approdato con questo nuovo lavoro anche a seguito di alcuni cambi di formazione; a nostro parere questa etichetta potrebbe trarre fortemente in inganno chi non conosce la band. Il loro sound è molto incentrato su delle chitarre caratterizzate da un forte sapore djent e prodotte con un sound moderno, per certi versi non ruvide come metal vorrebbe (a noi hanno ricordato i suoni dei Fear Factory), ma la band cerca di variare e di non assestarsi su una proposta modern metal. Come ci riesce? Innanzitutto con l’inserimento di arrangiamenti e tastiere che risultano fattori assolutamente differenti dai canonici copioni di genere, inoltre le singole tracce hanno intermezzi e spazi che rallentano le corse tipiche del metal; forse da qui ne deriva l’utilizzo del termine prog ma solo in questo perché nell’album non si avvertono tempi dispari né trame asimmetriche nel senso stretto del termine progressive. A livello di linee vocali, anche qui, la scelta è quella di ammorbidire e di rendere orecchiabili soprattutto i chorus, i testi sono assolutamente comprensibili, non compare urlato se non in pochissimi frangenti (tra questi ci piace Parasites With Ties)…il tutto va nella direzione di un melodic heavy metal dalla personalità sonora fortemente moderna, quindi a parer nostro distante da influenze death metal e prog.

Piuttosto quello che troviamo nelle idee dei Morbid Death è una forte impronta alternative metal, che va come dicevamo da chitarre dal suono moderno a riff rotondi e groovy in classico stile americano (ascoltare la titletrack); non è un caso che Cry Me Out ci ha ricordato gli Adrenaline Mob, ma va detto che non è un album monotono, basti assaggiare la cadenzata e oscura Jordstrangar. Oxygen è quindi un buon album di modern alternative metal, con tanti spunti e variazioni ma senza creare qualcosa che davvero possa infrangere le classifiche (anche quelle metal).

Autore: Morbid Death Titolo Album: Oxygen
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Heavy Metal, Alternative Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/morbid.death.official/
Membri band:
Ricardo Santos – voce, basso
Luís H. Bettencourt – chitarra
Rafael Bulhões – batteria
Tracklist:
1. Away
2. Deep Down
3. To Escape
4. Cry Me Out
5. Grow Stronger
6. Oxygen
7. Dark Love
8. Jordstrangar
9. Carved Upon A Stone
10. Parasites With Ties
11. Dead Inside
12. The Perfect Lie
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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17th Mar2020

Nova Twins – Who Are The Girls?

by Massimo Volpi
Album di debutto per il duo inglese Nova Twins. Le ragazze si definiscono “urban punk”; a voler provare ad ampliare il concetto si tratta di suoni sporchi, industrial, con tanta elettronica, ritmica e giri di basso (e chitarra) essenziali e precisi, con un cantato alternative rap. Ma soprattutto energia e rabbia; riuscire a portare su un supporto fisico tutto quello che mettono in un live era davvero difficile ma sembra che l’operazione sia riuscita. Who Are The Girls? è proprio un concentrato di potenza e volume, di attitudine e incazzatura. Un certo Tom Morello, dopo un loro live di apertura ai Prophets Of Rage, le definì come la “miglior band della quale non avete sentito parlare”, per poi decidere di portarsele in tour come opener fisse. Tanti live, qualche singolo e ora finalmente l’album, anche se il loro habitat naturale resta il palco dove anche visivamente regalano uno show energico e variopinto. Grazie a questa potenza visual, hanno collaborato con diversi brand, diventando anche volto (e soprattutto colonna sonora) di una campagna Dr. Martens. Due i singoli che hanno anticipato l’uscita di questo debut album: Vortex, traccia di apertura, che apre con un testo premonitore (“you’re in the vortex now“) e ribadisce il titolo dell’album, che nei suoni può ricordare i recentissimi Pearl Jam mentre per potenza e voce graffiante non può non riportare a Rage Against The Machine; Devil’s Face, ritmato e super effettato con un groove pazzesco.

Continuando l’ascolto, sotto sotto, qualcosa di british (alla Blur) c’è di sicuro (Play Fair); più elaborato, cattivo e grezzo. Il rap che si alterna al cantato urlato, un po’ alla No Doubt (Taxi), il mix di effetti, pedali e percussioni, sembra essere una formula che funziona; qualche volta più che in altre, ma nel complesso vincente. La sensazione che, quelle rarissime volte che succede (Ivory Tower), quando le ragazze rallentano, funzionino molto meno; anche se ogni tanto tirare il fiato è necessario. Tra i pezzi più carichi e rappresentativi, di sicuro mettiamo Undertaker, con sonorità alla Prodigy, e Athena, il brano che chiude questa mezz’ora di interessantissimo debutto. Il lavoro è prodotto da Jim Abbiss (Adele, Kasabian, Arctic Monkeys) per 333 Wreckords Crew, l’etichetta del collettivo messo in piedi da Jason Aalon Butler dei Fever 333. La copertina mostra le ragazze sul tetto di una macchina sulla quale fiancata campeggia la domanda/titolo dell’album, Who Are The Girls?. La risposta è all’interno dell’album ma soprattutto sul palco. Le ragazze sono dinamite, ascoltatele ma soprattutto andatele a vedere.

Autore: Nova Twins Titolo Album: Who Are The Girls?
Anno: 2020 Casa Discografica: 333 Wreckords Crew
Genere musicale: Alternative Metal, Rapcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.novatwins.co.uk
Membri band:
Amy Love – voce, chitarra
Georgia South – basso, voce
Tracklist:
1. Vortex
2. Play Fair
3. Taxi
4. Devil’s Face
5. Not My Day
6. Bullet
7. Lose Your Head
8. Ivory Tower
9. Undertaker
10. Athena
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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15th Mar2020

Bioscrape – Havoc

by Marcello Zinno
Ci erano piaciuti ai tempi di Psychologram di cui avevamo parlato a questa pagina e ora tornano con un nuovo lavoro, stavolta un EP di 4 tracce che procede il percorso già imboccato dalla band con la stessa intensità sonora e stilistica. Nitide le chitarre, sferrano attacchi decisi, si sentono in ogni singolo riff e nota; Havoc, l’opener, è un’esaltazione della chitarra heavy anche se a noi ricorda tantissimo composizioni moderne di metalcore; Erase invece lambisce in alcuni passaggi influenze thrashy in altre quelle death, risultando quasi un ricordo a nome Sepultura, band che avevamo citato già in occasione del precedente album, ma anche Fear Factory. Interessante Demise con delle tastiere che colorano il pezzo, anche se non è tutto melodia ciò che ci aspetta in questi quattro minuti: il synth dona quell’ambientazione molto space, ma l’incedere ritmico e chitarristico ci riportano nei meandri del metal(core) più intransigente. Affascinante e apocalittica la copertina, proprio come l’ultima traccia che sembra la colonna sonora di un film fantascientifico in cui della Terra è rimasto ben poco.

Un EP di transizione verso un nuovo full-lenght sicuramente in pieno stile Bioscrape, uno stile che risulta sempre moderno ma che stavolta non ci può evitare di accostare la band a realtà di metalcore di peso. Probabilmente è quello il terreno su cui la band si gioca le carte migliori.

Autore: Bioscrape Titolo Album: Havoc
Anno: 2020 Casa Discografica: Ghost Record Label
Genere musicale: Alternative Metal, Metalcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/BIOSCRAPE/
Membri band:
J. – voce
V. batteria
S. – chitarra
E. – basso, tastiere, synth
Tracklist:
1. Havoc
2. Demise
3. Erase
4. Nil
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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10th Feb2020

Kaos Krew – From The Ostrobothnian Plain

by Gabriele Rusty Rustichelli
Arrivano dalla Finlandia i Kaos Krew e con il loro From The Ostrobothnian Plain uscito il 31 gennaio per Inverse Records; propongono un alternative metal solido e massiccio con un pizzico di industrial. I suoni sono moderni e potenti con un sapore del nord Europa ben presente. La band è al loro quinto album e l’attitudine della band si sente. La produzione è più che discreta, batteria e basso ben compatti, chitarre potenti che a tratti si lasciano scappare soli interessanti e tastiere che danno un sapore di alternative. La voce non è entrata a pieno nelle mie orecchie. Tecnicamente molto valida ma non è riuscita a smuovere l’interesse. Il song writing è valido e l’intreccio tra riff di chitarra e voce funziona molto bene. Forse è quel sapore del nord che non convince fino in fondo. Mi spiego, siamo abituati ad ascoltare spesso band che arrivano dal nord Europa con un sound un po’ epico e anche in questo caso l’elemento c’è. Ma sotto si cela una band alternative metal, con un sound più moderno e meno classic. Quindi si può riassumere come produzione “alternative” e song writing più “classic”…e questo spiazza un po’. Forse ha bisogno di qualche ascolto in più, i brani ci sono anche se nessun ritornello o parte musicale mi ha folgorato…eppure tutto il sound è coinvolgente.

Prometto di ascoltare il resto della discografia per entrare meglio nel progetto. Se una band pubblica 5 album, fa la sua strada e continua a regalare musica ai propri fan probabilmente merita di essere ascoltata per comprenderne tutte le sfumature.

Autore: Kaos Krew Titolo Album: From The Ostrobothnian Plain
Anno: 2020 Casa Discografica: Inverse Records
Genere musicale: Alternative Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.kaoskrewmusic.com/
Membri band:
Ulf Skog – chitarra
Massi Wickman – basso, voce
Göran Fellman – chitarra
Sven Wannäs – tastiere
Zacharias Ahlvik – batteria
Tracklist:
1. Entropy – Black Door
2. Never Answer Why
3. Dance For Me
4. Whiteout
5. Crazy
6. SS Helion
7. Nobody’s Home
8. Roadrage
9. The Prophets
10. Electric Skin
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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09th Gen2020

Jerkstore – The Great Time Robbery

by Marcello Zinno
I danesi Jerkstore giungono al sesto studio album sempre all’insegna del loro heavy metal pieno di groove, figlio per certi versi di un nu metal che ha risaputo reinventarsi tanto da guadagnare la nuova definizione di alternative metal. Ed è proprio in questo contesto che il terzetto si muove con grande agiatezza, perché il loro appiglio groove è in egual misura potente e coinvolgente: basta un solo ascolto a brani come Hall Of Mirrors (solo noi sentiamo qualche eco di Danko Jones nelle parti vocali del ritornello?!) o la cadenzatissima The Uphill Climb (solo noi sentiamo qualche eco targato Volbeat?!) che i riff ti restano impressi nella mente. Ma non è questione di singoli brani, bensì di sound che ti resta attaccato alla cute: tutte le tracce risultano interessanti, sicuramente quelle con maggior potenziale sono Dirty Game (nessun superstite dal vivo!), Mountains Can Be Moved (che nasconde un riffing quasi da thrash metal band) o ancora l’ultima While We Wait For Light (che potrebbe far impallidire centinaia di band a livello internazionale) ma davvero l’album è da godere nella sua interezza.

A noi piace anche I’ll Never Smile Again, un brano con una maggiore melodia, quasi da hit radiofonica ma rivestito da una colata di metal che lo rende cattivissimo: un segno tangibile della maturità di scrittura della band in quanto il rischio di scadere sul banale era alto. Con Blindness la band punta la carta della ballad che, pur non essendo una traccia scontata, riduce un po’ il valore delle azioni di The Great Time Robbery, un album che ha una marcia in più per la sua potenza. I riff ti abbracciano e fanno in modo di impossessarsi della tua migliore playlist, ma anche se non ne hai una rimarrai comunque catturato dal groove di questo lavoro.

Autore: Jerkstore Titolo Album: The Great Time Robbery
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Alternative Metal Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: http://www.jerkstore.dk
Membri band:
Keld Rud – voce, chitarra
Stefan Korsgaard – batteria
Lars Jørgensen – basso
Tracklist:
1. Pile Of Excuses
2. Hall Of Mirrors
3. The Uphill Climb
4. Dirty Game
5. Blindness
6. I’ll Never Smile Again
7. The Search Will Never End
8. Mountains Can Be Moved
9. In The Blood
10. Burn My Letters
11. While We Wait For Light
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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