Ufo – Flying
Al secondo album è già tempo di ricordi: l’ultimo lavoro con il “mark” originale si fa menzionare per la complessità dei suoni e per la carica fortemente psichedelica che dallo stesso promana. Strutturato su solo 5 tracce, tuttavia, il disco non perde un’oncia di intensità ed anzi annovera tra esse alcuni tra i migliori episodi della loro intera discografia. Tutto l’album, occorre dirlo subito, vede protagonista assoluto un immenso Bolton alla sei corde, un gioiellino del lontano 1971 che a tutt’oggi ancora riesce a riscaldare gli animi degli aficionados. L’hard ancora primordiale di cui risente fortemente il disco è in questa sede decisamente orientato verso una notevole stilizzazione del suono, tipicamente compresso dalla notevole distorsione dell’ascia, il testo e le composizioni sono comunque di alto livello interpretativo. Silver Bird, ad esempio, si orienta su di una tempistica molto ben modulata, quasi “mid” nelle battute della grancassa, mentre lo stesso Mogg attenua le sue consuete accelerazioni vocali per consentire alla sei corde un lavoro molto “bluesy” nei passaggi iniziali, salvo poi diradare decisamente verso una cavalcata molto più energica che si protrae lungo tutto lo svilupparsi del brano. Con Star Storm i tempi si dilatano quasi al massimo: avremmo già dovuto dirlo nella premessa che questo disco vede le composizioni più lunghe della discografia dell’Astronave. Nei suoi quasi 19 minuti assistiamo deliziati al festival espositivo di tutti la strumentazione, che per non cadere nella lusinga dell’autocelebrazione, riesce a dosare bene i tempi da dedicare agli assoli prolungati, prima di rientrare sapientemente nei ranghi delle strofe ripetute e ravvicinate tra esse. La sezione ritmica si mantiene su tempi da precisione elvetica: un sapiente uso dei pedali dona alla batteria un sapore molto frizzante, tale da indurci a ritmarla all’ascolto.
Prince Kajuku e The Coming Of Prince Kajuku costituiscono l’ideale dittico per chi voglia proporre infine il calibro grosso, musicalmente parlando. Ambo i brani sono gradevoli nella loro (relativa) semplicità di esecuzione, dove tuttavia è sempre l’axeman a dettare legge, con virtuosismi tuttavia mai fini a sé stessi. Siamo già giunti al termine del disco: non prima tuttavia di avere analizzato la title-track. Quasi 27 (!) minuti di composizione strumentale che spazia, è proprio il caso di dirlo, dall’hard ancora grezzo di cui il gruppo è già fornito per passare alla psichedelia della fase centrale, dove il lavoro che Bolton tratteggia ci trasporta in una dimensione quasi sovrannaturale, per poi trasbordare ancora nello space rock al tempo imperante. Anfitrione assoluto, ancora una volta, lo straordinario chitarrista, il cui lavoro davvero notevole e superbo in alcuni passaggi quasi ci fa rimpiangere quello che di lì a poco avverrà, ma che nel frattempo non cancella questa autentica pietra miliare degli anni ‘70, cui ancora oggi abbeverarsi e prendere ispirazione e spunto, considerando i 40 anni e passa dalla sua pubblicazione.
Se da un lato Flying risente della notevole presenza della psichedelia e dello space rock imperante, dall’altro lato denota già tutto ciò che la band sarà lesta a proporre.
Autore: Ufo | Titolo Album: Flying |
Anno: 1971 | Casa Discografica: Beacon Records |
Genere musicale: Hard Rock | Voto: 7 |
Tipo: CD | Sito web: http://www.ufo-music.info |
Membri band:
Phil Mogg – voce Mick Bolton – chitarra Pete Way – basso Andy Parker – batteria |
Tracklist:
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