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22nd Gen2021

Grem – Vita Da Campagna

by Marcello Zinno
Andrea Guazzini si stacca dalle sue esperienze rock per dare alla luce un’opera propria sotto il moniker di Grem. In realtà crediamo sia una via di mezzo tra un vagito e una sperimentazione: Vita Da Campagna è un EP di soli 4 brani ma che offre un’altra interpretazione di rock, un rock fortemente contaminato da ingredienti electro ma che si presenta con abiti indie, due anime che però cozzano particolarmente nella musica di Andrea. Nel brano In Valdichiana Oggi questo conflitto è lampante, soprattutto nel ritornello: liriche morbide e giovanili si appoggiano, in maniera un po’ scomoda, su costruzioni non banali e per nulla da “primo ascolto”. Su questa ambivalenza si muove il concetto di sperimentazione a cui alludevamo prima, a nostro parere un po’ troppo forzato perché indice di due modi di intendere la musica molto diversi: anche i pattern intrecciati di Vorrei (davvero molto curati) suggerirebbero un cantato più professionale o come dire meno frivolo.

Certo, facile parlare bene della titletrack, un brano pop rock che usa (finalmente) gli amplificatori e che ha quell’animo ribelle proprio del rock, ma noi restiamo molto più colpiti dall’elemento musicale dei primi brani, è lì che il progetto Grem può giocarsi le sue carte. A patto di adottare altre soluzioni canore.

Autore: Grem Titolo Album: Vita Da Campagna
Anno: 2021 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock, Electro Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.grem.site
Membri band:
Andrea Guazzini – voce, chitarra, basso, tastiera, batteria
Tracklist:
1. Farfalle
2. In Valdichiana Oggi
3. Vorrei
4. Vita Da Campagna
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock, Nuove uscite
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11th Ott2020

Tugo – Giorni

by Marcello Zinno
I Tugo sono un power trio di giovane formazione ma costituito da musicisti non proprio giovani. Questo è fondamentale per capire la loro musica che a livello sonoro risulta sicuramente attuale, pur guardando molto agli anni 90 e alla prima decade del nuovo secolo. Lo dimostra l’opener, presentata dalla band come “forse il pezzo tagliato meglio intorno alla nostra dimensione di trio” e che risulta un esercizio di indie rock britannico con testi in italiano. Ma le influenze d’oltremanica finiscono lì perché già con Mani si cambia registro e si pesca certo grunge, seppur melodico, tricolore quindi ricompaiono gli anni 90 seppur in forma diversa. Segue Nessuno Vuole Bene Al Bassista che è molto seventies, riff sporchi e ritmo incalzante, il brano più coinvolgente a parer nostro; bello l’inserimento della seconda chitarra sovraincisa che arricchisce il tutto e ne valorizza la costruzione. Con l’ultima Dottore cambia completamente la trama del film, l’uso della sei corde cambia completamente (pregevole) il rock diviene più ispirato, trasversale e compiuto; un brano che centinaia di band si sognerebbero di scrivere alla loro prima uscita.

Nel complesso è breve il nuovo EP dei Tugo, un assaggio ma che regala una impressione positiva, ovvero quella di non pescare dal medesimo paniere musicale: i ragazzi spaziano, si lasciano prendere dalla musica e non intendono auto delimitarsi in termini creativi. Questo ci piace e ci fa ottimamente sperare riguardo il loro futuro musicale.

Autore: Tugo Titolo Album: Giorni
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/tugomusic/
Membri band:
Francesco Mazzini – batteria
Andrea Rossi – basso, voce
Andrea Mordonini – chitarra, voce
Tracklist:
1. Giorni
2. Mani
3. Nessuno Vuole Bene Al Bassista
4. Dottore
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
0 Comm
17th Set2020

Anomalia x2 – I Mostri Siamo Noi

by Simone Rossetti
Capita alle volte di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, non lo si vorrebbe ma così va la vita; inutile stare a rimuginarci sopra, se così dev’essere tanto vale ballare e farlo al nostro meglio. Dico questo perchè personalmente non “amo” certo indie pop italiano (per dirla tutta nessun tipo di indie italiano, pop o rock che sia); non è solo una questione di “piacere” o meno, fin qui non ci sarebbe nulla di male, c’è molto di più ma ci arriveremo piano piano. Cosa sia l’attuale indie italiano non lo so ma devo riconoscere che rispecchia fedelmente lo stato “morente” di questo Paese; è il “vivere” quotidiano di una generazione che bene o male non ha più nulla da perdere (nel senso che ha tutto senza avere realmente nulla) ma che non vuole fare troppo rumore (e rischiare di perdere anche solo un pò di quel nulla), continuare semplicemente a vivere (anzi, vivacchiare) scrivendo canzoncine carine, non troppo banali che forse oggi o domani “sfonderanno” tra i vari social per essere dimenticate il giorno successivo e sperare che la nottata passi (mentre sappiamo bene che non passerà); è un peccato, ma sono scelte, non le giustifico per tutta una serie di motivi, ma ognuno fa, giustamente, quel che vuole della propria vita e della propria arte. La recensione potrebbe anche finire qui ma non sarebbe né giusto né professionale, c’è un lavoro dietro, ci sono delle competenze, c’è artigianalità; gli Anomalia x2 sono un duo marchigiano della provincia di Ancona composto da Daniele Carnali alla chitarra e voce e Emanuele Velieri alle tastiere e voce, accompagnati per questo debut album da Federico Polenta al basso e Antonio Cavina alla batteria.

I Mostri Siamo Noi è un bel titolo (purtroppo), va detto che in questo lavoro (con tutti i suoi limiti) c’è sicuramente del buono ma traspare soprattutto nelle tracce che cercano di distaccarsi da un cantautorato di stampo indie per farsi più personali anche a livello di suono; ad esempio ne Il Testamento con delle belle melodie gitane e quel gusto retrò, oppure in Scappo Di Casa dalle atmosfere latin jazz, anche il brano Il Torcicollo ha dei buoni spunti originali passando da un rock blues iniziale ad atmosfere più soft con l’inserimento di una tromba in sordina, infine L’ascensore che si ascolta piacevolmente ed ha un bel refrain non banale. I testi sono ben scritti anche se la “scuola” è quella del solito cantautorato italico, un misto fra denuncia sociale e buonismo alla “andrà tutto bene”; la voce può piacere o meno (è sempre una questione di gusti) ma il tutto “funziona”, scorre senza sussulti, come un quotidiano vivere senza slanci né rischi, ed è questo il problema; siamo sicuri che molti di voi lettori apprezzeranno questa “attitudine” tipica italiana di raccontare un “mondo” (quello nostrano) fatto di strofa-ritornello-strofa, piacevole ed “intelligente” quanto banalmente inconsistente, canzoncine da cameretta ben confezionate per un pubblico ormai assuefatto a tutto. Qui va un po’ meglio, almeno in alcuni brani c’è la voglia di uscire da certi schemi ma bisognerebbe “osare” un pò di più, basterebbe guardarsi intorno e visto che le qualità ci sono perchè non farlo, perchè non dirlo; è solo una questione di approccio, vedere le cose per quello che sono, l’intuizione del titolo I Mostri Siamo Noi va bene, ma non generalizziamo, non tutti lo sono, molti si sforzano (fra mille difficoltà) di non esserlo, di non diventarlo, allora meglio smascherare apertamente i mostri, quelli veri, il loro fine, quelli che ci vorrebbero simili a loro, siamo inconsciamente (?) caduti nella tela di un ragno (con tutto il rispetto per il ragno) e questo è il risultato.

Una sufficienza è il nostro voto, strappata appunto da quelle tracce che sono un pò meno scontate e che ci lasciano intuire un qualcosa di meglio, siamo solo al primo album e questi “ragazzi” avranno tutto il tempo e le possibilità (e qualità) per affinare il tiro.

Autore: Anomalia x2 Titolo Album: I Mostri Siamo Noi
Anno: 2020 Casa Discografica: Seahorse Recordings
Genere musicale: Indie Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/Anomalia-x2-Daniele-Carnali–1013553235377051/
Membri band:
Daniele Carnali – chitarra, voce
Emanuele Velieri – tastiere, voce
Federico Polenta – basso
Antonio Cavina – batteria
Tracklist:
1. Scacco Matto
2. Rinascere
3. Delitto E Castigo
4. Scappo Di Casa
5. Il Torcicollo
6. Transient
7. Il Programma
8. L’ascensore
9. L’uomo Duplicato
10. Da Grande
11. Il Testamento
12. Ancora C’è
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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06th Set2020

Love Shower Love – Slow Down

by Marcello Zinno
Dopo l’esordio Common Useless Mistakes di cui avevamo parlato a questa pagina, i Love Shower Love tornano con un EP. Il quartetto aveva già in programma la realizzazione di un EP, il blocco dei live causati dalla pandemia mondiale non ha cambiato i loro piani, piuttosto probabilmente li ha accelerati, permettendo loro di uscire a giugno scorso con questa nuova uscita. Lo stile della band non è cambiato, l’indie rock dal suono vintage e dalle incursioni new wave è sempre ben presente nella mentre dei quattro: brani con grandi aperture melodiche (il ritornello di Let You Go la dice già lunga), linee vocali baritonali e cupe che, allineate con il basso profondo conferiscono quel gusto retrò al tutto. Un indie che attinge molto dalla tradizione UK in cui gli arpeggi di chitarra si susseguono e costruiscono l’ampio ventaglio sonoro-melodico oltre che l’elemento che più ci affascina di questa uscita. In Mental ad esempio le sei corde sono ben pensate e mettono in bella mostra un piacere artistico che non è comune, peccato che la parte vocale e i cori sviliscano un po’ il valore compositivo, accostando tutto a qualcosa di indie pop, laddove la band potrebbe puntare a lande art rock ben più singolari.

Dietro questo aspetto si cela a nostro parere il futuro dei Love Shower Love: se la ricerca compositiva è finalizzata all’aspetto melodico e all’obiettivo di piacere ad un pubblico giovane e “spensierato” allora il quartetto potrà continuare su questi binari, ma se si vuole creare qualcosa di ben più particolare e artistico il songwriting può essere perfezionato e reso più ricercato in modo da affascinare così anche palati più esigenti ed allenati.

Autore: Love Shower Love Titolo Album: Slow Down
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/loveshowerlove
Membri band:
Marco Chiodi – basso, voce
Claudio Chiodi – chitarra
Stefano Perfetto – batteria, voce
Davide Genco – voce, chitarra
Tracklist:
1. Let You Go
2. Ring Of Time
3. Mental
4. Dead Fish In A Flamingo Lagoon
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
0 Comm
29th Ago2020

Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)

by Simone Rossetti
Gli Offlaga Disco Pax sono una pagina bianca che da giorni mi si ripresenta puntualmente ed ineluttabilmente davanti agli occhi, sono un senso di inadeguatezza profondo, come voler scalare la vetta più alta dell’Himalaya ben consci della propria futilità urbana, come il primo bacio, la prima carezza, un buco nero; le storie che ci raccontano gli Offlaga sono la storia di questo Paese, la nostra storia (nel bene e nel male), sono la nostra memoria o quel che ne resta; è un mondo che non esiste più, una cultura che non esiste più, e forse anche di quando le cose (nella loro pur bruttezza) avevano un senso; un mondo fatto di storie autobiografiche o comunque “umane”; malgrado facili banalizzazioni non c’è politica nei loro testi, non c’è retorica, c’è semplicemente una resa, quella a mani basse, consapevole, la più nobile di fronte allo scorrere del tempo e dei suoi mutamenti. Parlare degli Offlaga Disco Pax è tutto questo e molto altro, ma devo giustamente partire da un inizio; gli Offlaga sono (erano) Max Collini alla voce e testi, Enrico Fontanelli al basso e tastiere e Daniele Carretti alla chitarra e basso. Reggio Emilia la loro città d’origine; vinsero l’edizione del 2004 del Rock Contest (in quel di Firenze) e l’anno seguente pubblicarono il loro primo album, questo Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione); noi ve lo presentiamo così com’è, in tutta la sua ironia dissacrante, in tutta la sua sensibilità e gentilezza, se poi sia rock o non lo sia questo decidetelo voi, forse ad un primo ascolto può lasciare disorientati soprattutto se ci si aspetta un “qualcosa”, un genere, un “tipo”, dei riferimenti più o meno “classici”.

La musica degli ODP ha principalmente una funzione di introduzione e di accompagnamento, c’è chi la definisce post-punk o new wave, lasciate perdere, la strumentazione varia a seconda del “climax”; basso chitarra batteria, suoni analogici, drum sequencer e distorsioni, non segue un filo logico (è illogica ed è un bene). Poi c’è la voce, c’è Max Collini, c’è la sua poetica, il marcato accento emiliano, un raccontare d’altri tempi che è pura poesia, prosa, narrazione e non saprei quanto altro ancora. Non temete, non succede nulla, può tranquillamente piacervi o meno (a me non piace la pittura di Caravaggio ma il mondo va avanti lo stesso e se va male non è certo perchè non mi piace Caravaggio); curiosità è la parola chiave, forse l’unico approccio giusto, per questo non vogliamo svelarvi nel dettaglio ogni singolo brano, vi possiamo anticipare che si passa dalla “tenera” Kappler (ho messo tenera fra virgolette ma lo è davvero), alla dolcezza amara di Khmer Rossa, c’è l’ironia dissacrante (ma quante volte vi sarete ritrovati con gli stessi pensieri?) di Tono Metallico Standard ma ci sono anche delle riflessioni personali più analitiche seppur nascoste sempre dietro un velo di ironia caustica e pungente, come nella bellissima Tatranky e nella sua considerazione finale “Ci hanno davvero preso tutto! Ci hanno preso tutto”) o in Robespierre (ecco il Paese che ci meritiamo di essere), nella più cupa Enver con un testo “forse” impenetrabile ma certo una dedica ad una persona che si ama e si rispetta “E non sarai mai un emozione da poco”,.  Poi c’è la divertente (ma purtroppo vera) Cinnamon o Piccola Pietroburgo per concludere infine con De Fonseca, semplicemente la fine di una relazione ma raccontata in modo del tutto personale e onesto dagli Offlaga Disco Pax.

Sono storie che ci raccontano di un passato “remoto”, vero, ma non c’è mai nostalgia o facile retorica del tipo “si stava meglio quando si stava peggio”, anzi, a ben vedere sono storie quanto mai attuali, sono cambiati i contorni, i luoghi, un intero mondo, ma certe emozioni, le sensazioni, le relazioni, saranno sempre le stesse, ci sarà sempre un Kappler per ognuno di noi o una Khmer Rossa nei nostri sogni, perchè è così che va la vita. Seguiranno altri due album (Bachelite del 2008 e Gioco di Società del 2012), nel 2014 la prematura scomparsa di Enrico Fontanelli sancirà lo scioglimento del gruppo, seguiranno altre strade, altri percorsi di vita. Per la prima volta (e me ne assumo la responsabilità) non assegnerò alcun voto, Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione) avrà un semplice s.v. (senza voto), vi starete chiedendo il perchè; ci ho riflettuto bene, sia un 10 che uno 0 sarebbero stati altrettanto giusti, il voto a questo album può essere solo ed unicamente vostro (ascoltandolo capirete il perchè), una nostra valutazione sarebbe stata inutilmente soggettiva e a ben vedere non gli avrei comunque reso merito, quello che noi possiamo fare è di consigliarvelo, quello che potete fare voi è di ascoltarlo, male che vada avrete trovato il vostro Caravaggio.

Autore: Offlaga Disco Pax Titolo Album: Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
Anno: 2005 Casa Discografica: Santeria
Genere musicale: Rock Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/offlagadiscopax
Membri band:
Enrico Fontanelli – basso, tastiere
Daniele Carretti – chitarra, basso
Max Collini – voce
Tracklist:
1. Kappler
2. Enver
3. Khmer Rossa
4. Cinnamon
5. Tono Metallico Standard
6. Tatranky
7. Robespierre
8. Piccola Pietroburgo
9. De Fonseca
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
2 Comm
18th Giu2020

The Young Nope – Gulp!

by Marcello Zinno
Full-lenght dei giovani The Young Nope, band proveniente dall’Abbruzzo e fortemente influenzata dalla scena locale, una regione che pullula di realtà e di eventi dedicati all’indie rock. Ma i ragazzi ci giocano mescolando il classico indie rock, tutto chitarre pulite e melodie, con suoni un po’ più vintage (Sei Un Rolling Stone) e distorsioni che tentano di dare una parvenza di rock deciso (Preso Blu). Ne escono fuori diversi canali musicali che cambiano coordinate da un brano all’altro, come se i ragazzi dovessero trovare ancora una loro identità ben definita: se già si confrontano l’opener puramente indie e un brano decisamente più maturo come Chiudi Gli Occhi si ha la sensazione che ci si trovi al cospetto quasi di due band diverse. E su questi multiformi terreni che si muove il gioco dei The Young Nope, un gioco che non sa se trovarsi comodo negli habitat sporchi del rock o se invece ammaliare le persone con melodie orecchiabili: ne è l’emblema Mi Piace Bere (Mi Piati Tu) che rappresenta un altro esempio di indie rock (diremo anche indie pop per la costruzione) ma con le distorsioni attive e cariche tanto da mascherarlo a brano rock. Il problema è che questo gioco rischia di scontentare tutti, chi vuole pezzi più potenti e chi invece è abituato a tracce radiofoniche; eppure le capacità dei ragazzi non mancano, ci piace anche l’interpretazione vocale, ma il tutto andrebbe finalizzato a parer nostro verso un concetto di musica, il progetto The Young Nope dovrebbe essere identificato tramite una personalità musicale precisa, il che non vuol dire proporre sempre le medesime cose ma avere un’idea di musica che permetta di essere riconoscibili tra tanti.

Un momento davvero piacevole è dato da Cento Fiori in cui davvero escono fuori le influenze dei Black Keys e soprattutto i ragazzi sembrano più spontanei, più a loro agio e più assetati di rock; bella anche la parte strumentale sul finire di Subliminale. Da seguire per capire come evolveranno.

Autore: The Young Nope Titolo Album: Gulp!
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock Voto: 6
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/theyoungnope
Membri band:
Pierpaolo Saccomandi – chitarra, voce, synth
Pier Paolo Tancredi – batteria, percussioni, voce
Pierluca Dolceamore – basso, synth
Tracklist:
1. Calcare
2. Preso Blu
3. Sei Un Rolling Stone
4. Cento Fiori
5. Chiudi Gli Occhi
6. Mi Piace Bere (Mi Piaci Tu)
7. Subliminale
8. Stare Male È Uno Stato Mentale
9. Reso Fonico
10. Musica Per Un Film
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
0 Comm
15th Giu2020

Seville – Who Has Decided For Us

by Sara Fabrizi
L’esordio discografico del quartetto padovano che spazia fra indie rock e psichedelia di matrice sixties è un interessante, malinconico ma al contempo reattivo, album. Who Has Decided For Us è un titolo emblematico che pone l’accento su accadimenti subiti, su un destino incombente nei confronti del quale si ha nullo potere decisionale. Da qui le atmosfere intrise di malinconia e indolenza, rese molto bene dalle sonorità lo-fi tipiche dell’indie rock. Ma c’è anche una matrice che richiama una psichedelia d’altri tempi, quelli magari in cui si viveva in maniera più propositiva e carica di speranza. La mia impressione è che questo album sia tematicamente in tensione fra i 2 estremi di uno spettro che vanno da un atteggiamento rassegnato a un atteggiamento di reazione e voglia di cambiare. Tensione che si traduce a livello musicale nello spaziare fra l’indie e il rock classic psychedelic. I 7 episodi di questo percorso fra alti e bassi denotano compattezza e omogeneità fra i brani e all’interno di ognuno di essi. In ogni pezzo le 2 componenti dello spettro sono in perfetto equilibrio, in ognuno di essi si delinea la via d’uscita da una situazione subita nostro malgrado.

Certe atmosfere più fumose, chiaro richiamo anche alla new wave, si dissolvono poi in una verve rock che ci carica di energia. Dall’ascolto ne usciamo riflessivi ma anche fiduciosi di poter volgere avversità e sconfitte a nostro vantaggio. Un album bello e che riesce anche a farci del bene.

Autore: Seville Titolo Album: Who Has Decided For Us
Anno: 2020 Casa Discografica: Costello’s Recors
Genere musicale: Indie Rock, Psichedelia, Indie Pop Voto: 8
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/SevilleBandOfficial
Membri band:
Federico Ruzza – voce, chitarra, percussioni
Sebastiano Nalin – chitarra, tastiere, voce
Matteo Santaterra – basso, synth, voce
Michele Tedesco – batteria, percussioni
Tracklist:
1. No Streets To Run
2. Susanne
3. Dirt
4. Still You (Nothing Has Changed So Far)
5. False Man
6. Sunday Drivers
7. Regards
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
1 Comm
27th Mag2020

Mida Maze – Happy Death

by Raffaele Astore
I Mida Maze, romani, si formano nel 2015 quando Floriana Chiaramonte (voce e chitarra) e Umberto Duca (basso e synth) si incontrano per iniziare quella proficua collaborazione che li porta a mettere in atto idee e brani di Floriana e, successivamente, a scriverne di nuovi, così da mettere insieme e fondere le loro diverse esperienze e sensibilità. Tra l’altro i due provvedono direttamente anche all’arrangiamento dei pezzi e alla realizzazione di un video realizzato con strumenti poveri in casa propria, quasi un vero e proprio set cinematografico “fai da te”. I Mida Maze si esibiscono dal vivo come power trio composto da voce/chitarra, basso/synth e batteria e diventano poi produttori di se stessi come molte band agli esordi ma con una concezione di libertà musicale di tutto rispetto. Questo album d’esordio, dal titolo quasi di sbeffeggio, Happy Death, ci presenta una band che è dedita all’indie rock, e lo si capisce dal brano di apertura Scary Bed, dove proprio quell’indie cui accennavamo, e il senso di questo esordio lo si percepisco tutto d’un pezzo. Il duo composto da Floriana Chiaramonte alla voce e chitarra e Umberto Duca al basso e synth, durante i loro live si avvale del contributo della batterista Misa Asci.

Dopo Scary Bed il passaggio a A Strange Romance è spontaneo tant’è che la ritmica del pezzo è così coinvolgente come tutto il brano che risulta essere ben riuscito mentre con Fell Down On My Knees il ritorno ad un rock più vellutato è del tutto spontaneo, segno questo che la consecutività dei pezzi non deriva da scelte casuali. A22 con il ritmo chitarristico e un basso che giocano il loro indie più forsennato è uno dei pezzi che più affascinano, come lo è la tranquillità che emana, su un dondoleggiare chitarra-voce il successivo Astronaut che porta verso quella felice morte del pezzo seguente, Happy Death, da cui il titolo al disco d’esordio dei Mida Maze. L’ispirazione dei brani portano ad un unico filo conduttore, e che cioè la morte rende finalmente libero l’uomo, una proposta che conduce a pensare a quelle manie distruttive di un certo Jim Morrison, o di altri personaggi simili a lui, che hanno cercato la libertà nella morte cantandone le vicende.

Questo esordio viaggiando su binari di diversi stili musicali che vanno da influenze garage ad un post-punk prima maniera, ma anche alla wave, è da subito un disco d’esordio ricco per generi e ben congegnato in ogni suo passaggio, segno che la band romana dei Mida Maze è già matura per nuove esperienze.

Autore: Mida Maze Titolo Album: Happy Death
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock Voto: 7
Tipo: CD Sito: https://www.facebook.com/MidaMaze/
Membri band:
Floriana Clermont – voce, chitarra
Umberto Duca – basso, synth, vocoder
Misa Asci – batteria
Tracklist:
1. Scary Bed
2. A Strange Romance
3. Fell Down On My Knees
4. A22
5. Astronaut
6. Happy Death
7. Face Off
8. Not Too Much
9. Pop
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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19th Mag2020

Warmhouse – 1984

by Marcello Zinno
Arrivano dalla Puglia e sono una giovane realtà di indie rock. L’indie rock è una piovra dalle decine e decine di tentacoli diversi che si muovono (e si sono mossi) autonomamente, ciascuno prendendo una forma sua e confrontare una band indie con un’altra spesso sembra risultare se non folle, arduo. Ma con i Warmhouse si poggiano entrambi i piedi nell’indie rock UK, quello che ha dato i natali a band come Franz Ferdinand e Interpol, con quei suoni doverosamente vintage, il synth a tessere melodie di base e la batteria (o meglio il rullante) che dà la cornice al tutto. Su questo ultimo elemento a nostro parere i Warmhouse si distinguono, perché l’incedere tipico indie rock britannico manca (fatta eccezione per qualche passaggio come la seconda parte di Molko Monday), piuttosto il quartetto tende ad inglobare un concept più art rock, seppur avvolto da una grossa nebbia retrò. Così nasce una Marbel, interessante visione rock con un incedere emotivo e un carisma dark di sottofondo, traccia che mette in luce l’originalità artistica del progetto. Sfumature laccate e curate presenti anche nell’ultima Pearl Moon, brano che vive di elettricità nel chorus ma che sa essere ammaliante e non a tutti i costi dirty. Un EP dalla luce originale che speriamo si evolva in una discografia prolifica.

Autore: Warmhouse Titolo Album: 1984
Anno: 2020 Casa Discografica: Spazio Dischi
Genere musicale: Indie Rock Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: www.facebook.com/warmhouse.music
Membri band:
Francesco Elios Coviello – voce, synth
Agostino Nestola – chitarra, synth
Davide Cimmarusti – batteria, voce
Pasquale Monti – basso
Tracklist:
1. 1984
2. Molko Monday
3. Marbel
4. Pearl Moon
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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07th Mag2020

Scuse Inutili – Come Pensi Di Scappare

by Paolo Tocco
Bella poetica e filosofia quella di accettare i propri vizi, mai negare i propri punti luce e neanche le zone d’ombra. Ed è solo allora che il tutto si completa. Come concetto, a chiacchiere, è affascinante. Ma temo che, italiani come siamo, pochi sappiano davvero andare oltre le becere chiacchiere. Ripenso alla forma con i suoi vizi ma penso anche a quella schiavizzante abitudine che abbiamo a cancellarli, i vizi dico. Siamo tutti dediti alla forma estetica perfetta. E ci concentriamo su quello e non su altro… nonostante le chiacchiere dicano il contrario. Tutti i dischi suonano uguali. Tutti i suoni si ripetono. Tutte le soluzioni sono già sentite. Sia chiaro: non è legge o obbligo essere per forza originali…non parlo di novità, ma di personalità. Ed è un concetto ben diverso…i difetti di una personalità sono cose preziose e ormai rarissime da vedere messe in bella mostra. Ascolto questo esordio dei toscani Scuse Inutili dal titolo Come Pensi Di Scappare e, sempre secondo il mio umilissimo ascolto, di dischi così ne trovo a iosa. I primi a cui penso sono i miei conterranei Voina…un esempio solo, ma potrei farne tanti altri. Questo post-rock, post un poco tutto, queste voci corali, questo muro di suono che perde di definizione e che copre in un “caos” di rabbia e rivoluzione tanti dettagli che per catturarli bisogna sforzarsi. Certamente…è il genere…”si fa così”…come il jazz non si fa in altro modo, ma penso solo che in uno scenario indie dove dovremmo avere varianze personalissime, dove ognuno ha una voce che sia soltanto sua, con tutti i suoi difetti, beh mi prende male trovare invece tanti cloni. Copiare stili e forma è un discorso alla mainstream, non per artisti indipendenti. Non trovate?

Archiviato questo concetto direi che l’estetica di questo esordio è ben fatta, equilibrata, belle canzoni che spesso si accomodano dentro soluzioni melodiche molto sognanti. Questo disco mi piace soprattutto quando prende dei respiri e si concede spazio per pensare. Belli i suoni di batteria, interessante i suoi arrangiamenti. Per il resto non ho ispirazione per dire altro se non che Come Pensi Di Scappare è un disco che personalmente si tuffa nel cestone dei tanti dischi indie rock dai suoni eccessivamente esasperati e dove, anche pescando a caso, faccio davvero difficoltà a trovare tratti di riconoscibilità. Di fronte alle mode mi spengo, me ne scuso. Però almeno, a differenza di molti suoi simili, questo disco ha carattere nella produzione.

Autore: Scuse Inutili Titolo Album: Come Pensi Di Scappare
Anno: 2020 Casa Discografica: Autoproduzione
Genere musicale: Indie Rock Voto: 5
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/ScuseInutili/
Membri band:
n.d.
Tracklist:
1. Difetti
2. Polvere
3. Silenzio
4. Muscoli
5. Paglia
6. Palato
7. Parentesi
8. Sabbia
9. Morsi
10. Voci
11. Ovvio
Category : Recensioni
Tags : Indie Rock
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