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09th Ago2019

Stanis – Tales From A Modern Society

by Marcello Zinno
Dopo i vari EP a cui gli Stanis ci hanno abituati eccoli arrivare finalmente ad un full-lenght vero e proprio. Sì la durata resta comunque limitata ma si sa che per il genere siamo assolutamente nella media. Gli Stanis, italianissimi per altro, guardano oltreoceano e si presentano come una skate punk band influenzata dall’hardcore melodico, a nostro parere molto più spostati sul secondo genere da cui attingono attacchi e riffing veloci associati a chorus cantabili e tutto il sapore dell’hardcore californiano. Le undici tracce di Tales From A Modern Society scorrono al fulmicotone e si ha l’impressione di essere immersi in un film estivo completamente dedicato a queste sonorità. I brani si prestano tutti per prestazioni dal vivo incendiarie, soprattutto per ritmiche davvero decise e chitarra sugli scudi (come si suole dire nel metal): riffing compatti e instancabili ci piovono addosso senza pietà, nemmeno fossimo all’ascolto di un album dei Bad Religion dei tempi d’oro. Ci crediamo in questo tanto che, nonostante l’etichetta che la band si è scelta (skate punk), noi consigliamo vivamente l’ascolto di questo album anche a chi consuma metal…troverà sicuramente di che apprezzare (Tempus Fugit è una delle prime di cui suggeriamo l’ascolto, Anxiety la seconda).

L’album, compatto e veloce, non presenta un attimo di stanca. Society, Real Rebel e Ready Reply sono pezzi con un’adrenalina pazzesca e che di sicuro regaleranno emozioni agli appassionati del genere (e come dicevamo, non solo a loro). Bravi gli Stanis, bravi tutti e tre (un plauso al batterista è d’obbligo) che quest’anno parteciperanno anche a festival europei, dimostrando che abbiamo dell’ottima musica nel nostro Paese che non vede l’ora di essere portata più lontano possibile.

Autore: Stanis Titolo Album: Tales From A Modern Society
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Skate Punk, Hardcore Melodico Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/stanispunxhc/
Membri band:
Zed – voce, chitarra
Stanga – basso Cicco – batteria
Tracklist:
1. Ready Reply
2. Dying Witness
3. Love Song
4. Loud Revenge
5. Sunrise In The Van
6. Tempus Fugit
7. Society
8. Anxiety
9. Idiocracy
10. Real Rebel
11. Live Funeral (feat Zock from ASTPAI)
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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26th Giu2019

Attic – Interiors

by Marcello Zinno
Sulla carta gli Attic hanno una storia davvero lunga alle loro spalle, discograficamente un po’ meno ma gli ultimi anni li hanno concentrati tutti sulla pubblicazione di Interiors un album che mette in luce tutta la sua violenza già analizzandolo dal punto di vista numerico: 8 tracce per 14 minuti di durata totale. Sicuramente il sound degli Attic è molto spigoloso, veloce e figlio dell’hardcore, in queste coordinate si muovono le diverse tracce che, come schegge impazzite, si accavallano trucidando battute e riff senza pietà. Possiamo però dire che, all’interno di durate davvero limitate, i ragazzi riescono ad inserire partiture creative e particolari, come il brano Tombstone che potrebbe trovarsi completamente a suo agio in un album grindcore, salvo poi presentare intermezzi pacati e giri di chitarra clean che richiamano sfumature math rock (non a caso il brano più lungo del lotto).

Al contrario è difficile o non completamente corretto, a parer nostro, voler riconoscere elementi puramente metal nel senso stretto del termine se non in pochi brani (Snakes and Earth/Flesh and Bones è uno di questi) o nello stile vocale di Marco Veloteri che si dà completamente allo scream. Gli Attic, per chi non li conoscesse, sono una realtà che fa da collante tra il mondo dell’hardcore e quello del math rock, attingendo molto dal rock e meno dal metal. Probabilmente è in questo ultimo ambito (e in una produzione più potente e decisa) che potrebbero fare il salto di qualità. Intanto Interiors potrebbe regalare emozioni a chi non cerca le “solite soluzioni”.

Autore: Attic Titolo Album: Interiors
Anno: 2019 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore, Math-Rock Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/attichc/
Membri band:
Lorenzo Bertolini – chitarra
Lorenzo Rossi – batteria
Alberto Rivera – chitarra
Marco Veloteri – voce
Stefano Massignan – basso
Tracklist:
1. Black Mountain
2. Shipwreck
3. Snakes and Earth/Flesh and Bones
4. Tombstone
5. I
6. The Pale Man
7. II
8. Blood Meridian
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
0 Comm
13th Mag2019

Affluente / A Fora De Arrastu – Split 2019

by Piero Di Battista
Che l’hardcore italiano abbia fatto scuola è risaputo. Senza andare a scomodare i nomi più noti che hanno fedelmente portato in alto la bandiera di questo genere, e questo stile, parliamo qui di due band che, anche con diverse carriere alle spalle, hanno ancora qualcosa da dire e tanto da dare: A Fora De Arrastu e Affluente. I primi sono sardi, precisamente campidanesi, e sono attivi da poco più di quindici anni. I secondi, più noti, vengono da Ascoli Piceno e sono nati nel 1992. Queste due band hanno in commune uno split, contenente sei brani per ognuna, prodotto da una ventina di etichette in totale maniera DIY (Do It Yourself). La prima parte dello split è affidata ai A Fora De Arrastu (tradotto dal loro dialetto “fuori dal tracciato”), un hardcore grezzo, ruvido e cantato totalmente nel loro dialetto; le tematiche trattate nei brani presenti sono molteplici: attraverso la loro energia i cinque campidanesi sputano la loro rabbia contro il sessismo, contro il commercio delle armi, contro le convenzioni, a volte costrizioni, imposte dalla Chiesa. Hardcore grezzo si ma dove di certo non viene trascurata la tecnica, in particolare nella opener Lua De Monti.

Gli Affluente non hanno bisogno di chissà quail presentazioni, stiamo parlando di una band che da quasi 30 anni vanta una costante presenza nell’underground di genere e, nonostante diversi cambi di line-up, continua a mantenere quello spirito sin dalla nascita. Anche nel caso dei marchigiani i testi sono taglienti come lame e pesanti come pugni nello stomaco, senza peli sulla lingua o inutili fronzoli: Chiesa e religioni sono gli obiettivi più presenti, tutto con un sound pesante quanto rabbioso, eccezion fatta con I Giudici Vostri, brano che chiude il disco e che sembra voler dare un attimo di respire prima della nota conclusive.

La differenza con i colleghi sardi si nota ed è certamente dovuta ad una maggiore esperienza, ma questa non è di certo una gara, è un prodotto dove due band camminano a braccetto con l’obiettivo di regalare agli appassionati dei risultati di qualità. Riuscendo perfettamente nell’intento.

Autore: Affluente/A Fora De Arrastu Titolo Album: Split 2019
Anno: 2018 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: Split CD Sito web: www.facebook.com/A.FORA.DE.ARRASTU http://www.affluente.altervista.org
Membri band:
A Fora De Arrastu:
Leo – voce
Bebbo – voce, chitarra
Federico – chitarra
Claudio – basso
Daddi – batteria

Affluente:
Piero – voce
Juri – voce
Gabriele – batteria
Frankie – chitarra
Fransis – basso
Tracklist:
A Fora De Arrastu:
1. Lua De Monti
2. Liberus Tzeracus Intra Istadus Liberus
3. Mascu
4. Domusbombas
5. Burumballa
6. Aresti
Affluente:
1. Un Piccolo Gesto
2. Dottore
3. Cosa è Successo
4. Genuflettersi
5. Francesca
6. I Giudici Vostri

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
1 Comm
09th Mag2019

Back From The Grave – Storm

by Cristian Danzo
Se l’abito non fa il monaco, in questo caso non lo fa nemmeno l’artwork. Ci si aspetterebbe un album death o thrash metal per tutta la veste grafica, copertina e nome del gruppo. Invece i Back From The Grave arrivano a proporci un energico hardcore nel loro EP di debutto Storm. In realtà poi qualche riff thrash fa capolino ed alza la testa almeno in We Fall Down. Ma poi la tempesta dei piemontesi vira completamente verso l’hardcore diretto e violento che non lascia respiro. Disco che arriva come una mazzata diretta sui denti quasi senza respiro o pausa alcuna, con una energia invidiabile e testi urlati in faccia all’ascoltatore che è pronto ad accoglierli a braccia aperte. Storm sprizza sudore ed energia lungo tutta la sua durata, molto breve in realtà, ma che mette subito in chiaro quale strada i musicisti intendano percorrere. Strada che in un debut sulla lunga distanza dovrà per forza rivedere qualcosa, soprattutto in termini di varietà nella costruzione dei pezzi, che in questo contesto trovano tutti una falsariga di composizione ed esecuzione. Ed attenzione, non è una questione di snaturarsi o abbandonare certi stilemi, solo di tentare di introdurre elementi di variazione che rendano una release varia, che non si assomigli nella sua interezza.

E con questo non stiamo giudicando malamente un lavoro che, a conti fatti, è davvero ben fatto. Questi ragazzi hanno talento e capacità per andare avanti e realizzare qualcosa di davvero notevole. Da tenere d’occhio assolutamente e seguire con attenzione in futuro.

Autore: Back From The Grave Titolo Album: Storm
Anno: 2018 Casa Discografica: Duff Records
Genere musicale: Hardcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/BackFromTheGraveHC/
Membri band:
Luiz – voce
Zoki – chitarra
Kisio – basso
Kuver – batteria
Tracklist:
1. The Calm Before…
2. We Fall Down
3. What If
4. Ice Eyes
5. Love Is Dead
6. Storm
7. Born To Die
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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08th Apr2019

Obscene Revenge – Try To Deny This

by Marcello Zinno
Tornano, dopo un EP, gli Obscene Revenge con il loro hardcore (molto core) stradaiolo contro il sistema ed una serie di elementi in esso contenuti. La repressione fatta dalle forze dell’ordine, il dio denaro, ambiente e inquinamento, la religione, cibo spazzatura e politici, l’antifascino e razzismo, sembra che gli Obscene Revenge ne abbiano per tutti, di certo non mancano loro le idee e utilizzano appropriatamente la musica come veicolo di messaggi. Musicalmente siamo in un hardcore dallo stampo americano, in alcuni momenti sfociando a parer nostro anche in un certo thrash(core) che ci ha ricordato i Municipal Waste o, sembra strano a dirsi, anche lo speed thrash dei Tankard dei primi anni (ascoltare ad esempio il ritornello di Violence And Decline); in generale comunque si tratta di un hardcore dal forte impatto in cui la velocità la fa sicuramente da padrone e il fatto che il full-lenght abbia una durata complessiva di 32 minuti dimostra già molto. Ottimi i cori durante i ritornelli e apprezzabili le chitarre non vengono fuori con la dovuta cattiveria.

Da segnalare il bridge in This Is War, l’intermezzo quasi parlato di Never Change e Antifascist con la prima strofa in italiano che rende particolarmente il messaggio della band, momenti che danno più respiro rispetto alla sfuriata core del combo e che dimostrano che con qualche inserto che spezza il fiato e aggiunge qualche variabile inaspettata il risultato finale non perde di genuinità, anzi diventa ancora più apprezzabile. Da ascoltare No More Liars, un pezzo che ha sicuramente un impatto live devastante e nel quale esce fuori anche un basso dall’ottimo impatto. Un bel lavoro da gustarlo in sede live.

Autore: Obscene Revenge Titolo Album: Try To Deny This
Anno: 2018 Casa Discografica: THC DIY Prod
Genere musicale: Hardcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ObsceneRevengepunx/
Membri band:
Teo – voce
Ce – batteria
Marco – basso, voce
Jacopo – chitarra, voce
Tracklist:
1. 6.0
2. State Of Police
3. City Falls
4. Bastard Religion Mediatic Whore
5. This Is War
6. Violence And Decline
7. No More Liars
8. Never Change
9. Antifascist
10. Nuclear Trap
11. Obscene Revenge
12. Divided Countries
Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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22nd Nov2018

MuD – The Sound Of The Province

by Massimo Volpi

MuD - The Sound Of The ProvinceThe Sound Of The Province è fatto di doppia cassa, rumore controllato, riff ben piazzati, velocità e rabbia. Nuovo album per gli abruzzesi MuD, poco più di 20 minuti di tiratissimo hardcore thrash. Dopo l’intro title track, parte Head Down, forse la più violenta di tutto l’album, che rallenta solamente per dare spazio a un ritornello quasi breakdown. The 4th World è il brano che più cerca di raccontare il dolore del terremoto e della vita dopo questo evento, fatta di paura e angoscia, con testo in italiano e inglese. Si prosegue con The Situation, velocissimo pezzo old school; mentre Beyond The Shore abbraccia sonorità più thrash, senza alzare il piede dall’acceleratore ma intervallando la furia a interessanti e ben riusciti cambi di ritmo e cantato. Finita Beyond The Shore, il rumore della musicassetta che si gira richiama, ancora una volta, gli anni che furono; questo “lato B” inizia quindi con una potentissima Full Speed Ahead che vede alla voce Mauro Codeluppi, storico frontman dei Raw Power, per tre minuti di velocità furiosa. Si rallenta un attimo in Your Energy, con un ritmo più cadenzato all’inizio, per poi esplodere nella solita violenza rapida interrotta solamente da momenti di scapocciamento vintage. Segue la cover in doppia cassa di Solo Odio degli Impact e chiude il reprise della title track, costruito con frammenti di notiziari che raccontano il dramma del terremoto e non solo.

Un album potente, di reazione a questi avvenimenti naturali straordinari, dove la terra trema e ci si sente impotenti. Qui la potenza è tanta e a tremare sono le nostre ossa. In copertina una genziana gialla, simbolo di questa regione, sbocciata in mezzo all’asfalto distrutto dagli eventi; delicato e forte simbolo di rinascita. Un segnale di reazione ma soprattutto una bellissima realtà nel panorama thrash hardocore del sud e italiano in generale. All’interno del booklet testi su fogli qua e là, foto e ringraziamenti. Il suono della provincia è forte, pesante e ci piace parecchio.

Autore: MuD

Titolo Album: The Sound Of The Province

Anno: 2018

Casa Discografica: Thc diy

Genere musicale: Hardcore, Thrash Metal

Voto: 8

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/MuDHC

Membri band:

AldoHC – voce

Luca “Frankie” – chitarra

Lucone – batteria

Pinto – basso

Tracklist:

  1. The Sound Of The Province

  2. Head Down

  3. The Thin Line (Between Life And Death)

  4. The 4th World

  5. The Situation

  6. Beyond The Shore

  7. Full Speed Ahead (voce Mauro Codeluppi / Raw Power)

  8. Your Energy

  9. Solo Odio (cover Impact)

  10. True Sounds Of Province

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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17th Ott2018

Sharptooth – Clever Girl

by Marcello Zinno

Sharptooth - Clever GirlL’idea iniziale degli Sharptooth era quella di mettere su un progetto punk dalle derive pop punk, ma poi la storia racconta che l’ingresso della front-woman Lauren Kashan ha cambiato la rotta inizialmente tracciata. Il loro esordio, Clever Girl, accende i riflettori su un hardcore ruvido come carta vetrata, il tutto reso molto più riconoscibile dalla voce in screaming di Lauren. 30 minuti di musica che però non punta tutto sulla velocità, come tipico dell’hardcore statunitente: ci sono infatti alcuni momenti più cadenzati che sbilanciano il sound più sul metal che sull’HC in senso stretto (Give Em’ Hell Kid, Can I Get A “Hell No”). Ma chi si aspetta di ascoltare una vera hardcore band non resterà deluso con delle fucilate come Fuck You Donald Trump (dagli intenti non troppo nascosti….”Fill you up with lies, keep us in the dark, red lies, black hearts“) l’opener Rude Awakening e Blood Upon Your Hands.

La titletrack ci ricorda qualcosa dei Dillinger Escape Plan in termini di costruzione e ritmica, ma i ragazzi non tentano mai la strada intricata del math-core, piuttosto si alternano tra esercizi metal e sfiammate hardcore in una ricerca stilistica che probabilmente non è terminata e che secondo noi fa intravedere qualche novità inaspettata per un prossimo lavoro in studio. Bello il chorus di Left 4 Dead che rende più accessibile il pezzo anche a chi non è avvezzo al genere, pur adottando nei testi il classico graffio della band (“Victims of violence suffer in silence but I can’t be silent anymore“) e l’ultima traccia Pushing Forward che si sposa con il metalcore. Chi ama i Walls Of Jericho troverà in questo album un’altra visione dell’hardcore altrettanto emozionante.

Autore: Sharptooth

Titolo Album: Clever Girl

Anno: 2017

Casa Discografica: Pure Noise Records

Genere musicale: Hardcore

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://sharptoothband.com

Membri band:

Lauren Kashan – Vocals

Keth Higgins – Guitar

Lance Donati -Guitar

Phil Rasinski – Bass

Conor Mac – Drums

Tracklist:

  1. Rude Awakening

  2. Clever Girl

  3. Give Em’ Hell Kid

  4. Fuck You Donald Trump

  5. Can I Get A “Hell No”

  6. Jesus Loves You

  7. No Sanctuary

  8. Left 4 Dead

  9. Rise

  10. Blood Upon Your Hands

  11. Pushing Forward

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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20th Set2018

Koseakaso – Squaloparco

by Maurizio Trentin

Koseakaso - SqualoparcoDiventa difficile, nel mio caso, cercare di recensire una band di stile tendenzialmente punk e per giunta di attuale generazione. Infatti il mio istinto di punk rocker primordiale che da sempre mi accompagna, trova nelle interpretazioni di questo incredibile percorso, molta confusione o meglio ancora molta ingenuità. Non abbiate paura, non è una stroncatura, ma anzi ritengo proprio che in questo ambito l’aspetto evolutivo del punk, sia andato snaturato, trasformandosi in una sorta di ibrido che all’apparenza sembra avere la sua potenzialità, ma alla fine ne diventa una specie di succo di frutta poco naturale tendenzialmente sofisticato se non artefatto. Questa personale sfida comunque va affrontata e con molto entusiasmo e curiosità affronto lo spettro o meglio in questo caso “lo Squalo”. Proprio così la band per cui ho il piacere di recensire, guarda caso, affronta la tematica dello squalo in un contesto più giocoso, ma estremamente curioso. Koseakaso è una band piemontese originaria dalla provincia di Vercelli, nata ben 7 anni fa nel 2011. Come tutte le band giovanili, il mito è l’obiettivo primario per poter percorrere questo fantastico viaggio sonoro. Il punk diventa in un certo senso il simbolo di questa frenesia di ribellione, ma nello stesso tempo permette loro di trovare una propria identità. La formazione attuale è composta da Tia batteria, Teo basso e Ste voce e chitarra. Il trio rocker è perfetto per affrontare l’ultima loro sfida proponendo appunto l’album Squaloparco (2018).

Il progetto prende spunto da un gioco infantile dall’omonimo nome della Mattel. Una sorta di montagna russa che è percorsa da automobiline, naturalmente inghiottite da uno squalo affamato. L’album parte proprio in questo contesto e Selachimorpha è il primo brano che introduce in questo infernale gioco. Una nota emerge subito, le tonalità ed i timbri delle chitarre sono molto vicine ad un sapore metal e corposo. Ricominciare, ha questo colore. Il testo è marcatamente prevalente, tipico delle band italiane. La Spinta ha una sua nuova tendenza e lo stile decisamente hardcore, si amalgama con un ritmo ska, mutando in una sorte di sound indie. Citalopram e A Metà, percorrono assieme un indirizzo prettamente metal punk quasi progressivo. Infatti i brani si legano fra loro interpretando la presenza dello squalo. Squaloparco naviga nelle tendenze hardcore ed è anche il brano rappresentato dal loro ultimo video. Vesuvius invece fa emergere il testo puro, accennando ad una sorte di critica verso le realtà della star in arte lo squalo. Vademecum è una ballata che stacca dalle dinamiche dei brani precedenti. Lo Stesso, termina l’album tornando ad una tipico pezzo dal sapore hardcore.

Che dire, per me è un album decisamente rivolto ad un pubblico di teenager/adolescenti. Sonorità molto fresche immediate e smaliziate. I Koseakaso piano piano si stanno formando, lo dimostrano queste diverse timbriche stilistiche. La voce di Ste, sta assumendo importanza nei riguardi del testo, infatti proprio per la caratteristica della lingua italiana, la tendenza alla pronuncia, porta inevitabilmente ad affrontare tecnicamente il tono della realtà del cantantautore. L’esperienza dovrà diventare sicuramente il punto di svolta per questa band. Nota grafica: la cover ha già una sua impronta ben definita. Stilisticamente esprime una tendenza all’essenziale e quasi japan-pop tipica degli anni 2000. L’autore Casi, centra in pieno la tematica dell’album scherzando e giocando attraverso la grafia ed i testi.

Autore: Koseakaso

Titolo Album: Squaloparco

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Hardcore

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.koseakaso.altervista.org

Membri band:

Tia – batteria

Teo – basso

Ste – voce, chitarra

Tracklist:

  1. Selachimorpha

  2. Ricominciare

  3. La Spinta

  4. Citalopram

  5. A Metà

  6. Squaloparco

  7. Vesuvius

  8. Vademecum

  9. Lo Stesso

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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19th Lug2018

Me Vs. I – Never Drunk Enough

by Marcello Zinno

Me Vs. I - Never Drunk Enough“essenziale” è la parola d’ordine per descrivere l’album Never Drunk Enough dei Me Vs. I. Essenziale fin dal packaging privo di colori, di booklet, di informazioni e di testi, essenziale per l’artwork (anche se la grafica del logo non è così intuitiva), essenziale nella durata (7 tracce per 18 minuti di ascolto) essenziale nello stile. Quando parliamo di stile intendiamo genere musicale, perché lo stile, quello che gli inglesi intendono con “style”, qui è volutamente inesistente: il trio mette in scena un connubio di stoner con tendenze sludge ma con una ritmica hardcore punk e con delle linee vocali ruvide come carta vetrata. A noi quest’album ricorda qualcosa degli Hatesphere ma anche un buona fetta di dirty metal che ha sempre fatto breccia oltreoceano. Uno dei momenti più metal dell’album è Places, pezzo che ingloba alcune influenze death metal pur mantenendo una certa struttura ritmata più affine a proposte rock; diciamo una sorta di death’n’roll che viene poi benissimo fuori con Keep Off The Grass, un pezzo che difficilmente vi farà stare con il piede fermo (e in sede live con le ossa integre).

Never Drunk Enough è un album da mordere e ingurgitare in velocità, se si attende troppo si rischia che esploda in bocca. Meglio capirne e gustarne gli effetti una volta trascorsi i 18 minuti di ascolto.

Autore: Me Vs. I

Titolo Album: Never Drunk Enough

Anno: 2018

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Hardcore, Stoner

Voto: s.v.

Tipo: CD

Sito web: https://mevsiband.wixsite.com/mevsi

Membri band:

Matteo Brunoro – voce

Alberto Baldo – chitarra

Francesco Baldo – batteria

Tracklist:

  1. MadNess

  2. Me Vs. I

  3. Places

  4. Keep Off The Grass

  5. Empty

  6. De-Vices

  7. Up & Down

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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12th Lug2018

Alazka – Phoenix

by Massimo Volpi

Alazka - PhoenixPrimo album per gli Alazka, escludendo l’EP uscito un paio di anni prima sotto il nome di Burning Down Alaska, e già il sestetto tedesco, si sente in dovere di risorgere dalle proprie ceneri, come la fenice. Phoenix, singolo e titolo dell’album, è il tema dell’intero lavoro. Ma questo risorgere non è così semplice. Sotto il nome precedente, la band tedesca era arrivata ad aprire band di riferimento, come Parkway Drive e Being As An Ocean, ora punta a ripetere e superare quei traguardi. Questo Phoenix si presenta bene, in modo elegante nel packaging, con una copertina molto bella e un’immagine coordinata altrettanto curata. Un mazzo di rose bruciate che ancora arde, testi scritti sulla cenere di un fuoco (quasi) spento. E quel fuoco è dentro a tutte le canzoni, sia quelle più lente, sia in quelle più tirate. Nel cantato melodico e in quello urlato; nei breakdown come anche nelle chitarre. In apparenza sembrerebbe un buon lavoro e, spoiler, effettivamente non si può dire il contrario; ma c’è qualcosa che non torna. I brani si susseguono senza molta distinzione tra loro, si somigliano tutti un po’ troppo e in alcuni momenti si confondono addirittura. Meglio la prima parte, con Ghost e Empty Throne, con alternanza delle due voci che funziona e metriche tipiche di questo genere, e qualche coretto che strizza l’occhio all’esecuzione live. Cori che ritroviamo bene anche in Everglow, uno dei brani di maggior spicco, e in Hearts Of Gold, così come nella già citata title-track; ma nel complesso la sensazione di ripetitività e quella che più prevale nell’ascolto.

Nessun calo di stile troppo profondo ma, purtroppo, nemmeno nessun picco di genialità o di fantasia; un album che non riesce a brillare forse per tutta la cenere sparsa nel booklet. Non è ben chiaro quali siano queste ceneri dalle quali gli Alazka debbano risorgere così giovani e freschi; l’album è una buona prova ma deve rappresentare un punto di partenza verso qualcosa di più personale e magari ardito; come già avviene in parte in Legacy e Blossom. La parte finale, quindi, di questo album, potrebbe essere quella iniziale del nuovo lavoro. Una fenice in mezzo alle ceneri. Un gruppo, senza dubbio, da tenere d’occhio.

Autore: Alazka

Titolo Album: Phoenix

Anno: 2017

Casa Discografica: SharpTone Records

Genere musicale: Hardcore melodico

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: http://www.facebook.com/alazkaofficial

Membri band:

Tobias Rische – voce

Kassim Auale – voce

Dario Sanchez – chitarra

Marvin Bruckwilder – chitarra

Julian Englisch – basso

Tobias Lotze – batteria

Tracklist:

  1. Echoes

  2. Ghost

  3. Empty Throne

  4. The Witness

  5. Everglow

  6. Ash

  7. Phoenix

  8. Everything

  9. Hearts Of Gold

  10. Legacy

  11. Blossom

  12. Fading Flame

Category : Recensioni
Tags : Hardcore
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