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03rd Giu2016

Hangarvain – Freaks

by Marcello Zinno

hangarvain freaksC’è una sottilissima linea che congiunge il rock classico al metal moderno e, contrariamente a quanto si possa immagine a seguito delle tante sperimentazioni in cui le band cercano rifugio, questa linea è dura a spezzarsi. Proprio lì i campani Hangarvain poggiano i loro alluci e si muovono in punta in un equilibrio sano e spiazzante, come se quello fosse il loro habitat più naturale, come un pavone che passeggia mostrando i suoi mille colori. Complici di tutto sono sicuramente alcune scelte produttive ma anche il songwriting del quartetto che risulta semplice e d’impatto, una ricetta che troppo spesso in band emergenti fa rima con stile piatto mentre qui acquisisce corposità. E si fa così un volo di decenni in decenni, partendo dalle strutture classiche del rock sporcato dalle radici southern di questi musicisti, passando per il grunge degli anni novanta, quello che imponeva chitarre corpulenti e disagiate, giungendo poi all’alternative metal che fa incetta di fan dal nuovo millennio a questa parte. Ad inizio album i ragazzi piazzano subito i brani più easy listening: con il singolo Keep Falling e la title track gli Hangarvain svelano un stile diretto che si rifà molto agli Audioslave (realtà tanto esplosiva quanto veloce è stata la sua luce irradiante) ma apprezzando anche alcune scelte stilistiche già adottate da Pearl Jam e da realtà rock a stelle e strisce (come, in pochi momenti, i Queensrÿche degli ultimi tempi).

Non è trascorso molto dal precedente album Best Ride Horse (recensito da noi a questa pagina) eppure queste dieci tracce svelano una maturità stilistica difficile di solito da riscontrare in un secondo album: gran parte di esse presentano dei refrain pronti ad essere fagocitati da classifiche di mezzo mondo, come con le effusioni southern di A Like For Rock’n’Roll e l’eccesso di melodie accessibili di Like Any Other. Noi li preferiamo nei panni più ruspanti di pezzi come Devil Of The South, A Coke Shot, o anche Stuck In Arizona in cui la sei corde si infiamma e i ragazzi incastrano decibel su decibel a suon di rock.

Una buona sorpresa questo ritorno degli Hangarvain, noi siamo certi che se nel loro cammino riuscissero a bilanciare meglio influenze USA con uno stile ancora più personale sarebbero davvero capaci di raggiungere vette inaspettate.

Autore: Hangarvain

Titolo Album: Freaks

Anno: 2016

Casa Discografica: Volcano Records

Genere musicale: Alternative Metal, Southern Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.hangarvain.com

Membri band:

Sergio Toledo Mosca – voce

Alessandro Liccardo – chitarra, voce

Francesco Sacco – basso

Mirkko De Maio – batteria

Tracklist:

  1. Keep Falling

  2. Freaks

  3. Sliding To Hell

  4. Dancing On A Whisper

  5. Devil Of The South

  6. Like Any Other

  7. A Coke Shot

  8. A Life For Rock’n’roll

  9. Stuck In Arizona

  10. Ten Years Waiting

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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01st Dic2015

Metrum – You Know

by Fabio Loffredo

Metrum - You KnowI Metrum arrivano dall’Austria, precisamente da Vienna e You Know dà un seguito al loro primo lavoro Broken. Le idee in questo nuovo album si fanno più concrete ed il sound si arricchisce e possiamo anche osare nel chiamarlo crossover e se vogliamo trovare dei paragoni, possiamo parlare di Deftones, Alter Bridge, ma anche di Tool. You Know è un concept album che narra la storia di un uomo di origini nord americane che viene inviato a combattere in Vietnam. Ma le atrocità della guerra mettono a dura prova la resistenza del personaggio che diserta e viene però catturato dai suoi stessi compagni che lo imprigionano e lo torturano fino a risvegliarsi in un ospedale dopo un lungo coma. Con il passare del tempo e con l’aiuto della sua compagna, l’ex militare diventa combattente però stavolta dei diritti umani e per cause ambientaliste. Una storia che ricorda un po’ Nato il 4 Luglio, film con Tom Cruise e che in parte potrebbe essere autobiografica perché Alexander Cornell Grossl è stato in coma per un po’ di tempo. La proposta musicale dei Metrum è molto varia, dal metal alternativo per passare a parti progressive per alcune atmosfere e la voce di Alexander Cornell Grossl si avvicina alla versatilità di Myles Kennedy fino alla potenza di Phil Anselmo.

First Steps è una breve intro con voce narrante che apre le porte a Red Carpet, brano molto alternativo con la voce di Grossl che sa essere molto teatrale. Si esplora anche il grunge degli anni 90 in You Know, la title track e spesso la voce si fa aspra e molto suggestivi sono gli arpeggi di basso della successiva Away, brano molto più melodico e per alcuni versi anche drammatico, viste le atmosfere tastieristiche; Sent To War è una lenta ballad malinconica. Ci sono poi gli arpeggi acustici di Damn You, brano atmosferico e melodico che apre le porte a Egomaniacs, brano che si può definire semplice rock con le parti vocali che si avvicinano agli Alice In Chains. Altri brani da segnalare sono The Aftermath, dove appaiono anche dei growls e la conclusiva Narrow Road, molto più rock alternativo che metal.

Il secondo disco è un DVD che mette in mostra la band dal vivo per un concerto acustico in un teatro ed anche questa loro visione è degna di nota. I brani sono intervallati da brevi interviste e c’è anche il video ufficiale di Perfect Remedy. I Metrum sono una band che ha i mezzi per poter dire qualcosa di più in futuro, ma già You Know è da tenere molto in considerazione.

Autore: Metrum

Titolo Album: You Know

Anno: 2015

Casa Discografica: Silversonic, Phoenix Records

Genere musicale: Alternativa Metal

Voto: 7

Tipo: CD, DVD

Sito web: http://www.metrum-music.com

Membri band:

Alexander Cornell Grossl – voce, chitarra

Bernhard Bohm – basso

Moritz Boll – batteria, percussioni

Special guest:

Anonymus – contrabbasso

Tracklist:

Disc 1 (CD)

1. First Steps

2. Red Carpet

3. You Know

4. Away

5. Sent To War

6. Damn You

7. Egomaniacs

8. Torture Me Again

9. The Aftermath

10. Perfect Remedy

11. Prejudice

12. Occupy What

13. All The People

14. Narrow Road

Disc 2 (DVD)

1. Sent To War

2. Precious

3. Forbidden

4. Bound To Die

5. Broken

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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09th Nov2015

Aftersmoke – Outliers

by Marcello Zinno

Aftersmoke - OutliersGli Aftersmoke sono un gruppo di musicisti, già attivi in passato con altri progetti musicali e per questo giunti al nuovo progetto con le idee chiare. Il loro album d’esordio con questo moniker prende il nome di Outliers e lo inseriamo subito nei prodotti di buon spessore, ottimo se considerato che si tratta di una band con solo un anno di vita. Gli Aftersmoke puntano ad un sound molto moderno, vicino alla scena alternative metal alla quale si dicono appartenere, ma nel complesso possiamo trovare spiragli decisamente rock, un sapore graffiante post-grunge e rimandi alla scena nu metal degli anni 90 opportunamente attualizzati ad oggi. Il bello di queste otto tracce è che scorrono via veloci, non solo perché in effetti la durata totale è di soli 30 minuti (praticamente quasi un EP) ma anche per il loro approccio, i chorus e i riff. Infatti la proposta degli Aftersmoke è tutt’altro che intricata, i brani abbracciano l’easy listening e restano impressi già ad un primo ascolto. Questo è un punto di forza per la band, ce lo immaginiamo anche un grande valore per la loro presa live, mentre invece un aspetto sfavorevole per chi cerca innovatività in questa scena.

I pattern sono decisi ma ciò che più ci convince sono le linee vocali dotate di un’ottima timbrica e che si assimilano alla grande con la componente musicale: sembrano un tutt’uno con l’idea di musica del quartetto, sono pulite anche se danno l’impressione di sprigionare carica a quintali, si lasciano cantare in fretta nonostante non siano in italiano. La chitarra mette in scena profili intricati nella titletrack, il basso strizza l’occhio a tutto quello che si avvicina a Korn/P.O.D., gli strumenti giocano una bella partita anche se è il gioco di squadra che viene a galla ascoltando Outliers e questo non può che fare la gioia degli ascoltatori di questo lavoro. Se questo è l’esordio possiamo solo aspettarci grandi cose dal futuro degli Aftersmoke.

Autore: Aftersmoke

Titolo Album: Outliers

Anno: 2015

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 6,75

Tipo: CD

Sito web: http://www.aftersmokeband.com

Membri band:

Paul – voce

Fabio – chitarra, voce

Michele – basso

Mirko – batteria

Tracklist:

  1. John Doe

  2. Wind Of May

  3. Rebels

  4. Outlies

  5. Concrete

  6. Dorian

  7. Gerome

  8. Fjords

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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07th Ago2015

Klogr – Make Your Stand

by Marcello Zinno

Klogr - Make Your StandNon era passato poi tanto tempo da Black Snow (recensito da noi a questa pagina) che i Klogr tornano con un nuovo prodotto per i propri fan, una scelta a nostro parere molto azzeccata: si parla di un EP con tre nuove tracce accompagnata da un DVD che riprende il loro concerto tenuto al Live Club di Trezzo nel novembre 2014 di supporto alla data italiana dei Guano Apes ed altro materiale. Scelta da premiare per varie ragioni, primo perché i Klogr sono innanzitutto una live band e il loro sound molto vicino al metal moderno rende più su di un palco che non in studio quindi è bene ascoltare e vedere la loro resa live nel DVD. Inoltre perché i Klogr hanno piazzato una serie di date di supporto ad importanti band, come anche quella ai Prong sempre a Milano, ed era giusto immortalarli in uno di questi importanti show. Ultimo, ma non per importanza, perché i ragazzi stanno diventando una band dal tiro internazionale e nonostante i loro show all’estero era corretto omaggiare il pubblico italiano che da sempre ha supportato Rusty & Co. (indipendentemente dai cambi di line-up).

Il sound dei Klogr cade come un meteorite incandescente ma non è solo velocità e potenza. Ha un asso nella manica: non è particolarmente innovativo però si avvicina a quel filone di alternative metal/metal moderno che in varie forme sta assumendo spessore in questi anni, basti pensate a band come gli Alter Bridge che hanno raccolto le ceneri del nu metal e lo hanno spinto nel nuovo millennio senza cedere alle tentazioni del metalcore. E così anche i Klogr pescano dalle basi del metal potente ma non troppo estremo (si legga Pantera del periodo d’oro) per condurre il tutto ai giorni nostri in una forma se vogliamo trasversale, apprezzabile per chi ama il groove metal, l’hardcore o l’heavy metal a tutto tondo.

Così le dieci tracce proposte dal vivo (disponibili in questa uscita discografica anche in versione audio) puntano i fari sulla loro presa dal vivo: i Klogr non eccedono come carisma sul palco, non intendono incendiare il pubblico, ma propongono al meglio la loro musica, si concentrano in questo e danno segno di grande professionalità e coerenza al loro progetto. Interessanti i documentari presenti all’interno del DVD che dimostrano la grande fatica in fase di costruzione dei singoli brani, fin dal loro esordio discografico, e di registrazione, passando per i diversi produttori e luoghi nel mondo. Riprese dei vari periodi della band che se da un lato sembrano un po’ autocelebrativi dall’altro fanno capire benissimo quanto lavoro richieda un album ben fatto e quanto rispetto bisogna provare per musicisti del genere e per la loro dedizione alla musica.

Bella anche l’idea di inserire dei brani inediti a questa uscita, per separarla dai classici DVD pubblicati per i soli collezionisti. Non a caso compaiono tre tracce che probabilmente presentano la nuova direzione stilistica della band: più tecnica (grazie anche all’apporto del talentuoso Pietro alla sei corde) con parti maggiormente veloci che mettono per un attimo da parte il groove e rafforzano il grip del sound e con le linee vocali di Rusty che cercano di catturare il ruggito di James Hetfield e riproporlo nella sua concezione di musica. Il suono complessivo si indurisce per proporre qualcosa di più potente, al contrario di chi poteva immaginare un ammorbidimento generale. Chissà cosa dovremo aspettarci da un futuro album, una cosa è certa: porterà i Klogr molto lontano.

Autore: Klogr

Titolo Album: Make Your Stand

Anno: 2015

Casa Discografica: Zeta Factory

Genere musicale: Heavy Metal, Alternative Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.klogr.net

Membri band:

Rusty – voce, chitarra

Pietro – chitarra

Joba – basso

Rob – batteria

Tracklist:

EP (inediti)

  1. Breaking Down

  2. Make Your Stand

  3. Breathing Heart

DVD – Live 2014 (e in versione audio)

  1. Draw Closer

  2. Zero Tolerance

  3. King Of Unknown

  4. Failing Crowns

  5. Vultures Feast

  6. Hell Of Income

  7. Silk And Thorns

  8. Bleeding

  9. Guilty And Proud

  10. Guinea Pigs

Documentari video

  1. Till You Decay Pt. 1

  2. Till You Decay Pt. 2

  3. Blacksnow European Tour

  4. Make Your Stand

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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16th Lug2015

My Tin Apple – A Strange Carousel

by Marcello Zinno

My Tin Apple - A Strange CarouselSono passati un paio di album da The Crow’s Lullaby (recensito da noi a questa pagina), precedente lavoro degli italianissimi My Tin Apple e la “mela marcia” ritorna sulle scene con un nuovo lavoro dal titolo A Strange Carousel e con la medesima line-up. A dare un’occhiata al loro calendario sembra passata un’eternità quando la prima versione della band si muoveva nel metal, ma queste tredici tracce ci suggeriscono che non è poi passato così tanto tempo. Gli scenari grafici in stile Tim Burton compaiono anche qui, quello che ci stupisce è un certo alone di synth/elettronica usato per dare sale alla ricetta, sì perché in realtà sono voce e chitarre che si muovono in prima linea in questi cinquanta minuti di ascolto. Anche la sezione ritmica, che potrebbe “uscire fuori”, resta “di supporto” e lascia fare ai principi della melodia. Ce lo conferma Giants, un brano dal facile ascolto (diciamo, senza offesa, pop) ma imbastardito da chitarre pesanti; difficile che il refrain non resti impresso e che alcune parti non vengano cantante alla lunga dal pubblico, ma manca l’irriverenza che squarcia la nostra sete di rock. Something Dies è un altro esempio in cui tutto è concentrato sulla voce, e in questo caso sulla tastiera, anche se secondo noi con una diversa distribuzione dei pesi tra i vari strumenti i My Tin Apple potrebbero proporre qualcosa di molto più interessante.

Non a caso in An Invisible Breath si “respira” un maggiore ruggito e un groove potente di chitarra che colpisce l’attenzione, peccato che poi negli inserti vocali la trama si attutisca (per dare maggiore enfasi al singer) perché questo, come altri pezzi dell’album, potevano essere potenziali metal kick. Preferiamo momenti come Time Travels che hanno uno spirito elettrico pur senza puntare a ritmi molto veloci, rispetto ad una Papillon. Anche la parte strumentale dell’undicesima traccia (il primo minuto che prende il nome di Two Shoes) è particolare e dà il via ad un pezzo convincente, intricato, pieno di sfumature ma non pesante da digerire. A Strange Carousel è comunque un album che merita più di un ascolto, la produzione è molto curata e gli scenari dark metal trovano un seguito diffuso; non a caso consigliamo questo album a chi ha apprezzato band come HIM o Deathstars e tutte le sonorità scure speziate da chitarre decise ma anche da una buona dose di melodia.

Autore: My Tin Apple Titolo Album: A Strange Crousel
Anno: 2015 Casa Discografica: Fuel Records
Genere musicale: Nu Metal, Alternative Metal, Dark Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.mytinapple.com
Membri band:

Gianluca Gabriele – voce

Francesco Vannini – batteria

Massimiliano Ciani – chitarra, synth

Luca Cecchi – chitarra

Marco Bruni – basso

Tracklist:

  1. Fall – A Strange Carousel
  2. Giants
  3. Rain Up
  4. An Invisible Breath
  5. Mirror
  6. Something Dies
  7. Silent Army
  8. Papillon
  9. Horse Drown Carriage
  10. Time Travels
  11. Two Shoes – A Life Side by Side – Two Shoes – Signora Mia
  12. Ships
  13. Downstairs
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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19th Giu2015

La Menade – Disumanamente

by Alessio Capraro

La Menade - DisumanamenteIl rock può e deve essere anche donna ed il quartetto romano tutto al femminile che compone La Menade ne è una dimostrazione piacevole. Disumanamente è il loro terzo album, dimostrando di essere già una band navigata, che propone un alternative metal molto orecchiabile e scorrevole, forte di un sound consolidato e influenzato, oltre che dal metal, anche dall’elettronica e dal dark, richiamando in primis i Lacuna Coil. I primi due brani, Carne Fragile e Disumanamente, sono senza dubbio d’impatto e le melodie vocali e musicali restano vivide nella mente dell’ascoltatore, insomma, senz’altro un ottimo inizio. Fate Di Me unisce atmosfere teatrali e mistiche ad ottime doti vocali e strumentali, infatti, la band dimostra di essere molto unita ed ogni singolo strumento fa la sua parte, nessuno rimane offuscato complice anche una buona produzione. L’orientale La Differenza, si contrappone alla dark e gotica Nero Caos, prima della potente e vivace L’Assassino ma, la piacevolezza dei brani resta uguale, non stancano, anche se forse risultano essere un po’ statici, se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo.

L’album è percorso dall’inizio alla fine da un velo di esoterismo, da una sensazione mistica e non ben definita anche perché, non a caso, veniamo a scoprire che Le Menadi erano le seguaci di Dioniso che come narra la mitologia furono possedute dal Dio stesso. Disumanamente è un buon disco formato da ottime qualità compositive e tecniche, molto fruibile e ascoltabile anche per chi non è amante del genere benché la tematica resti complessivamente omogenea, infatti, i testi risultano essere non originali ma quantomeno interessanti ma, il carisma che emana questa band fa da supporto alle eventuali mancanze. Bene così.

Autore: La Menade

Titolo Album: Disumanamente

Anno: 2014

Casa Discografica: Valery Records

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.lamenade.it

Membri band:

Tatiana – voce, chitarra

Tanya – synth

Chiara – basso

Laura – batteria

Tracklist:

  1. Carne Fragile

  2. Disumanamente

  3. Maschere

  4. Fate di me

  5. La differenza

  6. Sogni e lacrime

  7. Nero caos

  8. L’assassino

  9. Boogeyman

  10. Black Chaos

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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31st Mag2015

Cleanhands – Into The Rabbit Hole

by Marcello Zinno

Cleanhands - Into The Rabbit HoleLa scena nu metal e la sua trasformazione in alternative metal ha fatto da tempo il suo corso. Alcuni non saranno d’accordo ma è difficile trovare formazioni che scommettono ancora su questo filone musicale. Eppure le poche formazioni che ci capita di ascoltare negli ultimissimi anni presentano davvero un buon passo e ci fanno quasi dispiacere che siano spariti i fasti di fine anni 90 e inizio secolo. I Cleanhands sono fra questi e nel loro Into The Rabbit Hole (titolo a dire il vero un po’ inflazionato) dimostrano di non essere la solita band puntando su cambi di tempo, passaggi variegati e soprattutto momenti di grande songwriting. Se infatti le linee vocali spesso seguono un po’ troppo strutture già sentite, la musica risulta davvero molto curata prediligendo quindi l’aspetto creativo e il valore del prodotto finito in generale. Il quartetto abbandona del tutto l’idea di optare per ritmi veloci e riff di chitarra affilati (ad eccezione della mudvayniana Holy Lie), Into The Rabbit Hole punta maggiormente ad un profilo musicale di tipo emotivo in cui si lascia spazio ad atmosfere cupe, quasi new wave (The Dreamer) che fanno immaginare in parte tutto il dark metal.

Ascoltare brani come Taj Mahal fa capire quanto la scena metal abbia ancora da dire soprattutto per gli artisti che intendono farle compiere dei passi in avanti senza stravolgerne le radici: un singer molto ispirato che fa il pari ad un bel tiro. Un’ottima prova, a nostro parere qualche riff pesante in più non avrebbe guastato ma in questa forma le idee dei Cleanhands appaiono mature e originali, al pari di formazioni del calibro internazionale.

Autore: Cleanhands

Titolo Album: Into The Rabbit Hole

Anno: 2014

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Alternative Metal

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.myspace.com/cleanhandsitalia

Membri band:

Valerio Larovere – voce

Bartolomeo Maffione – basso

Alba Zingarelli – chitarra

Ezio Capuano – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Ride The Cometal

  2. The Last Rainbow

  3. Scream With Me

  4. Into The Rabbit Hole Pt. 1

  5. Into The Rabbit Hole Pt. 2

  6. The Dreamer

  7. Holy Lie

  8. Taj Mahal (feat. Talo Silveyra)

  9. Race Against The Wall

  10. Random

Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal
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21st Mag2015

Linea 77 – Oh!

by Francesca Carbone

Linea 77 - Oh!Dopo un lungo percorso che ci ha visti ripercorrere la storia dei Linea 77 dal 1998 ad oggi, eccoci qui a parlare di Oh!, capitolo conclusivo di questa rubrica e ultima fatica del combo torinese. Anche se nella pratica l’album segue la pubblicazione de La Speranza E’ Una Trappola, esso doveva essere preceduto da C’Eravamo Tanto Amati, full length andato completamente perso a causa di un guasto tecnico e che la band non ha mai più voluto riregistrare. Oh! non porta con sé le sperimentazioni del precedente lavoro e fa sì che le composizioni creino un flash back di sonorità, all’interno delle quasi si può percepire un nostalgico e piacevole ritorno alle origini. L’Involuzione Della Specie, che in origine avrebbe dovuto anticipare l’uscita di C’Eravamo Tanto Amati, è un concentrato di concetti e di versi taglienti come lame. Il songwriting si distingue fra versi ripetitivi, che come una sorta di cantilena ipnotica, catturano l’ascoltatore, e versi più prosastici di forte spicco. “Io sono stato abituato a non fidarmi di te/a rispettarti solamente se rispetti me/ a cercare di fottere il prossimo il più possibile,/ specialmente se è più fragile di me./ E se tanto mi dà tanto./ è così che va da quando esiste l’universo. /e di chi cerca di cambiare non mi fido/ e alle tue rivoluzioni non ci credo” è un valido e crudo esempio di quanto appena scritto.

Io Sapere Poco Leggere, altro lascito del mancato album, va ascoltata più volte e, secondo il mio parere, va assemblata con il suo video, diretto e sconcertante nei concetti. La musica, che in alcuni punti strizza l’occhio ai conterranei Subsonica, esula dal concetto di armoni e così facendo accentua un testo che, giocando su accostamenti spesso antitetici, risulta poco immediato, ma di estrema intelligenza. Divide Et Impera vede la partecipazione di En?gma, giovane rapper di grande talento, che dà una veste interessante all’esecuzione ravvivandola e incattivendola. L’intro è una bomba di adrenalina che spiana la strofa ad En?gma ed al suo flow che, tra ironia e depistaggi, trova un ruolo da protagonista all’interno della composizione. Non Esistere, originariamente dei torinesi Fluxus, è una cover che vede fra gli esecutori uno degli autori del pezzo originario: Franz Goria, voce e chitarra di questa band ingiustamente sottovalutata e che meriterebbe una nota di merito nel panorama musica. La collaborazione fra i Linea 77 e lo stesso Goria danno vita a questa nuova, e di più ampio respiro, esecuzione che, senza far rimpiangere od oscurare il passato, danno un nuovo sapore al pezzo. Il testo è una poesia che trova nella musica, qualunque essa sia, un arricchimento in grado di dare sfumature diverse e che ad ogni ascolto si rinnovano.

Oh!, per quanto nella musica sia semplice e molto old style, è un lavoro estremamente concettuale, non immediato e che ad un primo ascolto non si fa apprezzare. È un rinnovarsi attraverso le sonorità del passato, ma con dei testi che fanno presa su un presente complesso e contraddittorio, incoerente e che solo la musica, proprio perché senza barriere, riesce a definire. I Linea 77 hanno dimostrato per l’ennesima volta di essere un band attenta e profonda, in grado di giocare con le parole e di entrare nella realtà dei fatti senza fermarsi alle apparenze. Se per i precedenti album mi è sempre stato facile riuscire a darne un giudizio globale, con Oh! mi risulta quasi impossibile. Lascio a voi lettori e ascoltatori l’arduo compito di stabilirne il giudizio finale dopo però una serie di ascolti mirati e ponderati.

Autore: Linea 77 Titolo Album: Oh!
Anno: 2015 Casa Discografica: INRI
Genere musicale: Alternative Metal, Rap Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.linea77.com
Membri band:

Nitto – voce

Dade – voce

Chinaski – chitarra

Paolo – chitarra

Maggio – basso

Tozzo – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Presentat-Arm!
  2. Luce
  3. Divide Et Impera (feat. En?gma)
  4. Absente Reo
  5. Io Sapere Poco Leggere
  6. Caos (feat. Sabino)
  7. Come Stanno Veramente Le Cose
  8. L’Involuzione Della Specie
  9. Zero
  10. Non   Esistere (feat. Franz Goria)
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal, Linea 77
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21st Apr2015

Aether Drop – Mannequins

by Trevor dei Sadist

Aether Drop - MannequinsUna piacevole sorpresa arriva dal debut album degli Aether Drop, dal titolo Mannequins. Il loro sound è da accostarsi al rock americano, allo stoner allo sludge, ma non dobbiamo farci ingannare, la loro musica è varia, pur restando all’interno delle 11 tracce comunque omogenea, questo grazie alla ricerca del proprio suono, dopo aver sperimentato in lidi differenti. Alternative metal/rock, crossover in senso tale, un insieme di più generi, dove, come detto, spiccano le frange genuine dello stoner/sludge, ma al tempo stesso la musica cantabile, tanto cara a band quali: Alter Bridge, Nickelback, ad esempio. Attitude è la canzone che fa gli onori di casa, già dal principio riusciamo a cogliere il messaggio degli Aether Drop, che viene consolidato con il riff sovrastante di Eyes Wide Open, per un momento pizzichiamo il lato più ponderoso della band, anche grazie a terzine di casse, di matrice hard’n’heavy. Il disco non stanca, anzi tutt’altro, con lo scorrere della musica ci troviamo di fronte ad altre mezze tinte, alla voce isterica di Tyranny Child, a qualcosa di Tool, ad assoli cantabili, intelligenti, di giusta durata.

From The Inside, lo stoner anticipa una voce alla Serj Tankian, ma da metà brano in poi, approfondiamo meglio il rock americano dei Nostri, complice un chorus trionfante. Siamo a metà disco, Anger Grows si dimostra come una delle migliori dell’intero album, chitarre avvincenti e un’ennesima melodia vittoriosa sono la prova. The Way We Answer, prosegue quanto detto fino a qui, mentre con la successiva traccia siamo nuovamente di fronte ad un altro tentativo riuscito, quello di cimentarsi con tempi e modi riflessivi; gli Aether Drop si districano bene, anche quando Keep Yourself Alive li consegna appunto ad un sound meno d’impatto, voci distorte e poi un megafono che annuncia prima un solo molto musicale, successivamente spetta invece ad una malinconica armonica a bocca chiudere il brano, andando a sottolineare il legame stretto con gli States. Sono sempre più preso da questo messaggio, Indifference, un tempo quadrato, efficace, ex novo la nostra testa viene messa a soqquadro, siamo presi d’assalto nel trasporto che la band vuole e riesce a trasmettere.

Siamo quasi al “The End”, Aria è la traccia numero 10, l’omogeneità gioca ancora a favore degli Aether Drop, la formazione nostrana riesce ad essere coerente, compatta, senza stancare. Infine Made Of Tears, viene scelto il modo migliore per dire arrivederci, si chiude il sipario, con un’apertura da brividi, e poi una metrica di voce e un timbro in chiave Placebo, considero questo brano come l’ipotetico singolo, credetemi non manca davvero nulla. Attendiamo il prossimo album, ma questa volta non sarà più una sorpresa, piuttosto una piacevole conferma! In alto il nostro saluto.

Autore: Aether Drop Titolo Album: Mannequins
Anno: 2014 Casa Discografica: Agoge Records
Genere musicale: Alternative Metal, Nu Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://soundcloud.com/aether-drop
Membri band:

Luca Allori – voce

Mattia Lotini – chitarra

Paolo Ripani – chitarra, voce

Mattia Cocciolone – basso

Raffaele   Pontillo – batteria, voce

Tracklist:

  1. Mannequins
  2. Attitude
  3. Eyes Wide Open
  4. Tyranny Child
  5. From The Inside
  6. Anger Grows
  7. The Way We Answer
  8. Keep Yourself Alive
  9. Indifference
  10. Aria
  11. Made Of Tears
Category : News
Tags : Alternative Metal
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09th Apr2015

Linea 77 – Available For Propaganda

by Francesca Carbone

Linea 77 - Available For PropagandaA soli due anni di distanza dal precedente Numb, nel 2005 i Linea 77 dimostrano di non aver esaurito le cartucce e, dopo aver registrato in quel di Los Angeles, pubblicano il loro quarto album dal titolo Available For Propaganda. Passato più in sordina rispetto ad altri dischi, questo quarto capitolo musicale è una sorta di transizione che avvia la band verso una virata di genere e di sonorità. Il songwriting, alternato fra scarno e filosofico, si fa concettualmente più intenso e mette in mostra una insofferenza verso i continui cambiamenti della società, spesso troppo meccanici e poco naturali. “Hey and i’ve thought everything was alright/ there’s no shelter, you can’t hide yourself,/ just find what you wanna be!/ Selling prayers, selling cars, selling music to the crowd/ did you loose yourself?/And is this what i got?” cantavano in I Thoughs Everything Was Alright, seconda traccia che scandisce perfettamente quanto scritto poc’anzi.La musica, non troppo complessa e, a mio parere, volutamente scarna, fa da letto ad un testo completamente opposto, come a voler smorzare i toni.

La successiva Inno All’Odio, amata e odiata dalla band, è un tormentone che per parecchi tour perseguiterà la band e che, dopo Fantasma, ha dato voce ad un folto pubblico.La musica, più orecchiabile rispetto a quella di altri brani, rende il pezzo fin da subito appetibile per un pubblico più ampio ed omogeneo, raggiungendo anche i più insospettabili. Il ritornello, una sorta di climax sonoro e testuale, senza freni e immediatamente schietto, mette nero su bianco un pensiero comune che ancora oggi, a distanza di dieci anni, non risulta solo contemporaneo, ma ampliato nelle sue essenze: “La nostra storia è un inno all’odio/ colpevoli di tacito consenso/ un inno all’odio/ cantiamo inconsapevoli ogni giorno/ ed ogni santo giorno/ Persistiamo nell’errore”.Sleepless, alternative e accattivante, coinvolge e appassiona fin da subito per il suo riff iniziale e il sound, che strizza l’occhio al punk moderno, ne accresce di potenza l’immediatezza. Il mix di stili, da sempre parte integrante della storia della band, rende il tutto estremamente interessante e prepara l’ascoltare per la successiva, e più radio friendly, Evoluzione il cui video, girato in una discarica, è parte integrante per la resa del pezzo.

Quando si acquista un CD c’è sempre la traccia che non piace, quella che si skippa senza ritegno e che a lungo andare finisce nel dimenticatoio insieme ad altre sfortunate e tra queste, lo ammetto, per anni e anni ho lasciato a prendere polvere Squeal, che in questa sede mi sento di rivalutare.Dissonante erude, la traccia, come dice il titolo stesso, è un urlo di rabbia, inizialmente confuso, che via via si definisce, con un crescendo sonoro, difendendo la propria unicità e andando contro tutto quel sistema che vuole creare etichette e includere ognuno di noi in un gruppo, una massa, facendo perdere ciò che più ci contraddistingue: la nostra identità. To Protect And Serve, molto american style, conclude questo lavoro così ingiustamente poco citato.Vi sono album, e questo vale per ogni artista e band, più incentrati sulla musica, altri sui testi ed altri puramente promozionali, spesso i più forzati. Rispetto ad altri dischi della band, Available For Propaganda non è per nulla immediato, è spesso disarmonico e non si fa apprezzare, salvo per i due tormentoni, fin dal primo ascolto.

I testi, da sempre di un certo peso, sono qui messi in primo piano, a discapito della musica, e confezionano un prodotto che va studiato, immagazzinato ed interpretato. A distanza di anni, con un orecchio più raffinato ed un background diverso, mi sento di apprezzare, sotto nuova luce, questo quarto lavoro apprezzandone l’estrema crudezza e la sua oggettiva contemporaneità.

Autore: Linea 77 Titolo Album: Available For Propaganda
Anno: 2005 Casa Discografica: Earache Records
Genere musicale: Alternative Metal, Nu Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.linea77.com
Membri band:

Emi – voce

Nitto – voce

Chinasky – chitarra

Dade – basso

Tozzo – batteria e percussioni

Tracklist:

  1. Fist
  2. I Thought Everything Was Alright
  3. Inno All’Odio
  4. Charon
  5. Sleepless
  6. Evoluzione
  7. Lost In A Videogame
  8. Rotten Muth & Broken Arms
  9. Squeal
  10. A.D.H.D.
  11. Therapia
  12. To Protect And Serve
Category : Recensioni
Tags : Alternative Metal, Linea 77
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