• Facebook
  • Twitter
  • RSS

RockGarage

      

Seguici anche su

        Il Rock e l'Heavy Metal come non li hai mai letti

  • Chi siamo
  • News
  • Recensioni
  • Articoli
  • Live Report
  • Foto Report
  • Interviste
  • Regolamento
  • Contatti
  • COLLABORA
22nd Ago2020

King’s X – XV

by Fabio Loffredo
Non bastano tre anni di pausa per far tornare idee ai King’s X e non manca nemmeno il supporto per la seconda volta di un produttore come Michael Wagener, perché XV è forse il disco meno riuscito della band. Nei brani si sente una band demotivata che ricicla un po’ troppo quel che è stato fatto fino ad allora, anche se alcuni brani non sono poi così male. Pray è hard rock aspro e molto seventies, Blue ha melodie più dilatate, Repeating Myself che cambia sound e diventa più atmosferico e progressivo. A seguire c’è Rocket Ship, brano stanco e con pochissime idee, forse uno dei meno riusciti del trio statunitense e Julie, una ballad romantica ed in parte acustica. I King’s X ricominciano a correre, ritmicamente parlando con Alright, brano dalle venature punk ed eccesso di minimalismo che c’è in Broke. Stesso discorso per I Just Wanna To Live, brano che sembra essere stato scritto proprio solo per “contratto” e Move cerca di smuovere l’aria con un sound più corposo e in parte psichedelico. Mancano pochi brani come I Don’t Know, più ispirato e vicino a un sound più prog, Stuck prosegue su strade semplici e troppe volte solcate e Go Tell Somebody che ha più energia.

Stesso discorso per le due bonus track, Love And Rockets (Hell’s Screaming), che ha però un ritornello più avvolgente e No Lie, un bel blues, accattivante e divertente con Ty Tabor che si diverte a ricreare il particolare sound della chitarra di Brian May dei Queen nei solos. Ad oggi la band è ancora ferma, anche se ha continuato a suonare dal vivo, ma nel 2012 Jerry Gaskill ha un attacco di cuore che fortunatamente riesce a superare. La band dichiara per molti anni di essere pronta per tornare con nuovi brani e nel 2018 trovano una label australiana indipendente, la Golden Robot Records, ma i King’s X continuano a rimanere fermi.

Autore: King’s X Titolo Album: XV
Anno: 2008 Casa Discografica: Inside Out Music
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 5,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce

Speial guests:
Wally Farkas – cori
Tim Heap – cori
Dave Williams – cori
Bro. Jeremiah Loudenphat – cori
Allen Thomason – cori
Michael Wagener – cori
Tracklist:
1. Pray
2. Blue
3. Repeating Myself
4. Rocket Ship
5. Julie
6. Alright
7. Broke
8. I Just Want To Live
9. Move
10. I Don’t Know
11. Stuck
12. Go Tell Somebody
13. Love And Rockets (Hell’s Screaming) (Bonus Track)
14. No Lie (Bonus Track)
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
15th Ago2020

King’s X – Ogre Tones

by Fabio Loffredo
Chiuso il contratto con la Metal Blade, i King’s X approdano alla label tedesca Inside Out Music, specializzata in progressive rock e progressive metal, che spinge la band a riappropriarsi di quelle sonorità più progressive di album come Gretchen Goes To Nebraska, il loro capolavoro. Il risultato è incerto, perché la band sembra forzare questo consiglio anche se Ogre Tones racchiude una serie di brani affascinanti e ben costruiti, ma manca qualcosa, forse la voglia di continuare ad essere i King’s X di una volta, anche sotto la supervisione di un produttore come Michael Wagener. Alone fa esplodere la rabbia nella voce iniziale di Doug Pinnick, ma il brano prosegue con linee melodiche ben marcate e riaffiorano le potenzialità progressive della band, Stay e Hurricane si barricano in un sound sempre più progressivo e più in linea con i primi album, ma un tentativo forzato e poco onesto, anche se i brani scivolano via piacevolmente. A seguire c’è Fly, brano molto più hard rock e trascinante con i riff di chitarra di Tabor molto più aggressivi e il drumming di Gaskill più fantasioso e tecnico e If, power ballad d’effetto. Il trio statunitense torna al crossover con Bebop, tra hard funky e trascinante hard rock e accenni a Tutti Frutti di Little Richard, uno dei migliori brani in assoluto di Ogre Tones.

C’è poi Honesty, avvolgente e piacevole ballata folk acustica, Open My Eyes, dove viene riacceso l’amplificazione e viene ridata distorsione alla chitarra di Tabor e Freedom, che ritorna veramente ai primi tre dischi della band, ottimo brano che in definitiva conferma il marchio King’s X, per sound, armonie e atmosfere. A seguire Get Away, dove ammalianti atmosfere in parte orientali e anche molto progressive abbracciano l’ascoltatore portandolo nel mondo migliore dei King’s X, quello più creativo e particolare. Fortunatamente Ogre Tones cresce brano dopo brano e dopo arriva Sooner Or Later, altra ottima track, dalle melodie aperte e cullanti ma sempre molto elettriche e di una lunghezza dilatata a sette minuti per il passionale e psichedelico guitar work di Ty Tabor; poi Mudd, altro ottimo brano dalle ritmiche cadenzate ma con chitarra dai riff duri e potenti e le sempre affascinanti armonie vocali e beatlesiane.

Ancora due brani, Goldilox (Reprise), la continuazione di un brano che appariva nel loro primo album Out Of The Silent Planet, sicuramente affascinante e avvolgente ma che non ha la stessa magia e Bam, solo noise sound, con chitarre stridenti e impazzite e una voce radiofonica narrante. I King’s X si riprendono una lunga pausa, tre anni, prima di ritornare con dei brani inediti.

Autore: King’s X Titolo Album: Ogre Tones
Anno: 2005 Casa Discografica: Inside Out Music
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce
Tracklist:
1. Alone
2. Stay
3. Hurricane
4. Fly
5. If
6. Bebop
7. Honesty
8. Open My Eyes
9. Freedom
10. Get Away
11. Sooner Or Later
12. Mudd
13. Goldilox (Reprise)
14. Bam
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
01st Ago2020

King’s X – Live All Over The Place

by Fabio Loffredo
Per concludere il contratto Metal Blade, band e label decidono di pubblicare il primo live del trio statunitense. Live All Over The Place è un buon album, fresco, sincero e trascinante e la dimensione live, almeno in questo ultimo periodo, è il loro migliore volto. Groove Machine apre il concerto all’insegna dell’hard rock dalle tinte soul grazie alla voce sempre più calda di Doug Pinnick, un hard rock che diventa più aggressivo con Dogman, brano che trascina di più proprio in versione live e Believe, con armonie vocali ben riprodotte anche in versione live. Altri ottimi brani in questo primo CD sono Over My Head, che rimane il miglior brano dei King’s X e qui in una versione strepitosa con un gran bell’assolo della chitarra di Ty Tabor e un’ottima performance vocale di Pinnick e Manic Depression, cover del classico di Jimi Hendrix con Jeff Ament dei Pearl Jam come ospite al basso. Il secondo CD si apre con un lungo set acustico (ben sette brani) anche se di acustico c’è ben poco visto che la chitarra di Tabor è elettrica o almeno elettrificata, scorrono però ottimamente brani come la splendida The Difference e anche (Thinking And Wondering) What I’m Gonna Do, le migliori di questa parentesi finta acustica. A seguire altre ottime versioni di Summerland, meravigliosa come sempre e di We Were Born To Be Loved, trascinante più che mai.

A chiudere definitivamente il CD c’è Moan Jam, lungo brano elettrizzante, più di undici minuti che fanno capire che e le idee scarseggino, di energia e di passione ce n’è ancora tanta e una Over My Head in versione più minimale e scarna, ma sempre fantastica. Il prossimo passo sarà nuovamente un cambio di label e un nuovo album di inediti.

Autore: King’s X Titolo Album: Live All Over The Place
Anno: 2004 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce

Special Guest:
Jeff Ament – basso in Manic Depression
Tracklist:
Disc 1:
1. Groove Machine
2. Dogman
3. Believe
4. Little Bit Of Soul
5. Complain
6. Over My Head
7. Manic Depression
8. Black Like Sunday
9. Finished
10. Screamer
11. Johnny

Disc 2:
1. The Difference (Acoustic)
2. (Thinking And Wondering) What I’m Gonna Do (Acoustic)
3. Mr. Evil (Acoustic)
4. Mississippi Moon (Acoustic)
5. Goldilox (Acoustic)
6. Everybody Knows A Little Bit (Acoustic)
7. A Box (Acoustic)
8. Talk To You
9. Visions
10. Cigarettes
11. Summerland
12. We Were Born To Be Loved
13. Moan Jam
14. Over My Head (Acoustic) (Unlisted Track)
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
25th Lug2020

King’s X – Black Like Sunday

by Fabio Loffredo
I King’s X non riescono più a ripercorrere i successi e le idee del passato e nemmeno il contratto con la Metal Blade riesce nell’intento; Black Like Sunday è l’ultimo album con la label, ma non è un album di inediti, anzi per precisione gli inediti ci sono perché ogni brano è preso da vecchi demo e brani nati e costruiti ad inizio anni ottanta, prima di Out Of The Silent Planet, ma il risultato non è dei migliori. Le tracce sono godibili, ma si sente che è un lavoro forzato, forse proprio per chiudere la storia con la Metal Blade, brani brevi, eccezione per alcuni di loro, con un sound un po’ riciclato. Black Like Sunday ha un forte groove e riff di chitarra molto aggressivi, Rock Pile ha anche una vena punk, la voce filtrata di Pinnick e un ritornello al contrario melodico; ancora Danger Zone, brano più cadenzato e sempre ispirato ai Beatles. A seguire c’è Working Man, che conferma di essere un brano scritto ad inizio carriera, ma con un sound più al passo con i tempi e ancora c’è Dream, con il basso di Pinnick che insieme al drumming di Gaskill sorregge il tutto, arriva poi la chitarra di Tabor e la voce più sensuale di Pinnick e nel ritornello ci sono anche ritmiche reggae che lo accompagnano. C’è ancora spazio per Finished, brano molto simile a quanto già sentito dal trio statunitense, per Screamer, uno dei loro brani più psichedelici, per Bad Luck, travolgente e aggressivo e per Down, ballad psichedelica e romantica e con affascinanti armonie vocali.

C’è spazio ancora per altri cinque brani: Won’t Turn Back, breve e ancora una volta dalle venature punk, Two, altro brano breve che non arriva ai tre minuti di durata ma si riascoltano i King’s X dei primi album ma con atmosfere più scarne; You’re The Only One, brano molto seventies e trascinante e da una marcata vena commerciale. Chiudono il CD Johnny, il brano più lungo mai scritto dai King’s X, quasi dodici minuti di ottime atmosfere tra progressive, psichedelica e hard rock, ritmiche cadenzate e un lungo guitar solo di Ty Tabor, in pieno psychedelic style e Save Us, al contrario brano brevissimo, poco più di due minuti nuovamente molto punk e veloce. Bella la copertina, scelta dai fan, Si chiude un’altra fase della storia dei King’s X e un’altra si sta riaprendo.  

Autore: King’s X Titolo Album: Black Like Sunday
Anno: 2003 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce        
Tracklist:
1. Black Like Sunday
2. Rock Pile
3. Danger Zone
4. Working Man
5. Dream
6. Finished
7. Screamer
8. Bad Luck
9. Down
10. Won’t Turn Back
11. Two
12. You’re The Only One
13. Johnny
14. Save Us
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
18th Lug2020

King’s X – Manic Moonlight

by Fabio Loffredo
Passa solo un anno da Please Come Home…Mr. Bulbous di cui abbiamo parlato qui e i King’s X sono già pronti con un nuovo album, Manic Moonlight. Il trio statunitense minimizza il proprio sound, lo rende più scarno e più semplice e il risultato non è come tutti prevedevano. Ci sono ottimi brani ma spesso il sound sembra essere riciclato e le idee iniziano nuovamente a non essere molto adeguate. Believe ha riff di chitarra decisi e graffianti anche se meno potenti, un guitar solo molto seventies e hendrixiano con effetto wah wah, la voce di Pinnick è sempre più soul e il ritornello è molto melodico e orecchiabile; Manic Moonlight è la titletrack, brano che rafforza i riff di chitarra e diventa anche psichedelico in parte e ancora Yeah, sorretto dal basso di Pinnick, acido e distorto e tornano i King’s X dei primi album e anche i cori più marcati e le melodie beatlesiane. Anche gli altri brani hanno il loro perché seppur senza particolari novità e False Alarm è una ballad avvolgente; Static ha ancora una volta forti tentazioni psichedeliche anche se è troppo ripetitivo e ossessivo e Skeptical Winds invece sviluppa la parte funky e soul, la vena che sembra vestire meglio gli ultimi King’s X e che sembra seguire le stralunate sonorità dei Primus.

Ci sono altri quattro brani, The Other Side, dai risvolti blues e soul e con belle armonie vocali, Vegetable, il brano più hard rock e trascinante dell’album, Jenna, sempre più psichedelico e soul e con altri tentativi di avvicinarsi al sound dei primi album e Water Ceremony, brevissimo outro di circa 16 secondi di rumori vari. La band va avanti e continua a suonare dal vivo e a recuperare forze e idee convincenti per continuare ad andare avanti.

Autore: King’s X Titolo Album: Manic Moonlight
Anno: 2001 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce
Tracklist:
1. Believe
2. Manic Moonlight
3. Yeah
4. False Alarm
5. Static
6. Skeptical Winds
7. The Other Side
8. Vegetable
9. Jenna
10. Water Ceremony
Category : News
Tags : King's X
0 Comm
11th Lug2020

King’s X – Please Come Home…Mr. Bulbous

by Fabio Loffredo
Con la Metal Blade i King’s X hanno meno pressioni, la label dà loro modo di esprimersi, il trio statunitense ha più libertà di scrittura e in effetti Please Come Home…Mr. Bulbous è un album più vario, più scorrevole e che cerca di tornare in qualche modo ai primi tre album, anche se è impresa assai ardua. I vari brani sono però più personali e più King’s X, questo è un punto a loro favore. Ci sono i King Crimson di Red in Fish Bowl Man, specialmente nei riff di chitarra di Ty Tabor, riff che diventano più aggressivi durante la durata del brano e le armonie vocali, oramai marchio di fabbrica della band, completano il senso della parola progressive in questo brano e c’è poi Julia, splendida song dalle armonie vellutate e psichedeliche: mai come in questo brano è in evidenza il gusto melodico nel songwriting della band, anche se nel finale il sound diventa più heavy e torna il gusto grunge con riferimenti ai Nirvana e agli Alice In Chains. Ancora She’s Gone Away, dove c’è sempre un forte gusto melodico e sempre arricchito da riff che portano il brano a vibrare hard rock. A seguire c’è Marsh Mellow Field, brano molo più heavy e trascinante, When You’re Scared, che recupera onde fortemente psichedeliche e Charlie Sheen, dedicato al famoso attore statunitense, brano più semplice, diretto e solare.

Altri quattro brani prima della fine del CD. Smunge, dove tornano le melodie beatlesiane e c’è anche un tocco di crossover per il cantato filtrato e rap in alcune strofe del brano e Bitter Sweet, spesso qui la melodia prende il sopravvento. Chiudono il CD Move Me e Move Me, Pt. 2, due brani legati l’un l’altro che insieme oltrepassano i dodici minuti di durata e il sound non cambia, diventando anche un po’ ripetitivo. L’album però piace e dà la possibilità ai vari componenti della band di dedicarsi a progetti paralleli, Jerry Gaskill nello stesso anno è ospite in Let It God, il nuovo album dei Galactic Cowboys e insieme a Doug Pinnick danno vita ad una  nuova band, i Supershine e Ty Tabor oltre a mixare lo stesso album, partecipa al secondo album dei Platypus, Ice Cycles, sempre in compagnia di compagni d’avventura formidabili, come John Myung dei Dream Theater al basso, l’ex Dream Theater Derek Sherinian alle tastiere e Rod Morgenstein (Dixie Dregs, Steve Morse Band, Winger) alla batteria.

Autore: King’s X Titolo Album: Please Come Home…Mr. Bulbous
Anno: 2000 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce
Tracklist:
1. Fish Bowl Man
2. Julia
3. She’s Gone Away
4. Marsh Mellow Field
5. When You’re Scared
6. Charlie Sheen
7. Smudge
8. Bitter Sweet
9. Move Me
10. Move Me, Pt. 2
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
04th Lug2020

King’s X – Tape Head

by Fabio Loffredo
Con Tape Head inizia una nuova fase per i King’s X, la Metal Blade li porta a tornare a creare canzoni in studio, tutti e tre insieme, diversamente da come fatto negli ultimi anni dalla band dove ognuno arrivava in studio con materiale e idee già scritte singolarmente e il risultato è un album che torna indietro nel tempo e che vuole ugualmente guardare al futuro. Groove Machine cerca di tornare al vecchio sound della band, la Metal Blade dà loro molta fiducia e li lascia ricreare quel sound con cui si sono fatti conoscere, hard rock impetuoso nei riff di chitarra e melodie nei cori e nei momenti psichedelici e Fade, mid tempo molto trascinante e dalle belle armonie vocali; ancora Over And Over, ottima power ballad che fa da collante a Ono, altro brano aggressivo e avvolgente. Con Tape Head i King’s X sembrano aver ritrovato la propria strada e lo dimostrano anche con brani come Cupid, dove tornano i Beatles con una vena più rock nelle melodie, come Ocean, dove è più marcata la vena psichedelica e melodie vellutate e raffinate, come Little Bit Of Soul, che poco si discosta dal sound del brano precedente e come Hate You, che prosegue su un sound dove la melodia è in primo piano.

Discorso diverso per Higher Than God, sempre mid tempo, riff più graffiante e voce più soul, mentre in Happy ci sono percussioni tribali e sempre soul music e non solo nelle parti vocali di Doug Pinnick. Nel finale la power soul ballad Mr. Evil, con qualche sconfinamento anche verso il country e il blues, World, brano più veloce e metal e Walter Bela Farkas, traccia registrata dal vivo e con come ospite alla voce Wally Farkas, cantante e chitarrista dei Galactic Cowboys, brano praticamente finto, urla folli e pazzesche e chitarre che creano solo un noise sound un po’ fastidioso, poco più di due minuti per divertire il pubblico. Tape Head è ben accolto da pubblico e critica, ma i primi tre album sono difficili da raggiungere.

Autore: King’s X Titolo Album: Tape Head
Anno: 1998 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce

Special guest:
Wally Farkas – voce in Walter Bela Farkas
Tracklist:
1. Groove Machine
2. Fade
3. Over And Over
4. Ono
5. Cupid
6. Ocean
7. Little Bit Of Soul
8. Hate You
9. Higher Than God
10. Happy
11. Mr. Evil
12. World
13. Walter Bela Farkas (Live Peace In New York)
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
27th Giu2020

King’s X – Best Of King’s X

by Fabio Loffredo
Come già scritto in occasione della recensione di Ear Candy disponibile a questo link, l’Atlantic Records decide di non rinnovare il contratto ai King’s X, per le scarse vendite, ma per chiudere fa uscire un best of, e chiede alla band almeno quattro brani mai pubblicati fino ad allora. L’occasione è buona anche per la band che prende tempo, due anni per decidere il loro futuro, per riflettere e per cercare di capire il perché delle poche vendite e prendere provvedimenti, cercando di tornare a scrivere musica meno vicina al grunge e più King’s X. Best Of King’ X non aiuta però molto perché la label vuole recuperare soldi, il loro solo interesse, e la scelta va a quei brani più diretti e meno fantasiosi e infatti  Out The Silent Planet e Gretchen Goes To Nebraska sono qui rappresentati con solo quattro brani e la strada da riprendere dovrebbe essere proprio quella.

Ugualmente la scelta dei brani inediti da pubblicare, unico motivo per cui state leggendo questa recensione, non è delle migliori, la band non ha tempo per scrivere e pensare nuovi brani che possano soddisfare la label e vengono scelti alcuni demo autoprodotti e mai utilizzati pubblicati intorno al 1996. Sally, è un po’ troppo Pearl Jam, con chitarre molto seventies e parti vocali sempre con istinti beatlesiani, vera ossessione della band statunitense, April Showers, brano più metal e trascinante, con chitarra wah wah, forti atmosfere hippie e seventies, ma forse troppo ripetitivo e con un finale fortemente hendrixiano che si impossessa di Ty Tabor e della sua chitarra; Lover, breve ballad acustica e folkloristica, figlia di Led Zeppelin III, ma che poi diventa elettrica e più trascinante e c’è poi il vero motivo del valore di questa raccolta, ovvero Over My Head in versione live, splendida, d’impatto, presa dall’apparizione dei King’s X al concerto di Woodstock 94 e in versione estesa di circa dieci minuti e qui esplode tutta la grandezza della band anche dal vivo, intro vocale molto soul, una delle migliori performance di Doug Pinnick; parte centrale con assolo di chitarra e rallentamenti più blues e psichedelici, il volto migliore dei King’s X.

Ma nulla è perduto, altre porte si stanno aprendo e la Metal Blade, etichetta più specializzata, accoglie a braccia aperte i King’s X.

Autore: King’s X Titolo Album: Best Of King’s X
Anno: 1997 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: s.v.
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce  
Tracklist:
1. King
2. Goldilox
3. Summerland
4. Pleiades
5. It’s Love
6. Mr. Wilson
7. Black Flag
8. Lost In Germany
9. Dogman
10. Cigarettes
11. The Train
12. Looking For Love
13. Life Going By
14. Sally (New Studio Track)
15. April Showers (New Studio Track)
16. Lover (New Studio Track)
17. Over My Head (Live)
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
20th Giu2020

King’s X – Ear Candy

by Fabio Loffredo
L’Atlantic cambia idea e decide di dare un’ultima possibilità ai King’s X, le vendite di Dogman non andarono bene e la label era in procinto di scaricare la band, ma decise di dar loro un’ultima possibilità e Ear Candy fu la prova del fuoco. L’album risultò però privo di idee fresche, il trio cercava di stare con un piede nel sound del momento ma sempre cercando di rimanere fedele al proprio stile musicale, ma il risultato non fu dei migliori. The Train inizia con un arpeggio di chitarra molto atmosferico, ma il brano poi diventa “sporco”, la voce di Doug Pinnick è in parte filtrata, ci sono belle armonie vocali e un guitar work più blueseggiante e (Thinking And Wondering) What I’m Gonna Do ha influenze celtiche e folk con molta chitarra acustica. A seguire c’è Sometimes, brano un po’ scontato, hard rock dalle forti influenze southern, c’è A Box, in cui la band cerca di tornare al sound dei primi tre album, belle melodie, un raffinato gusto beatelsiano e c’è Looking For Love, rock più diretto e senza troppe pretese. L’album è godibile, ma non decolla, la band sembra essersi bloccata, poche idee e anche un po’ confuse, riciclando ciò che hanno fatto nei primi album con un sound più al passo con i tempi.

Ear Candy continua comunque con Mississippi Moon, brano dalle linee molto melodiche, con 67, trascinante, più metal e sempre più “sporco” nei riff di chitarra. Ancora qualche brano come Lies In The Sand (The Ballad Of…), affascinante ballad dal gusto blues (l’anno successivo i Dream Theater pubblicarono su Falling Into Infinity, il brano Lines In The Sand, con ospite alla voce proprio Doug Pinnick), come Run, molto più aggressivo e come Fathers, che continua a percorrere strade già sfruttate dalla stessa band. Gli ultimi tre brani cambiano di poco la situazione, American Cheese (Jerry’s Pianto) è una ballad beatlesiana, Picture, molto primi King’s X e Life Going By, altro brano molto King’s X, ma troppo simile a quanto fatto fino ad ora. Ear Candy conferma le vendite di Dogman, il trio statunitense si è giocato l’ultima carta e l’Atlantic Records scarica definitivamente la band non rinnovando il contratto. Ma i King’s X sono pronti per continuare.

Autore: King’s X Titolo Album: Ear Candy
Anno: 1996 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce
Tracklist:
1. The Train
2. (Thinking And Wondering) What I’m Gonna Do
3. Sometime
4. A Box
5. Looking For Love
6. Mississippi Moon
7. 67
8. Lies In The Sand (The Ballad Of…)
9. Run
10. Fathers
11. American Cheese (Jerry’s Pianto)
12. Picture
13. Life Going By
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
13th Giu2020

King’s X – Dogman

by Fabio Loffredo
Dogman, quarto album della band statunitense, non ebbe un buon successo e iniziarono a crearsi tensioni tra la band e il produttore Sam Taylor. La decisione fu la separazione tra band e produttore. I King’s X si prendono un anno intero per riflettere e per schiarirsi le idee e Ty Tabor lascia momentaneamente la musica per dedicarsi al motocross. Nel 1994 incontrano Brendan O’Brien, ottimo produttore conosciuto per aver dato il suo contributo a band come Pearl Jam, Stone Temple Pilots, Red Hot Chili Peppers, Aerosmith e addirittura Neil Young e il nostro Zucchero; si sente quindi un forte cambio di sound, sicuramente per cercare di cavalcare l’onda del grunge. Dogman è la title track, è un brano più diretto e con arrangiamenti più scarni e con riff di chitarra più duri; già da qui si vede il cambiamento nel sound della band, non manca il ritornello orecchiabile, melodico e beatlesiano e con le armonie vocali, ma il tutto suona più “sporco”. Shoes ha un sound ancora più cupo, intro vocale a cappella e poi uno strano ibrido metal/grunge/doom/blues e ancora Pretend, brano che recupera alcune melodie dei primi album. A seguire c’è Files And Blue Skies, splendido blues lento e con gli ottimi vocalizzi di Doug Pinnick e affascinanti cori, ma anche un passionale guitar solo di Ty Tabor e Black The Sky, dove torna l’hard rock, ma dalle forti influenze Led Zeppelin. Ancora Fool You, dove torna una melodia portante che sfocia poi in un hard rock graffiante, energico ed espressivo.

Ci sono altri brani come Don’t Care, traccia dalle sfumature molto grunge, come Sunshine Rain, dove ritornano per la prima volta in questo album le sfumature psichedeliche. Brani interessanti sono anche Complain, più diretto, un heavy rock dal gusto molto bluesy e Human Behavior che ha quel tocco doom alla Black Sabbath, ma con riff e ritmiche molto Led Zeppelin e ancora Cigarettes, brano dalle forti linee melodiche, ma già sentite nei loro primi tre album e quindi con alcune forzature. Nel finale c’è Go To Hell, tiratissimo brano, breve, molto Nirvana, dalla forte vena punk e Pillow, dove torna il “King’s X sound”. L’ultimo brano è una cover, quel classico a nome Manic Depression di Jimy Hendrix, qui in versione live e molto fedele all’originale. L’album non convinse pienamente pubblico e critica, ma la band si fece apprezzare più che altro dal vivo e la loro apparizione al concerto di Woodstock ’94, fece vendere di più l’album, ma il risultato non convinse l’Atlantic Records, che non rinnovò loro il contratto.

Autore: King’s X Titolo Album: Dogman
Anno: 1994 Casa Discografica: Atlantic Records
Genere musicale: Hard Rock, Progressive Metal Voto: 7
Tipo: CD Sito web: www.kingsxrocks.com
Membri band:
Doug Pinnick – voce, basso
Ty Tabor – chitarra, voce
Jerry Gaskill – batteria, voce

Special Guest:
Brendan O’Brien – tastiere, percussioni
Tracklist:
1. Dogman
2. Shoes
3. Pretend
4. Files And Blue Skies
5. Black The Sky
6. Fool You
7. Don’t Care
8. Sunshine Rain
9. Complain
10. Human Behavior
11. Cigarettes
12. Go To Hell
13. Pillow
14. Manic Depression (Jimi Hendrix)
Category : Recensioni
Tags : King's X
0 Comm
Pagine:12»
Pagina successiva »
  • Cerca in RockGarage

  • Rockgarage Card

  • Calendario Eventi
  • Le novità

    • At First – Deadline
    • Rainbow Bridge – Unlock
    • Typhus – Mass Produced Perfection
    • Hybridized – Hybridized
    • Methodica – Clockworks
  • I Classici

    • Quiet Riot – Alive And Well
    • Pallas – XXV
    • Offlaga Disco Pax – Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
    • Mountain – Masters Of War
    • King’s X – XV
  • Login

    • Accedi
  • Argomenti

    Album del passato Alternative Metal Alternative Rock Avant-garde Black metal Cantautorale Crossover Death metal Doom Electro Rock Folk Garage Glam Gothic Grunge Hardcore Hard N' Heavy Hard Rock Heavy Metal Indie Rock Industrial KISS Libri Marillion Metalcore Motorpsycho Motörhead New Wave Nu metal Nuove uscite Post-metal Post-punk Post-rock Power metal Progressive Psichedelia Punk Punk Rock Radio Rock Rock'N'Roll Rock Blues Stoner Thrash metal Uriah Heep
Theme by Towfiq I.
Login

Lost your password?

Reset Password

Log in