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11th Gen2021

Io (Bestia) – Antropocene

by Marcello Zinno
Danno un seguito all’EP di debutto gli Io (Bestia), band dedita ad un hardcore senza remore né timidezze. Eppure la band, ed è questo ciò che piace di più, non propone un genere univoco e unidirezionale, piuttosto inserisce diverse sfumature e cambi di rotta per arricchire il proprio sound, perché per il quartetto importante è il messaggio prima che l’aderenza ad una scena (intesa come suoni e genere musicale). Così si va dalla stoppata e cadenzata Alibi al post-hardcore di Limite, passando per l’anthem Italia quasi da comizio politico, il crossover quasi RATM di Notte Nera e il metal di Disimpegno Distruttivo e di Cambia Faccia. Il cuore dell’album però è l’hardcore, quello grezzo e spinto: è su quel territorio che la band si gioca le proprie carte, lì sa come muoversi e colloca la maggior parte dei brani di questo Antropocene (nessuna traccia raggiunge i 3 minuti) che punta dritto in pieno volto (o fianco se siamo in sede live). Su questo fronte citiamo Terza Realtà che ci ha riportato alla memoria i Cripple Bastards e Rabbia in cui coerentemente le parti vocali svettano per la loro irruenza.

Gli amanti del genere apprezzeranno molto questo album, soprattutto chi tra loro apprezza band che si muovono liberamente all’interno di schemi noti senza timore di scostarsi da questi.

Autore: Io (Bestia) Titolo Album: Antropocene
Anno: 2020 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/iobestiahc/
Membri band:
Eddy – voce
Umbe – chitarra
Fausto – basso
Emy – batteria
Tracklist:
1. Antropocene
2. Alibi
3. Limite
4. Rabbia
5. Italia
6. Disordine
7. Acque Amare
8. Notte Nera
9. Non C’é Più
10. Terza Realtà
11. Disimpegno Distruttivo
12. Cambia Faccia
13. Lurido
Category : Recensioni
Tags : Hardcore, Nuove uscite
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27th Dic2020

E.N.D. – A Grave Deceit

by Marcello Zinno
Arrivano dalla Croazia e si sono fatti già conoscere nei loro 25 anni di attività per la loro intransigenza musicale. Gli E.N.D. (Evil Never Dies) sono fautori di un hardcore che lascia poco spazio all’immaginazione: brani che superano anche i 4 minuti (elemento non comune per questa ricetta musicale) in un turbinio di riff che affrontano l’ascoltatore a muso duro. I riff: è esattamente qui il marchio di fabbrica della band che opta per dei suoni molto più prossimi al metal e addirittura inserisce riff stoppati che in alcuni frangenti ricordano le soluzioni djent (Shattered starebbe bene in un album dei Meshuggah). Questo è A Grave Deceit, il nuovo EP della band che non arriva ai 20 minuti totali ma che ha tanta musica compressa in sé, brani relativamente fedeli ad una matrice standard e personale ma con anche diverse variazioni al loro interno; possono conquistare i cuori degli hardcorer così come dei metaller senza tradire nessuno dei due “schieramenti”. Dal vivo sicuramente ha un potenziale Unvigorous che sembra un b-side di uno dei progetti di Max Cavalera, brano potente e con un buon chorus. Band assolutamente consigliata dal vivo se arriveranno da queste parti in futuro.

Autore: E.N.D. Titolo Album: A Grave Deceit
Anno: 2020 Casa Discografica: Geenger Records
Genere musicale: Hardcore, Heavy Metal, Djent Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.endband.net
Membri band:
Alen “Alekke” Babin – voce, chitarra
Davor “Didin” Babin – batteria
Ivan Car – basso, voce
Tracklist:
1. Blinded By Avarice
2. Shattered
3. Host To Hostile
4. Unvigorous
5. Spontaneous Human Corruption
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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19th Lug2020

Galera – Fai Finta Che Mi Ami

by Marcello Zinno
Tornano i Galera dopo un periodo difficile che ha resettato la line-up. Infatti dietro questo moniker è rimasto il membro fondatore Roberto il quale, instancabile, ha deciso di imbracciare lui tutti gli strumenti (compreso il microfono) e dare vita ad un nuovo EP composto da 5 tracce. Le radici non vengono tradite, compresa la scelta (da noi apprezzata) di optare per liriche in lingua italiana (in screaming) che offre caratterizzazione al progetto. Anche con Fai Finta Che Mi Ami infatti i Galera mettono in scena un hardcore parente stretto del grind, con una produzione decisamente low ma con suoni abbastanza compatti che regalano la sensazione di ricevere il sound completo direttamente dietro il collo. La base tecnica è assolutamente buona ma più che la perizia ciò che ci piace è proprio l’ensamble sonoro che non eviteremo di immaginare come realizzato da una band a tutti gli effetti se non sapessimo che dietro c’è un solo musicista. Convincente tra i diversi brani Tenebra che assorbe alcuni elementi melodici capaci di rendere più trasversale il brano, senza però abbandonare lo spirito pieno di acumi del progetto. Bello però anche l’incedere di S’accabadora, un brano dalla ritmica più controllata rispetto alle restanti tracce ma che non perde un grammo di sofferenza tramite liriche (di un amore tossico con tradimento annesso) e battute costanti. Affascinante la titletrack, posta in chiusura dell’EP, strumentale e ambient al punto giusto, atta a far transitare l’ascoltatore in un territorio incantato seppur pieno di dolore.

I testi sono sicuramente frutto delle idee e dei messaggi che Roberto intendeva veicolare, non mettiamo quindi in discussione le argomentazioni (a maggior ragione di un progetto con cantato in scream in cui le singole parole assumono un peso marginale) ma a nostro parere ci sono tutti i presupposti per innalzare anche il valore delle trame, data la buona qualità generale della musica.

Autore: Galera Titolo Album: Fai Finta Che Mi Ami
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore, Grindcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/galeraromahardcore
Membri band:
Roberto – batteria, basso, chitarra, voce
Tracklist:
1. Boia
2. Tenebra
3. Strilla Ancora
4. S’accabadora
5. Fai Finta Che Mi Ami
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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24th Apr2020

Vide – The Achieve Of Hate

by Marcello Zinno
Tornano i Vide con The Achieve Of Hate che dice tantissimo già dal titolo. La loro etichetta è quella dell’hardcore a cui però, ascoltando l’album, manca il classico incedere sparato all’impazzata classico di band come Biohazard (la band che più ci ricorda i Vide). Attitudine e sfrontatezza sono quelli ma la loro ricetta sembra investita da una pece oscura sicuramente più vicina al metal, quasi figlia della scena sludge metal. Ed è tutto qui il combustibile che il combo inserisce all’interno di un serbatoio incendiario pronto ad esplodere nei loro live: sicuramente la resa in cuffia è buona ma il sapore, il grip, la ruvidità del sound fa sì che questa band vada ascoltata dal vivo, altrimenti non si percepisce in toto il sapore dell’ “odio” (per citare il titolo di questo lavoro). Di tanto in tanto arrivano dei riff rotondi (come sul finire di The Fool) e stoppati (come in Born From Bloodlust) che ricordano alcune composizioni alternative metal, elemento che rende più trasversale la proposta, in questo i Vide ci hanno ricordato gli Hellyeah

Sicuramente momenti come I’m The Enemy ma anche alcuni degli ultimi brani della tracklist (tra cui svetta All My Shadows Betray) sono assalti di guerra che possono generare un pogo potente di fronte al palco. Niente di particolare nuovo sotto il sole ma i ragazzi lo fanno bene. Migliorabile la (comunque buona) produzione, per il resto la convinzione c’è tutta.

Autore: Vide Titolo Album: The Achieve Of Hate
Anno: 2019 Casa Discografica: Ad Noctem Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/VideHate
Membri band:
Daniele – batteria
Daniel – voce
Kolaz – basso
John Pino Lisi – chitarra
Tracklist:
1. Intro
2. Obliterate
3. The Fool
4. I’m The Enemy
5. Born From Bloodlust
6. Between The Lines
7. All My Shadows Betray
8. Last Breath
9. Achieve Of Hate
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
0 Comm
16th Gen2020

Tiki Hangover – Don Cares Not!

by Marcello Zinno
Quando ci si trova dinanzi ad un EP che ha come riferimento il punk e il cui numero di brani è superiore (quasi) al minutaggio complessivo, la mente ti rimanda indietro nel tempo, a quando i progetti punk nascevano come funghi e si faceva fatica a registrare una demo (non costava poco) per proporsi ai locali o alle etichette. Siamo in un’altra epoca, questo è vero, ma la sensazione prima di premere play sull’EP dei Tiki Hangover è stata la stessa, eppure stavolta la sensazione all’ascolto è stata completamente diversa. Perché la scuola punk e hardcore hanno sicuramente influenzato questo power trio ma noi cogliamo molto altro, c’è una sensazione di thrash-core e di party senza fine ascoltando pezzi come Perseverance (ritornello) o All Ages (parte strumentale), chitarre decisamente asciutte ma piene di anni passati ad ingerire metal o in generale ‘core; Rough Cut è un pezzo decisamente metal mentre Coal Train ci ha riportati ai primissimi album dei Tankard (ricordate Zombie Attack?!) questo giusto per far capire che se vi aspettate una punk band con tutti i crismi avete sbagliato EP.

Il brano dalla durata più compatta è M.O.Y. eppure non è la classica sfuriata tutta velocità e riff all’impazzata, anzi propone una ritmica stoppata e, concettualmente, non è cosa da poco. Finalmente qualcosa di diverso nel panorama punk hardcore, assolutamente consigliato. E se volete comprarlo per supportare la band su bandcamp è disponibile a 0,90€!

Autore: Tiki Hangover Titolo Album: Don Cares Not!
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore Punk, Heavy Metal Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/tikihangoverhc/
Membri band:
Bohr – voce, basso
Teo Whi – chitarra, voce
Gyros – batteria
Tracklist:
1. Disgust
2. Perseverance
3. Bad Ole Habits
4. M.O.Y.
5. Rough Cut
6. All Ages
7. Spanish Roulette
8. Coal Train
9. D.K.E.
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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29th Dic2019

Across – Darkcore

by Marcello Zinno
Il punk ci ha da sempre abituati a tempi velocissimi, da guinness dei primati e il fatto che questa band sia nata a gennaio 2019 e sia riuscita a pubblicare il primo album a dicembre dello stesso anno ci stupisce ma non ci meraviglia. Il loro è un esordio nel pieno del suo significato, uno di quegli album che a distanza di anni riascolti e pensi a quanto nel frattempo sei maturato e si è evoluta la tua personalità musicale, ma a noi non spiace perché è “diverso”. Il titolo, Darkcore, è proprio scelto in quanto fonde l’animo cupo con l’approccio sonoro hardcore e questo si avverte perché, al di là delle onnipresenti tematiche tipiche del punk (disagio sociale, rabbia, reazione…), l’album è tutt’altro che una manciata di minuti dediti all’alcol e al “party all night long”, come spesso il pop punk fa riferimento. Siamo comunque nelle lande del punk hardcore, fattore di congiunzione tra le esperienze passate di questi musicisti e il loro presente a nome Across, creato per tutti gli amanti del genere.

Digressione cela uno spirito “core”, quasi thrashcore nel finale, ci piacciono gli stacchi e i testi davvero affilati, hardcore che poi esplode con l’ “h” maiuscola nell’ultimo brano Lontano Da Qui. Interessante il singolo Lacrimogeno che mette in scena stili vocali diversi. Gli Across si attestano come una realtà emergente che già si sta facendo sentire in altre regioni e che, con qualche accorgimento (migliore resa e coordinamento vocale) può davvero crescere anche oltre i confini nazionali.

Autore: Across Titolo Album: Darkcore
Anno: 2019 Casa Discografica: Duff Records, Lanterna Pirata, TPIC Records, Out Of Control
Genere musicale: Hardcore, Punk Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/across.cs/
Membri band:
Stefano Conforti – voce
Luca Garro – chitarra, voce
Dario Gagliardi – chitarra, voce
Mario Pullano – basso, voce
Raffaele Nesi – batteria, voce
Tracklist:
1. Vicino Al Crepuscolo
2. Nero Come Rembrandt
3. Digressione
4. Lacrimogeno
5. Jesse James
6. L’odore Della Pioggia
7. Lontano Da Qui
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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13th Ott2019

N.E.S. – Demo

by Marcello Zinno
Arrivano da Milano e sono tutt’altro che dei bravi ragazzi. La scritta “demo” sull’artwork dell’EP d’esordio dei N.E.S. (per esteso Never Ending Struggle) setta subito le aspettative: tre tracce per una manciata di minuti che non arriva a 10 ma con una valanga di riff che piovono addosso all’ascoltatore inerme. Il loro approccio è hardcore anche se sembra captare alcuni rimandi a scene limitrofe: nell’opener compare più di un riff thrash (Metallica periodo Kill ‘Em All) anche se noi li vediamo molto vicini ai Pantera del periodo The Great Southern Trendkill quindi quello più estremo (e non solo perché Karim usa le chitarre signature Dimebag). Alla furia di Mistakes si alterna No More Fear che poggia su ritmi più cadenzati (ottimo il chorus) seppur non rinuncia a qualche accelerazione e ad una grancassa che sembra esplodere (seconda parte del pezzo). In Slave For Freedom Paul sperimenta un altro stile vocale, nella prima parte del pezzo ci tornano in mente i vecchi Allhelluja, poi nella seconda metà si ritorna sulle derive death a cui i N.E.S. sono tanto cari.

Chiaramente la produzione è scarna e non valorizza adeguatamente le idee del combo ma per migliorare dal punto di vista sonoro c’è tempo quando le idee non mancano. Noi abbiamo potuto apprezzare l’attitudine di questi giovani ragazzi anche in sede live e questo basta per attenderci presto un nuovo lavoro decisamente più completo ma non meno violento. Bravi!

Autore: N.E.S. Titolo Album: Demo
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/NESmilanohc
Membri band:
Paul Sickobrain – voce
Karim KT Superterrorizer – chitarra
Francesco Sotgiu – basso
Martin Zanella – batteria
Tracklist:
1. Mistakes
2. No More Fear
3. Slave For Freedom
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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02nd Ott2019

Disavow – Disavow

by Marcello Zinno
Gli svedesi Disavow appartengono al fenomeno dello straight edge hardcore che è abbastanza conosciuto soprattutto se guardiamo oltre il nostro Paese. Il loro album omonimo è una sfuriata hardcore che a nostro parere lambisce il math-core: se in alcuni passaggi infatti il drumming tipico dell’hardcore si fa sentire (Connection Lost) in altri è più chiara la matrice math o più in generale una certa visione extreme metal (Yours To Begin With, Abstain, Broken). Il confine è labile, la rabbia è la fonte di tutto, il quartetto mette in scena una ventina di minuti di musica spigolosa, in cui non mancano marce più calibrate e bpm più controllati, seppur in un minuto e 27 secondi di proposta complessiva (Stumble). Ma è la velocità uno degli ingredienti cardine di questo lavoro e non potrebbe essere da meno visto che l’etichetta hardcore che gli svedesi si auto-conferiscono rispecchia le loro radici. Sul finire dell’album compaiono due tracce più lunghe della media, sarà forse questo il percorso futuro imboccato dalla band?! Il nostro suggerimento è rivolto proprio a chi ascolta metal estremo: provate a dare un ascolto a questo album fatto di lanci e sfuriate, crediamo che i Disavow difficilmente vi deluderanno.

Autore: Disavow Titolo Album: Disavow
Anno: 2019 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Hardcore, Math-core Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Disavowhardcore/
Membri band:
Anton
Mattias
Robin
Elias
Tracklist:
1. As Life Fades
2. Eyes
3. Yours To Begin With
4. Connection Lost
5. Stumble
6. See Through Me (feat. Chris Colohan)
7. Abstain (feat. Andrea Čengić)
8. Endless Frustration
9. Broken
10. Leave Myself Alone
11. From Your Eyes
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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09th Ago2019

Stanis – Tales From A Modern Society

by Marcello Zinno
Dopo i vari EP a cui gli Stanis ci hanno abituati eccoli arrivare finalmente ad un full-lenght vero e proprio. Sì la durata resta comunque limitata ma si sa che per il genere siamo assolutamente nella media. Gli Stanis, italianissimi per altro, guardano oltreoceano e si presentano come una skate punk band influenzata dall’hardcore melodico, a nostro parere molto più spostati sul secondo genere da cui attingono attacchi e riffing veloci associati a chorus cantabili e tutto il sapore dell’hardcore californiano. Le undici tracce di Tales From A Modern Society scorrono al fulmicotone e si ha l’impressione di essere immersi in un film estivo completamente dedicato a queste sonorità. I brani si prestano tutti per prestazioni dal vivo incendiarie, soprattutto per ritmiche davvero decise e chitarra sugli scudi (come si suole dire nel metal): riffing compatti e instancabili ci piovono addosso senza pietà, nemmeno fossimo all’ascolto di un album dei Bad Religion dei tempi d’oro. Ci crediamo in questo tanto che, nonostante l’etichetta che la band si è scelta (skate punk), noi consigliamo vivamente l’ascolto di questo album anche a chi consuma metal…troverà sicuramente di che apprezzare (Tempus Fugit è una delle prime di cui suggeriamo l’ascolto, Anxiety la seconda).

L’album, compatto e veloce, non presenta un attimo di stanca. Society, Real Rebel e Ready Reply sono pezzi con un’adrenalina pazzesca e che di sicuro regaleranno emozioni agli appassionati del genere (e come dicevamo, non solo a loro). Bravi gli Stanis, bravi tutti e tre (un plauso al batterista è d’obbligo) che quest’anno parteciperanno anche a festival europei, dimostrando che abbiamo dell’ottima musica nel nostro Paese che non vede l’ora di essere portata più lontano possibile.

Autore: Stanis Titolo Album: Tales From A Modern Society
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Skate Punk, Hardcore Melodico Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/stanispunxhc/
Membri band:
Zed – voce, chitarra
Stanga – basso Cicco – batteria
Tracklist:
1. Ready Reply
2. Dying Witness
3. Love Song
4. Loud Revenge
5. Sunrise In The Van
6. Tempus Fugit
7. Society
8. Anxiety
9. Idiocracy
10. Real Rebel
11. Live Funeral (feat Zock from ASTPAI)
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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26th Giu2019

Attic – Interiors

by Marcello Zinno
Sulla carta gli Attic hanno una storia davvero lunga alle loro spalle, discograficamente un po’ meno ma gli ultimi anni li hanno concentrati tutti sulla pubblicazione di Interiors un album che mette in luce tutta la sua violenza già analizzandolo dal punto di vista numerico: 8 tracce per 14 minuti di durata totale. Sicuramente il sound degli Attic è molto spigoloso, veloce e figlio dell’hardcore, in queste coordinate si muovono le diverse tracce che, come schegge impazzite, si accavallano trucidando battute e riff senza pietà. Possiamo però dire che, all’interno di durate davvero limitate, i ragazzi riescono ad inserire partiture creative e particolari, come il brano Tombstone che potrebbe trovarsi completamente a suo agio in un album grindcore, salvo poi presentare intermezzi pacati e giri di chitarra clean che richiamano sfumature math rock (non a caso il brano più lungo del lotto).

Al contrario è difficile o non completamente corretto, a parer nostro, voler riconoscere elementi puramente metal nel senso stretto del termine se non in pochi brani (Snakes and Earth/Flesh and Bones è uno di questi) o nello stile vocale di Marco Veloteri che si dà completamente allo scream. Gli Attic, per chi non li conoscesse, sono una realtà che fa da collante tra il mondo dell’hardcore e quello del math rock, attingendo molto dal rock e meno dal metal. Probabilmente è in questo ultimo ambito (e in una produzione più potente e decisa) che potrebbero fare il salto di qualità. Intanto Interiors potrebbe regalare emozioni a chi non cerca le “solite soluzioni”.

Autore: Attic Titolo Album: Interiors
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore, Math-Rock Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/attichc/
Membri band:
Lorenzo Bertolini – chitarra
Lorenzo Rossi – batteria
Alberto Rivera – chitarra
Marco Veloteri – voce
Stefano Massignan – basso
Tracklist:
1. Black Mountain
2. Shipwreck
3. Snakes and Earth/Flesh and Bones
4. Tombstone
5. I
6. The Pale Man
7. II
8. Blood Meridian
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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