• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
27th Set2019

Global Scum – Odium

by Marcello Zinno
Manuel Harlander torna a due anni di distanza con un secondo album del suo progetto. Solista o progetto completo è difficile dirlo, fatto sta che dietro ai Global Scum c’è la mente di Manuel, artefice di musica e testi. Già con il precedente Hell Is Home il musicista austriaco aveva ufficializzato i suoi intenti: il suo stile è fortemente ancora all’heavy metal con forti influenze thrash e death, mentre ad indurire il tutto arriva il growl del suo cantato che sicuramente restringe la cerchia dei fan a cui è diretta la sua proposta musicale (nel senso positivo e negativo del termine). Alcuni parlano di alternative metal nel suo caso, secondo noi questa non è un’etichetta che fa capire bene lo stile dei Global Scum: vero infatti che ci sono cambi di tempo passando da riff più veloci a pattern impostati e compatti ma con meno bpm, ma dei riff groovy di stile americano ve n’è poca traccia. Sicuramente il nuovo Odium ricalca gran parte dello stile già presentato con il precedente lavoro, mancano sfuriate in pieno blast beat (come avevamo sentito in When Water Turns To Blood forse equiparabile qui solo a Call For Resistance) ma di certo non possiamo dire che questo lavoro pecchi in durezza e in impatto metal.

Bella Disguisting Lust Of Madness che mantiene un incedere pacato ma sanguinolento e presenta un sapiente uso della sei corde tra una trama e l’altra; Martyrium è un altro pezzo fitto in cui, heavy, thrash e soprattutto death si mescolano senza soluzione di continuità in tre minuti di una distruzione davvero ben congegnata. Considerando che il metal di Manuel Harlander è ormai collaudato, sia se confrontato con il precedente album che se si ascolta per intero Odium per la prima volta, a noi colpiscono di più i momenti in cui si è alla ricerca di qualcosa di differente, di particolare: è il caso di Assassins in cui la sei corde veste dei panni death con un effetto caratterizzante e diventa ancora più malvagia grazie a delle linee vocali di sicuro impatto, cambiando poi trama a metà brano con influenze quasi orientaleggianti.

Un lavoro consigliato per chi ama il death metal non di quello old school e che, senza rivoluzionare il genere, regala circa 50 minuti di ruvido e grezzo metal.

Autore: Global Scum Titolo Album: Odium
Anno: 2019 Casa Discografica: NRT Records
Genere musicale: Death Metal, Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.global-scum.com
Membri band:
Manuel Harlander – voce, chitarra, basso
Tracklist:
1. Lunatic
2. Feared
3. Fake As Fuck
4. Full Of Hell
5. Disguisting Lust Of Madness
6. Assassins
7. Back Beats
8. Call For Resistance
9. Martyrium
10. Human Waste
11. Violent Creation
12. Savage Killer
13. Mental Anxiety
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
26th Set2019

Membrance – Morality’s Collapse

by Marcello Zinno
Morality’s Collapse è il secondo album dei Membrace, combo tutto italiano che dopo aver sistemato la propria line-up assesta un doppio colpo decisamente brutale. Il loro è un death metal dalle tinte brutal, che si tratti di un genere decisamente estremo è evidente fin dall’artwork dell’album che ci ricorda alcune copertine dei Cannibal Corpse anche se cela un vago gusto thrash (con due “h” ma potremo metterne anche una sola), e la sfuriata death arriva fin da subito con divagazioni, appunto, brutal(i) in gran parte delle linee vocali (spesso incomprensibili). L’incedere è decisamente di scuola death, anche se la band si diverte inserendo qua e là alcuni elementi che sono fuori dal genere di riferimento ma pur sempre legati ad un approccio intransigente. La sorpresa arriva con Escape From Hell che presenta un riffing più calibrato, per certi versi più vicino al rock, anche se in alcuni momenti continua a rimandarci al thrash metal. Belli anche alcuni passaggi di chitarra di Open Sewer, altro brano intransigente e senza intercalari, ma si tratta davvero di piccolissime parti; l’etichetta di death’n’roll band che il trio si assegna ci sembra meno veritiera del più noto death metal (fatta eccezione per l’ultima My Blue Devils che dice tutto già dal titolo e propone tanti cambi di rotta). Le variazioni che di tanto in tanto si presentano (come sul finale di Exhumed Demon o le ambientazioni ancestrali di Plague) sono troppo poco per giustificare una contaminazione di generi: i Membrance sono essenzialmente una death metal band.

Sicuramente è importante avere band come i Membrance che portano avanti il baluardo del death metal, ma a nostro parere è ancora più utile che queste formazioni spingano il genere verso il futuro rendendo anche molto più personale il proprio stile e magari “esagerando” più che in velocità in elementi di rottura rispetto agli schemi che conosciamo da decenni.

Autore: Membrance Titolo Album: Morality’s Collapse
Anno: 2019 Casa Discografica: Envenomed Music
Genere musicale: Death Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/membranceband/
Membri band:
Davide Lazzarini – voce, basso
Pietro Battiston – chitarra
Giovanni De Fraja – batteria
Tracklist:
1. Infernal Wails
2. Wander In Ghostown
3. The Swamp Things
4. Poveglia
5. Escape From Hell
6. Open Sewer
7. Exhumed Demon
8. Plague
9. Waves To The Grave
10. My Blue Devils
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
03rd Set2019

5RAND – Dark Mother

by Marcello Zinno
Tornano a nemmeno tanto tempo dal loro esordio i 5RAND, band italiana dedita ad un death metal con voce femminile. Di esempi in questo genere ne abbiamo tanti, a noi per certi versi ricordano i Butcher Babies anche se loro optano per una sola cantante che però propone sia voci in growl che in clean. Medesimo desiderio distruttivo nel loro incedere death: la sezione ritmica, in primis il drumming, è molto ancorato proprio agli schemi del death metal tanto da poter essere apprezzato a chi predilige strutture di death tradizionale rispetto ad un metal moderno, attualità sonora che è invece talvolta più omaggiata dalla sei corde. Indipendentemente dalle ere associabili al loro sound va detto che la loro proposta è sicuramente distruttiva e pronta per essere sfoderata su di un palco, la prima parte di Several Injuries è un vero e proprio assalto bellico, poi saggiamente si apre ad un chorus clean che dà ossiggeno al pezzo; copione simile nella convincente Old Angel Midnight, più cattiva, se possibile. I chorus melodici sono appunto uno dei fattori che dimostrano quanto la band sia maturata e abbia smussato alcuni angoli rispetto al precedente lavoro, anche in altri pezzi la furia omicida si arresta per valorizzare l’eclettico contributo della singer Julia Elenoir.

È proprio questa dicotomia tra il metal compatto e l’uso della voce di Julia che crea un contrasto caratterizzante e convincente, non solo quando si parla di chorus come avviene in pezzi come The Awakening o Silent Spring, brani assolutamente consigliati. La tentazione di puntare a strutture più rotonde e ad un metal più trasversale deve essere stato un pallino ben presente nell’evoluzione del sound della band e al contrario il quartetto ha voluto dare sfoggio di tutta la sua attitudine estrema: riffing serrati di matrice death old school e ritmica incessante. Un altro pezzo in your face è Cold Deception, brano in cui il growl è davvero intenso e il ritornello si lascia cantare già dopo un solo ascolto ma se volete un brano senza compromessi quello è di sicuro Before The Flood. Una bella prova Dark Mother per chi cerca un metal deciso e ispido ma allo stesso tempo predilige voci femminili ad ammaliare la proposta complessiva. Questi ragazzi potrebbero osare ancora di più, non in violenza bensì in creatività e stratificare il loro sound rendendolo ancora più personale per evitare di restare troppo ancorati ad un filone già molto battuto (soprattutto all’estero grazie alla scuola Arch Enemy).

Autore: 5RAND Titolo Album: Dark Mother
Anno: 2019 Casa Discografica: Time To Kill Records
Genere musicale: Death Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.5rand.net
Membri band:
Julia Elenoir – voce
Pierluigi Carocci – chitarra
Riccardo Zito – basso
Andrea De Carolis – batteria
Tracklist:
1. Collapsing Theory
2. Embrace The Fury
3. Several Injuries
4. The Awakening
5. Black Ocean
6. Cold Deception
7. Feel The End
8. Old Angel Midnight
9. Blind Addiction
10. Before The Flood
11. Silent Spring
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
19th Ago2019

Of Fire – Dräparen

by Cristian Danzo
Sentite il bisogno di death metal old school nei vostri ascolti, nonostante il ritorno ufficiale di Possessed e Nocturnus con nuove uscite? Benissimo, questo Dräparen degli svedesi Of Fire allora fa per voi. Terzo album ufficiale del combo scandinavo che con una regolarità di pubblicazione (Carnage Fever del 2014 e Death Do Us All del 2017) si mantiene vivo e vegeto sui mercati. Anche se i testi poi sono completamente opposti a questa vitalità discografica, la band è davvero più viva che mai, regalandoci un lavoro davvero notevole, perfettamente eseguito e registrato, con canoni che, appunto, si rifanno agli anni d’oro del death metal, ricalcandone gli stilemi ma instillando una dose di personalità e modernità non troppo esagerata, in un bilanciamento di stile che è accettabile per la nuova e vecchia generazione di ascoltatori. Qualche spruzzata di black e punk nei riff ed il gioco è fatto, per esplodere poi come una bomba ad orologeria dalle vostre casse. Potenza, “sporcizia” delle registrazioni (ad arte e voluta), esecuzione tecnica impeccabile fanno di Dräparen un album da ascoltare in loop ed anche abbastanza vario e variegato nelle otto tracce che lo compongono.

Parliamoci chiaro, nulla di rivoluzionario ma un lavoro che si fa apprezzare davvero sotto tutti i suoi aspetti. I ragazzi sono anche scaltri, perché Let Them Hang, con il suo riffone cadenzato ed il suo ritmo semplice in 4/4, diventa un possibile singolo, sempre di impatto, ma che strizza l’occhio ad eventuali passaggi radio. Questi la sanno lunga. Noi li consigliamo vivamente a tutti gli amanti del death, al di là degli anni e delle sonorità che ne hanno caratterizzato le diverse epoche.

Autore: Of Fire Titolo Album: Dräparen
Anno: 2019 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Death Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Offireofficial/
Membri band:
Robin Joelsson – voce
Jonathan Thunell  – chitarra
Rasmus Thunell  – chitarra
Martin Johansson – basso
Rick Williamsson – batteria
Tracklist:
1. Stockholm Blodbad
2. The Filth And The Fury
3. Satanic Warfare
4. Dräparen
5. Let Them Hang
6. Necro Train
7. Undead
8. Atomwinter
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
05th Ago2019

Relinquished – Addictivities Part 1

by Marcello Zinno
Arrivano dall’Austria i Relinquished e un bel po’ di gavetta loro l’hanno già fatta, abbastanza gavetta da spingerli a pensare ad un concept album suddiviso in tre parti, in pratica tre album separati che saranno pubblicati in periodi diversi e qui ci troviamo a valutare la parte 1 (la band ha comunque già pubblicato un EP e due full-lenght in circa 15 anni di attività). i Relinquished si collocano decisamente nella scena metal pur non avendo un riferimento preciso, dalle linee vocali ai bpm i musicisti spaziano tantissimo e questo rende di certo più variegata l’opera tutta. Addictivities Part 1 inizia con un approccio molto vicino al melodic death metal (Expectations) e comunque in generale con un alone dark, soprattutto nelle parti lente, che ci riporta ai Type O’ Negative o anche a certo depressive metal di qualche decennio fa. Ma è con Avalanche If Impressions che si inizia a fare sul serio, con una sezione ritmica più decisa, un growl che segue il metal più granitico e in generale il songwriting orientato a creare distruzione; la nostra impressione è che gli Opeth abbiano avuto tantissime influenze su questa formazione: cambi di tempo, stacchi e parti più aggressive sempre caratterizzate da linee vocali in growl. Sul finale la traccia sembra avvicinarci maggiormente al black metal trasformando il proprio stile in qualcosa di più spigoloso e glaciale.

Dopo un momento che funge da intermezzo (Pulse) la band riparte con una certa carica con Damaged For Good, un brano che potrebbe sembrare una “heavy pop metal song” con un chorus che addirittura si può cantare; un tentativo di rendere più digeribile la loro musica? Secondo noi avrebbero dovuto seguire la direzione inversa, un po’ come avviene in Syringe un brano in cui il metal viene fuori nel corso dei suoi 5 minuti con continui cambi di rotta. La restante parte dell’album si avvicina alle atmosfere dark e all’horror metal, inserendo di tanto in tanto una voce in screaming che ci ha ricordato Dani Filth e approdando al doom metal con l’ultima ancestrale Void Of My Ashen Soul.

Un’osservazione va fatta sulla scelta produttiva delle chitarre che secondo noi avrebbero dovuto acquisire maggiore robustezza in modo da centralizzare la scena (come avviene ad esempio a metà brano di Syringe), al contrario in troppi momenti le linee vocali e il drumming prendono il sopravvento lasciando alle chitarre un ruolo marginale e, considerando lo sforzo profuso della band nel creare melodie e riff di impatto, forse una produzione più in linea avrebbe valorizzato maggiormente Addictivities. Ciò nonostante si tratta di un album interessante che di certo ci pone nel giusto mood nell’attesa dei futuri due capitoli.

Autore: Relinquished Titolo Album: Addictivities Part 1
Anno: 2019 Casa Discografica: NRT Records
Genere musicale: Melodic Death Metal, Black Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.relinquished.at
Membri band:
Dominik Steffan – basso
Anton Keuschnick – chitarra
Richard Marx – batteria
Simon Dettendorfer – chitarra, batteria
Sebastian “Vast“ Bramboeck – voce
Tracklist:
1. Expectations
2. Bundle Of Nerves
3. Avalanche If Impressions
4. Pulse
5. Damaged For Good
6. Syringe
7. Zero
8. Into The Black
9. Void Of My Ashen Soul
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
27th Mag2019

Necrofili – Immaculate Preconception

by Gabriele Rusty Rustichelli
Immaculare Preconception è il nuovo EP dei Necrofili successore del full-length The End Of Everything uscito a cavallo tra il 2016 e il 2017. La band propone un death metal di vecchia scuola, ruvido e diretto. L’intro A Lullaby For Reason è uno strumentale con un parlato recitato in italiano. Strumentalmente diretto ed efficace introduce i brani più completi del lavoro. La seconda traccia Infaithcted ci mette subito davanti allo stile della band e ne traccia i punti di forza. La produzione non è delle migliori ma essendo un’autoproduzione non ha nulla da invidiare a tanti altri lavori osannati dalla critica. Il brano attinge alla vecchia scuola death metal con qualche sfumatura thrash metal. La voce è graffiante e la parte strumentale perfettamente in target con il genere. La terza traccia Campo De’ Fiori è cantata in italiano. Pur apprezzando la lingua italica personalmente trovo sempre difficile adattarla a questo genere musicale. Ma l’esperimento non è del tutto fallito. Di certo l’ascoltatore può comprendere molto più facilmente il messaggio che la band vuole condividere.

La quarta traccia The Shapeless Thing sembra iniziare in modo un po’ sconnesso per poi ributtarsi nei canoni del genere con tutta la sua violenza. A chiudere l’EP troviamo Army Of The Reaper brano più dinamico con chitarre clean in alcune parti delle strofe e una struttura interessante. Come detto, il prodotto non è male se consideriamo che è un’auto produzione. Per quello che sono i canoni del genere forse bisognerebbe rafforzare la parte tecnica dei musicisti ma, per chi non vuole seguire i canoni ed è affezionato alla vecchia guardia (ruvida e cruda) del genere potrà trovare il lavoro piacevole. Speriamo di poter ascoltare presto l’evoluzione della band, la musica rimane affascinante perché può essere sempre in movimento ed evolversi in modi inaspettato.

Autore: Necrofili Titolo Album: Immaculate Preconception
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Death Metal Voto: 6
Tipo: EP Sito web: http://www.necrofili.com
Membri band:
Carlo Pelliccia – voce, chitarra
Alessandro Fusacchia – chitarra
Gianluca Marchionni – basso
Marco Dalmasso – batteria
Tracklist:
1. A Lullaby For Reason
2. Infaithcted
3. Campo De’ Fiori
4. The Shapeless Thing
5. Army Of The Reaper
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
22nd Apr2019

Eresia – Àiresis

by Massimo Volpi
Airesis è qualcosa di non semplice. E non perché si tratti di death metal, cantato in italiano, ma mi riferisco al prodotto fisico. Il “nuovo” album dei veronesi Eresia è un progetto strano. Un sorta di “best of” con due tracce live e la riedizione del loro secondo album del 2001. Faccio un po’ di confusione. Provo a mettere ordine. I primi quattro brani, registrati ex-novo, fanno parte del primo album, Parole Al buio, del 1999, mai uscito. La traccia 5 e 6 sono invece due pezzi live risalenti al 2009. Le ultime 9, come dicevamo, sono la ripubblicazione (esattamente tale a quale, a quanto ho capito) di Moto Imperpetuo del 2001, da tempo esaurito. Non c’è nulla di nuovo, quindi, apparentemente. Se non la registrazione dei primi quattro brani, scritti circa 20 anni fa. Personalmente avrei seguito una strada, di marketing, differente. Stiamo parlando comunque di un buon death metal cantato in italiano, non facile quindi. Le tracce sono potenti e aggressive, di sicuro impatto la opener Dahmer, come il celebre assassino, e Fai O Muori con il suo coro. Molto buone le due tracce live, che lasciano intendere che gli Eresia ci sappiano fare sul palco, ma questo mi fa chiedere ancora di più il perché di un album del genere.

Le tracce di Moto Imperpetuo, invece, essendo una ristampa, fanno parte di un’altra storia, parere mio. Copertina e artwork interni senza clamorose soluzioni degne di nota. Sistemare le idee e/o continuare a pestare duro; e affidarsi a qualcuno per tutto il resto, forse è l’unico suggerimento che mi permetto di dare loro.

Autore: Eresia Titolo Album: Àiresis
Anno: 2019 Casa Discografica: Andromeda Relix
Genere musicale: Death Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/eresiadeathmetal
Membri band:
Massimo Bravi – basso, voce
Claudio Bonfante – batteria
Andrea Reni – chitarra
Tracklist:
1. Dahmer
2. Fai o Muori
3. Parole al Buio
4. Habitat Brutale
5. Fragile (Live)
6. Silente Anelito d’Odio (Live)
Moto Imperpetuo (2001)
7. Eresia
8. Es
9. Ultima Notte
10. Nato per Uccidere
11. Moto Imperpetuo
12. Acrono
13. Sei Solo
14. Altrove
15. Metamorfosi
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
20th Feb2019

Brutal Cancan – Polemos

by Marcello Zinno
Polemos è il primo lavoro dei neonati Brutal Cancan, un lavoro che ci sembra subito una via di mezzo tra un EP e un full-lenght ma che di sicuro non perde occasione di mettere in mostra il suo mordente. Fin dall’opener ci imbattiamo in un death metal molto tecnico (di scuola Death) con cambi di tempo, solismi e trame variegate. Le linee vocali sono l’elemento di congiunzione tra il death metal e il black metal, mentre le due chitarre ci sembrano molto più di scuola thrash metal, basti ascoltare Surrounded By Mist; questo miscuglio di generi non deve trarre in inganno, la band è sicuramente alla ricerca di un proprio marchio di fabbrica ma crediamo che già quanto proposto in Polemos sia davvero degno di nota, in primis da un punto di vista tecnico ma anche per la varietà delle strutture proposte all’interno delle singole tracce; anche i brani della durata limitata, come Give Me A Plot che sfiora i tre minuti, presentano ritmi veloci e altalene compositive che si fanno apprezzare anche dopo vari ascolti. I primi brani della tracklist sono sicuramente quelli più intensi in cui la globabilità delle idee dei Brutal Cancan esce fuori, ci ha colpito di meno Crave, un brano che ha una certa riconoscibilità in fase live (si ascolti la parte centrale) ma che a livello di songwriting presenta un’estrema vicinanza tra parte musicale e linee cantate. Nella titltrack spiccano linee vocali clean ottimamente abbinate a quelle in growl, punto vincente per i BC che nonostante la lunghezza della traccia propongono un brano dal potenziale singolo che ci affascina.

Nel complesso Polemos è un album tecnicamente intenso ma purtroppo l’uscita risente di una produzione molto scarna, che penalizza tutti i suoni ed è un peccato a nostro parere perché non vengono fuori le sfumature presenti in questo album: il brano a nostro parere più affossato da questo punto di vista è Spooks, un pezzo con alcuni passaggi che meriterebbero una pulizia e una potenza di suono maggiori per sprigionare il pathos di cui è caratterizzato. Non badate ai suoni, i contenuti inclusi in Polemos valgono più di un ascolto.

Autore: Brutal Cancan Titolo Album: Polemos
Anno: 2018 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Death Metal, Heavy Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://soundcloud.com/brutalcancan
Membri band:
Elena – chitarra
Fra – batteria
Ale – voce
Marco – basso
Fede – chitarra
Tracklist:
1. Resilience
2. Surrounded By Mist
3. Give Me A Plot
4. Spooks
5. Crave
6. Polemos
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
03rd Feb2019

Cemment – Resurrection From Carnage

by Marcello Zinno
Resurrection From Carnage segna il ritorno sulle scene dei Cemment, formazione death metal attiva dal 1994 ma spentisi nel 2000 dopo la pubblicazione dell’album omonimo. Tornano con questo EP di sole 4 tracce e della durata di 7 minuti totali, praticamente un antipasto giusto per collaudare le forze, rimettere in sesto la sete di metal e attivare la devastante macchina, nella speranza che arrivi presto un full-lenght. Attualmente la formazione è composta da soli due membri, l’EP però sembra ricco a livello strumentistico anche se non eccelle in tecnica (al netto delle parti di blast beat); il death di matrice Cemment va su entrambe le sponde, sia quella tradizionale in quanto a growling sia quella più moderna in quanto a sound complessivo. Interessante Death Whistle che mette sul braciere tanta carne, sufficiente a comporre molta più musica di quella inclusa in questo EP: si passa infatti da momenti tirati quasi di sponda black metal (parte iniziale) a passaggi con un incedere più matematico, proponendo addirittura un chorus che dopo un paio di ascolti entra nella nostra mente. Ancora più degna di segnalazione è Suffer che potremo definirlo “il pezzo” dell’EP, capace di attirare l’attenzione su di sé grazie ad un rifferama granitico e un cantato che sembra vestire i panni di strofa; un brano completo (l’unico a superare i 3 minuti) che è scritto come vera e propria traccia, includendo tutti gli ingredienti della musica Cemment e un finale incendiaro. Potente ed interessante.

Il death dei ragazzi è buono, non fa gridare al miracolo né alla tecnica sopraffina. Si dovrebbe lavorare un po’ più sui suoni però l’attitudine c’è e quella spesso è l’ingrediente saliente per comporre un ottimo album.

Autore: Cemment Titolo Album: Resurrection From Carnage
Anno: 2019 Casa Discografica: Agoge Records
Genere musicale: Industrial, Death Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://cemment.wordpress.com
Membri band:
Ave – voce
Taichi – chitarra
Tracklist:
1. Aztec Warrior
2. Screw Ship
3. Death Whistle
4. Suffer
Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
20th Dic2018

Hatesphere – Reduced To Flesh

by Marcello Zinno

Hatesphere - Reduced To FleshUna cosa riguardo gli Hatesphere è certa: nel corso del tempo possono cambiare produttori, etichette discografiche, possono subire stravolgimenti all’interno della line-up, ma un “riff Hatesphere” resta sempre riconoscibile. Questo abbiamo sempre pensato di loro anche se dopo l’ascolto del nuovo album dobbiamo, in parte, ricrederci. Infatti già negli ultimi lavori la band, pur mantenendo il suo marchio death/thrash, aveva aggiunto nuovi ingredienti più moderni alla propria proposta musicale che sottolineano la distanza rispetto, ad esempio, al periodo Spv/Steamhammer. Niente di accostabile ad una popolarizzazione del sound, anzi a parer nostro intermezzi e inserti vari avevano impreziosito un death comunque infuriato e deciso. Reduced To Flesh parte un po’ in salita con un singolo, Corpse Of Mankind, che è caratterizzato da un chorus che difficilmente gli Hatesphere avrebbero potuto scrivere in passato, e con Nothing Is Definite debole come pezzo. Lo show inizia ad essere più incisivo con Ruled By Domination soprattutto a livello ritmico, ma anche in questo brano c’è un ingrediente, il ritornello e le linee vocali clean, che alleggeriscono l’irruenza del combo.

Poi ci si rifà. È la titletrack che richiama i fasti del passato fino ad un intermezzo spettrale e avanguardistico che non ci saremmo mai aspettati dalla mente di Peter Hansen e soci; meglio ancora Can Of Worms che picchia duro sul death di scuola propria, un pezzo in cui le due asce non tolgono per un attimo le dita dalle corde, almeno fino ad una parte strumentale che ha il sapore di sinfonico (?!) ma che si lascia apprezzare. Continuando l’ascolto l’impeto sale e giunge a Petty che è un vero colpo alla nuca anche per la vecchia guardia e Despicable You che poggia su un drumming rovente capace di farci tornare indietro nel tempo. Forse è arrivato il momento di vedere gli Hatesphere con un occhio nuovo, inutile immaginarli sempre per ciò che hanno regalato in passato. Una band che anche con questo Reduced To Flesh resta fedele al proprio sound pur conferendogli un taglio più moderno e dalle intenzioni più da temperate. Se volete ascoltare solo qualche traccia vi consigliamo la seconda parte del CD.

Autore: Hatesphere

Titolo Album: Reduced To Flesh

Anno: 2018

Casa Discografica: Scarlet Records

Genere musicale: Death Metal, Thrash Metal

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.hatesphere.com

Membri band:

Peter “Pepe” Lyse Hansen – chitarra

Kasper – chitarra

Jimmy – basso

Mike Park – batteria

Esben “Esse” Hansen – voce

Tracklist:

  1. Praeludium

  2. Corpse Of Mankind

  3. Nothing Is Definite

  4. Ruled By Domination

  5. Reduced To Flesh

  6. Can Of Worms

  7. Lethal Mistakes

  8. Petty

  9. Afterlife

  10. Despicable You

  11. (ghost track)

Category : Recensioni
Tags : Death metal
0 Comm
Pagine:«1234567...19»
« Pagina precedente — Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • At First – Deadline
    • Rainbow Bridge – Unlock
    • Typhus – Mass Produced Perfection
    • Hybridized – Hybridized
    • Methodica – Clockworks
  • I Classici

    • Quiet Riot – Alive And Well
    • Pallas – XXV
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in