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02nd Lug2018

Hybridized – Mental Connections

by Marcello Zinno

Hybridized - Mental ConnectionsArrivano dalla capitale e dopo un po’ di peripezie realizzano questo EP che si avvicina maggiormente a una demo per presentare il sound del progetto. Tre tracce e due videoclip. Passato lo scoglio della produzione (che non è soddisfacente, sì confà molto al concetto di demo, sicuramente sarà migliorata sulle uscite future) l’approccio musicale del quintetto risulta molto compatto, fortemente debitore ai Pantera ma con un growling più cattivo, quasi death metal. I riff poggiano fortemente sui pilastri del groove metal, anche se il fantasta del death metal giunge più prepotentemente con l’ultima House Of Nightmares, chissà che i ragazzi non stiano sperimentando questi binari per adottare una forma più spigolosa in futuro. La tecnica comunque c’è, il riffing non richiede tonnellate di esercizi stilistici ma gli assoli confermano che dietro c’è una perizia non da tutti, su tutti l’assolo di Live In A Lie ci lascia a bocca aperta; per quanto riguarda i videoclip contenuti nell’EP, la versione Evil Dead di House Of Nightmares è truculenta a sufficienza per conquistare i fan di Carcass e F.K.U..

Ottimo l’artwork e in generale il progetto grafico. Sicuramente per un prossimo full-lenght gli Hybridized devono lavorare su un ambito produttivo di gran lunga superiore, ma le fondamenta sono gettate e sono solide.

Autore: Hybridized

Titolo Album: Mental Connections

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Groove Metal, Alternative Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://hybridized.wixsite.com/

Membri band:

Marco Patarca – voce

Fabrizio Valenti – chitarra

Andrea Scarinci – chitarra

Emanuele Gazzellini – basso

Fabio Mancinelli – batteria

Tracklist:

  1. Live In A Lie

  2. Subliminal Messages

  3. House Of Nightmares

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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19th Giu2018

Foredawn – Foredawn

by Trevor dei Sadist

ForedawnForedawn è l’omonimo debut album della band nostrana. Ci troviamo di fronte a una compagine che ama sperimentare nei canoni dell’alternative rock/metal. Attraverso chorus ben memorizzabili i nostri riescono a restare impressi nella mente dell’ascoltatore grazie anche ad arrangiamenti che spaziano dall’electro a basi più rocciose, dove i riff di chiara matrice metal riescono a incidere, senza mai risultare noiosi o inappropriati, come nel caso di Insidious Dark. Ancora una volta noto con piacere che la nostra penisola è in grado di buttare fuori buoni prodotti, come sempre credo che cercare altrove quello che abbiamo dietro l’angolo di casa sia davvero poco sensato. Un punto in più mi sento di attribuirlo alla female singer Irene Franco, la sua prestazione mi ha davvero convinto, nonostante si tratti di una voce melodica, anche nelle parti dove c’è da tirare fuori grinta e decisione trovo sia comunque a suo agio.

Il disco d’esordio dei Foredawn è da tenere in considerazione, se il buon giorno si vede dal mattino, possiamo dire che oggi il sole splende. Avanti così! In alto il nostro saluto!

Autore: Foredawn

Titolo Album: Foredawn

Anno: 2018

Casa Discografica: The Jack Music Records

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/foredawn

Membri band:

Irene Franco – voce

Mattia Stilo – chitarra

Riccardo Picchi – chitarra

Ivan Franco – batteria

Tracklist:

  1. Cliffs Of Moher

  2. Eternal Fight

  3. Insidious Dark

  4. Tears Are Fallen

  5. Buried Hopes

  6. Nightfire

  7. Stronger

  8. I Stay Here

  9. Signs

  10. Nightmare

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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12th Giu2018

Brain Distillers Corporation – Medicine Show

by Trevor dei Sadist

Brain Distillers Corporation - Medicine ShowMedicine Show è il nuovo full lenght dei Brain Distillers Corporation, formazione nostrana dedita a un alternative metal, contaminato da più generi. Dalle prime note di questo disco la sensazione è di trovarci di fronte a una formazione che, nonostante il rimando agli States sia più che evidente, non ha nulla da invidiare agli esimi colleghi d’oltreoceano. I brani sono tutti confezionati molto bene, grazie a una produzione cristallina, coadiuvata da arrangiamenti pensati e sensati. Il genere proposto si è detto che oscilla tra l’alternative e il groove metal, nonostante ci sono sfumature che padroneggiano sul resto, ad esempio si evidenziano rimandi al grunge, quello degli Alice in Chains, (la cover di Main In A Box conferma la stima) ma non è tutto, a tratti emerge lo stoner di ultima generazione, come nel caso della piacevole In The Land Of Colours, in possesso di un chorus che difficilmente riesce a non entrare nella testa dell’ascoltatore. I Brain Distillers Corporation sono una formazione da tenere sott’occhio, la caratura tecnica c’è tutta, i pezzi anche, l’atteggiamento pure, insomma non manca nulla per il prossimo e decisivo passo verso una conferma che la band certamente può reclamare.

Una parola in più la vorrei spendere per il singer Marco Pasquariello, autore di una prova di grande spessore, sotto ogni punto di vista. Siete fan di Black Label Society, Alice in Chains, Disturbed, Alter Bridge? Fate vostro Medicine Show e non ve ne pentirete!

Autore: Brain Distillers Corporation

Titolo Album: Medicine Show

Anno: 2018

Casa Discografica: The Jack Music Records

Genere musicale: Alternative Metal, Groove Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.braindistillerscorporation.com

Membri band:

Marco ‘Pascoso’ Pasquariello – voce

Matteo ‘Matt’ Bidoglia – chitarra

Francesco ‘Frank’ Altare – chitarra

Luca ‘Tambu’ Frangione – basso

Fabrizio ‘Thompson’ Ravasi – batteria

Tracklist:

  1. Medicine Show

  2. Reaction

  3. In The Land Of Colours

  4. The Storm

  5. Convince Me

  6. The Brains in the Van

  7. Man in The Box – Alice in Chains Cover

  8. Nezara Viridula

  9. A Time For Silence

  10. What is Real for You

  11. Syriana

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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01st Giu2018

Don Broco – Technology

by Marcello Zinno

Don Broco - TechnologyGià i primi assaggi del nuovo album dei Don Broco avevano preannunciato un gran lavoro. Ma cerchiamo di capire bene il sound e il target dei quattro ragazzi di Bedford. Per apprezzare bene la loro musica bisogna aver vissuto a pieno la scena nu metal degli anni 90, quando il metal stava inglobando i pattern groove (genere che poi si è tramutato in alternative metal), i brani erano pieni di stop & go e l’esplosione arrivava come un calcio in culo che non ti aspettavi e iniziavi a saltare come un matto (chiedere lumi ai Limp Bizkit). Ma non bastano queste soluzioni per i Don Broco perché una ricetta come questa puzzerebbe di stantio da un miglio di distanza dal tasto play. E allora i ragazzi decidono di ingerire chili e chili di effetti, di elettronica e vestire così dei panni moderni che possano piacere ad un pubblico giovane, visto che chi ascoltava il nu metal oggi non porta più i calzoncini corti; linee vocali e alcune scelte compositive rendono giustizia ai gusti più “teen” senza però infrangere la preziosa fiducia del pubblico metal che troverà mordente nei riff dei Don Broco. Basta ascoltare il singolo T-Shirt Song (attualmente sulla soglia delle 300.000 view su youtube a 5 mesi dalla pubblicazione) per capire che queste due anime vivono molto bene all’interno di un unico sound, è questo non è solo un incastro eccezionale (incastro ad esempio non ugualmente riuscito nella troppo adolescenziale Come Out In LA) ma la dimostrazione che i ragazzi hanno una grandissima capacità di songwriting e tante idee.

Poi ci si accede ad una terza anima che è quella del mondo delle dance floor perché molte delle soluzioni, sonore e produttive, sono vicine proprio a quel pubblico e ipotizziamo tanti remix spendibili in discoteca qualora i Don Broco diventino un fenomeno ancora più grande rispetto al seguito che hanno costruito nei loro 3 full-lenght. Finito qui? No perché, seppur border-line, iniettano nelle loro trame alcune soluzioni di metalcore melodico che però sono sempre al servizio del concetto musicale trasversale della band. Ma un’analisi per comparti stagni (come forse ahimé stiamo facendo) non rende bene il potenziale di Technology, perché tutti i fattori di cui vi abbiamo parlato sono mescolati come tante vernici colorate che vengono inserite in un unico contenitore e il risultato finale è un elemento chimico difficile da scompattare ma dall’impatto multisensoriale indubbiamente significativo. Il nome dell’album sicuramente rende giustizia ad una delle band più avanti della scena metal e non solo, una band che guarda al futuro della musica mentre sfreccia su di un prototipo volante alla velocità della luce. Seguiteli, se riuscite.

Autore: Don Broco

Titolo Album: Technology

Anno: 2018

Casa Discografica: SharpTone Records

Genere musicale: Alternative Metal, Nu Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.donbroco.com

Membri band:

Rob Damiani – voce

Matt Donnelly – batteria

Simon Delaney – chitarra

Tom Doyle – basso

Tracklist:

  1. Technology

  2. Stay Ignorant

  3. T-Shirt Song

  4. Come Out To LA

  5. Pretty

  6. The Blues

  7. Tightrope

  8. Everybody

  9. Greatness

  10. Porkies

  11. Got To Be You

  12. Good Listener

  13. Y

  14. Something To Drink

  15. Blood In The Water

  16. Potty Mouth

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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21st Mag2018

Godsmack – When Legends Rise

by Igor Cuvertino

Godsmack - When Legends RiseScordatevi per un momento di chi stiamo parlando. Cancellate gli ultimi sei dischi e le facce da sporchi e cattivi, ignorate l’influenza che i Godsmack hanno avuto sulla scena alternative mondiale negli ultimi 15/20 anni. Se ci riuscite, non vi sarà difficile dare un voto almeno positivo a When Legends Rise, settimo lavoro in studio del combo del Massachussetts. Se invece fate parte della schiera degli oramai non più giovanissimi sostenitori della scena nu metal/alternative metal, cresciuti sulle note di dischi come Awake, Faceless e compagnia bella il vostro giudizio su questo album potrebbe subire un drastico calo verticale. Il singolo Bulletproof che ha preceduto l’uscita dell’album aveva già lasciato qualche dubbio, dominato da un sound confezionato ad hoc per il passaggio radiofonico, e caratterizzato da una produzione molto più morbida e commerciale rispetto ai precedenti lavori. Anche l’assolo di chitarra letteralmente “rubato” ai Paramore la dice lunga sul target di ascoltatori a cui il pezzo è rivolto.

Il disco si apre con quattro potenziali singoli, che scorrono lisci come l’olio, di piacevole ascolto e senza lasciare a chi ascolta nulla di più di qualche ritornello davvero orecchiabile. Il cambio di sound è evidente, con una decisa virata all’hard rock da grande pubblico. La voce di Sully Erna si dimostra duttile e a proprio agio anche in questo contesto, esplodendo in numerosi chorus da stadio, ma mai pienamente convincenti. Il più penalizzato da questo cambio stilistico risulta sicuramente Shannon Larkin che mentre nei precedenti lavori aveva dimostrato di essere uno dei batteristi più talentuosi ed aggressivi del genere, viene invece relegato nel ruolo di ordinario musicista. Ogni tanto qualche sprazzo di veri Godsmack sembra resuscitare (Take It To The Edge, Unforgettable), con chitarroni maltrattati e uso smodato di wah-wah, ma viene subito smorzato dal solito ritornello in stile Nickelback, come a far rientrare tutti nei ranghi dell’obbiettivo preposto. Ed è proprio questo che si percepisce per tutto il disco. Un obiettivo a monte, deciso seduti intorno ad un tavolo, e non certo con in mano una Gibson.

L’intero disco sembra una fucina di singoli radiofonici, ma non decolla mai. Nessun brano spicca sugli altri, e la struttura “intro cazzuto/ritornello orecchiabile” inizia a stufare dopo i primi tre pezzi. Sicuramente volto ad innalzare i Godsmack a grande nome da cartellone nei maggiori festival, When Legends Rise è da considerare un disco ben fatto e di facile ascolto, ma di certo non una pietra miliare della loro discografia o del genere. Insomma, una volta finito di canticchiare viene voglia di rimetterlo nella custodia e sparare a tutto volume Crying Like a Bitch.

Autore: Godsmack

Titolo Album: When Legends Rise

Anno: 2018

Casa Discografica: BMG

Genere musicale: Hard Rock, Alternative Rock, Alternative Metal

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: https://www.godsmack.com

Membri band:

Sully Erna – voce e chitarra

Tony Rombola – chitarra

Robbie Merrill– basso

Shannon Larkin– batteria e percussioni

Tracklist:

  1. When Legends Rise

  2. Bulletproof

  3. Unforgettable

  4. Every Part Of Me

  5. Take It To The Edge

  6. Under Your Scars

  7. Someday

  8. Just One Time

  9. Say My Name

  10. Let It Out

  11. Eye Of The Storm

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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21st Apr2018

Wolf Theory – Hate & Love

by Marcello Zinno

Wolf Theory - Hate & LoveChiamarlo supergruppo sarebbe sicuramente impattante a livello promozionale e congeniale alla band di cui stiamo parlando, ma noi preferiamo chiamarlo un gruppo di amici che per passione ha voluto unire le forze e partire con una nuova avventura. Il fatto che siano tutti musicisti non di primo pelo (ex membri di Mellowtoy ed Exilia) è una duplice garanzia: la prima relativa al fatto che il progetto è preso con assoluta serietà, non con l’insana sprovvedutezza di chi è alla prima esperienza musicale, e la seconda è che si portano dietro un bagaglio di esperienza che non può non essere inserito nelle nuove composizioni. Così ogni singola traccia di questo EP è caratterizzata da una maturità stilistica difficile da trovare in altre autoproduzioni tricolore, lo spessore dei musicisti si nota: non siamo di fronte ad un EP di rabbia né spigoloso nei suoi pattern, piuttosto qualcosa di compatto, che conosce bene il percorso da imboccare e gli abiti che intende indossare. I Wolf Theory realizzano una manciata di tracce che abbracciano l’alternative metal di sponda americana e che potrebbe risultare la risposta al nu metal in via di estinzione fagocitata dai nuovi suoni (elettronica) ai quali sempre più band non riescono a resistere. Ascoltare brani come Overdose Control ci rimandano proprio a quel nu metal anni 90 che vedeva nel chorus l’esplosione della traccia e una carica adrenalinica autorevole.

I brani possiedono tutti un grande potenziale in sede live, ambiente in cui sicuramente rendono al meglio. L’incursione dell’elettronica è incisiva ma non invasiva: se nell’opener Snow viene utilizzata per potenziale alcuni riff/partiture in Joker funge da arrangiamento per lasciare invece più spazio alle parti elettriche. Questo è l’elemento caratterizzante dei Wolf Theory all’interno della scena alternative metal, scena nella quale il quartetto si piazza egregiamente con le capacità di fungerne da timone verso un’affermazione di queste sonorità anche nel nostro Paese.

Autore: Wolf Theory

Titolo Album: Hate & Love

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/wolftheoryband

Membri band:

Random – basso

Teo Camellini – batteria

Emi Camellini – voce

Elio Alien – chitarra

Tracklist:

  1. Snow

  2. Shadows

  3. Overdose Control

  4. Joker

  5. Hate & Love

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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25th Gen2018

Blood Inc. – Blood Inc.

by Massimo Volpi

Blood Inc. - Blood Inc.La copertina di questo Blood Inc. sembra una locandina di un film horror, con tutti i suoi cliché: penombra, posto abbandonato, bambina con abitino bianco sporco di sangue, capelli davanti al volto, palloncino rosso, ombra differente che mostra la bambina brandire un coltellaccio. Insomma c’è tutta l’iconografia classica, e banale, del genere cinematografico al quale i Blood Inc. non nascondono di ispirarsi. A corredo, la tradizionale foto all’interno di un cimitero delle auto; goliardia o convinzione poco importa, questi Blood Inc. sono ciò che mettono in mostra. Alternative metal di ispirazione horror con qualche incursione di elettronica ed effetti speciali del cinema di genere. L’accostamento con Rob Zombie è naturale e quasi scontato; il brano di apertura, Lucky Number 13, toglie anche i pochissimi dubbi rimasti. Canzoni per film horror ispirati da film horror, that’s it. Per gli amanti dei generi, horror e metal, suonerebbe come una buona notizia; in realtà, come troppo spesso accade, i film horror di elevata qualità sono veramente pochissimi e gli altri sono tutti riempitivi per tenere buoni i cultori, in attesa del capolavoro. Questo Blood Inc. è un album di tutto rispetto e ambizioso, piacevole e di qualità, ma allo stesso tempo non troppo emozionante né sorprendente. In The House, come in gran parte di tutto il lavoro del gruppo milanese, il rimando vocale e ritmico è a Dave Mustaine e ai suoi Megadeth. Tra porte che scricchiolano e urla di ragazze impaurite si scatena l’elettro metal di Bleed Pray Die, uno dei brani più riusciti. Chiude la cavalcante Spit On Your Grave, dritta e ritmata, sempre filo-Megadeth, che sa proprio di main theme di un horror di mezza estate.

Se l’intento era quello di “far paura”, siamo lontani dai maestri delle soundtrack horror; se invece, e credo sia così, il fine è quello di fare un buon album metal, dedicato e ispirato dal mondo del cinema horror, più che d’accordo. Con un adeguato set live potrebbero essere un prodotto davvero interessante da vedere su un palco. L’augurio è che possa diventare una bella saga.

Autore: Blood Inc.

Titolo Album: Blood Inc.

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Bloodincofficial

Membri band:

Animah – chitarra

Jack – batteria

Black Jin – Lead voce

Rick Gringo Ninekiller – basso

Tracklist:

  1. Lucky Number 13

  2. The House

  3. Wake Up Dead (Virus Contamination)

  4. In The Darkest Night

  5. Bleed Pray Die

  6. Blood Inc.

  7. When Blood Drips

  8. Rhyme Of The Dead

  9. Spit On Your Grave

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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17th Gen2018

L’Ora X – Sottovoce

by Rod

L’Ora X - SottovoceSottovoce è l’opera prima de L’Ora X, il nuovo progetto dei fratelli Gabriele ed Ilario Mangano, (già membri degli Yattafunk) e si presenta, nelle intenzioni, come un condensato di sonorità metal e rap edulcorate da influenze pop, il tutto asservito a tematiche intimiste e di denuncia sociale che fanno da sfondo alla raccolta. Nella sostanza, sebbene l’album si poggi su di un sound aggressivo con qualche spunto interessante sia nei testi che nelle musiche, il risultato finale appare stilisticamente poco personale, permeato da ansie adolescenziali (Animae, Io Ci Sarò o Che Sarà Di Noi) e ben lontano da quella identificazione nell’alternative metal a cui il duo sembra dichiararsi nelle intenzioni. Spiace sempre essere lapidari, ma a questo album manca palesemente una direzione artistica forte ed identitaria che conferisca una personalità precisa al progetto. Troppi generi frullati insieme (Che Sarà Di Noi), troppe incertezze nel flow e nelle barre (Sweet Home Roma Est ed X), troppi elementi stilistici palesemente presi in prestito da sonorità diametralmente opposte (Daimyo sembra ispirata ai Deftones, Io Ci Sarò agli 883). La mediocre cover elettrificata della famosa hit di Battisti, Non È Francesca, e le atmosfere acustiche della melensa title track, altro non sono che il sigillo finale che serve per seppellire Sottovoce in un grigio crossover borderline, dove convivono, come in un limbo, tutte le confuse ed incerte anime sonore dei due ragazzi romani.

Da rivedere infine anche le forme interpretative utilizzate (rap, growl, scream, melodico), sempre contrastanti e stridenti tra loro, sia nel track by track che all’interno degli stessi brani (Che Sarà Di Noi ne è l’emblema topico); un risultato che non aiuta mai l’ascoltatore a delineare il peso specifico della vocalità di un volenteroso ma poco concludente Gabriele, soprattutto sull’aspetto emotivo. Quando si hanno troppe cose da dire e si utilizzano forme sempre diverse per farle uscire fuori, il rischio di scivolare nella confusione e scadere nel fuori traccia, è un azzardo con cui anche i musicisti più navigati fanno necessariamente i conti ogni volta ed ad ogni prova. Se ci si cimenta con troppo nell’intenzione di voler dimostrare di saper fare tutto, si finisce sul serio di sopravvivere in qualità a davvero molto poco.

Autore: L’Ora X

Titolo Album: Sottovoce

Anno: 2017

Casa Discografica: Ghost Label Record

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 4,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/officiallorax/

Membri band:

Gabriele Mangano – voce, chitarra, tastiere, batteria

Ilario Mangano – basso, chitarra

Tracklist:

  1. Animae

  2. Lebbracadabra

  3. Gaius Baltar

  4. Non È Francesca

  5. Io Ci Sarò

  6. Quello Che I Miei Occhi Non Vedono

  7. Sweet Home Roma Est

  8. Che Sarà Di Noi

  9. Daymio

  10. X

  11. Sottovoce

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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20th Dic2017

Vital Breath – Angels Of Light

by Marcello Zinno

Vital Breath - Angels Of LightIn Francia non esistono solo i Gojira a portare avanti il vessillo del metal, ma tante giovani formazioni valide come i Vital Breath, quartetto di heavy rock potente che arriva con questo Angels Of Light al secondo capitolo della propria carriera. Proprio sul confine tra rock e metal (ma più metal, a tratti alternative metal) si muovono i ragazzi che fanno del riffing e della buona scrittura le loro armi letali e riescono in diverse tracce di questo album a colpire l’attenzione. L’opener ci suggerisce qualche insegnamento di scuola Linkin Park, ma i generi scomodati dai Vital Breath sono di altra pasta: già l’accoppiata vincente successiva alla prima traccia, Welcome To My World / What About Love ci avvicina al mondo del metal e lo fa con un buon piglio. A noi piace più la cattiveria di Welcome To My World ma va detto che la costruzione di What About Love è da band con anni e anni di esperienza alle spalle: le cavalcate ritmiche sotto le strofe, il refrain del ritornello che resta impresso e gli intermezzi davvero accattivanti, tutto collocato al punto giusto, ricordando in parte gli ultimi Queensrÿche. Scelta coraggiosa in quanto a suoni, chitarre metal in prima linea che spesso sovrastano le parti vocali a cui non viene conferito il ruolo da protagonista per rimarcare la personalità dura dell’album, opzione assolutamente apprezzata.

Più si ascolta l’album e più ci si sofferma sulla parte chitarristica che sembra essere figlia dei Disturbed, di quel modo di suonare grezzo, metallico e rotondo ma senza voler a tutti i costi vendere l’anima alla velocità; vi sono alcune eccezioni come Brother un brano che non ci convince affatto durante le strofe dandoci l’impressione che voce e musica non parlino la stessa lingua. Interessanti anche gli inserti più curiosi come il rappato in Sorcerer o il ritornello ripetuto intensamente di Inside Devil, momenti che aggiungono del sale ad un piatto già di per sé saporito. Complimenti!

Autore: Vital Breath

Titolo Album: Angels Of Light

Anno: 2017

Casa Discografica: Mighty Music

Genere musicale: Heavy Rock, Alternative Metal

Voto: 7,25

Tipo: CD

Sito web: https://www.vitalbreathband.com

Membri band:

Jérome Ponsolle – voce, chitarra

Francois Brisk – batteria

Wayne Loeuillet – chitarra

Christophe Blanc-Tailleur – basso

Tracklist:

  1. The Trust

  2. Welcome To My World

  3. What About Love

  4. Sorcerer

  5. Naive

  6. Inside Devil

  7. Brother

  8. Leave Me Alone

  9. Missing God

  10. Unconsciously

  11. Witness

  12. Would You Rather Sleep

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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26th Ott2017

Alazka – Phoenix

by Marcello Zinno

Alazka - PhoenixQualcuno li ricorderà come Burning Down Alaska, oggi si chiamano Alazka e pubblicano un esordio tramite il nuovo moniker che esce dritto per Arising Empire Records / SharpTone Records. Un album che tradisce le radici tedesche della band: fin dalle prime tracce Phoenix sembra un album d’oltreoceano, sia per le sonorità scelte, sia per le linee vocali spesso intrise di melodia (Legacy sfiora il pop), sia per gli effetti aggiunti in post-produzione, sia infine per quell’alone decisamente alternativo che l’album porta con sé. La nostra impressione è di aver messo a frutto i tanti ascolti di band come Bring Me The Horizon e My Chemical Romance e aver fuso l’animo metalcore più orientato alle classifiche e quello emo ma pur sempre con un graffio heavy; il risultato è questo album che suona sicuramente moderno e probabilmente anche indicato per i “nuovi ascolti” ma che non presenta segni di particolare interesse tra una traccia e l’altra e nel complesso risulta un po’ troppo “rotondo”. Ascoltarlo per intero infatti è come osservare un encefalogramma con pochissimi picchi, qualcosa che continua inesorabile secondo il suo personale ritmo e che non indica alcun azzardo, nessun elemento che dimostri originalità.

La proposta è collaudata e potente, pronta ad attecchire sul continente che conta a livello di numeri e noi siamo sicuri che uno spazio gli Alazka riusciranno a crearselo. Se però dovessimo presentarli come la new big thing allora avremo bisogno di un altro album composto e suonato con ben altro carisma rispetto a Phoenix. Assolutamente sconsigliato per chi è in cerca di heavy metal old school, potrebbe invece piacere a chi è legato al metalcore della seconda ondata (tipo All That Remains) o chi è aperto ai nuovi suoni.

Autore: Alazka

Titolo Album: Phoenix

Anno: 2017

Casa Discografica: Arising Empire Records, SharpTone Records

Genere musicale: Alternative Metal, Metalcore, Emo

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.alazkaofficial.com

Membri band:

Tobias Rische – voce

Kassim Auale – voce

Marvin Bruckwilder – chitarra

Dario Sanchez – chitarra

Julian Englisch – basso

Tracklist:

  1. Echoes

  2. Ghost

  3. Empty Throne

  4. The Witness

  5. Everglow

  6. Ash

  7. Phoenix

  8. Everything

  9. Hearts Of Gold

  10. Legacy

  11. Blossom

  12. Fading Flame

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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