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25th Apr2014

Painted Wolves – S/T

by Amleto Gramegna

Painted Wolves - The Virgin DancePrimo lavoro per il super-gruppo dei Painted Wolves, all-star band proveniente dalla Svezia e formato da membri de Anchor, Death Is Not Glamorous, Dead Vows, 8 Days Of Nothing e The Smackdown. Le influenze delle citate band confluiscono in questo potente lavoro hardcore, genere che ormai sembra ben radicato anche nella fredda città scandinava. Solo sei brani ma concentrati e violenti. Chitarre dissonanti, voce arrabbiata, bassi distorti (Oblivion è fantastica) e batteria selvaggiamente grooveggiante (necklace). Solo 18 minuti (più o meno) ma la carica selvaggia vi è tutta, proprio come il genere punk hardcore richiede. Ovviamente nulla di nuovo sotto il sole (Sea Of Demons è un tributo al genere, praticamente) ma parliamo di un lavoro che, seppure breve, risulta ben suonato e ben registrato. Belle le liriche, interessante l’artwork del vinile. Aspettiamo un prossimo lavoro più completo.

Autore: Painted Wolves Titolo Album: S7T
Anno: 2013 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Heavy Metal, Hardcore, Grunge Voto: 6
Tipo: 12″ Sito web: http://paintedwolves.bandcamp.com
Membri band:

G.

Mattias

Linus

Mathias

Tracklist:

  1. The Virgin Dance
  2. Oblivion
  3. Those Eyes
  4. Necklace
  5. Sea Of Demons
  6. Serve The Serpent
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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22nd Apr2014

Left In Ruins – Ghost

by Amleto Gramegna

Left In Ruins - GhostDa Trento arriva il primo, violentissimo album dei Left in Ruins. Ghost, questo è il titolo, è un fantasma sonoro che dà luogo ad una tensione allucinata: i brani mettono a disagio, sono pregni di una primordiale energia e rabbia distante anni luce dall’ambiente musicale odierno. In questo vinile (registrato su un solo lato) tutto scorre acido. Energia, rabbia, ira sono gli ingredienti fondamentali del combo. Anche la cara, vecchia Somebody To Love dei Jefferson Airplaine viene presentata come una nuova malvagia veste. Non più speranza di “peace & love” ma un bel “fuck you to all”, a tutti voi ascoltatori (e Grace Slick ne sarà felice). Il culto del diy, tanto caro agli hardcores della prima scuola viene rispettato. I suoni sono grezzi, ma proprio per questo particolarmente affascinanti, anche il grunge, così fuori moda, riecheggia nel lavoro dei nostri arrabbiati musicisti. Emphasis On Nothing, The Heretic Son, Last Dose sono schegge di rabbia ignorante. Le ascoltiamo e pensiamo si possa terminare l’ascolto, fieri di essere stati umili e colpevoli di aver riso sopra quel poco di buono che in apparenza si riteneva irreversibilmente risibile. Non fatevelo sfuggire.

Autore: Left In Ruins Titolo Album: Ghost
Anno: 2013 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Metal, Hardcore, Grunge Voto: 7
Tipo: CD, LP Sito web: http://leftinruins.wordpress.com
Membri band:

Olly – voce,

Piff – chitarra

Dani – basso

Lorenz – batteria

 

Special   guest:

Billy Sequoia – basso

Cap – batteria

Tracklist:

  1. Ghost
  2. Emphasis On Nothing
  3. The Heretic Son
  4. Death Is All We Have in Common
  5. Last Dose
  6. I’m Bored
  7. Wasted Generation
  8. Decay/Survive
  9. Somebody To Love
  10. Vicious Cycle
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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27th Mar2014

The Smashrooms – Wildfire

by Giuseppe Celano

The Smashrooms - WildfireAttacco al fulmicotone a cura della batteria spaccaossa, rifferama dritto in faccia, ritmici rallentamenti e ripartenze brucianti. Loro sono i The Smashrooms che aprono le danze di Wildfire con l’omonima traccia. Wildfire è il loro terzo album, registrato all’Indiebox Music Hall a giugno. Il trio bresciano mette a frutto tutto quello che ha imparato sul mondo hardcore punk, aggiungendo la giusta dose di melodia che non guasta e ritorna anche nella successiva Antifa And Alert. Sulla lunga distanza però la formula non varia, neanche microscopicamente, e il senso di deja-vù fa capolino più volte. Alcuni lo potranno considerare un atteggiamento “no-compromise”, omogeneo e impenetrabile, onestamente ci saremmo aspettati qualche variazione sul tema necessaria quando ci si confronta con generi già largamente percorsi da mostri sacri. Non che dal punto di vista strutturale il disco mostri segni di cedimento, la sua compattezza è fuori discussione, ma come ogni cosa non elastica, se sottoposta alle stesse sollecitazioni per un lungo periodo, si spezza. Le cose non cambiano nel lato B di questo vinile, sebbene alcuni cenni di timida ripresa appaiano in Tomorrow Never Knows, il resto non muta pelle.

In soldoni Wildfire è un disco onesto, registrato fra amici che la pensano allo stesso modo sulla musica e si affidano ai proprio muscoli invece di preferire produzioni iper pompate e loudness war, nuova moda per cui più alto è il volume più effetto la musica ha sull’ascoltatore. Cioè se in una discussione alzi la voce di solito non hai ragione ma copri e zittisci gli altri colmando con il volume il tuo gap. Al prossimo passaggio ci aspettiamo qualcosa di più disarticolato dai vecchi schemi.

Autore: The Smashrooms Titolo Album: Wildfire
Anno: 2014 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 6
Tipo: CD, LP Sito web: http://smashrooms.bandcamp.com
Membri band:

Gab – voce, chitarra

Cello – batteria, voce

Cesko – basso, voce

Tracklist:

  1. Wildfire
  2. Antifa And Alert
  3. Rage Has Gone
  4. The Acceptance Of War
  5. Through These Eyes
  6. Tomorrow Never Knows
  7. Love Has No Gender
  8. Life Science Of Death
  9. Destroy / Rebuild
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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26th Mar2014

Raindance – Sold Soul

by Amleto Gramegna

Raindance - Sold SoulAllora, abbiam qui un 7” pollici bianco che…”vaffancuore”, un 45 giri (e si chiamavano così, cribbio!) completamente bianco con foto bianconero di due tetre figure con passamontagna, modello olimpiadi di Monaco ’72. Personalmente non lo sappiamo ma ci son venuti in mente i primi ’90 ancora prima di ascoltare questo lavoro, forse per la cover presente degli Helmet di Page Hamilton (chi li ricorda?!). Ascoltiamo l’EP di questi americani e vediamo che propongono…Ok, è un hardcore, o meglio post hardcore. Voce vomitata, distorsioni retrò, tempi dilatati. Ripetiamo, molto atmosfere diy che tanto ci piacciono, anche se rifare gli Helmet è oggettivamente difficile. I due brani inediti sono masse sonore cazzute e ignoranti come il genere hardcore propone. E ci piacciono, soprattutto perché ci riportano in quelle atmosfere anni ’90 dei garage, dei registratori a 4 piste su cassette, sui distorsori zanzarosi, sul “fai da te” ad ogni costo. Dunque per i nostalgici è un 45 immancabile, per gli altri è una scoperta. Aspettiamo il lavoro completo, vedremo così che sanno fare!

Autore: Raindance Titolo Album: Sold Soul
Anno: 2013 Casa Discografica: Epidemic Records
Genere musicale: Hardcore Voto: s.v.
Tipo: 7” Sito web: http://raindancehc.bandcamp.com
Membri band:

Sean

Ryan

Dean

Ninevolt

Evan

Tracklist:

  1. Sold Soul
  2. Rain
  3. In The Meantime
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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12th Mar2014

Sottopressione – 1993-2000: A Pieno Carico

by Piero Di Battista

Sottopressione - 1993-2000 A Pieno CaricoNegli anni 80-90 l’hardcore italiano fece scuola. Gruppi come Raw Power, Negazione o Indigesti (parliamo nel caso soprattutto di anni 80) hanno fatto in modo che la scena nazionale avesse un ottimo riscontro sia casalingo ma soprattutto che fosse apprezzato al di là dell’Atlantico, e così è stato. Ma tra le varie band che si possono considerare tra le principali del movimento, impossibile non menzionare i Sottopressione, per alcuni il gruppo principale, per altri no, ma qui si entra del campo della soggettività. Fatto sta che i Sottopressione, originari milanesi, hanno lasciato un’impronta decisamente importante nella seppur non lunga storia della scena hardcore in Italia. A quindici anni di distanza dalla loro nascita li ritroviamo con una raccolta intitolata 1993-2000: A Pieno Carico, edita Bagana Records, nella quale si ripercorre la loro carriera, terminata la prima volta come da titolo nel 2000, tramite brani appositamente rimasterizzati per l’occasione. Questo “best of” è suddiviso in due CD: il primo ripropone i Sottopressione dalla loro nascita fino al 1996, ovvero l’anno nel quale Mayo, voce/leader del gruppo lascia la band; presenziano in questa prima parte di raccolta brani tratti dall’EP E’ Il Momento uscito nel 1994 e poi ristampato successivamente, e dall’omonimo disco uscito nel 1996, quindi nella tracklist non possono mancare storici pezzi come E’ Il Momento, Apri Gli Occhi, Tregenda, Mastice o 2 Febbraio ’95 tanto per citare alcuni tra i più noti brani del gruppo lombardo.

Il secondo CD, ovvero l’altra metà della raccolta, racchiude invece il periodo 1996-2000, ovvero dall’arrivo di Enrico alla voce fino al primo scioglimento. Naturalmente questa parte si concentra maggiormente sul disco Così Distante uscito nel 1998, dal quale vengono tratti altri pezzi degni di ogni merito come ad esempio Nevrosi, Ruggine o Distruggersi Per Poi Risorgere. Come detto prima, alla fine del 2000 i Sottopressione decidono di fermarsi, senza tanti giri di parole o proclami, e, sette anni dopo, si riformano con la stessa formazione da dove si erano lasciati; nel giro di un anno molti sono stati i loro live. Questa ottima raccolta aiuterà i più fedeli a ripercorrere anni importanti tramite un sound che ha certamente lasciato il segno nel panorama underground italiano, per i più giovani può essere un decisivo input per avvicinarsi sia ad una band seminale per quanto riguarda questo genere nel nostro Paese, ma anche alla scena hardcore italiana di quegli anni, da molti erroneamente sottovalutata o addirittura non considerata.

Nota di merito anche per il booklet di questa raccolta: oltre ai testi sono presenti varie foto, una dettagliata biografia del gruppo (in inglese) e al fondo dei commenti di esperti del settore come, ad esempio, Mauro Codeluppi (Raw Power) o Stiv “Rottame” Valli, fondatore della fanzine “T.V.O.R.” nata negli anni 80.

Autore: Sottopressione Titolo Album: 1993-2000: A Pieno Carico
Anno: 2008 Casa Discografica: Bagana Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/sottopressione
Membri band:

Mayo – voce

Enrico “Puglia” De Candia – voce

Federico Oddone – chitarra

Diste – basso

Mauro Dossi – batteria

Kuku – batteria

Dario “Crema” Cremonesi – batteria

Rolando “Rola” Cappanera – batteria

 

Tracklist:

1993-1996:

  1. E’ il Momento
  2. Apri gli Occhi
  3. I Venti dell’Odio
  4. Tregenda
  5. Illusione e Delusione
  6. E’ il Momento
  7. I Venti dell’Odio
  8. Apri gli Occhi
  9. Tregenda
  10. Clima-morfosi
  11. Illusione e Delusione
  12. Come me
  13. Mastice
  14. Acre sapore di…
  15. Condannato al Contatto
  16. Sipario
  17. 2 Febbraio ’95
  18. E-10
  19. Ormai non ho più niente da darvi
  20. Silenzio Statico

1996-2001:

  1. Micro/Macro Paesaggio
  2. Ruggine
  3. Distruggersi per poi Risorgere
  4. Una Volta, a Luglio
  5. Nevrosi
  6. Essere Isolato
  7. Non-certezza
  8. Dinamiche di Cancellamento (Nevrosi II)
  9. La Maledizione del Benessere
  10. Sintomi di quella Vita
  11. Signals from above
  12. I’ll never forget you
  13. Altrove- 256 Proposizioni
  14. Cenere e Simboli d’Autunno
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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05th Mar2014

Fankaz – Burning Leaves Of Empty Fawns

by Marcello Zinno

Fankaz - Burning Leaves Of Empty FawnsUna band con un moniker come questo, tanto più che si tratta di un quartetto completamento nostrano, è cosa che strappa con faciltà un sorriso, ma al di là delle apparenze (anche perché non conosciamo le vere origini del nome) i Fankaz vivono con questo nuovo album una situazione di limbo. Il loro sound è fortemente influenzato dall’hardcore americano e sembra tirato per la camicia, strattonato per il solo fine di non varcare la soglia e sprofondare in terreni più estremi come il metalcore. D’altro canto si parla non di un hardcore estremo bensì di un hardcore melodico che mette spesso le linee vocali in evidenza e gli arrangiamenti chitarristici (se si possono definire così) che fanno il resto insieme a riff molto compatti (Breath Out, Breathin giusto per fare un esempio lampante). Questo limbo permette sicuramente alla band di avere un pubblico più ampio e proveniente più dalla scena punk che non dall’heavy metal (a cui talvolta le linee vocali si ispirano) ma a nostro parere gioca a sfavore in quanto con maggiore libertà i Nostri avrebbero potuto creare qualcosa di davvero interessante. Basti ascoltare le parti di batteria per capire che c’è davvero poca variabilità nella loro ricetta e che a “briglia sciolte” avrebbero dato sicuramente di più. La componente chitarristica risulta l’elemento più interessante di questo Burning Leaves Of Empty Fawns e il primo step da cui partire per innovare è spingere il proprio cuore oltre l’ostacolo.

A parte il finale lento di Calcall It Boredom e le influenze metal in The Comedian ci sono poche sorprese dietro la porta e l’album prosegue abbastanza piatto. Eccezione fatta per Break Your Chains che nonostante il titolo trito e ritrito propone stacchi interessanti che danno ossigeno al sound. Nel complesso è un peccato perché la band ha capacità da vendere ma le manca quella verve compositiva e quella apertura mentale che potrebbe fargli fare il vero salto e offrire al pubblico qualcosa di davvero originale. Che la redenzione abbia luogo.

Autore: Fankaz Titolo Album: Burning Leaves Of Empty Fawns
Anno: 2013 Casa Discografica: Overdub Recordings, Worm Hole Death
Genere musicale: Hardcore Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: http://www.fankaz.com
Membri band:

Ricky – voce, chitarra

Mora – voce, basso

Pole – batteria

Elio – chitarra

Tracklist:

  1. Intro
  2. A World On Fire
  3. We Are Broken
  4. Breath Out, Breathin
  5. The Savior Of The South Pole
  6. A Treatise On How To Leave People…
  7. Calcall It Boredom
  8. The Comedian
  9. Now, Think.
  10. I’m So Fuckin’ Pissed Off!!!
  11. Break Your Chains
  12. Lost Memories
  13. Hawalian Flowers
  14. Behind Her Eyes
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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01st Feb2014

Nemesi – La Sottile Linea Grossa

by Carlo A. Giardina

Nemesi - La Sottile Linea GrossaLa Sottile Linea Grossa: questo il titolo nonsense velatamente ossimorico del nuovo album dei Nemesi. Un album da Unabomber, una mina inesplosa pronta a far saltare chiunque la calpesti. Un ordigno artigianale senza alcun codice a barre, etichetta o simili che lo identifichino: “e tu chiamalo se vuoi solo crossover / ma non puoi etichettarmi / ho camionate di suoni e tempi a disposizione / se vuoi trovargli un nome ti do io la soluzione / è un mix di frustrazione, rabbia e puzza di sudore”. Le urla imperfettamente costanti riempiono il disco e lo affondano, subissando gli strumenti che, invano, tentano la rimonta sonora. Nulla da fare. Quando la bomba esplode ecco schizzare scomposte e sconosciute schegge d’oscurità che trafiggono e trasportano: “questo non è rap, questo non è metal / se vuoi trovargli un nome è la tua testa che ha un problema”. Descrivere ogni brano sarebbe prolisso e, a tal proposito, ci viene in aiuto lo stesso titolo del disco: la sottile linea grossa. Una linea che lega ogni brano nella propria diversità. Una linea che delimita aree e limita l’ingresso nelle stesse. Una linea che è più un muro che separa lasciando intatta la vista, ma non la speranza: “apro gli occhi tutto è uguale / morte in testa da star male / il risveglio è letale / un piede non mi da segnale / la giornata si prospetta / come sempre maledetta”.

La muraglia, la sottile linea grossa, viene costruita a suon di critiche, urla, batterie martellanti e chitarre estranianti.  La vista rimane, la speranza (e l’udito) no. Rimane una duplice soluzione: far sì che la bomba non esploda in un mondo in cui tutto rimane immutato; calpestare la mina e farsi saltare in aria in prossimità del muro. Un muro fatto di falsi ideali, falsa ricchezza, false etichette, reali falsità. Temi caldi a parte, la musica rimane assente. Si presume che questo sia proprio l’effetto desiderato. Si presume. I Nemesi, con La Sottile Linea Grossa, hanno creato un esplosivo dalla strana e acida formula che presto esploderà: il risultato però rimane nascosto. Un terno al lotto che predica bene, ma razzola male.

Autore: Nemesi Titolo Album: La Sottile Linea Grossa
Anno: 2013 Casa Discografica: Mordecai Studio
Genere musicale: Hardcore, Post-Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.nemesiband.com
Membri band:

Alessio Gentile
Alberto Riva
Moris Colombo
Fausto Tripaldi
Daniele Ferrara
Gilberto Valsecchi

 

Tracklist:

  1. Fenice
  2. Per Non Sentirti Più
  3. Parliamoci Chiaro
  4. Cara Barbara
  5. La Sottile Linea Grossa
  6. In Sostanza
  7. Non Ti Preoccupare
  8. Il Mare
  9. Tu Non Sei Un Cavallo
  10. Evasione Parte 2
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
0 Comm
02nd Gen2014

Pro-Pain – The Final Revolution

by Marcello Zinno

Pro-Pain - The Final RevolutionSe si osserva la storia recente (o quasi) dell’hardcore americano non si possono ignorare i Pro-Pain, combo nato ad opera dell’instancabile Gary Meskil che ormai da più di vent’anni guida con oltraggiosa coerenza la nave della propria band. Al di là dei numerosi cambi di line-up che vedono ancora una volta dei membri da una manciata di anni al servizio dei Pro-Pain, Gary mantiene un sound molto debitore alla scena hardcore pur spingendo ancora oltre l’asticella e riuscendo (in pochi lo fanno oggi) ad indurire sempre più la proposta rendendola anche aderente ai tempi che corrono. Con questi presupposti va indubbiamente presentato The Final Revolution, ultimo lavoro della band e nuovo inserimento tra le fila della Spv/Steamhammer. Al primo ascolto è davvero difficile restare immobili a queste dodici tracce: molto influenzati dalla scuola nu metal (alla quale i Nostri hanno spesso fatto sponda, a partire dai richiami rap metal degli esordi), i Pro-Pain ci inniettano di energia, attingendo dalla carica dell’hardcore americano fino a giungere alle sfuriate death in stile Cavalera Conspiracy. Riff pastosi, sezione ritmica da panzer in assetto da guerra e produzione di altissimo livello: tutti ingredienti di veri capolavori e in questo The Final Revolution riesce a dire la sua e suonare assolutamente moderno. I pochi assoli sono tutti degni di nota e all’altezza della velocità delle tracce (da sottolineare quello di Problem Reaction Solution); la titletrack addirittura sfocia nel thrash metal, mood che si percepisce anche in altri momenti, questo a significato del cemento creato da questo album, lode e gloria dei metaller più incalliti.

La corsa prosegue con brani che riescono a coinvolgere maggiormente (come l’opener Deathwish) ed altri che trovano meno appiglio se non la velocità (come All Systems Fail, complice anche dei temi ormai già troppo battuti; Fall From Grace, al contrario, nonostante il titolo inflazionato riesce a spaccare i timpani), ma nel complesso si tratta di un’uscita davvero consigliata, per una band che è ancora all’altezza dei propri esordi e riesce a dare chilometri di distanza a formazioni ben più giovani con musicisti molto più affiatati. Ai Pro-Pain vanno i nostri complimenti!

Autore: Pro-Pain Titolo Album: The Final Revolution
Anno: 2013 Casa Discografica: Spv/Steamhammer
Genere musicale: Death Metal, Hardcore, Nu Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.pro-pain.com
Membri band:

Gary Meskil – voce, basso

Marshall Stephens – chitarra

Adam Phillips – chitarra

Jonas Sanders – batteria

Tracklist:

  1. Deathwish
  2. One Shot One Kill
  3. Southbound
  4. Problem Reaction Solution
  5. The Final Revolution
  6. Can’t Stop The Pain
  7. All Systems Fail
  8. Want Some?
  9. Fall From Grace
  10. Emerge
  11. Mass Extinction
  12. Under The Gun
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
0 Comm
19th Dic2013

My Distance – Tomorrow Will Become Today

by Giancarlo Amitrano

My Distance - Tomorrow Will Become TodayStavolta è il glorioso Abruzzo a proporci un terzetto niente male. Attivi da tempo, i tre ragazzotti si rendono stavolta autori di un lenght abbastanza interessante nel ricalcare sonorità prettamente hardcore da un lato, ma non disdegnando una propria personale rivisitazione del genere. Da notare anche una buona produzione, che non lascia appiattire il lavoro lungo le pur 13 tracce che lo compongono, stante l’impegno profuso a piene mani dal trio. Ci sono varie componenti, nell’assemblaggio del disco: quella leggermente intimista, ma solo per pochi attimi, presente in alcuni brani, e quella smaccatamente di genere che alimenta la maggior parte dei pezzi, che risentono certamente delle influenze dei maestri primigeni. Il singer Venta, che si sdoppia tra microfono e quattro corde, non lesina certo energia in tutti i passaggi, che sin dal primo brano rimbombano in ipotetici amplificatori dell’hardcore più avvelenato e senza infingimenti di sorta. Le composizioni melodiche, tuttavia, sono abbastanza ben strutturate nel loro dipanarsi e al tempo stesso si nota una maggiore ricercatezza nel suono, laddove spesso si puo’ correre il rischio di apparire meri cloni di band ampiamente affermate. Indubbiamente ci sono anche episodi maggiormente impegnati, come ad esempio Instants Are A Lie, dove specialmente la chitarra segue una sua personalissima linea sonora, ben fungendo anche da ideale ritmica nell’esposizione del brano, che viene in questo caso rafforzato anche dai saggi cori che la band piazza. Ciò è ulteriormente da apprezzare laddove mostra apertamente di non restare mera esecutrice di suoni e tonalità ormai trite, ma dotata altresì di una buona originalità: sensazione che traspare in Non Injective e Depressurized, stante l’azzeccato mix cercato e riuscito tra stacchi quasi melodici nella loro suggestione e la solita potenza sparata a pieni watt, con l’ascia che detta bene i tempi e consente al drummer di non affannarsi a vuoto nell’espiazione delle sue battute pesanti.

Ed è così che il CD si snoda, attraverso improvvisi bilanciamenti tra energia e melodia, come nei brani successivi è data ampiamente traccia senza che il lavoro definitivo ne risenta nella sua completezza. Brani come Relativistic non danno alcuna suggestione, vanno anzi dritte al sodo, attraverso anche una inattesa dose di rullanti sapientemente bilanciati dall’esagitato screaming del singer. Fair Heart ci mostra ancora la band sugli scudi e con immutata voglia di stupire per l’energia che ancora riesce a donare alle ultime tracce, ivi compresa quella in esame. Non può certo inneggiarsi all’originalità delle composizioni, nella disamina della band. Tuttavia, come detto, una certa autonomia compositiva deve essere ad essa riconosciuta anche nelle ultime tracce: Domain e The Incontestable End, che vedono il trio ancora ben energico ed energizzante e sicuramente rivolto a proseguire il suo cursus honorum su questa promettente falsariga.

Autore: My Distance Titolo Album: Tomorrow Will Become Today
Anno: 2013 Casa Discografica: Indelirium Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.facebook.com/mydistancehc
Membri band:

Federico Febbrari – chitarra

Federico Venta – basso e voce

Mauro D’Onofrio – batteria

Tracklist:

  1. Still Here
  2. Unheard
  3. Back On My Steps
  4. Instants Are A Lie
  5. Our World Won’t Die With Me
  6. Non Injective
  7. Depressurized
  8. We Are Nothing Of This
  9. Relativistic
  10. Implode With Your Own Void
  11. Fair Heart
  12. Domain
  13. The Incontestable End
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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31st Ott2013

Nasty – Love

by Piero Di Battista

Nasty - LoveL’etichetta tedesca BDHW è attualmente molto attiva per quanto riguarda la scena hardcore, soprattutto quella europea e supportati da questa ci sono anche i Nasty, combo belga che ha da poco pubblicato un nuovo disco intitolato Love. A dispetto del titolo dell’album, dove magari qualcuno si può aspettare argomentazioni melense, i Nasty propongono un hardcore, radicato però nel grind e nel thrash. Brani brevi (la durata totale del disco supera di poco i venti minuti), ma dall’impatto violento, graffiante e ruvido, dove le ritmiche serrate, riff taglienti e il cantato urlato sono i principali ingredienti per il sound della band belga. Dopo un intro strumentale, arriva un discreto grind-core, stile Napalm Death, con Hell On Earth e Fake Smile. Il sound dei Nasty sfocia anche verso lidi più thrash come in occasione di Slaves To The Rich, o più metal-core nel caso di Love, nella quale viene ospitata il cantato pulito di Craig Cheney, voce degli Evergreen Terrace. La conclusione del disco affidata a Zero Tollerance, a nostro giudizio la migliore del disco, dalle sue tinte più vicine all’hardcore. Love dei Nasty non è certo un disco imprescindibile, ed i più avvezzi a questo genere potrebbero trovarlo di certo poco innovativo, ma risulta un disco ben realizzato, ben prodotto ed anche di discreta qualità. Teniamoli d’occhio in attesa di un altro nuovo lavoro, nel quale magari ci potranno offrire degli spunti ancora più interessanti.

Autore: Nasty Titolo Album: Love
Anno: 2013 Casa Discografica: BDHW Records
Genere musicale: Hardcore Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/getnasty
Membri band:

Matthi – voce

Chris – chitarra

Berri – basso

Nash – batteria

Tracklist:

  1. Intro
  2. Hell On Earth
  3. Fake Smile
  4. Skit 1
  5. Scheisse
  6. Look Me And Fuck You
  7. Skit 2
  8. My Brain Went Terribly Wrong
  9. Skit 3
  10. Slaves To The Rich
  11. Interlove
  12. Love
  13. The Power
  14. Zero Tollerance
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
0 Comm
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