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21st Nov2017

Twelve Foot Ninja – Outlier

by Trevor dei Sadist

Twelve Foot Ninja - OutlierContaminare significa arricchire di nuovi elementi qualcosa di conosciuto. Anche nel caso di Outlier nuova creatura targata Twelve Foot Ninja le contaminazioni si sprecano. Già dalle prime note mi rendo conto di quanto la band australiana è andata oltre. Loro si definiscono heavy/fusion definizione che in buona parte rende giustizia al sound, che per certi tratti mi ricorda i seminali Faith No More, vuoi per le intenzioni sulle clean voice, vuoi per la voglia di sperimentare riuscendoci peraltro molto bene. La base è certamente heavy, nonostante una volta in sella non si ha mai la certezza di viaggiare su di una sola strada. Prima di continuare ad analizzare quello che i Twelve Foot Ninja sono musicalmente mi soffermo per un attimo a tessere le lodi del singer Nick Etik: la sua prova è davvero convincente in tutte le sue espressioni, sia dove c’è da tirare fuori tutta l’energia, sia dove c’è bisogno di convincere attraverso melodia e note ammiccanti, come nel caso del chorus di Invincible (tra le mie preferite). I suoni sono cattivi grazie anche a una produzione capace di rendere ogni brano al massimo della sua grandezza, così nei momenti di maggior azione costituiti da un grande lavoro della sezione ritmica che opera su riff violenti, legati al metal di generazione ’90 in stile Korn, tuttavia anche dove i temi si fanno rassicuranti la produzione non è mai inopportuna, i risultati sono nitidi e puliti.

Non fatevi ingannare, ho citato qualche nome di band a noi conosciute ma con Outlier i Twelve Foot Ninja credo abbiano spiazzato un po’ tutti, questo è un album che potrete ascoltare per caricarvi, ma al tempo stesso mentre i primi ospiti stanno arrivando e c’è bisogno di sorseggiare uno spritz che di fatto dà inizio a una lunga serata. Un disco non propriamente solo metal, anzi che mi sento di premiare per l’intenzione, per la voglia di lasciare a bocca aperta l’ascoltatore. Complimenti! In alto il nostro saluto!

Autore: Twelve Foot Ninja

Titolo Album: Outlier

Anno: 2016

Casa Discografica: Volkanik Records

Genere musicale: Heavy Metal, Crossover

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.twelvefootninja.com

Membri band:

Nick “Kin” Etik – voce

Steve “Stevic” MacKay – chitarra

Damon McKinnon – basso

Shane “Russ” Russell – batteria

Rohan Hayes – chitarra, cori

Tracklist:

  1. One Hand Killing

  2. Sick

  3. Invincible

  4. Oxygen

  5. Collateral

  6. Post Mortem

  7. Point Of You

  8. Monsoon

  9. Adios

  10. Dig For Bones

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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11th Nov2017

Circa Survive – The Amulet

by Marcello Zinno

Circa Survive - The AmuletI Circa Survive tornano sulle scene per la sesta volta ma la prima sotto Hopeless Records: The Amulet è lo scrigno in cui sono racchiuse dieci tracce di rock moderno e sofisticato, brani che mettono in luce la grande creatività e le minuscole barriere artistiche che i ragazzi si pongono nella propria manifestazione musicale. Il confronto ci viene spontaneo con i The Mars Volta (l’opener o anche At Night It Gets Worse sono evidenti in ciò), non solo per la somiglianza vocale seppur non interpretativa con Cedric Bixler-Zavala, ma per le partiture ritmiche involute e contorte, puntate su coordinate diverse rispetto alle chitarre e agli arpeggi concettuali che sembrano vivere di vita propria. Echi, code, sono due dei pilastri del sound del quintetto, addirittura Never Tell A Soul sul finire acquisisce un fascino psichedelico, quasi post-rock: e ci piace citare il post-rock visto che questa sarebbe l’interpretazione perfetta di un rock avveniristico che non disconosce però i suoni classicamente elettrici dei propri strumenti. Il loro crossover si lascia apprezzare a ripetuti ascolti, le sfumature sono difficili da rintracciare perché sono tante e dimostrano che ci troviamo dinanzi ad una band di primo livello in quanto a songwriting; una sperimentazione concreta, che si lascia toccare, che riesce a fare la quadra in ciascuna traccia e non lascia punti inevasi.

Spinta (Stay) e riflessione (Flesh And Bone), non c’è ambientazione prevalente nel sound della band, come in un’opera artistica bisogna guardare tra gli stili, seppur sia difficile capire quale complessa natura abbia influenzato queste cinque menti nel partorire un lavoro così ben curato. Un lavoro di grande spessore, creato da una band sopra le righe per un pubblico non comune.

Autore: Circa Survive

Titolo Album: The Amulet

Anno: 2017

Casa Discografica: Hopeless Records

Genere musicale: Crossover, Post-Hardcore

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://circasurvive.com

Membri band:

Anthony Green

Colin Frangicetto

Brendan Ekstrom

Nick Beard

Steve Clifford

Tracklist:

  1. Lustration

  2. Never Tell A Soul

  3. Premonition Of The Hex

  4. Tunnel Vision

  5. At Night It Gets Worse

  6. Stay

  7. Rites Of Investiture

  8. The Hex

  9. Flesh And Bone

  10. The Amulet

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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18th Ott2017

In Search Of Sun – Virgin Funk Mother

by Marcello Zinno

In Search Of Sun - Virgin Funk MotherDove l’alternative rock incontra il metal. Gli In Search Of Sun sono inglesi, e si sentono tantissimo le loro radici, nel riffing, in quelle spigolature quasi progressive, in una produzione che ha richiesto molta attenzione. Eppure noi, ascoltandoli e riascoltandoli, non possiamo far altro che vederli come una band alternative ma con un fare heavy che affila le armi e colpisce dritti in your face. Bella la classe che Adam Leader imprime nelle linee vocali, pulite e che sanno sempre come muoversi (anch’esse molto inglesi), ma affascinante anche il respiro delle tracce, non baricentrate sui ritornelli o sui chorus bensì tutte costruite con grande maestria e che si lasciano ascoltare per la loro durata intera. Tecnica?! C’è anche quella, non tanto celata ma nemmeno sparata addosso all’ascoltatore, una tecnica davvero al servizio della musica che si muove in maniera agiata e che al tempo stesso fa sentire il proprio spessore.

In diversi brani ci ricordano i nostri Anewrage (si ascolti Elevation ad esempio), con quelle chitarre diagonali ma allo stesso tempo una geometria rock che chiude tutti gli spazi aperti e ci fa saltare sotto un loro ipotetico palco; Rejection ci ispira invece un sapore quasi metalcore, ma sempre dall’ascolto facile, confermato anche dal ritornello; MotherFunk è un altro esempio di eleganza, crossover vero e di fascia alta per conquistare un pubblico ampio ma comunque attento alle sonorità, alle costruzioni, all’energia sprigionata da certi pattern che ti implodono dentro. Bella prova quella degli In Search Of Sun, band il cui nome inizierà sicuramente a girare almeno quanto i lunghi tour in cui si imbatteranno.

Autore: In Search Of Sun

Titolo Album: Virgin Funk Mother

Anno: 2017

Casa Discografica: Spinefarm Records

Genere musicale: Crossover, Alternative Rock, Heavy Metal

Voto: 7,25

Tipo: CD

Sito web: https://insearchofsun.co.uk/

Membri band:

Adam Leader – voce

Rory Kay – chitarra, voce

David Mena Ferrer – chitarra

Faz Couri – basso

Sean Gorman – batteria

Tracklist:

  1. Say It Like To See It

  2. Bad Girl

  3. Petrichor

  4. Elevation

  5. In The Garden

  6. Little Wolf

  7. Never

  8. Rejection

  9. Illusions

  10. MotherFunk

  11. Mon Amour

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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20th Set2017

Nitarao – Nitarao

by Marcello Zinno

Nitarao - NitaraoI Nitarao, grazie al supporto della Hellbones Records, hanno deciso che era il momento di pubblicare i loro 4 brani (meglio dire 3 più una intro). Siamo nel lontano 2004 quando il nu metal andava ancora e tantissime erano le band che si proponevano con queste sonorità. I Nitarao registrarono i brani a quell’epoca e, in fatto di stile, puntavano a qualcosa che non fosse solo nu metal ma, a quanto ci sembra, tesero a qualcosa che fosse contagiato dalle sonorità “core”, un po’ Cripple Bastards un po’ tendente al crossover e, perché no, un po’ al metal di stampo Sepultura (si ascolti il ritornello di Esclusi, ma è solo un esempio). Tutto questo è concentrato idealmente nella vera opener del loro EP omonimo, brano che prende il titolo di Il Potere Dei Simboli, e che lungo i suoi 4 minuti risulta tutt’altro che monocorde.

Il problema è che i brani hanno addosso tutti gli anni che hanno sulla carta: le registrazioni, i suoni, la produzione…tutto risale a quel periodo, nulla è stato attualizzato. Allora che senso ha dare alle stampe delle tracce che sanno già di vecchio? Non sarebbe stato meglio proporle come bonus track inedite di un più ricco full-lenght?

Autore: Nitarao

Titolo Album: Nitarao

Anno: 2017

Casa Discografica: Hellbones Records

Genere musicale: Crossover, Heavy Metal

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://hellbonesrecords.bandcamp.com

Membri band:

Gino – voce

Yuri – batteria

Daniele – chitarra

Davide – basso

Tracklist:

  1. Nitarintro

  2. Il Potere Dei Simboli

  3. Esclusi

  4. Fuori Dalla Tua Scia

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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11th Set2017

FatSoul – Homo Ebetis

by Marcello Zinno

FatSoul - Homo EbetisQualcosa si è rotto lungo la catena evolutiva dell’essere umano e forse parlare di “homo ebetis” rende bene l’idea, non del come ma del punto a cui si è giunti. Nel caso in questione si tratta dell’album d’esordio dei FatSoul, un power trio di musica strumentale che punta tutto sul crossover, quello pieno zeppo di impedenze funky, groove folle e matrice ritmica che fa aumentare le pulsazioni cardiache. Detto in altri termini, siamo di fronte ad un album che omaggia i Primus ma che volutamente non si spinge nell’imitarne le gesta tematiche, evitando di optare per una linea vocale (Les Claypool resta intoccabile nei suoi folli racconti) ma ponendo tutto l’accento sugli strumenti. Brani come Oshoneck o Honey ci riportano proprio a quelle soluzioni, coraggiose, tecniche, aritmetiche, funky che ti fanno battere il piede senza sentire la stanchezza; con Sthercules arrivano le influenze blues, un intro che strizza l’occhio ai Lynyrd Skynyrd e un’atmosfera più rilassata, anzi spensierata; solo nella seconda parte un basso senza controllo riempie un suono per il quale la sei corde invece punta su accenni cadenzati. Insomma tutto secondo il loro pazzo copione.

Da segnalare la titletrack che mette in scena un film più pacato, traccia in crescendo che gioca con il pathos pur attenendosi ad una struttura semplice. Anche Hamebus Papa è un brano che contiene un certo spirito melodico, sopratutto nella prima parte, e che sospende per un attimo la pura batteria per valorizzare suoni e note; ma i ragazzi non resistono e accelerano il passo nella seconda metà. Su Intro non diciamo nulla ma tutto è tranne che un brano di chiusura. Un album davvero di spessore che richiede tecnica, inventiva e capacità di uscire fuori dagli schemi. Già solo per questo i FatSoul hanno realizzato un signor album.

Autore: FatSoul

Titolo Album: Homo Ebetis

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Crossover, Funky

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/fatsoulbandx

Membri band:

Mattia Maschio – batteria

Marco Maschio – basso

Alberto De Grandis – chitarra

Tracklist:

  1. Oshoneck

  2. Ave Seitan

  3. Sthercules

  4. Homo Ebetis

  5. Honey

  6. Karaotene

  7. Hamebus Papa

  8. Intro

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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04th Lug2017

Body Count – Bloodlust

by Trevor dei Sadist

Body Count - BloodlustBloodlust è il titolo del nuovo album targato Body Count, band attiva dal 1990 per volere di Ice-T, membro fondatore e rinomato attore. Il loro genere è da definirsi rap metal, poiché la matrice ribelle delle gangsta americane è molto presente ma d’altro canto emerge la violenza sonora del metal estremo. Anche per quest’ultimo Bloodlust gli americani non hanno voluto allontanarsi troppo da quello per cui li abbiamo conosciuti e il risultato è davvero più che buono, il merito è loro e di una produzione di alto livello, nonostante alla realizzazione di questo full lenght hanno preso parte illustri ospiti come Dave Mustaine (Megadeth), Max Cavalera (ex Sepultura) e Randall Blythe (Lamb Of God). Per chi non ama il genere consiglio di non confondere i Body Count tra le band che “non suonano”, l’atteggiamento è di certo ben diverso, la matrice infatti è dannatamente heavy, così come la caratura tecnica della band di alto livello. Civil War è l’opener track che vede la partecipazione di Dave Mustaine, per un brano che tra mid tempo e furiose ripartenze non tradisce le attese, è un ottimo biglietto da visita, potente, trascinante, la strada è ormai aperta e subito dopo è la volta di The Ski Mask Way, che continua con successo quanto anticipato. Ice-T è un attore di successo e questo tutti noi lo sappiamo bene, forse nelle vesti di cantante/frontman è meno conosciuto ma non lasciatevi ingannare, questo non vuol dire che riesca meno nell’intenzione. I testi di Bloodlust sono provocatori, maledettamente odierni, emergono i problemi di un’America sempre meno democratica.

This Is Why We Ride figura tra le mie preferite, specie per il tragico finale. Con All Love Is Lost è il turno di Max Cavalera, che sputa fuori tutta la sua rabbia nel chorus, mentre Ice-T si riconosce ancora per il suo cantato fitto, dove lo sdegno sfocia in odio. A circa metà album c’è una bellissima sorpresa, i Body Count omaggiano gli Slayer con l’accoppiata Raining Blood/Postmortem, ogni giudizio è superfluo, queste sono canzoni che già parlano da sole, esperimento riuscito. God Please Believe Me è una ballad, che ci fa pensare, riflettere su quanto potrebbe essere migliore questo mondo. Da un momento meditativo al bisogno di far male, i Body Count per Walk With Me arruolano nelle proprie fila l’ugola di Randall Blythe, il singer dei Lamb Of God non si lascia pregare e da subito vomita collera, anche questa volta i Nostri hanno fatto centro. Here I Go Again è una song malvagia, così come la voce di Ice-T, trasformato in vampiro, che si aggira ansioso di colpire sui tetti di Los Angeles. Bloodlust è un album di successo, suonato e arrangiato molto bene.

E’ la volta di No Lives Matter armonie di chitarre annunciano un chorus urlato al mondo. Ci stiamo avvicinando al termine di questo nuovo nato in casa Body Count, ma la band non ne vuol sapere di gettare la spugna è ancora viva, sulle note della title track prima, che dimostra per l’ennesima volta la verve metal dei losangelini. Le ostilità si chiudono con Black Hoodie, una felpa nera, due colpi di pistola, un ragazzo morto per il colore della pelle, per il colore della giacca. Bravi Body Count, promuovo Bloodlust e la vostra battaglia. In alto il nostro saluto!

Autore: Body Count

Titolo Album: Bloodlust

Anno: 2017

Casa Discografica: Century Media Records

Genere musicale: Rap Metal, Crossover, Hardcore

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.bodycountband.com

Membri band:

Ice-T – voce

Ernie C – chitarra

Vincent Price – basso

Julan Of The Dead – chitarra

Ill Will – batteria

Sean E Sean – sampler, voce

Little Ice – voce

Tracklist:

  1. Civil War (feat. Dave Mustaine)

  2. The Ski Mask Way

  3. This Is Why We Ride

  4. All Love Is Lost (feat. Max Cavalera)

  5. Raining In Blood / Postmortem 2017

  6. God, Please Believe Me

  7. Walk With Me… (feat D. Randall Brythe)

  8. Here I Go Again

  9. No Lives Matter

  10. Bloodlust

  11. Black Hoodie

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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12th Giu2017

Sabbia – Sabbia

by Marcello Zinno

Sabbia - Sabbia EPSi dicono influenzati dal desert rock americano ma noi nell’EP d’esordio dei Sabbia ci troviamo molto ma molto di più. Sicuramente si tratta di registrazioni frutto di jam session ed esecuzioni in sede live, su questo siamo d’accordo con loro, ma associare il loro sound alla scena stoner americana sarebbe assolutamente riduttivo. Tastiere, sassofono, psichedelia sono gli aspetti che più ci colpiscono di queste quattro tracce, quattro brani che suggerirebbero un EP “mordi e fuggi” e invece tutti i brani sono corposi e al termine dell’ascolto abbiamo la sensazione di aver gustato in tutto e per tutto un full-lenght. Ci colpisce l’opener, la floidiana Indagine che accende subito una serie di luci ottantiane sul palco in un crescendo di esuberante sperimentazione della durata di nove minuti e che vede sul finire strizzare l’occhio a partiture prog e un sassofono di gran classe. Più ascoltiamo questo EP e più abbiamo la sensazione di una vera e propria colonna sonora, delle composizioni che restano su partiture ben delineate ma che escono al di fuori dalla classica cornice dei brani; non è solo l’assenza di linee vocali a infonderci questa sensazione ma l’animo con cui sono realizzati i diversi contributi, la profondità delle composizioni stesse e la nostra immaginazione che ce li fa gustare accompagnati da immagini magari di cortometraggi.

Il fascino per il prog esce fuori anche in Armonici Elettrici che sul finire si scatena e cede il passo ad un incedere deciso, heavy rock senza mezze misure. L’EP si chiude con Lasonil, unico momenti in cui secondo noi si paga dazio allo stoner e al doom per il sound: riminiscenze passate sono ravvisabili dai vari tappeti di tastiere con drappi di armonie da grande band. Un EP da ascoltare in profondità.

Autore: Sabbia

Titolo Album: Sabbia

Anno: 2017

Casa Discografica: Kono Dischi, La Mansarda

Genere musicale: Crossover, Psichedelia

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://isabbia.bandcamp.com

Membri band:

Gabriele Serafini – chitarra

Alessandro Finotello – basso

Marco De Grandi – batteria

Andrea Bertoli – tastiere

Giacomo Petrocchi – sassofono

Tracklist:

  1. Indagine

  2. Montagna

  3. Armonici Elettrici

  4. Lasonil

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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12th Giu2017

Obake – Draugr

by Amleto Gramegna

Obake - DraugrNuova mutazione per gli Obake. Nuova mutazione non solo a livello di sound, ma anche come formazione: se nel precedente lavoro (recensito da noi a questa pagina) vi era l’entrata di Colin Edwin, già nei Porcupine Tree, nell’ultima fatica sonora Draugr, Jacopo Pierazzuoli sostituisce alle pelli Balasz Pandi. A livello sonoro cambiano le influenze: se in precedenza emergevano echi di anni ’90 con influenze di Melvins e Tool, oggi sono i settanta a farsi strada con i nomi di Black Sabbath e Popol Vuh sugli scudi. Dopo cinque giorni di improvvisazioni selvagge in studio il risultato è dunque una concordanza di doom e kosmiche musik. È innegabile che il lavoro è molto più ostico del precedente Mutations, nonostante le influenze musicali siano più fruibili che in precedenza, ma il bello è proprio questo. Non vi è un attimo di noia e la difficoltà di ascolto spinge l’ascoltatore ad approfondire maggiormente per districarsi in questo mare magnum sonoro. Ci azzardiamo a dire che Draugr è sicuramente il lavoro più completo della storia degli Obake, basta ascoltare Cold Fact e Incineration Of Sorrows, apertamente ispirate ai King Crimson, o Immutable, vero tributo ai primi Sabbath. Per non far dimenticare la presenza di Colin Edwin ecco pronta Serving The Alibi, con una linea di basso che non te la dimentichi più e una voce idonea a deflagrazioni ed esplorazioni sonore degne di un Mike Patton in stato di grazia.

Ancora, degna di nota, è Appeasing the Apparition, tra Tool ed Alice in Chains. Puro crossover quindi ma – ripetiamo – è proprio questo il punto di forza. Da ascoltare a più riprese.

Autore: Obake

Titolo Album: Draugr

Anno: 2017

Casa Discografica: Rarenoise records

Genere musicale: Crossover, Doom, Heavy Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.obakeband.com

Membri band:

Eraldo Bernocchi – chitarre

Lorenzo Esposito Fornasari – voce, effetti

Colin Edwin – basso

Jacopo Pierazzuoli – batteria

Tracklist:

  1. Cold Facts

  2. Incineration of Sorrows

  3. Hellfaced

  4. The Augur

  5. Appeasing The Apparition

  6. Serving The Alibi

  7. Cloud of Liars

  8. Immutable

  9. Draugr

  10. Draugr (Leon Switch Remix)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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21st Mag2017

Junglelyd – Dia De Muertos

by Marcello Zinno

Junglelyd - Dia De MuertosSecondo EP per i Junglelyd, dopo il primo Paracaidas recensito da noi a questa pagina. Ai tempi non avevamo le idee chiare su questo combo e questo nuovo EP (sempre composto da tre tracce) non ci aiuta a dire il vero a definirlo meglio. Ci sono molti strumenti acustici (flauti, percussioni) che si mescolano con contributi ben più analogico-digitali (synth, sezione ritmica campionata) il tutto però calcando un po’ troppo l’accento su andature ballabili e mettendo in secondo piano un approccio crossover che potrebbe davvero differenziare il progetto. Ecco in Cinco De Mayo riaffiorare le influenze western, come era accaduto in Magica Nueva, e poco viene aggiunto per dare giusta interpretazione della “giungla sonora” del quintetto.

La proposta dei Junglelyd è probabilmente un po’ troppo variegata, tanto che offrirla a piccole dosi (15 minuti ad EP, seppur con brani molto diluiti) riduce l’effetto che se ne potrebbe giovare. Su un full-lenght sicuramente potrebbero essere apprezzati di più, testando i diversi piani creati dai singoli brani.

Autore: Junglelyd

Titolo Album: Dia De Muertos

Anno: 2017

Casa Discografica: Sounds Of Subterrania

Genere musicale: Crossover

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://soundcloud.com/junglelyd

Membri band:

Kenneth Rasmussen

Lasse Aagaard

Olaf Brinch

Asbjørn Helboe

Lasse Enøe

Tracklist:

  1. Dia De Muertos

  2. Cinco De Mayo

  3. Relajese

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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09th Mag2017

Paolo Baltaro – The Day After The Night Before

by Marcello Zinno

Paolo Baltaro - The Day After The Night BeforeAgli appassionati di progressive il nome Paolo Baltaro non è nuovo, sia per la sua militanza in vari progetti tra cui i suoi Arcansiel, sia per la sua carriera solista che arriva al 2017 a questo (secondo) album dal titolo The Day After The Night Before. Quest’uscita è indubbiamente sperimentale e per nulla da un consumo fugace: molto corretta la scelta di stamparla in versione vinile oltre che in CD, per apprezzarla a pieno. Difficile però trovare una trama comune, diciamo che ciascun momento ha un’anima propria e una storia dietro le proprie spalle. Goodnight ad esempio è un blues psichedelico, come una ballad composta da una hard rock band degli anni 80 (Whitesnake, giusto per inquadrare il tutto) ed è curioso che il brano arrivi dopo uno dei momenti più sperimentali del lotto, Cole Porter And Frankz’s Birthday Party, che attinge dalla tradizione progressive (di richiamo King Crimson / ELP) per modificarsi geneticamente con melodie più orecchiabili (fiati) e incursioni fuori genere (jazz). Con lo stupore intriso sul nostro volto si arriva a Another Sunny Day, una traccia che ha i cromosomi del rock ma con un’attenzione compositiva pop capace di rendere più digeribile l’idea di musica dell’artista (radio incluse).

Calzante in questo la definizione che lo stesso Paolo Baltaro dà al suo lavoro: “ciascun brano costituisce la colonna sonora di un rispettivo film inesistente“. A questo fa eccezione Do It Again (inserita in un prossimo film) che viene proposta in versione acustica, all’apertura dell’album, e in chiave elettrica, acquisendo in questa seconda pelle un altro sapore, decisamente più floidiano ma anche più rock. La seconda facciata si popola di momenti sicuramente più digeribili, alcuni anche da grandi ascolti come Pills (di cui noi apprezziamo l’intermezzo strumentale) o Silent Song (dall’evidente sapore beatlesiano). Compaiono anche due cover, Bike di Syd Barrett (esercizio in cui si tocca con mano la pazzia inglese di Syd seppur in versione rivista da Baltaro) e It’s Alright With Me di Cole Porter (brano qui completamente stravolto, come fosse un musical rock). Un buon lavoro, interessante e da farlo proprio con la dovuta calma; non ci sono ravvedimenti innovativi ma sicuramente una chiave interpretativa da pochi e un’attenzione anche esecutiva che viene apprezzata particolarmente nella versione in vinile.

Autore: Paolo Baltaro

Titolo Album: The Day After The Night Before

Anno: 2017

Casa Discografica: Banksville Records

Genere musicale: Progressive Rock, Crossover, Sperimentale

Voto: 7

Tipo: Vinile

Sito web: http://www.paolobaltaro.com

Membri band:

Paolo Baltaro – chitarra, basso

Andrea Beccaro – batteria

Andrea Fontata – batteria

Alessandro De Crescenzo – chitarra

Paolo Sala – chitarra

Gabriele Ferro – chitarra

Gabriel Delta – chitarra

Simone Morandotti – piano Wurlitzer

Barbara Rubin – cori

Luca Donini – sax, flauto

Sandro Morinoni – sax, flauto

Albero Mandarini – tromba

Tracklist:

Disc 1:

1. Do It Again (versione acustica)

2. Postcard From Hell

3. Cole Porter And Frankz’s Birthday Party

4. Goodnight

5. Another Sunny Day

6. Bike (cover di Syd Barrett)

Disc 2:

7. Nowhere Street Parti II

8. Pills

9. Silent Song

10. It’s Alright With Me (cover di Cole Porter)

11. Do It Again (versione elettrica)

12. Revolution N.13-11 (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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