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27th Ott2011

Lost Reflection – Florida

by Gianluca Scala

I romani Lost Reflection si presentano nel panorama musicale nostrano con il loro primo album dal titolo Florida, disco di chiara ispirazione “American Metal” che tanto andava in voga all’inizio degli anni 80 e portato alla ribalta da gruppi come W.A.S.P., Motley Crue, Quiet Riot, Crimson Glory, etc. E proprio da questi ultimi prendono ispirazione a tal punto da scegliere il titolo di un loro pezzo come nome per il gruppo. La band nasce a Roma nel 1996 ed è composta da quattro ragazzi che decidono di tributare tutte quelle band che hanno reso glorioso l’hard’n’heavy negli anni 80 suonando in numerosi locali della capitale come cover band. Nel 1997 registrano il primo demo tape Watch Out anche se il disco viene pubblicato in un primo momento solo nel 2009 e poi, dopo essere stati messi sotto contratto dalla SG Records, viene ripubblicato dalla medesima etichetta nel settembre di quest’anno.

Ma veniamo al disco Florida, composto da dieci tracce e che si presenta con un sound molto old school. La traccia iniziale Media Violence mette in chiaro subito che la band non scherza affatto, attaccando con un riffone molto pesante ed incisivo. La voce di Fulco è graffiante ed invita al combattimento sonoro gettando il guanto in faccia in segno di sfida, mentre Bad Love comincia con il rombo di una motocicletta facendosi strada in un classic anthem di altri tempi, da cantare tutti insieme sotto il palco: l’assolo di chitarra nel mezzo della canzone è come una lima che ti colpisce in pieno volto. On Your Skin comincia con un giro di chitarra classica molto decadente che fa da tema portante di  tutto il pezzo, qui Fulco sembra imitare Dave Mustaine dei Megadeth nel modo in cui la canta. Nella seguente Blame It On Love sembra di sentire i Ratt più ruvidi che abbiamo tanto amato coi primi album, qui i nostri cantano e suonano in maniera sguainata e potente. Molto interessante il chorus ed il solo contenuti in Crucified, ma la canzone dura troppo poco per essere assaporata totalmente.

Forse è questa l’unica pecca del disco, la durata dei pezzi è un pochino sotto la media. Anche se non si può mettere in discussione il valore e la potenza di pezzi come Don’t Leave Me Alone, Her We R e la strumentale Wings Of Glory che è una delle cose più interessanti dell’intero lavoro. Tutto il disco è caratterizzato da riff molto carichi, a tratti rabbiosi che ti circondano e non ti fanno fuggire in nessuna direzione. L’album si chiude con Nitefall introdotta da un giro di chitarra molto bello, Folco canta come se fosse l’ultima richiesta da fare ad un condannato a morte. Sicuramente hanno ancora molta strada da fare questi Lost Reflection, sicuri del fatto che sanno suonare dell’ottimo heavy rock come solo pochi altri sanno fare ai giorni nostri.

Autore: Lost Reflection Titolo Album: Florida
Anno: 2011 Casa Discografica: SG Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/lostreflectionband
Membri band:

Fabrizio Fulco – voce, chitarra

Pietro Sorrenti – chitarra

Marco Bombai – basso

Massimo Moretti – batteria

Tracklist:

  1. Media Violence
  2. Bad Love
  3. On Your Skin
  4. Blame It On Love
  5. Crucified
  6. Don’t Leave Me Alone
  7. Here We R
  8. Wings Of Glory
  9. Our Drug Is Our Heart
  10. Nitefall
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal
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13th Ott2011

Haven Denied – Illusions (Between Truth And Lie)

by Marcello Zinno

Il terzo album degli Haven Denied, band portoghese di origine, ci viene presentato come un lavoro metalcore il che ci porta psicologicamente a sonorità di band seminali come Trivium e Killswitch Engage. Ma bastano pochi minuti di ascolto per capire che in realtà si tratta di un album di heavy metal puro e che di metalcore ha poco, pur riconoscendo a questo genere un’altissima varietà (basta avvicinarsi a band come Zao, Bleeding Through e All That Remains per capire quanto possano essere lontane proposte musicali accostabili alla stessa classificazione). Inoltre il debutto discografico degli Haven Denied uscì nel 2006 con tastiere e voce femminile in prima linea, fattori entrambi assenti sul nuovo lavoro, il che complica la lettura dell’album.

Gli Haven Denied sono una band variegata, che non si limita a comporre un brano dalla struttura standard, una band che si avvicina molto più al groove metal (ricordando in qualche passaggio i Damageplan) grazie ad un riffing molto graffiante in quanto a tecnica anche se un pò scarno relativamente al suono. Vera pecca dell’album è infatti la produzione: questa band meriterebbe sicuramente molta più attenzione nella fase realizzativa e sonora perchè, ammettiamolo, di tecnica ce n’è davvero tanta. Bello il lavoro delle due chitarre che nell’opener Our Lives Are Gone si intrecciano senza timore di sovrapporsi, affascinanti gli stacchi di batteria che dettano i vari cambi di tempo e trascinano il combo verso corse elettrizzanti lasciando poi il respiro a tracce specifiche (Of Illusions We Will Die, Terminus). Fortemente ispirati dalla scena thrash, gli Haven Denied del 2011 sono una band chitarrocentrica, che strappano molto dal “Metallca sound” (Mind Rapists per i suoni più duri e Deadly Memories che come ballad strizza l’occhio a Nothing Else Matters) e qualcos’altro dalla scena melodic death metal, pur senza abbracciare il growling come credenza assoluta, anzi lasciandolo molto in secondo piano rispetto alle voci pulite.

Sul finale dell’album torna il groove metal con una You Used To Like davvero coinvolgente, uno dei pezzi più alti dell’intero full-lenght, la restante parte altalena tra ritmi lenti e riff più peperini. Una band con molte sfumature ma che potrebbe osare ancora di più in quanto a personalità e investire nel lavoro svolto dietro il vetro della sala di registrazione. Con questi presupposti potrebbero sicuramente far tremare molte band di pari longevità artistica.

Autore: Haven Denied Titolo Album: Illusions (Between Truth And Lie)
Anno: 2011 Casa Discografica: SG Records
Genere musicale: Heavy Metal Voto: 6
Tipo: CD Sito web: http://www.myspace.com/havendenied
Membri band:

Luis Cerqueira – voce

Miguel Silva – chitarra ritmica, voce

Henrique Pinto – chitarra solista

Simão Vilaverde – basso

Ricardo Caldas – batteria

Tracklist:

  1. Our Lives Are Gone
  2. Are You Really A Man?
  3. Ego Crisis
  4. Of Illusions We Will Die
  5. Fathers Of The Same Son
  6. Mind Rapists
  7. Deadly Memories
  8. You Used To Like
  9. Times Of Waste
  10. Terminus
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal
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06th Ott2011

Anno Mundi – Cloister Graveyard In The Snow

by Alberto Santamaria

Un formidabile debutto discografico quello concepito dai capitolini Anno Mundi, non soltanto per la faraonica veste grafica dell’edizione in vinile limitata e numerata a soli cento esemplari (contenente alcuni favolosi gadget come due poster, tre cartoline fotografiche e un inserto) racchiusa in una suggestiva opera pittorica di Caspar David Friedrich, andata purtroppo distrutta durante i bombardamenti che minaronola Berlinodel Terzo Reich nella seconda guerra mondiale, ma soprattutto per l’essenza sonora che trasuda e si respira attraverso l’intero percorso auditivo. Il combo romano non nasconde la sua innata devozione verso la sacrilega divinità del Sabba Nero del mancino maledetto Toni Iommi, anzi questa peculiarità è sbandierata con fierezza ed onore persino sullo sticker che compare nella parte frontale della copertina, al fine di identificare al meglio il magnetismo sinistro e catacombale esalato dai solchi di questo spettrale album di heavy rock modernista, che comunque non disdegna di offrire prospettive musicali imbevute totalmente di mortifere cadenze esoteriche, magie alchemiche di un’epopea dorata sviluppatasi agli albori degli anni Settanta che rivivono pulsanti e ricche di pathos emotivo nei sei episodi che gli Anno Mundi hanno inserito nel loro esordio.

Un viaggio infernale che procede in maniera accattivante fin dall’iniziale frammento intitolato Scarlet Queen, un quadro cinto da gotiche vestigia che si spinge in un cerimoniale funereo ricco di soluzioni armoniche e di incalzanti riffs cimiteriali…incenso che profuma di antiche tradizioni si sprigiona liberamente scavando nelle profondità abissali di un suono senza tempo e senza confini…appare all’improvviso la vertigine venefica di The Shining Darkness e gli orizzonti appaiono ancora più cupi, plumbei come funestati da una sottile polvere cinerea, desertificati da un senso opprimente di disperazione e di dolore. La successiva Dwarf Planet è un incantesimo cristallizzato in un occult rock innovativo e versatile nei suoi elementi peculiari, che lo distingue dalla massificazione di notevoli schiere di adepti del verbo doom odierno mediante aperture decisamente progressive che squarciano la cappa nera come la pece con l’intelligente (e sorprendente) inserimento dell’articolato sax di Alessandro Papotto (Banco del Mutuo Soccorso/Periferia del Mondo), che con le edulcorazioni stranianti provenienti dai turbinosi tubi metallici di questo strumento fa aleggiare sensibilmente il fantasma del migliore dark sound d’annata.

Girando il tondo vinile nero sulla seconda facciata, ci si tuffa a capofitto nelle vorticose tenebre riflesse dalla magnifica Gallifreyan’s Suite, divisa in tre movimenti distinti, che alle scansioni lisergiche accennate in Tardis accomuna le tonalità crepuscolari di Timelord, nella quale i colori del buio predominano in una emozionante atmosfera oscura e drammatica. Il gran finale del funesto cerimoniale inscenato dagli Anno Mundi si compie attraverso le ossianiche note di God Of The Sun, che vede la partecipazione al canto di Andrea Ciccomartino dei Graal, brano che oscilla in un rimando continuo al rifferama tipico dello Iommi più ispirato e infernale corroborato da brevi sprazzi di epico lirismo. Un chiostro immerso nella neve nel quale sarà opportuno addentrarsi per vivere emozioni non facilmente suscitabili in tempi attuali di mediocrità culturale (e soprattutto musicale) assoluta. Il vinile non sarà inizialmente distribuito nei negozi, ma è messo in vendita soltanto su ebay a partire da metà ottobre. Il cd è distribuito nei negozi di dischi, a partire da fine ottobre/inizio novembre.

Autore: Anno Mundi Titolo Album: Cloister Graveyard In The Snow
Anno: 2011 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Heavy metal, rock Voto: 8,5
Tipo: Vinile Sito web: http://www.myspace.com/annomundigroup
Membri band:

Alessio Secondini Morelli – chitarra percussioni, voce
Gianluca Livi – batteria, percussioni, chitarra acustica, basso
con anche:
Federico Magagnini – voce
Luca Jason Serafini – voce
Luigi Ranieri – basso
Fabio Breccia – basso
Special guest:
Andrea Ciccomartino (Graal) – voce
Alessandro Papotto (Banco del Mutuo Soccorso/Periferia del Mondo) – sax
Michele Raspanti (Graal) – basso
Paolo Lucini (Ezra Winston) – keyboards, flute, paino, noise

Tracklist:Disc 1

  1. Scarlet Queen
  2. The Shining Darkness
  3. Dwarf Planet

 Disc 2

  1. Gallifreyan’s Suite:
  • Access To The 4th Dimension
  • Tardis
  • Timelord
  1. Cloister Graveyard In The Snow
  2. God Of The Sun
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal
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27th Set2011

Crawler – Knight Of The Word

by Matteo Iosio


Rock-dipendenti, eccoci ancora qui  insieme per visionare un interessante progetto portato avanti  da una band tutta nostrana, per la precisione i cremonesi Crawler che attraverso molti sforzi e tanta passione, escono finalmente con un album tutto loro, dopo un interessante demo datato 2005 sotto il nome di Undeads ed un EP del 2008 chiamato Burst. Appena si intraprende l’ascolto dell’album, si viene risucchiati in un vortice temporale che ci trasporta nell’era del più classico Metal anni ‘80, tempi gloriosi, dove stormi di ragazzini dalle folte chiome scuotevano le loro teste e riempivano le più importanti arene del globo terracqueo; un’epoca in cui il più vero e puro Heavy Metal spadroneggiava le classifiche rock di ogni paese. Si prova la stessa sensazione di quando cambiando canale alla televisione ci si imbatte in un programma della nostra infanzia che immediatamente, inonda la nostra mente di piacevoli ricordi di gioventù.

Il progetto risulta molto ben eseguito tecnicamente, ritmi veloci ed incalzanti ed ottime sonorità, stesso discorso per il mixaggio. Tutti i dettami dell’Heavy più classico sono presenti, dai tempi di batteria,  ai “solos” delle chitarre, per finire poi, con la tecnica vocale del cantante. Risulta lampante come i nostri condottieri italici attingano a piene mani dalla storica band di Bruce Dickinson, mi riferisco  ovviamente, agli  Iron Maiden. Proprio qui si trova  forse, l’unica nota dolente di questa band, la marcata assenza di una propria personalità musicale tipica e caratterizzata e la parossistica volontà di riprodurre in tutto e per tutto la mitica band inglese sopra citata. Tutto ciò risulta assai pericoloso, soprattutto per una band emergente che vuole farsi largo nel difficilissimo mercato musicale odierno e che necessita quindi, di una caratterizzazione originale ed innovativa. Quanto detto, non deve assolutamente far credere che il prodotto non sia valido, ma deve servire come sprone per un’evoluzione creativa della band che sicuramente la porterebbe ad un salto qualitativo notevole. I testi presenti all’interno dell’album poggiano le loro basi sull’immaginario fantasy e risultano efficaci e ben eseguiti; ottima l’energica ballata Angels  In Paradise.

In conclusione i Crawler sono un buon gruppo che se sarà in grado di delineare meglio la propria  personalità potrà sicuramente ottenere ottimi risultati.

Autore: Crawler Titolo Album: Knight Of The Word
Anno: 2011 Casa Discografica: Sg Records
Genere musicale: Heavy metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.thecrawler.it
Membri band:

Claudio Cesari – voce

Renato Fecit – chitarra

Filippo Severgnini – chitarra

Giovanni Martiniello – basso

Nicola Martiniello – batteria

Tracklist:

  1. Crawler
  2. Speed
  3. Danger! (On Elm Street)
  4. Burst
  5. Angels In Paradise
  6. Cagliostro
  7. Master Of The Night
  8. Sick Song
  9. Undeads
  10. The King Will Come
  11. Knight Of The Word
Category : Recensioni
Tags : Heavy Metal
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