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03rd Ott2017

TechNoir – New Ecosystem Musically Improved

by Amleto Gramegna

TechNoir - New Ecosystem Musically ImprovedNew Ecosystem Musically Improved (abbreviato Nemi) non è solo il titolo del primo lavoro del progetto italo-greco-nigeriano TechNoir, ma un traguardo finale dopo una serie di mini EP rilasciati durante il 2016. Traguardo finale dicevamo, ma non solo musicale: il progetto è un lavoro complesso e multimediale accompagnato dalla pubblicazione di vari video in più parti, tesi alla realizzazione di una trama comune e un video “definitivo”. Insomma un lavoro a puntate, quasi mensile, in luogo di una più tradizionale pubblicazione, e questo ci piace molto, perché tende a stuzzicare la curiosità dell’ascoltatore in vista di un ipotetico prodotto finale. Il disco che abbiamo in redazione è proprio il prodotto finale tanto auspicato. Dodici brani di elettronica spinta, Bristol sound, soul, funk, fino a reminescenze acid jazz. Spicca la potente voce di Jennifer Villa che ben si amalgama con le trame elettroniche elaborate ai synth da Alexandros. Eleganza e carattere, questo è in sintesi tutto il disco: potenti gli influssi soul di Techtube, così come la robusta e funk Tiny Dots. Qualche spuntinatura hip hop (o anche trip hop) in In The Middle Of Nowhere, insomma nulla è lasciato al caso, ma tutto è ricercato e perfetto.

A dirla tutta non è affatto un disco da rockettari, anzi questi ultimi potrebbero esserne addirittura schifati! Ma non è neanche un lavoro “modaiolo”, sebbene quando si parli di musica elettronica possa far venire in mente serate cool, dj all’opera, cocktail improbabili in bicchieri con cannucce nere e fashion blogger qui e lì. Qui parliamo di un altro tipo di elettronica, quella del futuro, quella che faceva ben sperare nella fine dei ’90 ma che poi non ha portato a nulla. Per i 35enni di oggi: ve lo ricordate il videogioco Wipeout 2097 per la prima, mitica Playstation? Con quella colonna sonora martellante, piena di brani di Prodigy, Chimical Brothers e geni simili? Quello doveva essere il suono del futuro, per noi imberbi ragazzini nei ’90, invece non si è concretizzato in nulla. Bene, i TechNoir ci tirano un’altra volata. Speriamo che questa sia la volta buona!

Autore: TechNoir

Titolo Album: New Ecosystem Musically Improved

Anno: 2017

Casa Discografica: CaneNero Dischi

Genere musicale: Elettro Rock

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/technoirofficial

Membri band:

Alexandros – chitarre, synth, voci

Jennifer Villa – voce, effetti

Tracklist:

  1. Augmented Reality

  2. Techtube

  3. Tiny Dots

  4. Elements Collide

  5. Rami

  6. In The Middle Of Nowhere

  7. Cosmixture

  8. Survive

  9. Penrose Stairs

  10. Chimera

  11. Bubbles

  12. Sides

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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02nd Ott2017

Perfect Cluster – Flow

by Marcello Zinno

Perfect Cluster - FlowTra le varie espressioni del rock elettronico in Italia vi sono anche i Perfect Cluster, una realtà che a nostro parere non nasconde i suoi rimandi a scene che sono oltre i confini nazionali. Il loro Flow è sicuramente un insieme di tracce imbevute nell’elettronica, synth, suoni anestetizzati ed effetti che la fanno da padrone, ma le strutture, le idee di base rientrano in una visione rock. Le radici sono appunto quelle seppur modificate da settimane e settimane di ascolto di Depeche Mode, Nine Inch Nails (ascoltare Speed prego) e protagonisti delle consolle che hanno contribuito a modificare il percorso del trio e farlo arrivare a questi 11 brani. Questo già restringe molto il campo di ascolto della band, chi si aspetta suoni elettrici sarà deluso da questa uscita, ma a nostro parere (e non in tutti i suoi momenti) Flow resta pur sempre una nuova visione di intendere il rock, forse futuristica o forse semplicemente diversa da formazioni che vogliono a tutti i costi ripescare lezioni degli anni 70 e 80 e riproporle oggi come se nulla fosse cambiato.

Ad un ascolto critico si potrebbe ravvedere qualcosa di più sotto la cute dei Perfect Cluster: la lunga Slide Out ad esempio ha una personalità che si sposa perfettamente con colonne sonore di film fantascientifici, percezione che giunge anche ascoltando la parte centrale di Mind Control, un brano quest’ultimo che in generale esce dal seminato e, complice la sperimentazione o l’eccessiva enfasi sul lato elettronico, tradisce le strutture rock a cui si alludeva prima. Un album lungo e di non facile digestione, sia per chi è abituato ai suoni ruvidi di una sei corde sia per chi gira manopole come fossero strumenti. Ma ha un sotto strato indice di una buona vena compositiva che va premiato.

Autore: Perfect Cluster

Titolo Album: Flow

Anno: 2017

Casa Discografica: Psychonavigation Records, Tranquillo Records

Genere musicale: Elettronica, Rock

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.perfectcluster.com

Membri band:

Riccardo Chiarucci – voce, effetti

Luca Cecchi – chitarra, effetti

Ian Da Preda – batteria elettronica, synth

Tracklist:

  1. Get It Loud

  2. Fader

  3. Speed

  4. Slide Out

  5. Mind Control

  6. Slightly

  7. Flow

  8. Maggiolino

  9. Subway

  10. Magic Paper

  11. After The Suicide

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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01st Ott2017

Spaccamonti/Beauchamp – Torturatori

by Amleto Gramegna

Spaccamonti Beauchamp - TorturatoriMusica di ricerca. Dura, complicata, difficile. Questo è il campo di lavoro di Paul Beauchamp e Paolo Spaccamonti, alfieri della avanguardia torinese. Il duo condivide da tempo palchi, esperienze, session e finalmente hanno avuto la possibilità di incontrarsi in sala di registrazione e mettere giù qualche idea, ognuno al proprio strumento. Spaccamonti alle chitarre e Beauchamp all’ harmonium, ai synth e alla sega musicale. Il risultato di tali session sono due lunghi brani di circa quindici minuti l’uno, White Side e Black Side, corrispondenti alle due facciate di un disco a 33 giri. Il primo lato, il “White”, è un lungo percorso a loop guidato dalla chitarra acustica di Spaccamonti con interventi gustosi dei synth e della sega di Beauchamp, oltre che della chitarra elettrica di un altro ospite, Gianmaria Aprile. Il suono è nervoso, liquido. Ricorda a più ascolti qualcosa del Robert Fripp più disturbato, un No Pussyfooting sotto acido, con i Revox distrutti. La parte finale cambia completamente registro e si conclude con un arpeggio folk blues che porta il brano alla sua seconda facciata, quella Black Side, scura e marziale nel suo incedere, dove i veri protagonisti sono i sintetizzatori “no future” di Beauchamp, che richiamano il dark e la new wave anni ’80. Richiamo cercato anche dalle chitarre di Spaccamonti, il quale per non sfigurare usa la chitarra baritona, proprio come faceva (e fa ancora adesso) sua maestà Robert Smith. La seconda parte è un complesso lavoro a strati. Tutto è suonato e risuonato, loop continui che trasforma in drones la musica ascoltata.

Un lavoro coraggioso questo Torturatori (il duo venne così apostrofato da un avventore di un locale dove i musicisti erano soliti esibirsi), coraggioso ed interessante. Personalmente crediamo che ascoltato da vivo possa avere addirittura una marcia in più, anche se già su disco fa la sua porca figura. Un viaggio verso l’infinito ed oltre.

Autore: Spaccamonti/Beauchamp

Titolo Album: Torturatori

Anno: 2017

Casa Discografica: Escape From Today

Genere musicale: Drones, Elettronica, Ambient

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://paolospaccamonti.bandacamp.com

Membri band:

Paolo Spaccamonti – chitarre

Paul Beauchamp – synth

Gianmaria Aprile – chitarra in White Side

Tracklist:

  1. White Side

  2. Black Side

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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31st Ago2017

Full Metal Breakfast – Taxi To The Galaxy

by Marcello Zinno

Full Metal Breakfast - Taxi To The GalaxyProgetto particolare quello dei pugliesi Full Metal Breakfast visto che dal nome tutto farebbe pensare tranne che ad una band di musica elettronica. A ben vedere però non è solo elettronico lo spirito che c’è dietro a questo album, anche perché saremmo stati i meno titolati a parlarne. Il trio si propone con undici brani ognuno con un’anima differente e questo a nostro parere non giova alla presentazione della band visto che non inquadra per nulla il messaggio musicale che il gruppo intende diffondere. Brani con cadenze dance (Dr. Nakamats, Wolfman, Pitcairn Island), tracce rock (Too Old For Indie, Paris, Crazy Dogs), passaggi acustici a sprazzi o timidi arpeggi elettrici (Wolfman, High Sea) il risultato finale sembra un’insalata di cose diverse che probabilmente non accontenta i consumatori di musica, soprattutto se si considera che sono davvero poche le realtà che riescono a far andare d’accordo elettronica e rock.

Anche soffermandoci sulle singole tracce troviamo davvero poco di caratterizzante: Paris e Crazy Dogs sono i classici brani da indie rock britannico, già ormai sentiti da più di due lustri e che non aggiungono davvero nulla; la titletrack potrebbe piacere ma anch’essa attinge a mani basse dal passato a nome Daft Punk e risulta superata. Se poi li ascoltiamo insieme a momenti come Good Morning North Korea non capiamo davvero in quale direzione il trio intenda andare. Speriamo che in futuro i Full Metal Breakfast trovino la retta via.

Autore: Full Metal Breakfast

Titolo Album: Taxi To The Galaxy

Anno: 2017

Casa Discografica: Hydra Music

Genere musicale: Elettronica, Indie Rock

Voto: 4,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/fullmetalbreakfast/about/

Membri band:

Flavio De Fiori – chitarra, voce

Alberto Mastrogiovanni – basso

Alessio “Quentin” D’Amore – Synth, drum mahcine

Tracklist:

  1. Intro

  2. Dr. Nakamats

  3. Too Old For Indie

  4. Wolfman

  5. Paris

  6. Crazy Dog

  7. Good Morning North Korea

  8. Pitcairn Island

  9. Daydream

  10. Taxy To The Galaxy / Outro

  11. High Sea (bonus track)

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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20th Ago2017

Adam Carpet – Hardcore Problem Solver

by Marcello Zinno

Adam Carpet - Hardcore Problem SolverRitorno in casa Prismopaco Records (The Remixes – 2014) per gli Adam Carpet che dopo un anno da Parabolas (recensito da noi a questa pagina) danno alla luce un EP breve di quattro tracce. Continua il loro percorso evolutivo che già con la precedente uscita aveva marcato gli spiragli eighties: anche in Hardcore Problem Solver suoni, synth ed effetti rimandano a quegli anni con una forte, anzi fortissima spinta verso l’elettronica. La band si muove (e si allontana) sempre più dagli strumenti elettrici e imposta il proprio habitat proprio nell’elettronica; in lontananza si delimitano le strutture di tracce quasi rock ma nelle composizioni siamo distanti da quegli scenari, sarebbe sbagliato negarlo. Un peccato a nostro parere perché il loro post-rock iniziale (a tratti new wave) ci aveva conquistati mentre con il passare degli anni, nonostante il gusto sempre presente in fase di scrittura, gli Adam Carpet hanno via via ceduto il passo a suoni ed effetti più sintetici; in particolare l’ultima song qui inserita Rock Is Dead, Mambo Is Not non è solo uno statement della band ma un vero e proprio lascito testamentario che decreterà (questo lo vedremo in occasione delle prossime puntate) il definitivo abbandono del progetto al rock o un (abbastanza difficile) ritorno alle origini. Noi lo speriamo.

Autore: Adam Carpet

Titolo Album: Hardcore Problem Solver

Anno: 2017

Casa Discografica: Prismopaco Records

Genere musicale: Elettronica, Post-Rock, New Wave

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.adamcarpet.com

Membri band:

Giovanni Calella

Alessandro Deidda

Diego Galeri

Killa

Silvia Ottanà

Tracklist:

  1. Hector Mann

  2. Miss Prudenzia Young

  3. Hardcore Problem Solver

  4. Rock Is Dead, Mambo Is Not

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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15th Ago2017

Petrolio – Di Cosa Si Nasce

by Cristian Danzo

Petrolio - Di Cosa Si NasceEnrico Cerrato è musicista di lungo corso, coinvolto in svariati progetti che vanno dal metal all’industrial. Ora esordisce con il progetto Petrolio, one man band che fa tutto da sé (comprese registrazioni, mix e mastering) ed il suo album Di Cosa Si Nasce. Disco che si muove in ambienti industrial, elettronici e noise, molto vicini, anzi vicinissimi, a quell’ambient che tante produzioni vede sbocciare in ambito black metal. Anche se propriamente questa release non fa parte, e non poggia, sulle matrici ideologiche del black e non appartiene propriamente a quel filone per il motivo di cui prima, ci si infila comunque prepotentemente e potrebbe tranquillamente essere fruita anche dagli estimatori di quel genere. Perché il lavoro di Petrolio è oscuro, angosciante e molto destabilizzante. Si rimane ammantati da una senso di “pesantezza” ed inquietudine dopo l’ascolto de Di Cosa Si Nasce. Le atmosfere create sono lugubri, come se si viaggiasse in un buio pesto in pieno giorno, senza nessuna speranza né redenzione, cercando la luce diurna che non c’è, lasciandoci completamente impauriti e disorientati.

Presumibilmente, il tutto sarà dovuto anche al periodo storico che stiamo vivendo che non ci lascia nessun riferimento certo, dove tutto ciò che prima era fondante ora traballa in maniera paurosa. La musica, non solo di Petrolio, sta dipingendo molto bene queste sensazioni, carpendole e ributtandole fuori in maniera anche molto egregia, con lavori, di cui quest’album fa sicuramente parte, validi e destinati ad avere dei successori e delle continuazioni che potrebbero creare un originale unicum ed un movimento nuovo nella storia del rock in generale. Complimenti al musicista che, con le sue composizioni angoscianti, riesce ad attrarre l’ascoltatore senza che lo stesso possa staccarsi facilmente dall’ascolto de Di Cosa Si Nasce, disco completamente musicale che contiene solamente un breve testo recitato in VS : US

Un solo piccolo appunto: nel leaflet di stampa viene menzionato come genere anche shoegaze che a noi non risulta nemmeno in minima parte dopo l’ascolto.

Autore: Petrolio Titolo Album: Di Cosa Si Nasce
Anno: 2017 Casa Discografica: Dreamingorilla Records, Dio Drone, Toten Schwan Records, Taxi Driver Records, Vollmer Industries, Screamore, E’ Un Brutto Posto Dove Vivere, Brigante Records, Edison Box
Genere musicale: Elettronica, Industrial, Sperimentale Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/petruspetrolio/
Membri band:

Enrico Cerrato – chitarra, synth, effetti

Tracklist:

  1. El Coco (Do You Know Babau?)
  2. Eating Lights Slowly
  3. Le Spit’s Treee
  4. Los Suburbios
  5. Le Boit Noir
  6. La Mater De Odio
  7. VS : US
Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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30th Giu2017

Ferbegy? – Roundabout

by Paolo Tocco

Ferbegy - RoundaboutArrivo in ritardo questa settimana ma con un gran disco visto che un 8 non l’ho mai messo a nessuno. Forse è la prima volta per me su RockGarage. Forse è immeritato o forse sono stato tirchio come al solito. Di certo è che probabilmente questo Roundabout è forse l’ascolto più interessante che ho avuto modo di fare durante i mesi passati tra le righe di RockGarage. Da Bolzano arriva un progetto che si presenta con un nome che non so pronunciare e sinceramente mi sta bene così: sono i Ferbegy? con tanto di interrogativa. Sono 9 inediti e sono elettronici e sono popolari e sono acustici e c’è un battere di cassa assai invadente in alcuni momenti…un beat digitale che probabilmente sfora di dinamica ma in quella dose plastificata che non fa male e non disturba ma mette un piede oltre il limite delle acque sicure. Un “vedo non vedo”, un “fastidio non fastidio”. Mi sarei aspettato una cover più scura invece di questa pop-art solare…contro coerenza e finte aspettative quando il disco parla chiaramente di urbanizzazione notturna e di filantropia digitale sotto acidi e sotto poesia psichedeliche. Ve lo assicuro: un disco ricchissimo di richiami e di riferimenti, voluti e non voluti, dai lontani Bert di Dirty Style quando suona Athletic Mediation ai Duft Punk più famosi quando suonano The See You Alone. E poi la smisurata poesia caleidoscopica di Forest Ranger che finalmente in 7 minuti e mezzo dipinge un quadro mutevole di dinamiche e contenuti (direi che l’avventura di mini-suite è riuscita egregiamente…maledette contaminazioni british anni ’70) e nella prima parte ritrovo l’acustica scrittura, morbida e dolcissima di un Beck di Lonesome Tears per poi divenire epica e cattedratica pozione di futurismo.

Il singolo di lancio sa di caldo, afoso, cemento, infermo di periferia, sporcizia (e il video che troviamo in rete la dice lunghissima) torna la cassa invadente e torna il solito santo errore che mi fa andare in bestia: fate tanto gli esterofili, vi proiettate nel futuro del mondo e poi mi cascate sul pisello? Insomma, un disco che suona Berlino e Londra e probabilmente anche la Pittsburgh di Andy Wharol, un video che strozzato di contrasti, bianco e nero di fuliggine, facce quotidiane e un attore che ci sa guardar bene e poi??? E poi Giorgio Faletti tra i libri sullo schienale del divano? Maledizione…occhio! Non dite che l’avete fatto a posta…tutti quei libri tradiscono immediatamente l’italianità e l’amatorialità del video. E il tradimento vien fuori dalle macchine che corrono per strada, vien fuori dall’etichetta sulla macchina del macellaio…insomma, non siete italiani, non fate errori pop, non compilate un video nostrano. Come avete scelto per giorni l’ecomostro in cui girare dovevate curare questi dettagli infiniti. Ma andiamo oltre perché Roundabout è un disco che a gocce accoglie trame di folk acido come nella dolcissima Unter Den Linden, che un poco diventa rock di caverne corali come in Jewel e poi alla fine si traduce in questo bellissimo concentrato inglese di trasgressioni emotive, ricerca e vertigini randagie di sé come nelle foto di Thomas, come nella Londra di Antonioni degli anni ’60.

Solo che qui siamo in Italia e accarezziamo la seconda decade degli anni 2000. E se non ricordo male, nel 2000 doveva finire il mondo. Forse il mondo è finito. Se così fosse il cerchio si chiude perché questo Roundabout mi dà infinita sensazione di macerie e di ricostruzione robotica di un popolo sopravvissuto alla ricerca di origini antiche. Buon ascolto a tutti.

Autore: Ferbegy?

Titolo Album: Roundabout

Anno: 2017

Casa Discografica: Riff Records

Genere musicale: Elettronica, Psichedelia

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: http://www.ferbegy.com

Membri band:

Anna Mongelli – voce, tastiera, wurlitzer, piano, synth, percussioni

Dario Mongelli – chitarra, voci, programming, percussioni

Alessandro Damian – basso, chitarra, percussioni

Federico Groff – batteria, cori

Tracklist:

  1. Butterfly Lullaby

  2. Moth

  3. Athletic Meditation

  4. How Many Times

  5. They See You Alone

  6. Empty Streets

  7. Unter Der Linden

  8. Jewel

  9. Forest Ranger

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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16th Giu2017

Krang – Comfort Zone

by Marcello Zinno

Krang - Comfort ZoneQuesto duo ci ha affascinato. Non limitatevi all’etichetta, al genere con cui si presentano. Noi abbiamo fatto così, li abbiamo conosciuti on stage prima di raccogliere informazioni su di loro, in occasione del Pending Lips Festival. Una batteria che è lontana anni luce dalla drum machine realizzata con manopole e strumenti digitali accompagnata da una voce campionata e da un synth che sa di artificiale ma che riesce a disegnare interi scenari futuristici e allo stesso tempo profondamente vintage (’80): una ricetta fantastica che potrebbe attecchire sia in contesti da dancefloor che su di un vero e proprio palco proponendo musica dal vivo e “suonata”. A Marco Rip (già ne Il Mostro) si deve una grande capacità creativa e un’abilità nel sovrapporre melodie che insieme contestualizzino un brano nella sua essenza, ma noi vogliamo anche sottolineare l’incredibile lavoro di Fabio Zago, eccellente drummer, forse un po’ di sponda metal rispetto al progetto ma che, anche grazie a questa sua personalità impetuosa, riesce a dare quel sapore in più ad una ricetta già originale di suo.

L’opener suggerisce influenze a la Moby, con la titletrack si opta per una ritmica hard rock in melodie orecchiabili, 56K sfiora il funky con un synth che si colora di basso ma che ben presto assume corposità (come se il ritornello fosse cantato dai Faith No More e la ritmica del pezzo fosse scritta da Micheal Jackson), e sul finire arriva Ocoptus che si piace molto per il suo groove avvolgente. Una band da tenere sotto controllo, indipendentemente dal vostro genere musicale preferito.

Autore: Krang

Titolo Album: Comfort Zone

Anno: 2017

Casa Discografica: Dreamingorilla Records, Cane Nero Dischi

Genere musicale: Elettronica

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/krang111

Membri band:

Marco Rip – voce, campionamenti

Fabio Zago – batteria

Tracklist:

  1. I Wanna Love But My Ego Is So Hard

  2. Comfort Zone

  3. 56k

  4. Wabi Sabi

  5. Ocoptus

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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27th Mag2017

Swomi – Painless

by Marcello Zinno

Swomi - PainlessCome possedere un incedere rock con dei suoni elettronici. Qui si potrebbe chiudere la recensione del duo a nome Swomi che esce con un EP di 5 tracce per 14 minuti di musica. Si potrebbe ma non è così perché la loro musica è profondamente elettronica, ha nel tempo e in quale elemento ritmico delle suggestioni rock (Gun è un esempio evidente) ma purtroppo ciò è troppo poco. A livello puramente musicale i ragazzi escono troppo fuori dal seminato e i sapori sintetici vengono a galla: A_line ad esempio è un esercizio electro pop che andrebbe bene per il pubblico oltreoceano. A nostro parere c’è un potenziale per usare in maniera più decisa gli strumenti e non perdersi in echi digitalizzati (New Way), synth che si impongono come melodia e parti vocali americanizzate. Purtroppo l’idea che ci eravamo fatti ascoltando i primissimi minuti cambia ogni volta che proseguiamo nell’ascolto della tracklist: attendiamo il momento in cui un contributo di uno strumento classico possa venire fuori, ma purtroppo ciò non avviene e il duo perde mordente in lande electro-sperimentali, sicuramente buone a livello sonoro ma poco concrete e lungimiranti a livello musicale.

Autore: Swomi

Titolo Album: Painless

Anno: 2017

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Elettronica

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://soundcloud.com/swomi-band

Membri band:

Matteo

Francesco

Tracklist:

  1. Gun

  2. A_line

  3. New Way

  4. Peach

  5. Jelly Beans

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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15th Mag2017

LoboLoto – Even The Stones Fall

by Marcello Zinno

LoboLoto - Even The Stones FallTorna il progetto LoboLoto, aka Alice Lobo, che avevamo conosciuto con il suo precedente EP Lux Tua (recensito da noi a questa pagina). Torna ma stavolta con un full-lenght che ripercorre lo scenario musicale già creato un anno fa: siamo tra i confini tra la musica elettronica e quella ambient dove qualche strumento elettrico cerca, anche se a fatica, di apparire. Le linee vocali sono i veri elementi che costruiscono melodie e noi promuoviamo la voce di Alice che riuscirebbe addirittura ad esprimersi bene all’interno di una rock band (questa la nostra percezione, con un po’ di inventiva), meno invece la componente puramente musicale, un po’ troppo “sintetica” per i nostri gusti (si ascolti ad esempio Love Stink o Lux Tua, entrambi brani presenti anche nel precedente EP). In alcuni momenti si percepiscono influenze new wave (Please Me) o post-rock (Can You Save Me?) ma si tratta di pochi passaggi; le tastiere sono l’unico elemento che sembra “suonato” insieme, come detto, alla voce di Alice che ha musicalità da vendere. C’è anche un esercizio in italiano, ovvero la cover di Lucio Battisti, chiaramente in versione “moderna”. L’elettronica ha sicuramente più valenza rispetto all’EP ma si tratta comunque di una proposta non facile.

Sotto lo strato elettronico e i tempi dilatati si percepisce una grande voglia di esprimersi che però vediamo lontano dai nostri ascolti. Probabilmente in un quadro più elettrico che elettronico, il progetto potrebbe trovare degli usi e delle declinazioni più interessanti. Almeno secondo noi.

Autore: LoboLoto

Titolo Album: Even The Stones Fall

Anno: 2017

Casa Discografica: Danse Macabre

Genere musicale: Elettronica

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: http://www.facebook.com/alicelobomusic

Membri band:

Alice Lobo – voce, musica

Matteo Mangherini – chitarra

Edoardo Cavallari – batteria

Tracklist:

  1. Farewell

  2. F#M

  3. Please Me

  4. Love Stink

  5. On My Way

  6. Anna (L. Battisti)

  7. Lux Tua

  8. Can You Save Me?

  9. Tacheles

  10. Heaven

  11. Se-Me

Category : Recensioni
Tags : Electro Rock
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