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15th Apr2017

Junglelyd – Paracaidas

by Marcello Zinno

Junglelyd - ParacaidasNell’attesa di ascoltare il primo full-lenght, i Junglelyd realizzano due EP il primo dei quali è Paracaidas. Tre (sole) tracce per entrare nel loro mondo fatto di musica sperimentale, potremo dire lounge (si ascolti il contributo del sax) ma non solo. C’è ad esempio lo ska (nei ritmi in levare e negli effetti), c’è della psichedelia e di conseguenza della sperimentazione. Magica Nueva in particolare lascia un retrogusto western, mentre Cumbia 94 spinge sulle percussioni e si perde in ritmi più danzerecci. Davvero difficile trovare un minimo comune denominatore in questi 15 minuti di ascolto, anzi probabilmente è proprio l’assenza di una matrice univoca che rende quasi impossibile prevedere l’attuale forma del progetto né la direzione che prenderà nel futuro. Attenderemo il prossimo capitolo della saga Junglelyd per esprimerci meglio.

Autore: Junglelyd

Titolo Album: Paracaidas

Anno: 2017

Casa Discografica: Sounds Of Subterrania

Genere musicale: Crossover, Ska

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://soundcloud.com/junglelyd

Membri band:

Kenneth Rasmussen

Lasse Aagaard

Olaf Brinch

Asbjørn Helboe

Lasse Enøe

Tracklist:

  1. Paracaidas

  2. Magica Nueva

  3. Cumbia 94

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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16th Mar2017

Cibo – Capolavoro

by Marcello Zinno

Cibo - CapolavoroTornano i Cibo e non potevano farlo sottotono. Dopo l’album Incredibile, che pure ci aveva colpito dritti nel volto, il quintetto sputa una manciata di nuove tracce sotto l’ambizioso titolo Capolavoro. Lo stile è coerentemente irriverente anche se nelle nuove tracce si percepiscono intenzioni più spigolose che allontanano i Cibo dal semplice rock e che creano ferite più profonde sulla pelle: forti sono i rimandi alle origini hardcore con una ritmica di matrice metal che accelera ad ogni curva. Immaginate gli Elio E Le Storie Tese che decidono di jammare insieme a Linea 77, Motorpsycho e The Clamps: oltre a un gran casino sul palco si creerebbe sicuramente un gran casino sonoro, forse tecnicamente quadrato ma di sicuro rumoroso. L’accezione è sicuramente positiva visto che lo “splatter rock” (così amiamo noi definire il loro stile) dei Cibo è tutt’altro che timido o elementare. L’opener Il Nostro Gruppo È Morto dichiara subito le intenzioni della band: non mollare la scena, piuttosto andare a fondo corsa, non lasciare attimi per ragionarci troppo su perché per secondi di tregua c’è solo la canonica pausa tra una traccia e l’altra.

Per ascoltare un brano lontanamente orecchiabile bisogna attendere la traccia 9, Macchinine (Miglioreamicodimerda), ma questo non ci stupisce affatto, anzi ci permette di apprezzare di più lo stile impertinente della band, uno spirito intenzionalmente punk (o appunto hardcore) ma che si muove in maniera goffa e distruttiva…in una parola DIY (per alcuni versi paradossale nel loro caso ma è così). I cori di Vikingus, le intenzioni di ICSFCLD (acronimo di “io ci so fare con le donne”), il francese di 4 Amici In Piazza sono solo elementi di corredo per un album che infrange il muro del suono, attinge dal rock’n’roll settantiano e dal metal e ne produce un mix unico, punge molto più del precedente Incredibile in una discesa verso una proposta sempre più cattiva (a differenza di quanto normalmente accade alle altre band). Quindi diciamolo che si tratta di puro crossover folle, e Gadro potrebbe essere il portabandiera del loro modo di intendere la loro musica, ma in generale Capolavoro è un pugno nell’occhio del “rock vestito per la festa”, lasciando alla strada il giusto habitat per darne voce e contesto.

Autore: Cibo

Titolo Album: Capolavoro

Anno: 2017

Casa Discografica: INRI

Genere musicale: Crossover, Hardcore

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.icibo.it

Membri band:

Giorgiorico – voce

Alberico – batteria

Barbarico – basso

Piederico – chitarra

Ricciorico – chitarra

Tracklist:

  1. Il Nostro Gruppo È Morto

  2. Vikingus

  3. Gadro

  4. Sono Stata Lasciata

  5. ICSFCLD

  6. 4 Amici In Piazza

  7. Supermercato

  8. Valzer Del Disagio

  9. Macchinine (Miglioreamicodimerda)

  10. Murazzi Lato Dx

  11. Riporto (4 Amici In Piazza Reprise)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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01st Feb2017

Ottone Pesante – Brassphemy Set In Stone

by Marcello Zinno

Ottone Pesante - Brassphemy Set In StoneCambio di drummer ma non di linea musicale. Gli Ottone Pesante tornano dopo averci stupiti con il loro EP d’esordio recensito da noi a questa pagina con un full-lenght vero e proprio, un album che non intende consolidare il proprio stile (perché nessuno aveva dei dubbi sul fatto che non avrebbero cambiato genere), piuttosto confermare il fatto che questo trio sperimentale non avrebbe chiuso i battenti dopo un EP, pur particolare che esso sia, ma avrebbe continuato nel proprio cammino. Anzi, l’eco degli Ottone Pesante è divenuto più forte e non è un caso che la band abbia intensificato i propri live e si sia affacciata anche a Paesi oltre i confini nazionali. Probabilmente non è nemmeno un caso che il nuovo Brassphemy Set In Stone si apra con un brano dalle melodie tinte nell’Est Europa; “melodie”, un termine importante per approcciarsi a questo lavoro in cui tromba e trombone lavorano con una maggiore coesione realizzando un sound che esce ancora di più fuori grazie ad una batteria meno spigolosa rispetto al passato. Ci sono rimandi all’esordio, come Torture Machine Tool o Pig Iron, brani che sottolineano l’accento math e cadenzato dell’omonimo lavoro, ma vi sono anche passi ulteriori e saggezze compositive come Nights Blood, una buona colonna sonora per un film drammatico con diverse velocità.

Non solo furia, lo conferma un’affascinante Trombstone, marcia funebre che ti cala in un tepore che rende impossibile la vista in un crescendo di emozioni nere che soffocano la voce e aprono alla seconda parte dell’album. Gli Ottone Pesante confermano la loro intenzione di stupire, di non voler aggiungere linee vocali, di concentrare tutto il profilo compositivo sui fiati che diventano anche veri elementi ritmici a cui la batteria si adegua con pattern comunque intricati; il lavoro dei fiati a nostro parere è evidente in Melodic Death Mass, un pezzo che offre un’altra visione della personalità del trio, visione non di certo scontata rispetto al loro classico trademark. Un progetto davvero interessante.

Autore: Ottone Pesante

Titolo Album: Brassphemy Set In Stone

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Strumentale, Crossover

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.ottonepesante.it

Membri band:

Paolo Raineri – tromba

Francesco Bucci – trombone

Beppe Mondini – batteria

Tracklist:

  1. Brutal

  2. Nights Blood

  3. Bone Crusching

  4. Torture Machine Tool

  5. Trombstone

  6. Copper Sulphate

  7. Pig Iron

  8. Melodic Death Mass

  9. Redsmith Veins

  10. Apocalips

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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27th Gen2017

Morkobot – Gorgo

by Marcello Zinno

Morkobot GorgoHanno ancora qualcosa da dimostrare i Morkobot? Alla metà del mondo che non li conosce ancora sicuramente sì, all’altra metà che li ha conosciuti con la trilogia Morkobot–Mostro–Morto o con il quarto album Morbo hanno da regalare ancora tante emozioni. Ed è probabilmente anche con questo movente che il power-trio dà alla luce un quinto capitolo dal titolo Gorgo. Fil rouge si dispensano senza timore, non solo leggendo i titoli dell’album ma anche nelle tracce, nei suoni, nella line-up ancora una volta costituita da Lin, Lan e Lon, per i comuni mortali due bassi e una batteria. Eh sì, nessun errore di stampa, si tratta di una band sopra le righe che ancora una volta ci dimostra la gigantesca crepa che intuizione e creatività fanno comparire tra il concetto di rumore e quello di suoni pesanti ma appaganti. Il loro noise arriva costante, per nulla indebolito in questa quinta uscita, con una durata che non tocca i 40 minuti di ascolto, tutti concentrati nel groove prog e nei muscoli ritmici delle 7 tracce. Prog?! Sì, perché gran parte delle partiture lanciano la sfida al math-rock e prendono proprio spunto dall’asimmetria che il progressive ha insegnato nei decenni. Muscoli ritmici?! Esatto, perché in fondo tutta la formazione si incentra su una sezione ritmica capace comunque di creare una pietanza completa, elettrica e cavernicola, ma appagante soprattutto per chi conosce già il sound di queste tre creature fuori dal normale.

Gorokta tocca i vertici delle asperità sfiorando una matrice cara ai Mastodon, e anche Ogrog affonda in un technical metal (la band lo chiamerebbe “getal”) che presenta l’encomiabile capacità di fondere il profilo celebrale e quello emotivo in un equilibrio che trascende i generi. Tutto secondo copione?! Tutt’altro, infatti oltre la loro dose energetica che ti scombina l’anima, arriva la conclusiva Gorog che rallenta i battiti, piazza un synth e ci manda direttamente sei piedi sotto terra, un viaggio al contrario per 9 minuti di durata. Gorgo arriva così, ispido ma non verticale, espressione di una personalità che identifica i Morkobot come una realtà unica, capace di tramutare il rock viscerale in una forma di comunicazione caratterizzata da stile, sapori e colori. Pur nel loro alone buio, i Morkobot riflettono tecnica e audacia come poche formazioni in circolazione.

Autore: Morkobot

Titolo Album: Gorgo

Anno: 2016

Casa Discografica: Supernatural Cat

Genere musicale: Noise, Sperimentale, Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.morkobot.org

Membri band:

Lin – basso

Lan – basso

Lon – batteria

Tracklist:

  1. Kogromot

  2. Kologora

  3. Gorokta

  4. Ogrog

  5. Kromot

  6. Krogor

  7. Gorog

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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26th Gen2017

Klee Project – The Long Way

by Ottaviano Moraca

Klee Project - The Long WayMa che favola questo album! Energia, raffinatezza ed emozione allo stato puro! Ok, torniamo indietro e magari iniziamo dall’inizio. I Klee Project sono una formazione nostrana di professionisti che hanno già sulle spalle collaborazioni del calibro di Pfm, James La Brie e Vasco Rossi. Il risultato atteso era quindi di livello molto alto e bisogna dire che le ambizioni sono state tutte esaudite attraverso un mix originale di moderno alternative metal e di graffiante southern rock il tutto annaffiato con qualche arrangiamento da musica sinfonica e richiami di quella elettronica degli anni ’80. Nonostante tutto questo The Long Way non suona troppo sperimentale e anzi ha nell’intensità e nell’immediatezza i suoi pregi migliori. Quindi soprattutto grande espressività, e da parte di tutto il gruppo per di più, messa in risalto dall’ottima produzione a cui non si può muovere davvero alcuna critica. Vista la caratura dei musicisti era lecito aspettarsi un livello tecnico eccelso e infatti assoli e virtuosismi sono nascosti in bella vista per tutto il disco che ne risulta arricchito ma mai appesantito.

Insomma un ottimo esordio di questo progetto che lascia ben sperare per il futuro e che già mostra una proposta di carattere con tanta personalità e persino una certa voglia di innovazione. Un’originalità ancora maggiore avrebbe compromesso la comprensibilità dell’album quindi mi sento di sposare la scelta di non calcare la mano più di così su questo aspetto, prediligendo scorribande di rocciosi ed esaltanti riff tutti da saltare alternati a mid-tempo dal forte impatto emotivo. Che altro aggiungere? C’è tutto in questo CD, dunque non potete perdervelo. Correte a farvi un regalo: il digipack, tra l’altro apprezzabilissimo tanto per l’artwork che per la ricchezza della confezione, sarebbe perfetto e l’album è… beh, una favola (ed eccomi tornato all’inizio)!

Autore: Klee Project

Titolo Album: The Long Way

Anno: 2016

Casa Discografica: Memorial Records

Genere musicale: Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.kleeproject.com

Membri band:

Roberto Sterpetti – voce

Enrico Scutti – cori

Marco Sfogli – chitarra

Lorenzo Poli – basso

Antonio Aronne – batteria

Tracklist:

  1. Everybody Knows

  2. Southern Boy

  3. The Long Way

  4. If You Want

  5. The Prisoner

  6. Hereafter

  7. Time Is Over

  8. Your Sacrifice

  9. Close To Me

  10. You Should Be Mine

  11. This Game

  12. Lucrezia’s Night

  13. Lucrezia’s Night (Reprise)

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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20th Gen2017

Jumping The Shark – Amami

by Marcello Zinno

Jumping The Shark - AmamiUn album intitolato Amami con in copertina una fila di coltelli appuntiti su uno sfondo giallo insignificantemente tenue. Prima sottile contraddizione di un lavoro (sperimental-)rock di brani spontanei ma non semplici, un album composto e realizzato da un duo ma che possiede una terza freccia al proprio arco e questa si chiama produzione. Più che sagace è il profilo produttivo applicato dalla voce, voce che non brilla per caratteristiche naturali ma qui è addobbata, nel senso positivo del termine, da effetti che la rendono più originale e che si scontrano, ancora positivamente, con la chitarra al contrario rude e perspicace nelle trame create. Ed è proprio la sei corde che scrive la personalità del duo project Jumping The Shark e obbliga la batteria ad adeguarsi a strutture a volte crossover, altre math rock; l’affascinante Non Sei Diversa presenta tutte le varie sfumature del sound dei JTS, compresi arrangiamenti che esulano dalla semplice combo batteria+chitarra e fanno apparire il tutto come una band al completo. Se fate fatica a crederci ascoltate Marilù, un pezzo sapiente e profondo, che fa apparire gran parte della scena indie attuale musica per adolescenti e rivaluta lo spirito cantautorale alle soglie degli anni ’10: un dolce pugno nello stomaco per i musicisti, una decisa carezza per gli appassionati di musica.

Love Me Pesaro è l’unico brano che supera i 7 minuti, dedicata a Pesaro, alla loro città: una serie di cambi di atmosfere a rappresentare le diverse emozioni che il loro habitat genera; già solo la durata rende necessaria l’annotazione. Maturità sciorinata in sapienti dosi, eleganza costruttiva ed elettrizzanti passaggi si annodano e si snodano passo dopo passo: Amami è una fune che gira instancabilmente intorno allo spirito indie e ne conferisce il giusto spessore, la degna valenza senza tradire la radice di tutto che è il rock. Probabilmente l’avant-rock passa anche per il concetto di musica che interseca le menti di questi due originalissimi ragazzi pesaresi. Da tenere in considerazione, oggi come tra dieci anni.

Autore: Jumping The Shark

Titolo Album: Amami

Anno: 2017

Casa Discografica: Bonanophono

Genere musicale: Rock, Crossover

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://jumpingtheshark.bandcamp.com/

Membri band:

Leonardo Antinori – voce, batteria

Tommaso Tarsi – chitarra, voce

Tracklist:

  1. Dimmi Quando Verrai A Casa

  2. Impulso

  3. Vera Show

  4. Non Sei Diversa

  5. Marilù

  6. F.F.I.C.R.

  7. Shining

  8. Elena

  9. Love Me Pesaro

  10. Scomparire

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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04th Dic2016

The Somnambulist – Unbegotten

by Marcello Zinno

the-somnambulist-unbegottenI The Somnambulist stanno vivendo una fase di passaggio, dai precedenti full-lenght al nuovo lavoro che vedrà la luce nel 2017, passando appunto per alcuni singoli (vecchi e nuovi) raccolti in questo consumabile EP. Unbegotten infatti mostra il carisma del combo europeo, l’interesse verso uno stile ostile ma reso digeribile dal loro approccio, dalla loro classe. Crossover, musica sperimentale, psichedelia, post-rock irrobustito da componenti elettriche e dalla voce molto presente sono sul fondo della torta, un dolce che però poi trova una forma più consona e un gusto che possa piacere a più invitati possibili, gusto appunto legato sia ad un profilo vocale che musicale. Difficile trovare infatti in così pochi brani degli esercizi lontani dalle classifiche ma assolutamente vicini ad un’orecchiabilità comune. Per dirla in altri termini è come se le partiture si scontrassero costantemente con i ritornelli senza svendere il tutto ma mantenendo uno spessore musicale degno di nota. Non a caso è proprio sulle strofe e sugli stacchi che si riconosce un’attitudine ricercata.

Poco convincente la title track, fortemente colorata da ambientazione dark e con un arpeggio insistente che ne rende più irriconoscibile i colori di sottofondo, il tutto in una durata a nostro parere eccessiva; più appassionanti invece l’opener The Slowing Clock, che sembra uscita da un gioco tra Led Zeppelin, Bluvertigo e crossover d’oltreoceano, nonché la veloce Deeply Unutterable & Unimpressed che risulta nel suo primo minuto per poi aprirsi come un fiore durante il ritornello. Da riascoltare sulla nuova prova che ne classificherà lo stile di arrivo.

Autore: The Somnambulist

Titolo Album: Unbegotten

Anno: 2016

Casa Discografica: Slowing Records

Genere musicale: Crossover

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.thesomnambulistberlin.com

Membri band:

Marco Biancardi – voce, chitarra, sampler

Thomas Kolarczyk – basso

Luca Andriola – batteria, percussioni

Rafael Bord – violino su Deeply Unutterable & Unimpressed

Tracklist:

  1. The Slowing Clock

  2. Deeply Unutterable & Unimpressed

  3. Unbegotten

  4. Transverberate

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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13th Ott2016

Worldservice Project – For King And Country

by Massimo Volpi

Worldservice Project - For King And CountryRareNoise butta fuori un’altra delle sue follie: o ci si innamora o si fa veramente fatica ad ascoltare questo For King And Country. Sicuramente i Worldservice Project sono una band formata da interessantissimi personaggi, preparati e matti quanto basta. Ma non sempre questo è sinonimo di successo. Le otto canzoni che compongono questo album sono quello che più di vicino al jazz ho ascoltato in un disco negli ultimi anni. Jazz inteso come improvvisazione, funambolismo, virtuosismo, follia. Quella musica, chiamata appunto jazz, se ascoltata in qualche localino trendy in giusta compagnia, può anche risultare piacevole, per 20-30 minuti al massimo. For King And Country è jazz punk. Sassofoni, tastiere e tromboni che si mescolano con basso e batteria. Jazz. Probabilmente su un palchetto di un locale di Londra questi WSP sarebbero anche divertenti e piacevoli, anzi sicuramente. Ma questo album è davvero difficile da digerire. Continui cambi di direzione, acuti, silenzi. Parecchio rumore e qualche melodia piacevole.

La copertina sarebbe simpatica, piuttosto punk più che jazz, seppure molto british con tanto di “Made in Britain” a sottolineare. Rispecchia in pieno l’album e la band. Piccolo appunto: risulta difficile e crea confusione anche la distinzione del titolo dell’album dal nome della band, che sono inseriti nell’artwork di copertina con pesi e misure invertite. Probabilmente è proprio uno show da vedere live. Ma non è tutto oro quello che è british, come non è tutto figo quello che è jazz.

Autore: Worldservice Project

Titolo Album: For King And Country

Anno: 2016

Casa Discografica: RareNoise Records

Genere musicale: Crossover, Jazz Punk

Voto: 4

Tipo: CD

Sito web: http://www.worldserviceproject.co.uk

Membri band:

Dave Morecroft – voce, tastiere

Tim Ower – sassofono

Raphael Clarkson – trombone, voce

Arthur O’Hara – basso

Harry Pope – batteria

Tracklist:

  1. Flick The Beanstalk

  2. Fuming Duck

  3. Murano Faro

  4. Son Of Haugesund

  5. Go Down Ho’Ses

  6. Chamonix

  7. Mr Giggles

  8. Requiem For A Worm

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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04th Ott2016

IFAD – Malazioni

by Marcello Zinno

IFAD - MalazioniGli IFAD sono una band di lungo corso che ormai ha superato il decennio di storia ma che solo ora, dopo svariati EP, giunge al primo vero album sulla lunga distanza. Giocano molto con le strutture sonore, più che con le composizioni: infatti se da un lato le costruzioni di strofe e ritornelli non sono originalissime pur riuscendo ad avvicinare facilmente l’appassionato di rock medio, dall’altro i suoni proposti sono un miscuglio di rock, metal e crossover che danno in pasto una poltiglia apprezzabile per chi ama l’essenza più rumorosa della musica, mentre rischia di risultare inascoltabile per chi premia scelte produttive “pulite”. Purtroppo o per fortuna nel caso di Malazioni e del sound-personalità degli IFAD non è una questione di produzione ma propriamente di suoni scelti con cognizione di causa e quella ruvidità che la sei corde sprigiona è qualcosa che lascia un sapore live sul palato e che probabilmente rende più incandescente la resa dal vivo. Il tutto si arricchisce di un uso delle percussioni che di tanto in tanto vengono fuori, più anche della batteria. E’ tutta qui a nostro parere la scheda della band, la loro collocazione nel rock moderno, un approccio che ci piace indubbiamente e che per migliorare avrebbe bisogno di un’attitudine compositiva ancora più coraggiosa.

L’esempio è dato dalla title track che presenta tutta la sua verve nei tempi stoppati e nelle liriche urlate, tempi che si intrecciano nella parte strumentale, forse il momento più interessante dell’album sul quale, appunto secondo noi, la band dovrebbe sviluppare la proposta futura. 12-36 ci colpisce in pieno volto e ci rimanda al grip che band come gli Allhelluja riuscivano a regalarci sia sul palco che in cuffia; Phobie abbraccia il metal e ci regala più irruenza, affascinante sul finire Su Di Me che parte con un appiglio grunge, esplode nella parte centrale e poi si raffina in influenze progressive nella parte priva di voce. Testi sempre in italiano, in questo la band ci crede fortemente e noi la apprezziamo visto che il sound guarda volentieri alle proposte d’oltreoceano ed è giusto darvi una connotazione anche tricolore. Malazioni è un album da provare, indipendentemente dai vostri ascolti, anche solo per farsene un’idea. Quello che suggeriamo a questi ragazzi è di osare e di partire dai loro intermezzi strumentali per progettare qualcosa di sofisticato ma anche di potente.

Autore: IFAD

Titolo Album: Malazioni

Anno: 2016

Casa Discografica: La Rivolta Records

Genere musicale: Crossover, Heavy Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.ifadband.com

Membri band:

Giuseppe Pirrazzo – basso, voce

Giuseppe Tagliente – chitarra, voce

Vincenzo Costantino – chitarra

Alex Phil – percussioni, voce

Adriano Bozza – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. De-Mente

  3. Inferno Globale

  4. 12-36

  5. Malazioni

  6. Phobie

  7. La Mia Forma

  8. Su Di Me

  9. Prega, Spera

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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08th Lug2016

Il Pinguino Imperatore – Domeniche Alla Periferia Dell’impero

by Marcello Zinno

Il Pinguino Imperatore - Domeniche Alla Periferia Dell'imperoDietro i nomi bizzarri e incomprensibili spesso si nascondono progetti di alto, altissimo interesse. È il caso de Il Pinguino Imperatore che suggerisce un approccio indie alternativo fin dal suo moniker, ma che regala molto di più una volta schiacciato il tasto “play”. Diversi livelli, come a strati, la musica di questa giovane realtà va oltre le righe abbracciando il crossover che solo menti aperte sono in grado prima di concepire e poi di realizzare; noi ci sentiamo di accostarli alla bizzarria dei Bluvertigo, tempi pazzoidi, testi sarcastici ma reali e linee di basso incisive. Il pezzo La Barba è forse quello che più avvicina le due realtà, con un fenomeno-oggetto protagonista della trama su sui il vocalist si accanisce, mentre la sezione ritmica sembra creata ad hoc per le loro pazzie, tanto da ricordarci durante il bridge i Primus, maestri di musica senza regole. Funky?! Altro strato che esce fuori insieme ad un certo interesse per arrangiamenti ed elementi elettronici che accompagnano i canonici strumenti di una classic rock band. Il basso diagonale compare anche nell’opener La Meccanotecnica e la follia cresce con Iononsonosincronico brano che si apre con una imitazione alla Caparezza per poi affogare nella trasversalità dei The Mars Volta, tornare sul Pianeta (rock) Terra nella strofa e saltare con i System Of A Down nel ritornello.

Da questo “pinguino” ci si può aspettare davvero di tutto, per questo noi preferiamo parlare di crossover e di meltin pot di generi, ciascuno con una sua essenza che prende forma nel completo piatto del quintetto. L’incedere robotizzato e un po’ fusion di Mediterranea mostra un altro fianco della band su cui colpire, un’altra scena che in sede live può sicuramente far gioire, tra un Ascanio Celestini recitante e i Calibro 35 che musicano il tutto (ok, abbiamo forse un po’ esagerato con i paragoni). Oltre la complessa Cenni A Chinaski, con aloni di Battiato giovane, la finale Cul De Sac ci riporta allo pseudo humor tipico della band, con delle liriche che Capovilla apprezzerebbe e delle musiche nuovamente caparbie. Ci sono poche formazioni in Italia che riescono ad associare una personalità così forte e una tecnica musicale sorprendente in modo da dar vita a qualcosa di unico: loro sono Il Pinguino Imperatore.

Autore: Il Pinguino Imperatore

Titolo Album: Domeniche Alla Periferia Dell’impero

Anno: 2016

Casa Discografica: Stormy Weather

Genere musicale: Crossover, Alternative Rock

Voto: 7,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/ilpinguinoimperatoreofficial

Membri band:

Mattia Genovesi – chitarra

Matteo Eleuteri – batteria

Giacomo Piermatti – basso

Stefano Di Vitali – chitarra

Narciso Arasce Ottaviucci – voce

Tracklist:

  1. La Meccanotecnica

  2. La Barba

  3. Come La Notte

  4. Iononsonosincronico

  5. Mediterranea

  6. Ulrike

  7. Nemmeno La Tua Idea

  8. Cenni A Chinaski

  9. Xares

  10. Cul De Sac

Category : Recensioni
Tags : Crossover
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