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18th Dic2014

Jens Hvalsang – Whale Songs In The Mountain Lake

by Marcello Zinno

Jens Hvalsang - Whale Songs In The Mountain LakeJens Hvalsang è un artista italiano ma il suo nome d’arte ci fa già intuire la sua grande ispirazione per le lande nord europee e per il sound freddo che esce dalla sua mente. Jens non è un artista consono a questo paese e lo diciamo senza peli sulla lingua: il suo EP dal titolo Whale Songs In The Mountain Lake mette in scena rumori, arpeggi folk, effetti e linee vocali solitarie ed inumane. Ma Jens lo sa che quanto da lui creato non trova terreno fertile nel nostro paese fatto di melodie, canzonette pop e le “tre parole magiche” che tentano di restare impresse nella mente delle persone per più di una stagione. Per far questo cerca di lim(it)are le sue idee troppo fuori dal coro e presentarsi come un “cantautore”, termine che secondo noi risulta un’accezione generica e riduttiva rispetto a quello che Jens potrebbe regalare. Secondo questa classificazione dovremo ritenere anche Quorthon (periodo Blood On Ice), mente e braccio dei Bathory, un cantautore ma sappiamo benissimo che così non è. Al di là delle parole e delle considerazioni, Jens ci risulta un artista vero, sa benissimo cosa estrarre da uno strumento a corde e come offrirne varie interpretazioni diverse. Suoni, arrangiamenti…in questo EP della durata di 25 minuti c’è tanto e si toccano concretamente le sue potenzialità future.

A noi ha rimandato a quelle atmosfere lugubri e nebbiose della Svezia, tra l’epico e il viking ma prive di una sezione ritmica che detti i tempi, perché sono la voce (molto cruda) e la chitarra (estremamente espressiva) a reggere il gioco. Oscurità, dramma, oppressione, intimità quello che esce fuori da questo EP prodotto molto bene e realizzato come non molti album autoprodotti. Se Jens riuscirà a coltivare una certa lungimiranza musicale (temporale e geografica), noi siamo sicuri che non resterà autoprodotto a lungo.

Autore: Jens Hvalsang Titolo Album: Whale Songs In The Mountain Lake
Anno: 2014 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Folk, Viking Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: http://hvalsang.bandcamp.com
Membri band:

Jens Hvalsang – voce, chitarra, effetti

Tracklist:

  1. Strychnine In My Rum

  2. Wave Me Off From The Wharf

  3. The Curse Of The Whale

  4. Oh, Marjorie

  5. Anchors & Ballasts

Category : Recensioni
Tags : Folk
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02nd Ott2014

Cesare Malfatti – Una Mia Distrazione

by Carlo A. Giardina

cesare malfatti una mia destrazioneUna voce sfocata, un pianoforte irrequieto e sensibile ad ogni spostamento d’aria, le palette infarinate sul rullante di velluto, il jazz. Cesare Malfatti dondola sulle nuvole, al tramonto di una tiepida giornata. La luce negli occhi lucidi e la brezza sulla pelle, leggermente eccitata. Quella di Cesare è una storia lunga, fatta sempre di musica. La sua storia attraversa numerosi premi, gli Afterhours e gli Amor Fou, e lo porta al suo ultimo album: Una Mia Distrazione. Un lavoro composto sottovoce in tutti i sensi senza però tralasciare l’eterogeneità che l’arte musicale sa offrire ai suoi adepti. In questo caso ci si scioglie e si sceglie il jazz. Una leggera vena che pompa la maggior parte della linfa vitale all’album stesso. Una Mia Distrazione è un album che, nella sua invisibile stravaganza, segue una logica: la logica della confusione calma. Il pianoforte sembra non fermarsi mai, inciampa, suona, sforna melodie incontrollabili come la danza ubriaca di un attaccante brasiliano. La jinga, il jazz e i soffi d’aria prodotti dalle corde vocali dello stesso Malfatti. Il contrabbasso segue e protegge tutto: si muove maestoso quasi a sgridare con cupi ed elastici tonfi il lavoro irregolare dei suoi compagni.

Una Mia Distrazione è anche fotografia: all’interno del cofanetto si trovano scatti di Cesare Malfatti. I colori freddi dell’azzurro chiaro, del bianco e dell’avorio, del grigio metallizzato e della luce riempiono di vuoto il suo interno. Una Mia Distrazione è arte sottovuoto, leggera, timida, all’azoto liquido che, a lungo andare, dal freddo emana calore. Con quest’album, Cesare Malfatti, accompagnato da una band formata ed informata celebra la mostra della malinconia alla quale chiunque può avere accesso: basta ascoltare e vedere così come il nostro istinto ci ha insegnato.

Autore: Cesare Malfatti Titolo Album: Una Mia Distrazione
Anno: 2014 Casa Discografica: Adesiva Discografica
Genere musicale: Folk, Jazz Voto: 6,5
Tipo: CD

Sito web: http://www.cesaremalfatti. it

Membri band:

Cesare Malfatti – voce, chitarra

Antonio Zambrini – pianoforte

Matteo Zucconi – contrabbasso

Riccardo Frisari – batteria

Vincenzo Di Silvestro – archi

Stefania Giarlotta – seconda voce

Tracklist:

  1. Se Tu Sei Qui
  2. Per Noi
  3. Una Mia Distrazione
  4. Vivere
  5. Apro Gli Occhi
  6. Cantare
  7. Andare Via
  8. Siamo Soli Insieme
  9. Piove
  10. Marzo
  11. Una Casa Che
Category : Recensioni
Tags : Folk
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08th Set2014

Elvenking – The Pagan Manifesto

by Marcello Zinno

Elvenking - The Pagan ManifestoLa discografia degli Elvenking è un vero e proprio percorso. Tra il metal estremo dell’album The Schyte e l’acustico Two Tragedy Poets, passando per il rock quasi melodico di Red Silent Tides, gli Elvenking hanno davvero provato soluzioni diverse maturando come musicisti e come compositori. Con il precedente Era, recensito da noi a questa pagina, avevano affermato al mondo di voler capitalizzare questa loro crescita e chiudere un cerchio realizzando un album completo per poi ripartire. A metà dell’anno 2014 i ragazzi giungono con un nuovo lavoro intitolato The Pagan Manifesto, con il quale cercando di allungare il passo pur affidandosi ai suoni che da sempre li caratterizzano. In questi brani infatti l’epic e il folk assumono una forma unica ed è quasi impossibile scindere le due componenti per capire quale sia la loro influenza principale: quando siamo per captare un passaggio più appagante per i vari defender sparsi per il globo o un’influenza più folk che ci rimanda al passato (come in The Druid Ritual Of Oak), ecco spuntare il power metal o una sezione ritmica che trascina via tutto e ci catapulta in una realtà musicale che indubbiamente ha motivo di essere su un mercato discografico internazionale. Al di là di un’analisi tramite la lente di ingrandimento, bisogna ammettere che il sound degli Elvenking risulta compatto, metal quanto basta (quasi mai estremo) e ben prodotto.

Una parentesi ad hoc la merita il brano King Of The Elves che con i suoi quasi 13 minuti fonde lo stile metal della band, all’epic fino a presentare aperture ben più orecchiabili e passaggi acustici; un mix che fa benissimo il punto su dove sono arrivati gli Elvenking oggi. Strano però che il brano non sia stato inserito a fine tracklist, come di solito avviene in questi casi, invece che all’inizio; una scelta coraggiosa a nostro parere, forse un po’ troppo, anche se in fondo la bellezza del brano ripaga. Le varie tracce, come detto, non presentano rotte diverse tra loro ma un unica visione dell’epic metal attuale secondo vari punti di vista, fondendo le sfuriate ritmiche a doppia grancassa di Moonbeam Stone Circle e passaggi molto più blandi come Towards The Shores che ci ricordano i Blind Guardian più medievali. In fondo gli Elvenking offrono esattamente ciò che gli appassionati del genere vorrebbero ascoltare senza differenziarsi più di tanto dai canoni del genere: basta ascoltare Twilight Of Magic per capire che questi ragazzi potrebbero fare davvero molto di più, per tecnica e inventiva e non “limitarsi” a creare brani orecchiabili con buoni refrain.

Un album davvero interessante anche per un appassionato di metal che non è affezionato a questi sottogeneri, anche se con l’aiuto di qualche saggio arrangiamento, qualche chicca e genialata al di fuori della loro ricetta (magari nel cantato), avrebbe potuto salire di livello e divenire una perla tra i più variegati frutti di mare che il mercato discografico oggi ci offre.

Autore: Elvenking Titolo Album: The   Pagan Manifesto
Anno: 2014 Casa Discografica: AFM Records
Genere musicale: Epic Power Metal, Folk Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.elvenking.net
Membri band:

Damna – voce

Aydan – chitarra

Rafahel – chitarra

Jakob – basso

Lethien – violino

Symohn – batteria

Tracklist:

  1. The Manifesto
  2. King Of The Elves
  3. Elvenlegions
  4. The Druid Ritual Of Oak
  5. Moonbeam Stone Circle
  6. The Solitaire
  7. Towards The Shores
  8. Pagan Revolution
  9. Grandier’s Funeral Pure
  10. Twilight Of Magic
  11. Black Roses For The Wicked One
  12. Witches Gather
Category : Recensioni
Tags : Folk
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11th Ago2014

Shiva Bakta – Third

by Marcello Zinno

Shiva Bakta - ThirdLa storia di questo album è quanto mai tormentata ma possiamo dire che Shiva Bakta, in arte Lidio Chericoni, ce l’ha fatta a giungere alla relativa pubblicazione ufficiale, qualche mese fa con il supporto della nuova label Gente Bella. Scanzonate seppur profondamente melodiche, le tracce sono ancorate sulla chitarra (spesso acustica) e sulla voce di Lidio; si percepisce che gli altri strumenti sono stati aggiunti a composizione molto avviata, anche se risultano ben amalgamati e ciò offre la possibilità di ascoltare dei pezzi che tutto sommato trovano una forma. Melodia appunto ma che fa il pari con una certa amarezza di fondo, perché il sapore lasciato da questo album è tutt’altro che dolce, “british” nel suo animo più profondo (come in My Weakness) e lacerante nonostante la breve durata dei singoli brani. Echi di showgaze e di psichedelia, ben mescolata al folk (in modo da renderla più digeribile), si differenziano nei quasi quaranta minuti di ascolto, anche se di momenti che restano impressi ce ne sono davvero pochi. La prima parte di Baktism incide di più, come fosse un animale che questa volta vuole mordere davvero, ma poi nella sua seconda versione si acquieta e torna al folk siderale fino al classico crescendo che ormai non stupisce più di tanto.

Con You Should Be Happy si abbracci il pop, di quello più idoneo per le pubblicità estive e atto a far sì che i nostri neuroni si deconcentrino facilmente, tanto che l’unico elemento da segnalare sul finale è la chitarra elettrica in Magic Sun. Niente più da aggiungere.

Autore: Shiva Bakta Titolo Album: Third
Anno: 2014 Casa Discografica: Gente Bella
Genere musicale: Folk, Psichedelia Voto: 4,5
Tipo: CD Sito web: http://shivabakta.wordpress.com
Membri band:

Lidio Chericoni – voce, chitarra

Simone Cavina – basso

Federico Fantuz – batteriaa

Tracklist:

  1. Mushroom

  2. Smart Drug

  3. Dog

  4. My Weakness

  5. Baktism 1

  6. Baktism 2

  7. You Should Be Happy

  8. Magic Sun

  9. Sunday Turns Into Heaven

  10. Homeless

  11. Goodbye

Category : Recensioni
Tags : Folk
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09th Ago2014

Smako Acustico – Smako Acustico

by Amleto Gramegna

Smako Acustico - Smako AcusticoEcco il nuovo lavoro dei Smako Acustico, band vicentina in circolazione ormai dal 2000. Formazione a trio ben diversa dai canoni del power trio (basso-chitarra-batteria): chitarre abbassate, tamburo dritto e selvaggio e armonizzazioni a tre voci. Il disco si compone di dodici tracce ora autobiografiche altre atte ad indagare sulla vita di personaggi cari ai membri della band. Siamo sinceri, il disco ci ha lasciato alquanto delusi. Forse per le chitarre così down-tuning, forse per la registrazione non eccelsa, però abbiamo trovato alquanto noioso il lavoro. Insomma, due chitarre acustiche, percussioni e armonie a tre voci poteva far sperare in un disco cristallino e potente ma non è così. Non aiuta – come detto – la registrazione che nasconde le interessanti voci del trio e non fanno lievitare in generale i brani. Ascoltato il primo pezzo (Tra i Falchi, Sibilla) si spera in una variazione, in un cambio… insomma in un qualcosa che ti permetta di prender lo slancio, ma ciò non accade e si va avanti per inerzia fino alla conclusione del disco, perfetto minestrone di folk, roots, blues con una punta di cantautorato ma noioso. Speriamo nel prossimo lavoro perché per il momento li bocciamo.

Autore: Smako Acustico Titolo Album: Smako Acustico
Anno: 2014 Casa Discografica: Black Nutria Indipendent Label
Genere musicale: Cantautorale, Folk, Blues Voto: 4
Tipo Cd Sito web: http://www.facebook.com/pages/Smako-acustico/62548631966
Membri band:

Mattia Modolo – chitarra, voce

Michele Busato – chitarra, voce

Francesco Maria Iposi – tamburo, voce

 

Tracklist:

  1. Tra i Falchi, Sibilla
  2. Pluto l’Atomico
  3. Majakovskj
  4. Frozzy In The Sky
  5. Petrolio
  6. Noir
  7. Le Pietre
  8. Michele Lacrime di Neve
  9. Marvin
  10. Ilaria Ilaria Ilaria
  11. Batte Boti
  12. Chiasmi
Category : Recensioni
Tags : Folk
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05th Ago2014

Il Pozzo Di San Patrizio – Miserabilandia

by Marcello Zinno

Il Pozzo Di San Patrizio - MiserabilandiaPer fortuna ci sono alcune band che non si prendono troppo sul serio, o almeno è questo quello che a primo acchito si intuisce dall’ultimo, quinto, lavoro della band Il Pozzo Di San Patrizio. Un lavoro di rock diretto, influenzato sì da certe sfumature folk/irish, come anche la stessa band ammette, ma che suona innanzitutto rock, nelle idee e nella musica. Infatti basta qualcosa di più di un ascolto e si intuisce la carica esplosiva dei ragazzi e le idee chiare che hanno voluto rappresentare in modo simpatico e allo stesso tempo disarmante (il titolo Miserabilandia spiega questo concetto da solo). La copertina, a cura di Bruno Brindisi, disegnatore di Dylan Dog, offre il giusto punto di vista sulla musica proposta: allegra nei refrain e con racconti che fanno quasi sorridere ma che se ascoltati con attenzione descrivono lo stato dell’arte degli eventi nel nostro Paese e come si può immaginare il quadro non è di certo positivo. Ci sono sicuramente momenti molto “impegnati” come Articolo 1 o Bastian Contrario (quest’ultima dall’enorme impatto live a nostro parere), momenti che non possono essere ignorati visto che sono una parte significativa delle radici della formazione e che sono in grado di conquistare i fan del punk di sinistra e non solo. Noi li preferiamo nei momenti più rock: la titletrack suona graffiante con la voce di Antonella che gli dà ancora più carica, ma anche Il Punto è da ascoltare bene, un brano quest’ultimo bello maturo che in soli tre minuti allarga il pubblico della band…a noi piace molto. Da segnalare il brano Carosello, pezzo strumentale con cui i ragazzi si mettono in gioco ma contemporaneamente mostrano con coraggio tutta la loro tecnica senza risultare tediosi.

La natura de il Pozzo Di San Patrizio è sicuramente fomentata on stage: momenti come Via Da Qui o Sono Ossessionato (reggae nelle strofe) trovano la giusta forma dal vivo, sia per i testi che per i ritmi veloci e coinvolgenti. Ultimo elemento che ci piace è l’alternarsi tra voce maschile e voce femminile che offre più respiro all’ascolto globale dell’album e regala una diversa personalità vocale alla band. Insomma, di aspetti positivi in questo Miserabilandia ce ne sono, quindi secondo noi l’album di questo potente e diretto combo risulta tutt’altro che misero.

Autore: Il Pozzo Di San Patrizio

Titolo Album: Miserabilandia

Anno: 2014

Casa Discografica: Hydra Music Label

Genere musicale: Folk Rock Voto: 7
Tipo: CD

Sito web: http://www.ilpozzodisanpatrizio.it

Membri band:

Dario Triestino – voce, basso

Antonella Manzo – voce, flauto traverso, tin whistles

Alessandro De Marino – clarinetto, synth, digital horn

Angelo Napoli – chitarra

Roberto Coscia – batteria

Tracklist:

  1. Intro

  2. Miserabilandia

  3. Non Sono Stato Io

  4. Articolo 1

  5. Bastian Contrario

  6. Via Da Qui

  7. Il Punto

  8. Carosello

  9. Sono Ossessionato

  10. Ho Venduto Mia Madre

  11. Insurrezione

  12. Tutti Giù Per Terra

Category : Recensioni
Tags : Folk
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16th Giu2014

Kalevala – Tuoni Baleni Fulmini

by Marcello Zinno

Kalevala – Tuoni Baleni FulminiI Kalevala sono una band di folk metal che avevamo già avuto il piacere di conoscere tramite il loro Musicanti Di Brema ma anche grazie all’ultimo There And Back Again (recensito da noi a questo link), una band in altri termini che a cadenza quasi annuale fa sentire la propria voce sul mercato discografico. E anche stavolta non si tira indietro ma anzi compie un passo coraggioso pubblicando un doppio album incentrato sulla loro resa live: un CD audio, registrato in studio ma con un approccio molto live (e privo di correzioni fatte in fase di post-produzione) e un DVD che ritrae uno dei loro spettacoli più caratteristici. Il loro approccio al folk è molto originale, saccheggia la tradizione irlandese e ci mette tanta allegria; non è il rock che prevarica sul metal o viceversa, è una questione di approccio musicale verso il pubblico e probabilmente per questo la scelta di registrare un live è quanto mai azzeccata.

Molto particolare il DVD che ritrae la partecipazione della band al Brintaal Celtic Folk Festival in uno spettacolo assolutamente singolare: non può definirsi semplicemente “un concerto”, una sequenza di brani eseguiti davanti ad un pubblico amico, bensì un vero e proprio show che inizia con un pubblico in silenzio, la band sul palco e un intro che immerge tutti negli scenari folk. La band compare assolutamente a suo agio, in primis il singer Simone Casula che sa benissimo quando inserire intermezzi e quando caricare il pubblico. Dalla loro la scenografia, l’inserimento dei percussionisti nel brano Folk Metal, Baby, e un sound che spazia saggiamente tra il folk rock e il folk metal; dall’altra parte c’è un pò di sfortuna nell’occasione di quello show (il pubblico non era folto anche a causa della pioggia che cadeva copiosa) e un pò di mordente mancante nei passaggi meno energici, quelli più epici. I pezzi da “salto immediato” non mancano come Dicey Reilly, ma un concerto dei Kalevala non è una cavalcata continua, è un insieme di mille respiri; per intenderci non è un headbanging costante come potrebbero garantire band come i Folkstone, ma momenti diversi, elettrici e acustici, più pomposi e meno nei quali anche il flauto e la fisarmonica giocano un ruolo preponderante. Simpatica Waterloo con i suoi testi in francese e le scelte iconografiche che richiamano ovviamente le gesta di Napoleone, molto epica e possente Come Dio Comanda e davvero bella anche la riproposizione di Supernaut dei Black Sabbath ma con lo stile targato Kalevala.

Applaudo anche per il CD audio che contiene alcune cover (Master Blaster, Il Galeone e Whiskey On A Sunday, la già citata Supernaut), altri brani proposti anche nel live al Brintaal (Come Dio Comanda, Donald, Where’s Your Trousers?) ed altri pezzi per la band importanti come le title track delle ultime due fatiche discografiche pubblicate e prima citate. Anche se la produzione è curata in maniera egregia resta una percezione da studio, anche per l’assenza di rumori legati al pubblico e ad altri piccoli imprevisti che accadono sempre durante i live. Resta comunque ben inteso che il sound di questa band è particolare e prende le distanze dalle tantissime folk band in circolazione che si limitano a ripercorrere gli stilemi del passato. Bravi!

Autore: Kalevala Titolo Album: Tuoni Baleni Fulmini
Anno: 2014 Casa Discografica: Marduk Records
Genere musicale: Folk, Heavy Metal Voto: 6,5
Tipo: CD+DVD Sito web: http://www.kalevalahms.com
Membri band:Simone Casula – voce

Simone Feroci – basso

Daniele Zoncheddu – chitarra

Dario Caradente – flauti

Arjuna Iacci – fisarmonica, percussioni, mandolino

Tommy Celletti – batteria

Tracklist:Disc audio:

  1. Master Blaster
  2. Come Dio Comanda
  3. Worlds End Inn
  4. Il Galeone
  5. Donald, Where’s Your Trousers?
  6. Time Bandits
  7. There And Back Again
  8. Ride’em Cowbell
  9. Necropolitan
  10. Whiskey On A Sunday
  11. Supernaut
  12. U’golema
  13. Musicanti Di Brema

Disc video:

  1. Brian Boru
  2. S’i Fosse Foco
  3. Folk Metal, Baby
  4. Buildin’ A Cromlech
  5. Dicey Reilly
  6. Waterloo
  7. All For Me Grog
  8. Ten Ton Butterfly
  9. Come Dio Comanda
  10. Supernaut
  11. Nigel’s Got A Sword
  12. Donald, Where’s Your Trousers?
Category : Recensioni
Tags : Folk
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15th Giu2014

I Matti Delle Giuncaie – Cignal Patchanka

by Marcello Zinno

I Matti Delle Giuncaie - Cignal PatchankaPrendete una band proveniente dalla rossa Toscana, rossa come il colore scelto per la copertina del loro nuovo album. Prendete la scena folk, quella sì influenzata dal cantautorato del passato ma soprattutto quella da festa del Paese (per non citare un altro tipo di festa molto adatta a questo genere). Prendete tutti queli strumenti che da subito vi fanno capire il luogo e l’ora in cui possono essere incastrati, come il mandolino o l’ukulele. A questo punto vi fermate e non aggiungete null’altro, perchè in realtà il quartetto dal nome I Matti Delle Giuncaie risponde perfettamente a tutti gli stereotipi che ci sono balzati in mente pensando a quanto appena detto. Sì è vero, ci sono dei tempi in levare, tipici dello ska (Pizza Taxi è l’esempio più forte in tal senso), che rendono più energica la loro proposta e non a caso la troviamo molto più conforme alle feste in piazza e ai palchi che non in uno studio, o in un CD. Questo forse il loro pregio, ma per il resto non c’è tanto da segnalare. La presenza di Enrico Greppi, leader dei Bandabardò, che collabora in due brani di questo Cignal Patchanka conferma la nostra idea che i ragazzi puntano dritti a quella scena, senza voler differenziarsi in qualche modo. Folk (Il Bagno Nella Canapa) e cantautorale (Tarantussa), non ci sono altri elementi nelle menti de I Matti Delle Giuncaie.

Nonostante tutto bisogna ammettere che i ragazzi ce la mettono tutta e tecnicamente mettono in luce degli ottimi requisiti di base. Riescono nel complesso a tenere alta l’attenzione pur non proponendo nulla di nuovo; probabilmente saranno una delle nuove formazioni a portare avanti il discorso del folk più tradizionale dalla grande carica live (impossibile non muoversi su brani come Danza Rubla), interessanti per gli aficionados, ignorabili per gli altri.

Autore: I Matti Delle Giuncaie Titolo Album: Cignal Patchanka
Anno: 2014 Casa Discografica: Vrec
Genere musicale: Folk Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.imattidellegiuncaie.it
Membri band:

Francesco Ceri – voce, mandolino, flauto traverso,   banjolino

Lapo Marliani – chitarra, voce, piano, harmonium, kazoo

Andrea Gozzi – chitarra, ebow, ukulele

Mirko Rosi – batteria

Tracklist:

  1. Il Bagno Nella Canapa (feat. Erriquez)
  2. Fenice Felice
  3. Marcia Marcia
  4. Tomma
  5. Avai
  6. Pizza Taxi
  7. Tarantussa
  8. Balkaniberica
  9. Danza Rubla
  10. Das Fan
  11. Valzerino
  12. La Danza Del Dottor Panza
Category : Recensioni
Tags : Folk
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15th Mag2014

Stella Burns – Stella Burns Loves You

by Carlo Verzegnassi

Stella BurnsCalca il suolo che brucia sotto i suoi passi, anima il corpo di Gianluca Maria Storace; Stella Burns, giovane alieno, ha inciso questo primo disco solista di 15 tracce tra il west, Morricone, Bowie e romantiche ballate folk. In Stella Burns, appare per la prima volta al teatro La Loge nel cuore di Parigi, successivamente viene avvistato in tour in Italia assieme alla cantante e attrice Sukie Smith (aka Madam). Gianluca Maria Storace, grafico, videomaker, autore, cantante, si dedica a noi in quest’album, Stella Burns Loves You, fatto di sinceri blues e ballate dal profondo tocco personale. Polistrumentista autodidatta suona un impressionante numero di strumenti in funzione della scrittura e del canto, già frontman degli Hollowblue, band pop noir con cui ha pubblicato 3 dischi, ha vinto un premio ad Hollywood per il miglior video tridimensionale, raggiunto collaborazioni con Anthony Reynolds, la cantante ed attrice Sukie Smith, Lara Martelli, Luca Faggella, Dan Fante, senza dimenticare un’intera pagina di elogi sul sito del suo idolo personale: David Bowie. Cavalcando microfoni ed effetti anni ’60/’70, Gianluca Maria Sorace, affiancato da molti altri musicisti, bussa ai nostri timpani con Black Clouds In The Summer Sky, apertura dell’album e primo inusuale e lieve accenno blues. Stella Burns Loves You fa entrare in scena Stella su un trascinato e swingato blues, una dolorosa immagine di sé, controbilanciata dal profondo, complesso e tenero legame con la propria musa, espresso nella successiva ballad sotto lo pseudonimo di Tiny Miss F.

You Can’t Be Safe From The Effects Of Love, Ordinary Man, Who Burned The Town? sono parte del vero cuore ruvido e blues di Stella, di cui la terza traccia rientra tra le più ritmate e spavalde. Swans, Russians Eyes, The Big Tide, A Little Piece of Blue, si inviluppano su loro stesse, in giravolte che mantengono una cadenza lenta, a volte cupa, ma che vede alcuni spiragli di speranza, sottile intreccio melodico mai troppo invadente ed una voce sempre in prima linea sulla scena, che esprime la sua anima con delicatezza e prudenza. L’undicesima traccia, Morricone, può essere considerata come la scintilla scatenante del progetto artistico, chiaro omaggio ed ispirazione del disco, che nasce per amore della frontiera, del blues e del western, dell’apocalisse e della fantascienza. Brano partorito assieme agli Hollowblue, Morricone prende quasi subito una vita propria, stimolando la creazione da parte di Stella della label Twelve Records, per la vita e la promozione di Stella Burns Loves You in tutta Europa.

The Night Of The Tears, Over The Sea, sono alcune delle ballate più lente e sofferte, il testamento finale e la chiusura di questo racconto di cicatrici, amore e perdono che con cura ci avvicina al Piano Finale; sul delicato suono delle Tubular Bells, rallentiamo come un carillon in una secca chiusura. Clack!

Autore: Stella Burns Titolo Album: Stella Burns Loves You
Anno: 2014 Casa Discografica: Twelve Records
Genere musicale: Outlaw Blues, Folk Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.stellaburnslovesyou.com
Membri band:

Gianluca Maria Sorace “Stella Burns” – voce, chitarra, banjo, mandolino, violoncello, pianoforte, armonica, campane tubolari, programmazione drum machine, percussioniDavide Malito Lenti – batteria

Giancarlo Russo – basso

Emma Morton – voce nella traccia 10

Mario Franceschi – piano nella traccia 12

Franco Volpi – basso, chitarra

Giampiero Sanzari – basso tracce: 7, 10

Ellie Young – violoncello

Filippo Ceccarini – tromba

Reverendo Roberto Migliussi – chitarra nella traccia 7

Tracklist:

  1. Black Clouds In The Summer Sky
  2. Stella Burns Loves You
  3. Tiny Miss F
  4. You Can’t Be Safe From The Effects Of Love
  5. Ordinary Man
  6. Who Burned The Town?
  7. Swans
  8. Russians Eyes
  9. The Big Tide
  10. A Little Piece of Blue
  11. Morricone
  12. The Night Of The Tears
  13. Over The Sea
  14. Another Call Is What I’m Waiting For
  15. Piano Finale
Category : Recensioni
Tags : Folk
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19th Feb2014

(b)ananartista – Il Tronista

by Amleto Gramegna

(b)ananartista - Il Tronista(b)ananartista è il moniker dietro il quale si cela un artista (non sappiamo il nome, non lo vogliamo sapere) completo a 360°: poeta, musicista, pittore e tanto altro. Esponente (come dice lui) della scuola patafisica e amabilmente trash (basta vedere l’inguardabile copertina), si dichiara “tronista universale” con tutto quello che vuole significare. Vabbè, ascoltiamo il suo disco d’esordio con ben 15 composizioni che spaziano, proprio come il suo curriculum, a 360° gradi: rock, folk, lo-fi, cantaturorale, psichedelia. Dentro vi è praticamente tutto e il nostro artista crea un melting pot musicale piacevole e curioso. Così come sono piacevoli e curiosi i richiami etnici utilizzati. Dal sardo di Scusa Se Ti Parlo, al francese di Fou De La Vie (curioso ibrido tra Bennato e Patchanka) o allo sguardo “orientale” di 7-Eleven. Numerosi gli ospiti come numerosa e varia la strumentazione impiegata (il basso distorto in Cesso Diverso) quasi a voler trasmettere la varietà della proposta musicale. Come già detto la qualità musicale è altalenante. Si passa con disinvoltura dalla splendida Medusa alla pessima Cesso Diverso (…ma neanche gli Squallor), con un occhio allegro al folk di RongoRongo e dei siparietti musicali di pochi secondi presenti qui e li.

Un ascolto lo si può dare ma ci ha lasciati alquanto freddini. Troppo materiale presente che lascia anche un po’ interdetti. Né carne né pesce.

Autore: (b)ananartista Titolo Album: Il Tronista
Anno: 2013 Casa Discografica: SpauracchioPanda
Genere musicale: Indie Rock, Folk, Cantautorale Voto: 5
Tipo: CD Sito web: http://www.bananartista.com
Membri band:

(b)ananartista – voce, chitarra, synth, tastiere

Anton Vontrapp – basso

Geovenni Impusteda – batteria

Tracklist:

  1. Scusa Se Ti Parlo
  2. Spauracchio
  3. Medusa
  4. Fou De La Vie
  5. L’Ibidini
  6. Liberati Da Lei
  7. Mi Disprezzi Ancora?
  8. Cesso Diverso
  9. Antidoto
  10. 7-Eleven
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Category : Recensioni
Tags : Folk
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