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04th Dic2011

Marti – Better Mistakes

by Alessandro

Per la sua seconda fatica la band italiana Marti si è affidata al produttore Bob Rose e all’etichetta canadese Fod Records (Est 17 e Blow Monkeys). Il prodotto è molto ben curato, copertina ammiccante, giochi di luce, sguardo accigliato da attore consumato, a prima vista sembra promettere bene, effetto che si esaurisce abbastanza in fretta passando all’ascolto. L’intro di contrabbasso cede subito il posto ad una cacofonia di strumenti d’orchestra più o meno sintetizzati probabilmente per creare pathos. Si parte con il primo brano The Price We Pay in cui un malinconico pianoforte accompagna l’ancor più malinconico Andrea Bruschi leader e voce del gruppo, in una sonata romantica e strappa cuore. In più di un’occasione Andrea dimostra delle imprecisioni, che mi costringono a saltare senza rimpianto al brano successivo In Flagrante Delicto, ma anche in questo caso ritrovo le medesime imprecisioni, che mi accompagneranno per tutto l’album.

La componente strumentale dell’album è sicuramente di un certo interesse, il polistrumentista Simone Maggi e la contrabbassista Claudia Natoli, forniscono una solida impalcatura, in più ci sono collaborazioni come quella di Clive Deamer, ex batterista dei Portishead, Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, che ha adattato in italiano The Price We Pay diventata Per Pochi Attimi il pezzo più interessante e meglio interpretato di tutto l’album, c’è anche la Three Penny and a Half Orchestra di Amsterdam. L’accostamento a Nick Cave piuttosto che a Bryan Ferry oppure ai Cousteau è parecchio forzato, si ha l’impressione di ascoltare musica da piano bar con velleità cantautorali. Le rime “baciate” sono un po’ forzate “and we can go by the lake/ lay down and wait” a volte un pò banali “this is the price we pay / because we are what we say”. L’interpretazione vocale di Bruschi, non riesce a coinvolgere l’ascoltatore. Cimentandosi spesso in vocalizzi ai limiti delle proprie capacità, trasforma quello che nelle intenzioni è  Better Mistakes An 11 song cinematic affair, in un prodotto mediocre che di cinematografico ha solo il cantante.

Better Mistakes: sbagliare meglio, meglio sbagliare o meglio cambiare?

 

Autore: Marti Titolo Album: Better Mistakes
Anno: 2010 Casa Discografica: Fod Records
Genere musicale: Cantautorale, Rock Voto: 3
Tipo: CD Sito web: http://www.martimusic.net/
Membri band: 

Andrea Bruschi – voce

Simone Maggi – tastiere

Claudia Natili – contrabbasso, basso elettrico

Tracklist:

  1. Intro
  2. The Price We Pay
  3. Inflagrante Delicto
  4. Wouldn’t It Be Fine
  5. Return of the Dishwasher
  6. 10 Long Years
  7. Havana Bride
  8. Better Mistakes
  9. The Most Implausible Thing
  10. No Stains
  11. It Doesn’t Make Me Happy
  12. The Girl That Turns Off Street Lamps
  13. Bonus Track. Per Pochi Attimi
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
2 Comm
01st Dic2011

Ancher – Verdelegno

by Marcello Zinno

Devo ammettere che non avevo mai visto in vita mia un album confezionato come Verdelegno. Sicuramente avrà influenzato nella scelta l’ambiente in cui questo trio si è raccolto per comporre le 10 tracce, in una casa immersa nel giardino e circondata da alberi e prato verde misto a bianco (la neve presente nei mesi invernali che ha ispirato fortemente i musicisti), sicuramente la presenza di tanti arbusti avrà posto gli Ancher davanti ad una scelta per nulla convenzionale. Quella di proporre una confezione proprio fatta di legno con all’interno un rivestimento verde per ricordare il prato ed insieme creare il nome dell’uscita, appunto Verdelegno. Fin qui un vero sogno, oltre che il nostro stupore di notare una scelta davvero così originale, ma all’ascolto le cose cambiano. Sì perchè il trio in parte italiano ed in parte d’oltralpe non propone nulla di stravolgentemente originale ma anzi riprende alcune scelte che già mezzo secolo fa la scena italiana aveva creato, con i suoi cori molto ben fatti e le melodie molto incentrate sulla chitarra classica-acustica.

Brani facilmente ascoltabili anche se la vera caratteristica di questo trio è in alcune musicalità volutamente stonate, difficili da digerire seppur incastonate in scelte sonore facili e lontane galassie dall’elettronica. La stessa Toracebrace ne è un esempio con il suo inizio molto Kings Of Convenience per poi cambiare drasticamente velocizzando i tempi e rendendo più intricato il tema centrale del brano. Un ottimo esempio di richiamo alla tradizione musicale italiana è dato da Ho Prugne Nella Testa con il suo mood jazzato nel ritornello e le liriche poetiche irradiate da una sezione di fiati che eleva gli standard compositivi. Probabilmente il pezzo più ispirato. Introspettivo, introverso, così si mostra Verdelegno a giudicare da Vieni Su e da Tiglio, brani che ancora una volta manifestano la semplicità confusa nella ricercatezza di dettagli, strutture musicali ben costruite, molto particolari al loro interno e non per qualsiasi orecchio umano. Un’esclusività che in termini di gusto musicale premia però solo in alcuni passaggi, mentre risulta qualcosa di meno gratificante in altri, seppur aleggia nell’area una sofisticatezza di base che trova difficoltà ad esprimersi e fuoriesce solo in dati momenti.

Con un trademark marcatamente cantautorale, questo lavoro è destinato a palati esigenti e molto più tendenti al jazz che alle nostre radici rock.

Autore: Ancher Titolo Album: Verdelegno
Anno: 2011 Casa Discografica: Manzanilla
Genere musicale: Melodic Rock, Cantautorato Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://ancher.it
Membri band:

Zeno Baldi – chitarra e voce

Giulio Deboni – batteria

Tobia Poltronieri – chitarra

Tracklist:

  1. È Arrivato Accordatore
  2. Ninna Nora
  3. Toracebrace
  4. Ho Prugne Nella Testa
  5. Vieni Su
  6. Tiglio
  7. Ferma Foglia
  8. Sai È Da Quando
  9. Oliva
  10. Gnao
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
0 Comm
02nd Nov2011

Vincenzo Fasano – Il Sangue

by Giulia Galvani

Devo essere sincera. Prima di aprire quella busta infilata nella mia cassetta della posta, prima di eliminare l’involucro che si prestava a pormi davanti un nuovo CD con tutta la cuorisità del caso, mentre per la mente scorrevano nomi degli artisti tra i più vari le cui note si sarebbero liberate dopo l’apertura, lo devo ammettere, ignoravo chi fosse costui di cui oggi scrivo. Lui si chiama Vincenzo Fasano. Il disco si intitola Il Sangue. Premessa e confessata la mia iniziale ignoranza, dichiaro con altrettanta sincerità quanto sono rimasta positivamente colpita da questa nuova scoperta musicale. Che poi la domanda successiva e ossessiva seguita ai primi ascolti è stata sempre la stessa: ma come mai prima non ne ho mai sentito parlare?

Qualche ricerca e scoperto il motivo. Il Sangue, questo straordinario quanto maturo disco, un lavoro composito e completo, rappresenta il suo esordio discografico, se non si conta come tale il suo precedente Ep La Sindrome Di Stoccolama, i cui pezzi sono in gran parte ripresi in Il Sangue. Un disco che, come si rivelerà nelle prossime righe, rappresenta sì un esordio, ma talmente ben fatto, che stupisce e sorprende. Un’ottima opera prima. Un fantastica scoperta. Mi è bastato inserire il disco nello stereo. Mi è bastato ascoltare i primi secondi per capire che quanto stavo sentendo sarebbe stata una rivelazione per le mie orecchie alla ricerca di novità. È bastato poco per capire che avrei potuto deliziare anima e corpo con suoni nuovi, scaldare il cuore con una nuova voce, provocare la testa con nuovi versi. E il bello è che le dieci tracce, nel loro fluido susseguirsi non hanno deluso minimamente le aspettative iniziali. Colpisce l’intensità di ogni singola canzone. L’intensità dei testi e delle tematiche trattate. Dell’interpretazione. Si parla di amore come in È Come Un Gioco, ma con un taglio nient’affatto banale. Non aspettatevi le canzoncine che scorrono nelle radio commerciali. A scorrere semmai è il sangue nelle piazze, come descrive la title track Il Sangue. Si parla di prese di coscienza e di posizione, di indifferenza, delle vite date per una buona causa e di quelle sprecate votate alla passività, di sogni e di speranze.

Le storie raccontate presentano cenni biografici, o perlomeno questo traspare dall’intensità dell’interpretazione, dal coinvolgimento percepito dell’artista, che non può non coinvolgere anche l’ascoltatore. Le sue canzoni risultano dei dipinti, che disegnano immagini, che stimolano pensieri e riflessioni. Musicalmente si notano arrangiamenti curati e spunti musicali moderni. Le sonorità servono i testi, punto forte dell’opera compositiva di Fasano, enfatizzandone i significati e i passaggi da uno stato emotivo ad un altro. Il risultato finale è un lavoro maturo, composto da dieci tracce che lasciano senza fiato. Buona forma e tanta sostanza. Un disco impregnato di malinconia. Un lavoro che conquista. Un disco che o piace o non piace. Senza lasciare spazio alle mezze misure. Ironico e malinconico. Poetico e dolce a tratti, quanto rabbioso e ruvido.

Gli spunti vengono chiaramente dalla tradizione cantautorale italiana, mai perbenista, mai omologata. Ed ecco che ne Il Sangue si possono scorgere tratti dei primi lavori di Cesare Basile, spunti alla Capossela e alla Rino Gaetano, e pure cenni di CCCP. Concluso l’ascolto, rimane la voglia di riascoltare nuovamente, per entrare nell’universo malinconico di Fasano, per risentire quelle tracce che non si perdono nell’oblio una volta arrivati alla fine.

Un ottimo inizio per tal Vincenzo Fasano, mantovano di nascita, con gentori siciliani, che nella varietà delle contaminazioni del nostro paese porta alla luce con questo disco un nuovo stralcio di poesia, che gli attribuisce il diritto di poter essere annoverato tra le rivelazioni del panorama cantautorale italiano.

Autore: Vincenzo Fasano Titolo Album: Il Sangue
Anno: 2011 Casa Discografica: Eclectic Circus
Genere musicale: Cantautorale Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.vincenzofasano.com/
Membri band:

Vincenzo Fasano – voce e chitarra

Riccardo Sinigallia – moog

Dino Fumaretto – pianoforte

Vincenzo TT Castrini – fisarmonica

Andrea Lovo – batteria

Tracklist:

  1. Non Ritiro Quel Che Ho Detto
  2. Il Sangue
  3. Mal D’Africa
  4. Paiettes
  5. Ucciderei Per Non Combattere
  6. Se Fossi In Me
  7. La Sindrome Di Stoccolma
  8. A Bocca Aperta
  9. È Come Un Gioco
  10. Il Farmaco Etico
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
0 Comm
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