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17th Set2018

E. Moonstone – Disappointed

by Marcello Zinno

E. Moonstone - DisappointedIl nuovo progetto della voce dei Two Moons riprende in parte i suoni usati in passato per trasporli in un’ambientazione cupa, a tratti infernale. E quando si parla di questi contesti spesso si fa riferimento a generi vicini al metal estremo, mentre in Disappointed la sperimentazione, la psichedelia e l’industrial (inteso nel senso stesso del genere e non solo nei singoli suoni adottati) la fanno da padrone. Trame musicali “suonate” fanno il pari con elettronica ed effetti aggiunti su diversi profili, musica acquosa, tutt’altro che ermetica inserita in una cornice sintetica data principalmente da una drum machine e colorata dalle tante sfumature sonore aggiunte. Forse il brano più onesto e meno aspro è Stupid Boy in cui la componente elettrica (chitarra e batteria) vengono a galla in una concezione più rock possibile, ma va detto che si tratta quasi di un fuori traccia rispetto alla proposta musicale dell’album. In alcuni momenti sembra di sentire influenze care a chi ha masticato per anni la new wave (New Deside), ma come detto sono i generi su citati ad essere il contesto principale in cui gli E. Moonstone si muovono. Non è una casualità che viene scelta Hurt, cover dei Nine Inch Nails, a chiusura di questo lavoro e qui in una versione che pur seguendo fedelmente il suo originale cambia completamente pelle in quanto a suoni e velocizza anche un po’ i tempi (e in parte perde un po’ di pathos). Omaggio comunque apprezzato.

Forse sono tutti qui i punti di forza e di debolezza di Disappointed, un album troppo sperimentale per chi è alla ricerca di più carne e meno fumo, un lavoro intenso per chi ama certi sperimentalismi ed un’elettronica usata con sapienza figlia degli anni 80.

Autore: E. Moonstone

Titolo Album: Disappointed

Anno: 2018

Casa Discografica: Hydra Music

Genere musicale: Electro Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.emoonstone.it

Membri band:

Emil Moonstone – voce, chitarra, synth, batteria

Mia Harper – voce in This Is Love

Iacopo Palax – chitarra in Stupid Boy

Tracklist:

  1. Fall

  2. In The Train

  3. This Is Love

  4. New Desire

  5. You Wonder When Will The End

  6. Fake

  7. Made Of Stones

  8. Stupid Boy

  9. Hurt (cover Nine Inch Nails)

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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04th Set2018

Visionoir – The Waving Flame Of Oblivion

by Cristian Danzo

Visionoir - The Waving Flame Of OblivionDietro il monicker Visionoir si nasconde il musicista Alessandro Sicur, polistrumentista friulano completamente autodidatta, che esordisce con il suo primo album The Waving Flame Of Oblivion, soggetto della nostra recensione. Un disco di sola musica, completamente suonato, registrato, mixato e prodotto da Alessandro, il quale rilascia questa opera prima composta da materiale concepito in maniera discontinua con il passare degli anni, più precisamente nell’arco temporale 2015-2017. Gli unici interventi vocali presenti sono quelli rielaborati di poeti del ‘900, nello specifcio Antonin Artaud, Ezra Pound, Dylan Thomas e T.S. Eliot. Il risultato ottenuto da Visonoire è quello di uno space rock con evidenti influenze e inserti progressive, il tutto sostenuto da riff di chitarra energici e completamente heavy metal. The Waving Flame Of Oblivion risulta al nostro ascolto molto semplice, nel senso che gli arrangiamenti dei pezzi sono molto lineari e sempre sulla medesima falsariga, con pochi cambi o virate che porterebbero le canzoni ad un livello “altro” ed a soluzioni inaspettate. Fa eccezione la bonus track Godspeed Radio Galaxy, che risulta molto più varia nella sua costruzione ed anche molto oppressiva grazie ad un uso ben studiato delle tastiere.

A livello di suoni l’unica pecca è quella della batteria; l’utilizzo della drum machine è evidente all’ascolto e impoverisce di molto l’impatto dei vari pezzi. Alessandro Sicur dimostra di avere delle ottime idee e delle solide basi da cui partire per sviluppare una proposta originale ed accattivante che potrà presentare nelle sue prossime release.

Autore: Visionoir

Titolo Album: The Waving Flame Of Oblivion

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Space Rock, Electro Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/visionoir/

Band:

Alessandro Sicur – chitarra, basso, tastiere

T.S. Eliot (Campionamento) – voce in The Hollow Men

Ezra Pound (Campionamento) – voce in The Discouraging Doctrine Of Chances

Antonin Artaud (Campionamento) – voce in Electro-Choc

Dylan Thomas (Campionamento) – voce in A Few More Steps

Tracklist:

  1. Distant Karma
  2. The Hollow Men
  3. 7ven
  4. The Discouraging Doctrine Of Chances
  5. Shadowplay
  6. Electro-Choc
  7. Coldwaves
  8. A Few More Steps
  9. Godspeed Radio Galaxy (bonus track)
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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26th Ago2018

Overflowing – Overflowing

by Marcello Zinno

Overflowing EP VannoniIl musicista Gian Maria Vannoni (Dawn Under Eclipse, Rudyscave) si dedica ad un suo progetto solista. Overflowing è il moniker e il titolo dell’EP di debutto, cinque tracce che giocano tra influenze elettroniche ed elettriche. Le prime si sentono pesantemente nell’opener Blood Is God, brano che sembra essere declinato solo con un profilo elettronico, sonorità che in dosi diverse sono inserite anche in altre tracce. Il profilo più rock invece è presente in How Far Now?, una lenta colonna sonora con tempi scanditi da un basso profondo e una batteria essenziale, durante le cui strofe le linee vocali ci ricordano un Kravitz giovane e riflessivo. Su coordinate simili appare l’ultima traccia Witch con una sei corde viva e intensa, arricchita dagli arrangiamenti che offrono intensità al brano. Indigo e Youth cambiano tutto, si mantiene il profilo riflessivo, ma ci sembra che i brani vogliano vestire i panni di due ballad d’atmosfera in cui basso e chitarra (quest’ultima in secondo piano) sembrano gli unici strumenti veri oltre la presentissima voce di Vannoni.

Un EP che si distanzia dagli altri progetti seguiti da Gian Maria Vannoni e che cerca un’inclinazione decisamente più sintetica. Sedici minuti sono pochi per intuire se questo sarà il percorso futuro del musicista, a noi personalmente non conquista questa overdose di elettronica.

Autore: Overflowing

Titolo Album: Overflowing

Anno: 2018

Casa Discografica: Collettivo Funk

Genere musicale: Electro Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/gianmaria.vannoni

Membri band:

Gian Maria Vannoni – voce, musica

Tracklist:

  1. Blood Is God

  2. How Far Now?

  3. Indigo

  4. Youth

  5. Witch

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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25th Ago2018

Immigration Unit – Sofa Heroes

by Marcello Zinno

Immigration Unit - Sofa HeroesAd inizio carriera gli Immigration Unit confezionano un EP che è molto vicino al concetto di singolo di un tempo: tre tracce e due remix. Il sound è più che alternativo, sperimentazione con una certa musicalità di fondo e l’uso di diversi strumenti, ognuno che cerca di crearsi un proprio posticino e che spesso finisce per collocarsi molto bene all’interno della singola traccia. La titletrack mette subito in luce questo connubio di suoni elettrici ed elettronici dove a nostro parere il ruolo cruciale è adottato dagli effetti, agli strumenti e alla voce; nella sua versione remixata, curata da Manuel Gagneux (mastermind degli Zeal & Ardor di cui avevamo parlato a questa pagina), il brano si veste maggiormente di ambient e viene inghiottito da un’elettronica che ne modifica i connotati. Wasting Mornings cambia pelle, i suoni in delay restano gli stessi ma le linee vocali arrotondano di più le idee della band; anche in questo caso nel remix cambia tutto e le manopole scacciano via gli amplificatori a vantaggio di suoni elettronici che ne snaturano l’essenza.

Solitaria procede Far Inside un brano sicuramente più rock, in stile Radiohead ma con delle strutture digeribili, dove le melodie diventano cupe e la musica ci fa viaggiare verso un torpore dalla bellezza inaspettata. Il momento più interessante del loro EP e il punto dal quale secondo noi il quartetto deve partire.

Autore: Immigration Unit

Titolo Album: Sofa Heroes

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Electro Rock, Indie Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.immigrationunit.net

Membri band:

n.d.

Tracklist:

  1. Sofa Heroes

  2. Wasting Mornings

  3. Far Inside

  4. Sofa Heroes (Manuel Gagneux Remix)

  5. Wasting Mornings (Swims Remix)

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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30th Lug2018

Emotu – Meccanismi Imperfetti

by Marcello Zinno

Emotu - Meccanismi ImperfettiTornano gli Emotu, dopo una pausa che ha dato loro la possibilità di affrontare altri progetti. Ma era tempo di riprendere il loro progetto principale e così quest’anno danno alla luce Meccanismi Imperfetti, loro terzo album che presenta una band sicuramente matura che sa bene cosa proporre musicalmente. Il sound degli Emotu è tanto chiaro quanto complesso e ricercato da realizzare (sia in termini esecutivi che produttivi): siamo ai confini tra l’elettronica e la new wave, ma c’è in loro un animo rock leggero che è presente in quasi tutti i brani. Effetti ritmici, tastiere, synth sono sicuramente l’essenza e la caratterizzazione di questa proposta, ma ci sono anche linee vocali e chitarra; testi in italiano, talvolta imbastiti di effetti per farli aderire allo stile musicale complessivo, e la chitarra ben dosata, noi l’avremmo apprezzata qualora più presente ma c’è da dire che quando non viene sommersa dagli altri strumenti gioca un ruolo importante.

Una via di mezzo tra i Depeche Mode e i Muse dell’ultimo periodo passando per i Bluvertigo, gli Emotu giocano su questo equilibrio precario tra elettronica e strutture di canzoni più tendenti al rock: Senza Luce è il brano che più si avvicina alla visione rock della band, anche qui non mancano “altri” strumenti ma la batteria è più analogica e il brano arriva in maniera più diretta. Discorso simile in L’uragano che cela una durezza di fondo e una ritmica più accelerata, al contrario Actarus punta a tutt’altre ambientazioni alleggerendo i tempi e puntando più su effetti e suoni; in questo senso sono davvero interessanti le diverse sembianze assunte dalle linee di basso che riescono a vestire panni diversi in funzione delle singole tracce. In una visione complessiva, senza influenze di genere, Meccanismi Imperfetti è un album molto curato ed interessante.

Autore: Emotu

Titolo Album: Meccanismi Imperfetti

Anno: 2018

Casa Discografica: Martelabel

Genere musicale: Elettronica, New Wave

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.emotu.it

Membri band:

Massimo “Maxx” Rivara – voce, piano, synth

Gennaro Splenito – chitarra, synth, vocoder

Daniele “Barny” Bagni – basso

Vittoria Pezzoni – batteria, percussioni

Tracklist:

  1. Ogni Cent’anni

  2. Una Goccia

  3. Vento A Monastir

  4. Eva Su Marte

  5. Senza Luce

  6. Actarus

  7. L’uragano

  8. Vertici Precipizi

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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17th Lug2018

Le Tendenze – Le Tendenze

by Marcello Zinno

Le Tendenze - Le TendenzeVengono da Milano ma guardano oltre la Manica in fatto di sound ed arrangiamenti. L’alternative rock de Le Tendenze infatti non è altro che la somma tra indie rock britannico, electro rock che sembra essere una scelta comune tra molte band emergenti italiane e sulla base del tutto, come fosse la base di una torta, un’inclinazione pop rock nello scrivere le tracce. Linee vocali, ritornelli ed alcuni suoni sono scelte secondo noi mirate appunto verso il pop rock, per ottenere una certa orecchiabilità dai brani (Tigri Umane, Esemplare Difettoso, Charlotte) ed essere adatti ad ascolti diversi. Non mancano i riff certo, On – Off ma anche Virus [Del Raffreddore] sono momenti che abbracciano maggiormente il rock ma anche in queste tracce potremo dire più “decise” si celano alcuni inserimenti più morbidi. La chitarra cerca sempre di crearsi un posto come solista in strofe e intermezzi lasciando molto spazio agli altri strumenti, che infatti vengono fuori, per poi tornare al riff ritmico compatto spesso solo nei ritornelli: questo è un elemento sicuramente distintivo per Le Tendenze che descrive il loro stile e che può sicuramente essere vincente per loro, capace di far apprezzare tutti i contributi all’interno di una canzone.

Sicuramente i brani più ritmati e rock, come quelli citati in precedenza, ci piacciono maggiormente rispetto alle tracce con una maggiore dose di elettronica (come Lato Oscuro) ma sono entrambe espressioni di un sound fatto di più livelli seppur in grado di piacere anche ad un orecchio non sofisticato. In generale, nonostante la ricerca di melodie e di un animo pop rock nelle tracce sia evidente, va detto che la band non è esclusivamente ispirata dal proprio moniker, cioè non è alla ricerca della tendenza a tutti i costi ma mostra vari momenti interessati e diversi ingredienti. Se optassero per una proposta più ricercata sarebbero davvero in grado di regalare canzoni imperdibili.

Autore: Le Tendenze

Titolo Album: Le Tendenze

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Electro Rock, Alternative Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/letendenzeofficial/

Membri band:

Daniele Saibene – voce, chitarra

Francesco Saibene – batteria, elettronica, voce

Andrea Cuntrò – basso, moog, voce

Tracklist:

  1. Seduto A Central Park

  2. Tigri Umane

  3. On – Off

  4. Esemplare Difettoso

  5. Lato Oscuro

  6. Charlotte

  7. Virus [Del Raffreddore]

  8. Blackout Sociale

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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07th Lug2018

Downflyers – Frequency

by Marcello Zinno

Downflyers - FrequencyItalianissimi, i Downflyers guardano all’estero proponendo un sound che, volutamente, mescola diversi stili e che crea un punk rock ma dall’ampio respiro. Arrivano quest’anno al vero primo album, dopo un EP uscito ben sette anni fa, e consolidando questo sound che è una scoperta. Dopo un intro apocalittico il quartetto espone il fianco al punk rock simpatizzante hardcore melodico, ma è un appiglio troppo semplice da individuare perché l’inganno è dietro l’angolo. In Frequency l’inserimento di effetti e di elettronica è spesso pesante, non si tratta di sfumature o di arrangiamenti bensì di un ingombrante elemento stilistico della band e se in alcuni momenti viene anche digerito bene, in altri risulta troppo ammiccante ad ascolti lontani dalla nostra portata (come RockGarage e come scena italiana) ma soprattutto stride vedere due approcci musicali così differenti tra loro convivere insieme. Apprezziamo Obey! (eccezion fatta per i primi secondi), un brano non estremamente graffiante ma piacevole, in cui rock ed elettronica riescono a non combattere l’uno contro l’altro in una ricetta che in questo caso diventa addirittura radiofonica. Meglio ancora And His Name Is Anthem che ha un buon incedere e lancia un chorus punk rock orecchiabile, al contrario, l’opener Frequencies, il tappeto di synth nel ritornello di Funeral Of Me o la fuori luogo Silence con gli abiti da ballad che però veste male potrebbero solo non essere viste di buon occhio da chi mastica rock.

C’è da dire che Frequency viene presentato come un concept album, una battaglia tra il “silenzio” e il “suono”; noi ci vediamo piuttosto la battaglia tra diversi approcci musicali differenti sui quali si erge indubbiamente l’intenzione di comporre ritornelli melodici e una musica di ampio respiro. A nostro parere qualche allontanamento dal “già sentito” e qualche esuberanza in più (sempre in coerenza con la matrice punk rock scelta) avrebbe reso più attrattivo il songwriting.

Autore: Downflyers

Titolo Album: Frequency

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Electro Rock, Alternative Rock

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Downflyers/

Membri band:

Fede – chitarra, voce

Matteo – basso, voce

Luca – batteria, voce

Mich – chitarra, elettronica, voce

Tracklist:

  1. Frequencies

  2. Heartbeat

  3. Obey!

  4. And His Name Is Anthem

  5. Times New Romance

  6. Funeral Of Me

  7. We Won’t Be Afraid / Interlude

  8. Bleeding Skies

  9. Silence

  10. The Road So Far (Don’t Die Here)

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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14th Giu2018

Phantomatica – Look Closer

by Marcello Zinno

Phantomatica - Look CloserArriva da Civitanova Marche questo quartetto multiforme che potrebbe aderire al rock come spirito ma che gioca con i suoni e le composizioni presentando tanti ingredienti come se ciascun brano fosse un film a parte. L’opener ad esempio ci sembra imbevuta di elettronica, la successiva Impossible Possibility cade nelle tentazioni dello shoegaze (arrangiamenti) e delle atmosfere indie, passando per Phony Tail con cui i ragazzi abbracciano riff electro rock precisi e strettamente legati agli anni novanta (notevole l’interpretazione del singer in questo brano). In piccolo le diverse dimensioni potrebbero essere riassunte nelle “due Bittersweet”, la prima (Bittersweet Pain) che pesca tanto dalle ballad in stile Smashing Pumpkins, mentre la seconda (Bitterseet Pleasure) che spinge sul rock pur non rinunciando ad alcuni effetti psichedelici che donano un’aurea onirica al tutto.

Si tratta di sicuro di una band matura, le loro elasticità musicali non vanno viste come deviazioni rispetto ad un percorso standard bensì espressioni differenti di idee che partono da basi concrete, infatti per ciascuna traccia sanno bene come creare le melodie giuste e questa sensazione arriva fin dal primo ascolto. Quindi a differenza di quanto si possa pensare i ragazzi sanno molto bene quello che vogliono e lo mettono al servizio di una proposta sicuramente dal potenziale europeo (se non di più). E’ lì che secondo noi devono lavorare.

Autore: Phantomatica

Titolo Album: Look Closer

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Electro Rock, Alternative Rock

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.phantomatica.it/

Membri band:

Daniele Tipo – chitarra, voce

Stefano Sabbatini – chitarra

Marco Grilli – basso

Ivan Bufalari – batteria

Tracklist:

  1. Drop It

  2. Impossible Possibility

  3. Revelation

  4. Phony Tail

  5. Bittersweet Pain

  6. Bittersweet Pleasure

  7. Sailor

  8. Nosedive

  9. Mr. Nobody

  10. I’m Not The Only One

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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24th Mag2018

Tabacco – Tempeste Lunari

by Paolo Tocco

Tabacco - Tempeste LunariSinceramente non so proprio da dove cominciare. Ho paura di trovarmi nudo in un villaggio nigeriano dove si parla un particolarissimo dialetto swahili di discendenze antiche di generazioni e generazioni. Ho paura di trovarmi alla festa di laurea di Piernoldo Bonamici figlio dell’esimio notaio Piergustavo Clemente Antonio Maria Bonamici vestito con costume da bagno e crema solare (ovviamente anche i braccioli visto che non so nuotare). Ho paura insomma di trovarmi nel posto sbagliato, con una testa sbagliata e con un vocabolario sbagliato. Neanche i miei vestiti penso vadano bene. Che dire poi delle aspettative sulla buona riuscita della serata? Direi che faccio prima a rinunciarvi. Eppure questo disco crea dipendenza e non sono il solo ad averlo detto. Dunque sfoggio un linguaggio armato e appuntito, visionario che dir si voglia, acido di evanescenze. Dunque non mi azzardo – se non per alcuni brevi dettagli – ad avventurarmi in saccenti giudizi di mestiere. Dunque non sarà una recensione. Prova solipsistica del già conosciuto Andrea Tabacco che già con i suoi Elton Junk non aveva di certo proposto musica acustica da camera e di riempimento. Chissà cos’avranno scritto di Bowie il giorno che si è presentato in scena per la prima volta.

Beh il territorio è assolutamente paragonabile. Con questo Tempeste Lunari siamo in piena controcultura, in piena rivoluzione personale, nel pieno della rinuncia sfacciata di ogni cliché pop italiano. Sia chiaro, caro Tabacco: niente di originale eh!? Solo a pensare a cosa faceva Alberto Camerini mi vengono su i goccioloni alle pupille. E come lui, spingendoci sul serioso andante, di nomi a spasso per il mondo potremmo farne tanti. Ma oggi? Oggi che decretiamo Motta come poeta…oggi che la musica se non ha 4 frasi in croce e cambia di vestito al pop per dire che è rock…oggi che sinceramente nessuno osa spingersi oltre…che poi anche questo “nessuno” va ben calibrato. Diciamo pochissimi ecco, pochissimi che si tramutano in rarissime occasioni, oggi che con un click possiamo davvero rivoluzionare il mondo. Che paradosso: lo facevano prima ogni giorno che per registrare un suono ci volevano studi e nastri e fonici e bobine, non lo facciamo oggi che ci basta un click. Oggi ci stiamo soltanto omologando perché di nostro stiamo perdendo consapevolezza e contenuti interiori. Stiamo perdendo la “presenza”. Ci vuole dunque carattere, personalità e un grandissimo equilibrio interiore per governare ed essere fieri di mostrarsi in pubblico, di mostrare la propria follia. Che ben venga la follia quando genera progetti così. E sono sicuro, caro Tabacco, che i più archivieranno questo disco senza averci capito granché, denunciando pazzia e non follia, ficcandolo nel cassetto delle cose bizzarre di gente squilibrata che sarebbe meglio evitare. Sentiamoci Calcutta va…

Forse servirebbe riprenderci quello che più di tutti abbiamo perduto: il tempo. E in questo tempo di stasi, celebrare l’ascolto, e poi avere palle e voglia di avventurarsi a capire, farsi due o tre o quattro domande, inseguire le risposte e alzare il culo dalla plastica di questa omologazione culturale che ci sta facendo diventare delle pecore. Punto e a capo. Se la donna è la “luna” allora le “Tempeste Lunari” (titolo di questo disco) è proprio il gioco ormonale, quello sociale, l’osservazione, l’interazione, l’incontro e lo scontro che Tabacco ha con l’universo femminile. E dallo spazio prossimo compone questi 9 inediti assolutamente digitali, eclettici, visionari, senza punti di appiglio al mondo terreno. Ci troviamo nei colori accesi di Bowie, nel pop pazzo e irriverente dei Decibel, tra le avventure psichedeliche dei giocattoli dei Kraftwerk o a spasso per i sonagli computerizzati dei Koto. E via via il discorso si fa lunghissimo e citazionista. Ma Tabacco ha la sua personalità e questo lavoro – ripeto – crea dipendenza.

A meno che io non capisca nulla (il che è assai probabile anche) mi sento di premiare un lavoro audace che cerca la trasgressione e non pone filtri all’espressione. Il futuro e lo spazio è il tema portante dell’immagine, il rapporto con l’altro è il leitmotiv delle liriche. Brani come Sangue Freddo si inchiodano alla memoria con questi andamenti quasi islamici, la ricchezza di idee di È La Luna Nuova dimostrano quanto terreno fertile e quanto controllo di espressione ci sia. Non so spiegare perché ma trovo assai interessanti per non dire geniali alcuni particolari: i video e i suoni spudoratamente presi dal finire degli anni ’80 ai primi ’90. Le immagini dei video assolutamente vintage, con questi effetti speciali poverissimi ma decisamente coerenti col tutto. È un’apparenza di kitsch che però nasconde grandissima personalità e coerenza. Certo Tabacco lasciami fare anche qualche appunto. La voce che sono sicuro hai voluto lasciare stonata in Il Mordo Del Serpente è qualcosa che davvero non riesco a sopportare. Come non riesco a sopportare nel video In Un Vortice le scene esterne sfacciatamente amatoriali. Eppure, per quanto non le sopporti, mi comunicano coerenza. Probabilmente, ad averci fegato artistico, avrei fatto le stesse scelte. Sempre se queste siano scelte volute.

Insomma. Questo disco poggia su una linea di confine che sinceramente trovo pericolosa. Da una parte c’è la possibilità che questo disco sia un giocattolo balordo (scommetto che è questa la sensazione del 90% di tutti coloro che si approcciano all’ascolto per la prima volta) e dall’altra parte ci troviamo tra le mani il lavoro visionario, libero, espressivo di una mente “geniale” (le virgolette per portare rispetto alle parole) che finalmente torna ad esprimersi invece di pensare per prima cosa a fare il vip. Non sono sicurissimo, confesso di non avere armi buone per capirlo al 100% e quindi mi tengo appoggiato al freno. Voi che ne pensate? Non so perché amici ma io ho la netta sensazione che questo sia un disco importante. E per quanto trito e ritrito, questo linguaggio mi mancava da tempo…troppo tempo.

Autore: Tabacco

Titolo Album: Tempeste Lunari

Anno: 2018

Casa Discografica: Millessei Dischi

Genere musicale: Electro Rock

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.callmetabacco.com

Membri band:

Andrea Tabacco

Tracklist:

  1. È La Luna Nuova

  2. Tempesta Armonica

  3. Spirito Del Vento

  4. Sangue Freddo (Col Ritmo Lento)

  5. Il Morso Del Serpente

  6. Una Parte Bagnata

  7. In Un Vortice (In Un Battito)

  8. Notte Di Fuoco

  9. Gli Uomoni Volanti

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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10th Mag2018

Fase 39 – Imperfetto

by Marcello Zinno

Fase 39 - ImperfettoI Fase 39 (iniziale side project dei KinGroove) ritornano al loro pubblico con questo EP dal titolo Imperfetto. Cinque tracce che scendono come una birretta in una giornata soleggiata ma che noi tendiamo, un po’ per tendenze “psico-professionali”, ad analizzare al microscopio per capire i vari elementi che i ragazzi inseriscono nella loro ricetta. Perché è proprio la commistione di scelte sonore e di aggiunte che tende a rendere più ricca la loro proposta ma anche discutibile per chi cerca invece qualcosa di più chiaro e forte di una semplice lager. Vita In Affitto è un buon esempio del poutpurrì musicale del combo, tramite hip hop, chitarra elettrica, linee vocali pop, tastiere elettriche, il tutto mescolato per puntare a qualcosa che stupisca attraverso una melodia semplice ma anche un suono intricato. E’ tutta qui secondo noi l’anima dei Fase 39, momenti in cui questo poutpurrì può sembra un po’ eccessivo ed altri in cui il invece le trame possono risultare un po’ troppo esemplificative (come nell’electro pop di Confusion).

Probabilmente il timone è indirizzato verso qualcosa di “largo consumo”, ascoltando alcuni momenti infatti non abbiamo dubbi sul grip radiofonico di questi ragazzi ma allo stesso tempo crediamo che, per le capacità dimostrare, possano realizzare qualcosa di molto più interessante e distintivo. E noi speriamo che sia la volta della loro terza fatica a dimostrare ciò.

Autore: Fase 39

Titolo Album: Imperfetto

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Electro Rock

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/fase39band/

Membri band:

Valerio Urti – voce

Alessandro Guida – tastiere

Alessandro Crupi – chitarra

Gianluca Esposito – batteria

Tracklist:

  1. Mondo In Digitale

  2. Imperfetto

  3. Cristallo

  4. Vita In Affitto (feat. Silvia Zambruno)

  5. Confusion

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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