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27th Set2013

Federico Cimini – L’Importanza Di Chiamarsi Michele

by Amleto Gramegna

Disco d’esordio del cantautore calabrese Federico Cimini, L’Importanza Di Chiamarsi Michele è un concept album, o meglio ancora una lunga storia, raccontata in canzoni in cui vengono narrate le gesta di un Michele, uomo qualunque del sud italiano. In realtà è possibile definire il disco come una sorta di Allucinazione Perversa in salsa cosentina. Non vogliamo dirvi di più, anche per non rovinarvi la sorpresa, quindi valutate tutti i brani come considerazioni, riflessioni in musica, tra il giovane musicista e Michele, uomo del meridione scappato dal suo paese. Impegno e disimpegno si fondono nei brani presenti con un occhio a Simone Cristicchi, Cisco e Rino Gaetano. I mali del paese, i social network, le missioni militari all’estero, l’omosessualità, il “contare qualcosa”, sono tutti argomenti sui quali Michele si interroga e Cimini, da cantastorie, trasforma in canzoni, che parlano di rabbia (Tutto Bene), di disperazione (l’ottima Questo è Il Mio Paese, primo singolo dell’album) ma anche di voglia di cambiare (La Rivoluzione in Pigiama). Tante le chitarre acustiche impegnate, ma non sono accantonate le stilettate elettriche dell’ottimo polistrumentista Valerio Fujian. Da non perdere il recitato conclusivo di Epilogo che, come in un’opera teatrale, dà la chiave di volta a tutto il lavoro, con il suo climax sempre maggiore.

Chiude Ti Amo Terrone, ballatona acustica degna del grande Rino Gaetano. Ottimo esordio, seppure in qualche punto ancora acerbo, che lascia intravedere che un nuovo giovane cantautore può imporsi. Un giovane cantautore orgogliosamente terrone.

Autore: Federico Cimini Titolo Album: L’Importanza Di Chiamarsi Michele
Anno: 2012 Casa Discografica: Mk Records
Genere musicale: Cantautorale, Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.federicocimini.it
Membri band:

Federico Cimini – voce, chitarre

Valerio Fujian – chitarre, basso

Giorgio Minervino – chitarre

Tracklist:

  1. Promemoria
  2. Tutto Bene
  3. Questo È Il Mio Paese
  4. Un Militare
  5. Diversamente Scomodo
  6. La Rivoluzione In Pigiama
  7. Teresa
  8. Insieme A Te
  9. La Gente Che Conta
  10. Non Essere Nessuno
  11. Lì Con Me
  12. La Distinzione
  13. Epilogo
  14. Ti Amo Terrone
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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05th Ago2013

Antonio Firmani – The 4th Row

by Marcello Zinno

Tutto italiano (nonostante i testi in inglese) questo giovane musicista dal nome Antonio Firmani che si rifà particolarmente alle decennali lezioni cantautorali americane per confezione il nuovo EP composto da tre leggere tracce. 13 minuti scarsi per provare il sapore Firmani che imprime una ricerca di note e arrangiamenti particolare, sicuramente al fine di impreziosire maggiormente il proprio sound. Se il dettaglio affiora ed è piacevole, la proposta musicale nel complesso risulta molto melodica e perde di quella caratterizzazione che una chitarra acustica e una voce rovente riescono a trasmettere. Questa è la sensazione dell’EP nel complesso: l’opener Last Two Years invade territori “dream” pur dimostrando qua e là qualche accenno di interesse, la piacevole The Givin’ Tree con i suoi violini e pianoforti che dirigono il resto dei suoni risulta molto orchestrale seppur con un songwriting complesso e completo, mentre sul finale giunge la title track che sposa un gusto languido e ottantiano (quasi new wave nelle linee vocali) che piace e che fa intravedere un futuro possibile sviluppo della concezione musicale di Firmani. Un assaggio che sarà più completo in un’opera futura maggiormente definita e che speriamo riesca (questo è il nostro aspriazione) a far attraccare a spiagge più rock la passione del Nostro.

Autore: Antonio Firmani Titolo Album: The 4th Row
Anno: 2013 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Cantautorale Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://www.antoniofirmani.it
Membri band:

Antonio Firmani – voce, piano

Francesco Giuliano – contrabasso, voce

Giovanna Moro – violino, viola

Vincenzo Corbingi – chitarra

Raffaele Barbato – vibrafono

Tracklist:

  1. Last Two Years
  2. The Givin’ Tree
  3. The 4th Row
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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13th Giu2013

Fabio De Matteis – Io Non Mi Fido Di Questo Mare

by Amleto Gramegna

Dieci piccoli quadri. Dieci storie in un’amabile sfilata di ballate color pastello che l’artista pugliese snocciola con la sensibilità del menestrello: pervaso da malinconia, tenerezza, fatalismo. La vena artistica di Fabio De Matteis è ben sostenuta dai timbri delicati, caldi della voce, dall’impostazione strumentale acustica e avvolgente. I dieci brani suggeriscono l’immagine di una personalità riflessiva e disincantata, cui si accompagna una musica per lo più di stampo acustico, fatta eccezione per la title track (Io Non Mi Fido Di Questo Mare) pervasa dai suoni più moderni e sintetici. Rimetto La Maschera è uno dei brani migliori dell’album, disperata nella sua dichiarazione di alternatività, Amami può diventare un apprezzato singolo. Echi di Radiohead sbucano qui e lì, in Non Sei Un’Ombra (il punto di riferimento potrebbe essere Creep) mentre in Vita In Sottovuoto riecheggia l’impostazione grezza, chitarristica, cruciale di un certo rock cantautorale americano. La capacità melodica di Fabio De Matteis è al di sopra di ogni sospetto e la rosa dei brani presentanti è la zuccherina apertura di un album vincente.

Autore: Fabio De Matteis Titolo Album: Io Non Mi Fido Di Questo Mare
Anno: 2012 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Cantautorale Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/fabiodematteis
Membri band:

Fabio De Matteis – voce, chitarre

Salvatore Sese – chitarre

Giovanni Cresseri – basso

Marco Parano – batteria

Glauco Salvo – chitarra

Marco Mojana – piano Rhodes

Massimiliano Lotti – percussioni

Tracklist:

  1. Anche Se Non Ci Fosse Più Niente Da Fare
  2. Non Siamo Mica Adamo Ed Eva
  3. La Parte Buona Di Te
  4. Io Non Mi Fido Di Questo Mare
  5. Na- Yesu
  6. Rimetto La Maschera
  7. Amami
  8. Non Sei Un’ombra
  9. Fabio È Salvo
  10. Vita In Sottovuoto

 

Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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31st Mag2013

Venua – Blah Blah Blah

by Alessandro

La ricerca di nuove sonorità passa spesso dalla riscoperta delle atmosfere vintage, ed è con questo spirito che i Venua ci propongono la loro seconda fatica. Registrato interamente in analogico, Blah Blah Blah risulta essere un riuscito omaggio, al sound degli anni ’50 e ’60, ma con le radici solidamente piantate nella modernità, uno stravagante connubio fra antico e moderno. Le contaminazioni sono numerose, si spazia da Buscaglione a Celentano, dai Black Keys ai Racconteurs, una operazione non facile, ma che riesce a produrre qualche spunto davvero interessante. Lei dice “Ormai” il tempo scandito dal basso e due mani solitarie, introduce un brano molto ritmato alla Black Keys, in 9 Settembre, si scopre una strana somiglianza con Steady, As She Goes dei Raconteurs. E le contaminazioni dei Black Keys tornano in Se Vuoi, Devi, dal ritmo incessante e ossessivo, che alla lunga tende ad annoiare, atmosfere alla Tarantino introducono Bang, in cui è palpabile l’influenza dell’indimenticato Fred Buscaglione. Molto carina e ritmata Alice si contrappone alla sognante e romantica Via Petrarca, troppo omologata per risaltare, rispecchia in pieno lo stereotipo del tipico cantautorato italiano. Dopo Un Sabato Italiano, viviamo la tipica domenica italiana con Sunday, geniale il “duà duà” del coro. Di impronta più british Aprile Dolce Dormire, dall’incedere lento e muscolare. Un po’ triste passeggiata nei ricordi di una vecchia Nuova Amsterdam. Per salutarci i Venua non a caso scelgono A presto…un brano strumentale molto intenso.

L’atmosfera è scanzonata, i testi sono accessibili e originali, peccano un po, di ripetitività, è vero, ma il risultato nel complesso è piacevole, senza però riuscire ad eccellere, in estrema sintesi bene ma non benissimo.

Autore: Venua Titolo Album: Blah Blah Blah
Anno: 2013 Casa Discografica: Libellula
Genere musicale: Indie Rock, Cantautorale Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: https://soundcloud.com/venuaband
Membri band
Samuele Ghidotti – voce, cori, chitarra acustica, chitarra elettrica, mani
Jodi Pedrali – pianoforte, rhodes, organi, cori, mani
Fabio Dalè – basso
Marco Fasolo – batteria
Tracklist:

  1. Lei dice “Ormai”
  2. 9 Settembre
  3. Se Vuoi, Devi
  4. Bang
  5. Alice
  6. Via Petrarca
  7. Sunday
  8. Aprile Dolce Dormire
  9. Nuova Amsterdam
  10. A presto…
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale, Indie Rock
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16th Mag2013

Il Rumore Della Tregua – La Guarigione

by Marcello Zinno

C’è una linea sottilissima, quasi invisibile, tra l’amore per le sonorità del passato e la sperimentazione moderna. Due mondi distanti non solo decenni ma potremo dire anni luce che sempre più spesso divengono per le band un credo, una scelta come se essere bianco o nero. Quasi impossibile centrare questa linea a tratti immaginaria, eppure Il Rumore Della Tregua riesce non solo ad individuarla ma ad utilizzarla come proprio percorso musicale e, come un trapezista, riesce a creare un gioco musicale (più che sonoro) di grande gusto nonché qualità. La tromba si sposa egregiamente ad una sapiente chitarra acustica, una batteria che vorrebbe fuoriuscire dagli schemi del cantautorato per sposare il rock abbraccia agevolmente delle percussioni che sono incastrati laddove necessario, il tutto senza tralasciare un basso che opera in seconda fila ma che non è secondario a nessuno dei suoi colleghi. La parola “cantautorato” suona come una gabbia per il quintetto che in realtà pesca un sound vintage-italiano e lo lancia verso costruzioni nuove. Già le due prime tracce inquadrano egregiamente il potenziale della band: se infatti Haiku fa risaltare la vena acustica de’ Il Rumore Della Tregua, L’odore Dei Cani apre ad inserti più ritmati, ad un basso profondo e un carattere distintivo, sfaccettature queste sicuramente più convincenti a nostro parere. In tutto ciò un plauso va sicuramente a Federico Anelli che grazie alla sua voce conferisce una personalità decisa e significativa al sound tutto.

Altro cavallo di battaglia è La Ballata Del Pignoramento che vede un forte inserimento di una chitarra elettrica nel ritornello senza creare sbavatute ma anzi che assume l’importane ruolo di svecchiare l’alone cupo che il primo minuto d’ascolto ha donato, primo minuto che è complice della prima metà del titolo della traccia. Confessa Il Peccato, Harry suona molto introversa, come il nome ci anticipa, mentre Revival, dal gusto vagamente western, non lascia dubbi sulla quantità di idee che si celano dietro questi cinque ragazzi. Una band che nonostante la giovane età suona assolutamente matura e secondo noi discograficamente pronta.

Autore: Il Rumore Della Tregua Titolo Album: La Guarigione
Anno: 2013 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Cantautorale Voto: 7
Tipo: EP Sito web: http://ilrumoredellatregua.bandcamp.com
Membri band:

Federico Anelli – voce, acustica

Andrea Schiocchet – batteria, cori diaframmatici

Marco “magister” Torresan – chitarra,

Marco Cullorà – basso

Lorenzo Monesi – fiati, percussioni

Tracklist:

  1. Haiku
  2. L’odore Dei Cani
  3. Confessa Il Peccato, Harry
  4. La Ballata Del Pignoramento
  5. Revival
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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09th Mag2013

The Brain Olotester – Wash Your Blues Away

by Marcello Zinno

Dietro il moniker The Brain Olotester c’è Giuseppe Caligano, conosciuto ai più per essere uno degli elementi portanti del progetto Muzak, sciolto ormai da diversi anni. Proprio dopo l’esperienza sperimentale dei Muzak e diverse collaborazioni, Calignano si è cimentato in un progetto quasi solista in cui ha coinvolto di volta in volta musicisti differenti in funzione di come prendevano corpo le sue idee. Da qui nel 2008 l’album omonimo rispetto al moniker scelto e a marzo scorso l’ultima opera dal titolo Wash Your Blues Away: dimenticate i richiami musicali del titolo, quello su cui l’artista si è voluto cimentare è un cantautorato con episodi psichedelici e divagazioni nel passato. Potremo addirittura riscontrare dello showgaze che si affaccia alle porte di alcuni momenti ma il richiamo al passato è troppo forte…forse vintage o forse semplicemente citazione ai grandi che furono (The Beatles solo per citare il nome più ingombrante) ma in realtà è proprio la ricerca di alcune sonorità rispetto alla scrittura della canzone così come noi la conosciamo a far spiccare lo stile dell’artista. E se non bastasse per affacciarci al mondo di Calignano dobbiamo anche considerare un certo tocco lo-fi (Before And After The Library Information Systems ma ancora di più Unexpected Revelations) nella produzione delle tracce che lo differenzia notevolmente dalle registrazioni dei contautori moderni, sforzi di attualizzare un sound che non rispecchia i nostri tempi adottando tecnologie e soluzioni musicali di oggi. Al di là della dylaniana The Queen, The Rose And The Moon, il salto dell’album si avverte con A Day In 1999 che cambia registro strizzando l’occhio con certe musicalità progressive settantiane.

E se The Das Ballad Of Mr. Spaceman conferma l’amore del suo artefice per le sonorità tipicamente inglesi, con una voce suadente ma maledetta dietro un riff che si ripete in maniera sempre più incisiva (chi ha pensato a Nick Drake?!), la title track che chiude l’album poggia tutto su un pianoforte quasi buckleiano, nostalgico, che stende il sipario su un’opera singolare, sicuramente distante dai soliti cliché. Un album personale, dedicato al proprio amore e che come ogni album che parla di amore risulta intinto in melodie acustiche anche se non sempre di facile interiorizzazione; il risultato sono momenti come Four Years Ago, intricati e sperimentali con degli arrangiamenti davvero ben proposti e delle ambientazioni che danno colore alla scena quasi teatrale.

Autore: The Brain Olotester Titolo Album: Wash Your Blues Away
Anno: 2013 Casa Discografica: Minollo Records
Genere musicale: Cantautorato, Folk Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/thebrainolotester
Membri band:

Giuseppe Calignano – voce, chitarra, basso, piano, synth

Altri artisti per ogni singola traccia

Tracklist:

  1. Before And After The Library Information        Systems
  2. Unexpected Revelations
  3. The Queen, The Rose And The Moon
  4. A Day In 1999
  5. My Timeless Present
  6. Her Love Makes Me Feel So Good
  7. The Das Ballad Of Mr. Spaceman
  8. Four Years Ago
  9. Remember Me
  10. Lazy Man
  11. Wash Your Blues Away
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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27th Mar2013

Ugo Mazzei – Adieu Shangri-La

by Marcello Zinno

Un album impegnato da parte di un artista appartenente alla scena cantautorale. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che abbiamo riscontrato questo binomio in un artista italiano?! Di grossi nomi in tal senso se ne sprecano (Guccini, De Grogori, Gaber…) e il confronto con il passato è d’obbligo visto che il cantautorato italiano si sta allontanando dai temi ideal-politici del passato per parlare di amore e di argomenti di tutti i giorni. Con Ugo Mazzei si recuperano alcuni argomenti delicati (spesso comuni più agli schieramenti punk ska) come l’amore per l’ambiente e il diritto alla salute di ogni singolo abitante di questa Terra, tema spinoso quanto estendibile a vari scenari possibili. Qual è il vero punto saliente di questo Adieu Shangri-La, ultimo doppio album di Mazzei? Sarebbe stato troppo semplice comporre un insieme di tracce di protesta, urlare o semplicemente cantare testi di rivolta o di polemica magari poco costruttiva. Ma Ugo non appartiene alla schiera dei giovani irriverenti che spingono la polemica senza giungere a delle proposte costruttive. Ugo è troppo “saggio” (e poco adolescente) per scegliere questa soluzione e così crea un album di sapiente rock raffinato che alterna egregiamente una sei corde acustica con una sua sorella elettrica, entrambe mai mescolate a caso grazie anche all’ausilio di molti musicisti che lo hanno accompagnato in quest’avventura.

Certo, l’imprinting cantautorale si sente eccome (come in Canzone Per Chico dedicata a Chico Mendes, sindacalista che perse la vita battendosi contro il disboscamento della foresta amazzonica) ma si apprezza molto di più in questo Adieu Shangri-La: l’opener Fatemi Respirare (molto De Gregori) con la sua batteria in 4/4 e gli assoli pungenti e C’era con il suo pianoforte di base che conferisce quel qualcosa in più, tutte particolarità lontane dai soliti cliché del genere. Anche Oh Susanna che mescola lo stile di Ugo con delle interessanti sfumature country (o più genericamente “southern”) risulta un buon passaggio e Armageddon pur sfiorando la tradizione pop contiene un fascino particolare grazie soprattutto agli ottimi arrangiamenti (stesso dicasi per Stracci Inutili). Caratteristica di questa uscita discografica è l’inserimento, oltre all’album “tipico” dell’artista, di un CD che include i “provini” che hanno poi dato alla luce Adieu Shangri-La: una rivistazione dei brani per solo voce e piano che piace e che va apprezzata già solo come iniziativa.

Se la cura per i particolari e la trasversalità musicale sono gli assi nella manica di questo lavoro, speriamo che in futuro il buon Mazzei non si faccia conquistare da sonorità eccessivamente orecchiabili ma continui a perfezionare uno stile in continua ricerca di qualcosa di sofisticato.

Autore: Ugo Mazzei Titolo Album: Adieu Shangri-La
Anno: 2013 Casa Discografica: Interbeat Records
Genere musicale: Cantautorale, Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/ugomazzeiband
Membri band:

Ugo Mazzei – voce, chitarra, pianoforte, tastiera, armonica

Mirko Augello – batteria

Biagio Martello – basso

Saretto Emmollo – chitarra

Gianluca Guglielmino – chitarra

Saro Guarrancino – mandolino

Filippo Platania – chitarra

Tracklist:

CD 1

Provini

CD 2

  1. Fatemi Respirare
  2. Sexy Road
  3. C’era
  4. Canzone Per Chico
  5. Oh Susanna!
  6. Armageddon
  7. Oggi
  8. Stracci Inutili
  9. Cerchio Di Fuoco
  10. Adieu Shangri-La
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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19th Mar2013

Sintomi Di Gioia – Sintomi Di Gioia

by Piero Di Battista

Nuovo album per i Sintomi Di Gioia, duo proveniente da Alessandria attivo dal 2000, che tramite l’etichetta Indidacosa pubblica questo nuovo omonimo parto musicale. L’ultimo loro lavoro da studio fu Segnalibro pubblicato nel 2008, ed abbandonati lidi più rock, con in aggiunta alcuni cambiamenti nella formazione, il duo piemontese dà alla luce un disco dalle atmosfere più cantautorali e, per quanto riguarda la parte strumentale, dedica molto spazio alla sperimentazione. Prodotto da Umberto Giardini (Moltheni), che tra l’altro offre la sua collaborazione alla batteria in alcuni brani, Sintomi Di Gioia si apre con Due Minuti Prima Che Cambiassi Idea dove la forte influenza del cantautorato italiani degli anni ‘60 si fa ben evidente, con un sound che può ricordare gruppi come, ad esempio, Le Orme. Dopo i pochi secondi di Calpesto Sassi Preziosi nella quale il suono della natura funge da protagonista, arriviamo a Di Blu, singolo del disco, della quale colpisce la leggerezza e la malinconia, oltre alla voce di Luca Grossi (anche autore dei testi) perfettamente combinata con lo stile proposto dalla band alessandrina. In Ordine è il pianoforte a far da colonna portante del brano ponendo lo sguardo verso orizzonti più jazz. La track-list prosegue tra atmosfere malinconiche, nostalgiche e sperimentali, arrivando a Canzone Per T (La Rivoluzione), dedicata al giornalista Marco Travaglio, ad episodi psichedelici di Mi Dimentico Di Me, fino a concludere con l’introspettiva Maggio 2002 dove questa volta è l’harmonium a metter le vesti del protagonista del brano

Per i Sintomi Di Gioia è di certo un nuovo capitolo per ciò che riguarda la loro carriera, un punto di svolta che, come già accennato, lascia alle spalle un passato più vicino ad orizzonti un po’ più rock; la cosa che più colpisce dei Sintomi Di Gioia è la versatilità, o meglio, la creatività che il duo piemontese ineccepibilmente dimostra di possedere soprattutto riguardo la parte tecnica, ed un cantautorato, quasi poetico, per quanto riguarda le liriche. Sintomi Di Gioia, per chi non fosse affine a questo genere, è un disco di difficile digeribilità al primo ascolto, va senza dubbio approfondito per poter cercare di trarre quegli spunti positivi che il disco stesso presenta.

Autore: Sintomi Di Gioia Titolo Album: Sintomi Di Gioia
Anno: 2012 Casa Discografica: Indidacosa
Genere musicale: Cantautorale Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.sintomidigioia.it
Membri band:

Luca Grossi –  voce,   chitarra, pianoforte, synth, basso, batteria

Fausto Franchini – chitarra, pianoforte, synth, harmonium, basso

Tracklist:

  1. Due Minuti Prima Che Cambiassi Idea
  2. Calpesto Sassi Preziosi
  3. Di Blu
  4. Ordine
  5. Balcone
  6. Varietà
  7. Pieno D’Oro
  8. Canzone Per T (La Rivoluzione)
  9. Mi Dimentico Di Me
  10. Maggio 2002
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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08th Mar2013

Alex Cambise – L’umana Resistenza

by Alessandro

Il nuovo album di Alex Cambise musicalmente è molto interessante, si muove di sicuro fra rock blues e folk, prodotto e arrangiato dallo stesso Cambise, propone un sound che si ispira molto a quello americano, ma che non scorda nè rinnega le sue origini italiane. L’umana Resistenza è un’opera ambiziosa già dal titolo, ma che si dimostra esserlo soltanto nelle intenzioni, di chiara impronta cantautorale non convince proprio per i suoi testi, qualche volta banali, altre perplessità dalla componente vocale, forse un po’ sotto tono. La ricerca della profondità passa attraverso il dolore e la sofferenza, si va dal pompiere simbolo di Cernobyl di Canzone Per Vladimir Pravik all’anonimo operaio di Invisibile, fino alle difficoltà di integrazione di Sette Piccoli Indiani amaro ritratto dell’Italia moderna. Situazioni tragiche e angoscianti, si susseguono in una una forzata ricerca del patetico che sposta l’attenzione verso l’indifferenza, ci si domanda cosa effettivamente si voglia trasmettere e se ce ne sia realmente il bisogno, forse il cuore è troppo indurito dalla realtà per volerne ancora in musica. A risollevare le sorti dell’album, per fortuna, troviamo l’ultimo brano  La Nostra Primavera, una struggente ballata strumentale che mette in mostra ancora meglio le ottime qualità musicali dei Alex.

Musicalmente l’album è curato, purtroppo però come spesso succede ai cantautori di casa nostra si tende ad eccedere con quelle che potremmo definire le “sciagure” della vita, situazioni, momenti che per loro natura conferiscono un manto di serietà ed impegno, ma che poi si dimostrano essere solo una scorciatoia. E’ davvero così difficile essere seri ed impegnati esprimendo gioia e allegria? E’ così difficile essere ottimisti?

 

Autore: Alex Cambise Titolo Album: L’umana resistenza
Anno: 2012 Casa Discografica: Ultrasound
Genere musicale: Rock Blues, Folk, Cantautorale Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.alexcambise.com/
Membri band:

Alex Cambise – musica

Tracklist:

  1. Nati nel ‘70
  2. Canzone per Vladimir Pravik
  3. Come macchine
  4. Nostra signora dei sogni cadenti
  5. Pace e libertà
  6. Io rimango qua
  7. Invisibile
  8. Io non cadrò
  9. Ottobre 1918
  10. Novecento
  11. Sette piccoli indiani
  12. La nostra primavera

 

Category : Recensioni
Tags : Cantautorale, Folk
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18th Feb2013

Giovanni Marton – Ogni Sguardo Non È Perso

by Amleto Gramegna

“Giovani cantautori crescono”. Questo potrebbe essere un ottimo sottotitolo per il nuovo lavoro di Giovanni Marton, polistrumentista nativo di Mestre (Ve) con ottimi studi musicali alle spalle. Battiato, Colapesce, Morgan e i suoi Bluvertigo, tutti vengono dati in pasto all’ascoltatore in un frullatore sonoro. Il disco può essere identificato come un concept diviso in due parti. Nella prima fase viene narrata la visione futura della vita piena di speranze e illusioni (Tormenta Estiva, L’ultimo Sole) per poi scontrarsi con l’amara realtà e chiedersi il perché della distruzioni di quegli ideali (Contro L’Ordine). Marton, nel suo viaggio, si fa accompagnare da validi amici: Lele Battista (La Sintesi) e Fabio Cinti (già collaboratore di Morgan). Proprio da queste due presenze trae vita la seconda parte dell’opera per una decisa sterzata musicale. Partendo da una serie di brani “placidi” e di vago respiro melodico, ascoltiamo un deciso cambiamento in stile pop elettronico e new wave alla Bluvertigo. tutto ciò giova particolarmente, rendendo musicalmente completa la proposta. In ogni caso, dobbiamo dirlo, l’opera è ridondante: troppi brani, alcuni decisamente superflui, appesantiscono l’ascolto rendendolo ad una prima analisi anche noioso e coraggiosamente presuntuoso.Solo dopo un ascolto più approfondito si capisce l’incisività del disco.

Oddio, niente di trascendentale sia ben chiaro, ma abbiamo ascoltato un lavoro ben fatto, ben curato in ogni minimo dettaglio, cosa che di questi tempi appare un evento raro.

Autore: Giovanni Marton Titolo Album: Ogni Sguardo Non È Perso
Anno: 2012 Casa Discografica: Sea Horse Records
Genere musicale: Cantautorale Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http:// www.giovannimarton.com
Membri band:

Giovanni Marton – voce, chitarra, glockenspiel,   sintetizzatori, drum machine, diamonica, percussioni, batteria, pianoforte,   basso

Lele Battista – voce, pianoforte, chitarre, cetra, basso,   synth

Fabio Cinti – voce, cori, pianoforte

Pedro Fiamingo – chitarre, basso

Fabio Gatti – batteria

Alberto Pigazzi – batteria

Giuseppe Michieletto – chitarra

Tracklist:

  1. Tormenta Estiva
  2. L’ultimo Sole
  3. Idillio Borghese
  4. Sognare La Serenità
  5. Perdersi Tra Gli Sguardi
  6. Nuovi Sistemi Stellari
  7. Presi!
  8. Contro L’ordine
  9. Il Tuo Mondo Non È Perso
  10. Il Ghiaccio Delle Strade
  11. Un Luogo Nuovo
  12. Sguardi Tra I Sospiri
  13. L’aspetto
  14. La Natura Immortale Del Genere Umano
Category : Recensioni
Tags : Cantautorale
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