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26th Feb2019

Cantanti, Musicisti e Rock Band – I 100 film più belli

by Piero Di Battista
Ok sarò scontato: cinema e musica hanno sempre avuto un forte legame. Quanti film ci ricordiamo, magari solo pensando alla colonna sonora? E quante colonne sonore hanno ricevuto i più importanti riconoscimenti? Pensiamo a Ennio Morricone nei western movie di Sergio Leone o a Beethoven in Arancia Meccanicadi Stanley Kubrick. Di esempi possiamo trovarne a centinaia. Ignazio Senatore, psichiatra, psicoterapeuta e critico cinematografico, con alle spalle numerose pubblicazioni su attori e registi, ha realizzato un libro, intitolato Cantanti, musicisti e rock band – i 100 film più belli, pubblicato tramite Arcana, il cui intento è proprio quello di raccontare quanto la musica sia stata importante per il cinema e viceversa. Il libro racchiude 100 schede di film musicali, accompagnate dalla trama, da alcuni dialoghi significativi presenti nella pellicola, e soprattutto da un dettagliato elenco dei brani che ne fanno parte.

L’autore non fa distinzione di generi; l’approccio verso l’idea è a 360°, senza alcuna distinzione, parlando di rock, di musica classica, di punk, di jazz, senza cadere nel solito snobismo che spesso accompagna questo genere di opere. Sono dunque trattati sia le monografie (tra i tanti vengono citati Elvis Presley, Sid Vicious dei Sex Pistols, Ian Curtis dei Joy Division) ma anche i “musicarelli” nostrani con Little Tony o Gianni Morandi. Il libro è indubbiamente di forte interesse, in particolare per gli amanti di queste due forme d’arte, a maggior ragione per chi le ama alla stessa maniera. Seppur all’apparenza possa sembrare troppo didascalico non vengono tralasciati aneddoti o particolari; le schede si legano in maniera omogenea l’una con l’altra creando una giusta scorrevolezza nella lettura. Non resta altro che consigliare questo libro, lasciandovi con una chiosa dell’autore: “…brani che non solo hanno segnato la storia della musica…ma hanno contribuito a cambiare gusti e costumi di una società in continua evoluzione”.

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07th Feb2019

Death In June. Nascosto tra le rune

by Cristian Danzo
I Death In June(nonostante il plurale sia alquanto improprio, trattandosi essenzialmente di una one man band ormai da svariati anni) sono quelle creature atipiche che il mondo del rock partorisce nel suo sottobosco, che acquistano lo status di cult e che vanno avanti indefesse nell’underground per decenni, supportate da uno zoccolo duro di fan storici e dalle nuove generazioni che, entrate al fianco di questi, continuano ad alimentare il mito. Douglas Pearce è il mentore ed il creatore di questo particolarissimo progetto che lo vede solitario dal 1985 in poi. Aldo Chimenti ne scrive per Tsunami in Death In June. Nascosto Tra Le Rune dando voce diretta a Pearce ma non solo. Il cappello introduttivo che vede l’analisi della carriera pre Death In June del musicista è fondamentale per capire come l’inglese poi darà vita alla sua creatura e a tutta la poetica e le tematiche che creeranno l’universo attuale del progetto. Complicatissimo per i temi affrontati, per l’iconografia con cui si presenta e con cui accompagna i suoi album, per il modo di presentarsi sul palco. E’ per questo che la voce diretta del musicista è importantissima e svolge una parte rilevante del libro.

Ma non solamente. I testi di ogni album vengono eviscerati a fondo dall’autore che narra anche le esperienze in prima persona vissute durante i live. La parte che ha creato più controversie a Pearce è proprio quella iconografica: tacciato di fascismo da più parti in tutto il mondo, il musicista in realtà usa simboli controversi partendo da altre matrici culturali rispetto a quelle che i suoi contestatori gli rinfacciano da sempre e nel libro tutto ciò viene spiegato molto bene, ripetuto più volte per ricordare al lettore i motivi di certe scelte che fanno emergere quanto la società odierna si fermi solamente ad una questione visiva, senza approfondire troppo, ciò a cui si trova di fronte dando vita a sterili polemiche ed anche a marce inutili per avere forse la coscienza pulita e trovare un posto alla ribalta della notorietà passeggera e fulminea che venne predetta in maniera sorprendente da Andy Warhol.

Un libro che va a colmare un vuoto su uno degli artisti più importanti dell’underground rock moderno, di cui in Italia c’era assoluto bisogno, secondo il nostro parere, per un solo e semplice motivo: la conoscenza e l’approfondimento serio di correnti ed artisti poco conosciuti o non calcolati dai media. Da quando è esplosa in maniera molto evidente l’editoria musicale anche da noi (basti vedere gli scaffali di qualsiasi grande libreria da 20 anni a questa parte per accorgersi di come gli stand dedicati abbiano invaso sempre più consistenti spazi) le opere cartacee sui grandi nomi sono spuntate a bizzeffe. Tsunami, oltre che andare a coprire un vasto settore che altrimenti non avrebbe voce nella nostra penisola (il metal in tutte le sue svariate correnti), ha dato alle stampe anche opere come questo libro che soddisfano i lettori con palati fini e finissimi, affrontando anche temi scottanti e dando voce ad artisti cosiddetti “di nicchia”.

Il libro ha avuto tre edizioni, le prime due in 1000 copie con CD in allegato. La terza edizione del 2012 è una ristampa in un numero limitato di 299 copie.

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01st Feb2019

The Who. A little million memories. Ricordi di una rock’n’roll band

by Raffaele Astore
Se si vuole conoscere un po’ della storia del rock, passare attraverso i lavori degli Who e da questo libro è assolutamente necessario, anche per tutto il materiale inedito in esso contenuto. Gli Who sono da sempre considerati tra le band più influenti nella storia della musica rock grazie anche al loro approccio di natura progressive ai suoni, quasi sempre aggrediti con maestrìa. Basti a ciò pensare ad opere musicali mastodontiche come lo sono state Tommy e Quadrphenia che hanno contribuito ad aprire nuove strade sulle quali si sono cimentati artisti come David Bowie con il suo The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars, i Genesis con The Lamb Lies Down On Broadway ed ancora The Wall dei Pink Floyd o Thick As A Brick dei Jethro Tull. Ma sono stati anche gli ispiratori e la maggiore influenza per band come i Jam così come il suono, in particolare nella forma live, ha influenzato band come i Green Day ed altre ancora. La loro produzione musicale parte nel 1965 con The Who Sings My Generation e giunge al 2006 con Endless Wire ai quali si aggiungono tanti lavori solisti da parte dei vari membri che nel tempo si sono succeduti nella band di Pete Dennis Blandford “Pete” Townshend . Ma il loro maggior successo, quello che fece davvero esplodere tutta la gioventù inglese del tempo, fu quel My Generation un pezzo dove la band, rappresentando tutto il movimento mood del periodo, sfoga tutta la rabbia contro gli adulti in un modo davvero epocale fotografando così quella che era la loro attività musicale all’inizio della carriera.

Gli Who, per fortuna dei pochi che hanno avuto il modo di vedere uno dei loro concerti, hanno toccato il nostro Paese nel lontano 1967 con i concerti tenuti a Torino, Bologna, Milano e Roma, nel 1972 con il bellissimo tour di Who’s Next, e nel 2012 con il tour dedicato a Tommy, l’opera rock per eccellenza. E così ci sono stati anche scrittori che hanno voluto approfondire i vari lati di questa poliedrica band, tirando fuori dal cilindro libri come The Who. Pure And Easy. Testi Commentati di Eleonora Bagarotti pubblicato nel 2015 o The Who E Roger Daltrey In Italia del 2016, a cura di Antonio Pellegrini. Ora, a distanza di tanto tempo gli Who tornano ad essere oggetto di analisi grazie al bel volume, edito da Arcana Edizioni, pubblicato nel 2018 e scritto da Edoardo Genzolini, The Who. A little million memories. Ricordi di una rock’n’roll band che con un’analisi ed un approfondimento non usuale analizza quello che è il periodo di maggior crescita artistica della band londinese, quello compreso tra il 1967 ed il 1974, passando attraverso i vagiti della prima formazione, Hight Numbers, la morte di Keith Moon il grande batterista deceduto a Londra il 7 settembre del 1978.

Il volume, che va letto attentamente anche per capirne i risvolti storici dei movimenti londinesi che si andarono man mano sviluppando intorno al mondo degli Who, è composto da materiale inedito, scatti fotografici unici, pagine di diari privati e racconti di giornate passate in compagnia della band. Tutto ciò comunque è raccontato attraverso episodi unici di particolare interesse come la loro partecipazione al famoso concerto che aprì un’epoca, quello di Woodstock, concerto tenuto insieme ad un’altra grande band come i Led Zeppelin, e tanto altro ancora. Quello che maggiormente risalta in questo libro è il racconto della loro grande disponibilità con i fan ai quali si sono rivolti sempre con rispetto ed affetto a differenza di altre gloriose band che il rapporto con i propri fan lo vivono distaccatamente. Per chi ha amato ed ama ancora gli Who, il libro di Genzolini The Who. A little million memories. Ricordi di una rock’n’roll band è da non perdere assolutamente, ma è anche un’interessante lavoro valido anche per coloro che gli Who non li hanno mai conosciuti o ascoltati. Se si vuole conoscere un po’ della storia del rock, passare attraverso i lavori degli Who e da questo libro è assolutamente necessario, anche per tutto il materiale inedito in esso contenuto. Chi non lo fa non sa cosa si perde. Buona lettura e buon ascolto.

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28th Gen2019

Politics, la musica angloamericana nell’era di Trump e della Brexit

by Massimo Canorro
Gli appassionati di biografie musicali, magari più orientati a conoscere il cammino professionale e intimo (eccessi inclusi) dei propri beniamini, potrebbero trovarsi ben distanti da un saggio come questo. Ma con un pizzico di curiosità, accantonando per un attimo la tradizionale formula “sesso-droga-rock’n’roll” – oggi desueta – ecco che il volume Politics, la musica angloamericana nell’era di Trump e della Brexit scritto da Fernando Rennis diventa non solo una lettura interessante, ma quasi “necessaria” per capire meglio la capacità della musica di descrivere i mutamenti sociopolitici che attraversano un determinato periodo storico. Pubblicato da Arcana, Politics (266 pagine, 19,50 euro), la cui cover omaggia Banksy – una scelta questa particolarmente indicata, comunque la si pensi sullo street-artist di Bristol – affronta due eventi storici che hanno segnato, e continuano a farlo, le dinamiche sociali mondiali: l’elezione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, e il referendum sulla Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dalla Ue. Si tratta di due estremi che intersecano una serie di (ampie e complesse) problematiche legate alla questione razziale, al tema del gender nonché all’abuso di potere a sfondo misogino. E ancora, all’era della post-verità e alle risposte nei confronti degli attacchi terroristici internazionali.

Scrittore, musicista, conduttore radiofonico e autore per testate musicali su carta e online, Rennis cerca di analizzare il collegamento tra i fatti storici che stiamo vivendo da vicino – quasi in “loco”, considerando le opportunità offerte dalla rete – e una ricca e variegata produzione musicale che lega le due sponde dell’oceano Atlantico. Nell’introdurre Politics, il giornalista di Repubblica Ernesto Assante si domanda: “La musica è politica? Certamente sì, lo è sempre. Perché è legata a doppio filo alla nostra vita e alle nostre emozioni e, soprattutto, perché ogni volta che la ascoltiamo cambia la nostra vita, anche se solo per un paio di minuti”. Un passaggio importante del volume, è quando Rennis scrive che“a cambiare in questi anni così turbolenti non sono stati soltanto lo scenario politico e le modalità di fruizione della musica, è la musica stessa ad essere cambiata”. Niente di più vero. E in Politics l’autore approfondisce il tema di quella replica estetica e concettuale figlia di un passato “che va dalla controversa iconoclastia dei Sex Pistols alle ribellioni elettriche contro l’intervento in Vietnam di Jimi Hendrix, passando per le invettive politiche di Bob Dylan e le provocazioni anti-Thatcher degli Smiths”, riporta la quarta di copertina.

Ma chi sono, oggi, gli eredi di questa tradizione? Si tratta di artisti che “rivestono la canzone di protesta di nuovi significati, alla luce di un futuro che è già passato e diventa retromania, e cercano punti fermi per una società liquida segnata dalla crisi finanziaria del 2008”. Nomi e generi sono ovviamente citati nel testo, ma è bene che sia il lettore a scoprirli, anche andando oltre il “semplice” ascolto di una canzone, spesso fatto di sfuggita mentre lo passa la radio o una piattaforma. “Il mondo musicale angloamericano sta alimentando quotidianamente il dibattito sulle grandi questioni sociopolitiche con brani, album e dichiarazioni”, formalizza Rennis. Ed il confronto è più aperto e attuale che mai.

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04th Dic2018

Hard Rock Emotions

by Giancarlo Amitrano

Hard Rock Emotions libroDi libri sulla musica ne sono stati scritti a bizzeffe. Di quelli dedicati al rock ve ne sono a iosa; quelli che hanno trattato il beneamato hard’n’heavy forse sono ancor più numerosi. Eppure, ben pochi possono vantarsi di coinvolgere il lettore in un’avventura non alla portata (delle orecchie) di tutti: occorre una scrittura fluida, che appassioni chi legga e lo tenga incollato alla sedia durante la lettura, lo renda curioso di sapere cosa lo attende alla pagina successiva. Tutto questo lo riscontriamo, signore e signori, nel volume del nostro amico e connazionale (tra tanti luminari stranieri della penna…) Silvio Ricci: in un crescendo quasi “wagneriano” ci tuffa letteralmente tra i vortici di un genere musicale come detto non nelle corde di tutti, con semplicità quasi disarmante, da narratore consumato. Non limitandosi alla fredda esposizione di nomi, date ed album, l’autore si concede anche il lusso ( e la capacità) di restare asettico e coinvolto al tempo stesso nella narrazione di fatti probabilmente già noti in linea di massima (sempre per gli addetti ai lavori) ma aggiungendovi di suo la partecipazione emotiva durante lo snodarsi del racconto, rendendo chi legge perfettamente partecipe degli eventi, senza tediarlo con noiose e sterili classifiche all-time o best-of, come spesso capita di imbattersi in letture di critici musicali sulla carta ben più titolati.

Confessa, chi scrive, di essersi emozionato e anche commosso nel ripercorrere gli eventi felici e spesso tragici dei protagonisti del libro che l’autore elenca con intensa partecipazione, stringata e forse proprio per questo ancora più coinvolgente, tale da indurre chi legga ad approfondire quanto appena appreso. Non è da tutti, lo si diceva, riuscire ad accalappiare l’attenzione al proprio scritto, specie quando trattasi di argomenti “scabrosi” come il variegato mondo a cilindrata rockeggiante; correndo il rischio di apparire pedante, chi si occupa di tal genere deve tener sempre ben a mente che la linea di demarcazione tra l’esaltazione ottusa e la stroncatura altrettanto evidente è molto sottile. Non è incorso certamente in questo equivoco il Nostro, che con perizia e partecipazione onesta, semplice e diretta, riesce a far in modo che chi legge alla fine del libro non abbia perso la memoria di ciò che ha appena catturato la sua attenzione, inducendolo probabilmente anche ad effettuare riflessioni personali su quel che ha letto e stimolandolo quindi a formarsi delle conseguenziali opinioni in merito, specie se si trattasse di giovani che per la prima volta decidano di accostarsi ad un universo (quello hard rock e dintorni) composito ed ammaliante.

Ben vengano, dunque, autori come il Nostro che, con onestà intellettuale non lesina usare il bastone e la carota alla bisogna, ma senza mai allontanarsi dalle linee guida che un buon scrittore deve sempre rammentare: una completa visione disincantata delle cose per ottenere una migliore ricapitolazione del tutto. Ed è ciò che, fortunatamente, ha compiuto Silvio Ricci nell’elaborazione del suo lavoro tipografico, riuscendo a cogliere l’essenza della sua coinvolgente cavalcata musicale, che di certo resta stampata nella mente (oltre che nel cuore) di chi ha letto questo bel volume.

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29th Nov2018

Jimmy Page & Robert Plant

by Aldo Pedron

Jimmy Page & Robert PlantAncora oggi, dopo cinquant’anni dalla loro nascita, ogni notizia, libro, disco solista, reunion o flashback sui Led Zeppelin è in grado di catalizzare l’attenzione degli amanti del rock e del mondo intero più di ogni altra cosa. Eppure il gruppo di Jimmy Page e compagni si è sciolto nel lontano 1980 anche se sembra ieri e l’eco è ancora recente del loro leggendario concerto del dicembre 2007 alla 02 Arena di Londra. Nonostante sia chiaro a tutti che la forza prorompente della band dipendesse dal contributo di tutti e quattro gli elementi che la componevano, la magia è venuta meno alla prematura morte del batterista John Bonham (1980). E’ altresì certo, nell’immaginario collettivo e comune di tutti, che i meriti maggiori vanno invece divisi tra i due maggiori compositori: Jimmy Page e Robert Plant, stanno con le dovute proporzioni ad altre coppie davvero celeberrime come Lennon-Mc Cartney, Jagger-Richards o Roger Waters e David Gilmour dei Pink Floyd.

Tra Jimmy Page e Robert Plant c’è stata una fitta collaborazione tanto che i due hanno vissuto quasi in simbiosi e per bocca di Page il loro era una sorta di matrimonio! Forse, come dice qualcuno, dietro ad un grande uomo ci deve essere una grande donna così come dietro ad un grande chitarrista ci deve essere un grande cantante! Detto tutto ciò, che è anche scritto in parte come considerazione all’interno del libro (seconda di copertina), il volume si legge tutto di un fiato. Dopo le due paginette assai interessanti di prefazione di Jason Bonham (il figlio dello storico batterista della band), troviamo suddivisi una decina di capitoli che citandone i titoli vi faranno meglio capire come l’autore abbia voluto trattare una materia così affascinante ma complessa, partendo dagli esordi dei New Yardbirds del 1968 che poi cambiano nome in Led Zeppelin fino ai giorni nostro, scavando anche nel passato di Page e Plant.

Dai New Yardbirds al decollo del dirigibile, i primi due album, dalla terza fatica all’album senza titolo, lo zenit artistico prima del declino e magia rock’n’roll e angeli perduti sono i titoli dei primi 5 capitoli nelle 109 pagine iniziali. Dopo di che gli argomenti passano dal ripartire all’ombra dello Zeppelin, l’ambizioso progetto per MTV e il ritorno in studio per un album di inediti fino alla chiusura e “una nessuna centomila reunion” e i successi e le avventure solistiche. Nel libro non mancano citazioni, storielle, testimonianze, notizie curiose, aneddoti e frasi celebri raccontate da addetti ai lavori, artisti, musicisti e da coloro che vivevano a stretto contatto con la band. Luca Garrò, giornalista con esperienza più che decennale ed esperto di rock inglese (ex collaboratore di Jam, Rolling Stone, Classic Rock) sviscera ogni minimo particolare del famoso quartetto britannico facendo rivivere la leggenda di Jimmy Page e Robert Plant attraverso i momenti cruciali ed essenziali della loro vita e della loro carriera.

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12th Mar2018

Ombre Metalliche

by Marcello Zinno

ombre-metalliche-di-maurizio-de-paolaNonostante il titolo richiamerebbe il nostro genere musicale preferito, Ombre Metalliche non è un libro di musica. Scritto da Maurizio De Paola, direttore della rivista cartacea Rock Hard, entra nel solco dei romanzi futuristico-complottistici che, con la collaborazione della rivista e di altre penne più o meno note, stanno uscendo da anni nelle edicole italiane. Avevamo letto, tra gli altri, Ambrosia 3 Oscura e troviamo delle tematiche comuni anche in Ombre Metalliche. Al centro dei tanti romanzi inclusi in questo libro ci sono una serie di temi. Innanzitutto i significati nascosti dietro una serie di cose o simboli che la società riconosce con accezioni comuni: la religione, la fede, le forze dell’ordine, la droga, la prostituzione, gli interessi petroliferi, il successo mediatico, i viaggi nel tempo, la cartomanzia, la stregoneria…argomenti che in questi romanzi vivono di doppia vita e Maurizio riesce a costruire dei racconti in cui sorprende sempre il lettore trascinandolo nel baratro del complottismo e finendo per instillare dubbi su ciò che dava per certo prima di leggere questo libro. Una serie di temi scottanti sui quali, per certi versi, è anche semplice offrirne una “seconda interpretazione”, scardinare la visione populista dell’italiano medio e invitarlo in maniera provocatoria ad un punto di vista più cinico, meno buonista; ma la capacità dello scrittore è nella fantasia con cui i racconti prendono forma, in alcuni momenti ai limiti del fantastico, e soprattutto nella costante sorpresa con cui si sviluppano gli eventi, tanto che difficilmente un racconto può stancare nella lettura, anche quelli più lunghi. Addirittura per alcuni verrebbe spontaneo immaginare una continuazione, visto che sembrano interrompersi non nel momento completamente finale della storia.

11 sono i romanzi compresi nel libro, ciascuno ispirato ad un brano heavy metal ma che poi, appunto nella creatività di Maurizio De Paola, si sviluppa in ambiti completamente diversi. Esistono dei fattori comuni: in primis la figura del sacerdote (Padre Giuliano, Don Tonino, Don Pietro, Don Aristide…) a cui si è abituati ad associare un ruolo di rassicurazione ma che nei vari contesti di Ombre Metalliche indossa il cappello del doppio gochista, del direttore di una scuola di persuasione delle coscienze delle persone ma che poi viene smascherato e finisce per collocarsi tra le schiere del male; inoltre le debolezze delle persone (paura, buona fede, fiducia nella scienza, paura per la malattia), ovvero quei nervi scoperti sui quali i furbi, meglio dire gli ingannatori, trovano terreno fertile per agire tramite sotterfugi o soluzioni fantascientifiche e trasformare la percezione norme della vita. Centrale è proprio il ruolo della religione che viene smascherata più volte come potente via di suggestione delle genti, mentre emergono tutti i peccati più reconditi (prostituzione, criminalità, corruzione) come fossero delle semplici virtù (più che vizi) delle persone, nascosti solitamente solo per non scandalizzare troppo il prossimo.

Quindi cos’è Ombre Metalliche? Un insieme di racconti cyberpunk che giocano sulle credenze popolari scardinandole, chiedendo molto alla fantasia del lettore ma offrendo in cambio la promessa di un viaggio diretto verso gli inferi, laddove forse tutto è più reale rispetto al nostro mondo.

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25th Gen2018

La storia della chitarra rock

by Aldo Pedron

La storia della chitarra rockLa chitarra nel secolo scorso e nel nuovo millennio è diventata il simbolo di un genere musicale e se parliamo di rock, niente più della chitarra ne rappresenta l’essenza più pura e importante. Il libro in questione ripercorre la storia della sei corde partendo da Robert Johnson, che a modo suo, era già un chitarrista rock e lo era quasi vent’anni prima che nascesse il rock and roll negli anni 50’. Qui si parla di chitarre acustiche ed elettriche e dei suoi più apprezzabili chitarristi, si tratti delle note lancinanti eseguite da David Gilmour (Pink Floyd), la raffinatezza del tocco di Eric Clapton e Mark Knopfler (Dire Straits) o la potenza ritmica di Pete Townshend (The Who) e di James Hetfield (Metallica). Il libro ripercorre 100 anni di storia e di storie dello strumento: gli artisti, le invenzioni, gli aneddoti, i modelli e soprattutto la musica. Nel volume va da sé che si ripercorrono i luoghi, le strade, i miti e le leggende, a volte sfatate per soddisfare la curiosità di chi vuol sapere di più e non si accontenta di restare in superficie. La collana della Hoepli é diretta da Ezio Guaitamacchi, la prefazione del libro a cura di Steve Vai mentre gli autori sono Luca Masperone, giornalista e musicista che da anni scrive su riviste come Strumenti Musicali, Chitarra Acustica e Jam e come musicista si è esibito in varie manifestazioni italiane e all’estero in vari stati degli Stati Uniti oltre che autore di varie pubblicazioni e Stefano Tavernese. Quest’ultimo assai noto negli ambienti chitarristi e non solo, è un apprezzato musicista romano che ha scritto per molti anni sulle pagine del mensile Chitarre ed è il curatore della Grande Enciclopedia della chitarra e dei chitarristi edita da Editori Riuniti nel 2003 ed ora collabora con il portale MusicOff.com.

Nel libro si parte con la storia che affonda le proprie radici nei primi anni 20 del Novecento con un ingegnere e musicista di nome Lloyd Loar che conduce i suoi esperimenti su un pickup in grado di elettrificare gli strumenti a corda e del lavoro in Gibson iniziato nel 1919. A seguire, oltre a delle mini recensioni di dischi essenziali, vedrete partendo dall’inizio le immagini e le storie di chitarristi come Charley Patton, il padre del Texas blues Blind Lemon Jefferson, Robert Johnson, Charlie Christian, le chitarre resofoniche, John Dopyera (da cui nasce il dobro), Django Reinhardt, Buddy Guy, Otis Rush, Sister Rosetta Tharpe, Dick Dale (surf), Chuck Berry, Eddie Cochran (rock and roll), Muddy Waters e la nascita del blues elettrico, James Burton (chitarrista di Elvis Presley), Chet Atkins, Jimi Hendrix, Brian Jones, George Harrison, Eric Clapton, Jimmy Page, Tony Iommi, Randy California degli Spirit, The Byrds, The Doors ma anche i chitarristi di band come gli Iron Maiden, l’heavy metal, i Judas Priest, i Megadeth, Eddie Van Halen, Steve Lukater dei Toto, Link Wray, Pat Metheny, Marc Bolan, Bruce Springsteen, Pete Seeger, Neil Young, Kenny Wayne Sheperd, Eric Sardinas, Ben Harper, Joe Bonamassa, Jonny Lang ed i virtuosi come David Lindley, Sonny Landreth e Ry Cooder, spaziando in ogni genere di musica e di tempo. Si parla di Fender Stratocaster, Les Paul, Gretch, Rickenbacker, Martin, Gibson in ogni modello e piccolo dettaglio. 9 capitoli dagli antenati ai pionieri, alla nascita della chitarra elettrica (rock), i Beatles e gli anni 60, le radici nere e i ragazzi bianchi, la chitarra come identità, dal progressive alla fusion, le chitarre ad alto voltaggio, gli innovatori, virtuosi e visionari del pianeta rock, la chitarra come colore (pochi accordi ma efficaci).

Un libro essenziale e fondamentale per abili chitarristi e neofiti, appassionati di chitarra o semplicemente di musica. Una lettura importante per ogni cultore che si rispetta ammaliato da questo prezioso strumento che ancora oggi conquista e incanta ognuno di noi. Uno strumento dall’infinita espressione creativa di per sé davvero rivoluzionario.

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24th Ago2017

La Sottile Linea Bianca (Lemmy Kilmister)

by Ottaviano Moraca

La Sottile Linea Bianca (Lemmy Kilmister)Tutti quelli che bazzicano su queste pagine sanno chi fosse Lemmy. Quello che forse i più ignorano però è che agli inizi della carriera era conosciuto come Ian Fraser Willis (il cognome della madre), che la musica era solo il secondo dei suoi interessi (se non indovinate qual’era il primo allora lo conoscete davvero troppo poco e la lettura di questo libro da consigliata diventa indispensabile) o che era padre di (almeno) due figli, sebbene non riconosciuti. Queste e molte altre curiosità su un personaggio incredibile sono racchiuse nella biografia dei suoi primi cinquant’anni. Non una cronistoria asettica e monotona ma piuttosto un racconto ricco di riflessioni (più o meno condivisibili) e di aneddoti che sono una vera prelibatezza per qualsiasi amante del rock. Il linguaggio è coerentemente adatto a veicolare il senso dell’umorismo schietto e irriverente pervaso in tutto il libro che così guadagna immediatezza insieme ad un buon numero di parolacce e metafore piuttosto colorite. Va anche aggiunto che alcune posizioni, nonché il modo in cui sono espresse, potrebbero offendere i più sensibili. Tanto per fare un esempio già nel prologo Lemmy sostiene che Giuseppe si sarebbe meritato di dormire in una stalla nel momento stesso in cui si bevve la poco convincente storia di Maria messa incinta da uno spirito… e detto questo bisogna anche riconoscere che non sarebbe stato lecito aspettarsi nulla di diverso.

Inoltre non sarebbe giusto giudicare inappropriata la lettura di questa biografia che invece per molti versi è addirittura edificante. Dalla sue parole si evince come Lemmy sapesse vedere sempre il buono nelle persone e come, con molta umiltà, abbia ricoperto il ruolo di eterno outsider in una scena musicale in forte evoluzione che lo ha più volte deriso, sbeffeggiato e persino imbrogliato. In questo per molti versi fu esemplare: un giovane ribelle talmente incapace di arrendersi alle sferzate della sorte e di accettare il destino mediocre che gli si prospettava davanti da riuscire alla fine a conquistarsi il rispetto di tutti e a diventare una stella di primissima grandezza… d’altronde con un motto come “qualsiasi cosa è superabile” non avrebbe potuto essere altrimenti. Ovviamente il Nostro eroe non lesina nel raccontare anche di persone a lui più o meno vicine a volte, se mi permettete il colorato neologismo, anche “sputtanandole di brutto”. Il tutto è condito con alcune rare “perle di saggezza” in perfetto stile Lemmy: “Quando sei al top non puoi fare altro che scendere…”, “[dell’estate del ’71 N.d.R.]… non ricordo più un cazzo ma non la dimenticherò mai.”. O ancora: “Ero sempre rimasto impressionato dal fatto che pur non avendo tette degne di questo nome suonasse così bene la chitarra”, “Dave [Mustaine, leader dei Megadeth N.d.R] è un ragazzo intelligente, ha le lentiggini, ma è intelligente” oppure “La gente non migliora dopo la morte; sono gli altri che parlano di loro come se fosse così. Ma non è vero! Gli stronzi restano stronzi solo che sono stronzi morti”. E via dicendo.

Insomma anche le risate sono assicurate ma non ci sono solo quelle. Attraverso uno sguardo, pur un po’ annebbiato dalle droghe, ma realistico, disilluso, indurito dalle avversità e talvolta cinico si apprezza uno spaccato della società inglese degli anni cinquanta e sessanta che è francamente un po’ lontana da quella che siamo abituati ad immaginare. Lemmy si è fatto dal niente con le sue mani e partendo dai ceti meno agiati. E’ da qui che inizia il suo racconto tra momenti difficili, persino toccanti, e altri assolutamente divertenti. Alcuni esempi: la volta che per non farsi beccare dalla polizia con cinquanta pastiglie di acido le inghiottì tutte insieme… tornò a casa da uomo libero ma a vederlo steso per terra, inerte, tutti si convinsero fosse morto! O la volta che si fece curare dalla ragazza del cantante dei Saxon con agopuntura e una batteria da trattore… e a quanto pare funzionò! O ancora quando conobbe “Lars Ulrich [batterista dei Metallica N.d.R.] che allora era solo un teenager di Los Angeles, ci adorava, di fatto era il capo del fan club dei Mothorhead”. Questa è solo la punta dell’iceberg di follia e sregolatezza che ha attraversato la storia del rock per oltre cinquant’anni e che ora possiamo apprezzare attraverso una narrazione semplice, diretta ed istintiva in cui i toni salgono e scendono a seconda di quanto il protagonista sia stato toccato dal particolare evento. Un modo di raccontare sincero e genuino che coinvolge proprio per la forza che ha di trascinare il lettore nella situazione. Il tutto è poi condito con la proverbiale onestà di Lemmy che non teme di addossarsi la colpa o di insultare a pieni polmoni il malcapitato di turno.

Una vita dissoluta e avara, nonostante i tanti successi raccolti, aveva dunque forgiato un personaggio unico di cui si sente la mancanza. Questo libro è l’occasione di conoscerlo un po’ di più ed è sicuramente un modo divertente per capirlo meglio… francamente ne vale davvero la pena. Il mondo del rock si è comprensibilmente rattristato per la notizia della sua scomparsa all’età di soli settanta anni, ma in verità, sapendo un po’ di più della vita che ha avuto, vien da pensare che sia un vero miracolo che ci sia arrivato! Poiché ritengo che ne incarni pienamente lo spirito ironico e incrollabile mi sembra appropriato concludere con un’ultima citazione tratta dalle pagine finali di questa biografia: “I ragazzi di oggi somigliano molto di più a quei genitori a cui una volta cercavamo di opporci. Probabilmente finiranno per allevare a loro volta una generazione di sconvolti. Noi abbiamo cresciuto una generazione di agenti immobiliari, una stirpe di contabili. Dio sa come sia successo. Credo che sia perché troppe persone si sono arrese.”

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07th Giu2017

The Rolling Stones 1961-2016

by Marcello Zinno

The Rolling Stones 1961-2016Le biografie hanno un sapore particolare e di questi tempi ne vengono pubblicate davvero tante. Sarà per il difficile ricambio generazionale a cui la musica va incontro o perché le band storiche degli anni 60-70-80 sono ancora in splendida salute, le biografie sono uno strumento necessario per dare la possibilità a tutti (anche ai fan dell’ultima ora) di approfondire la storia di una band attiva quando probabilmente il lettore non era ancora nato. Sui Rolling Stones si è detto (e pubblicato) davvero tanto ma il libro che abbiamo appena finito di leggere non rappresenta l’ennesima retrospettiva. Possiamo dire che è davvero l’enciclopedia dei Rolling Stones. Difficile leggere con la medesima attenzione più di 500 pagine che ruotano tutte intorno ad una band ma allo stesso tempo è altrettanto difficile riassumere la storia di una delle formazioni più importanti del rock in “sole” 500 pagine: molti avrebbero optato per un’impostazione da romanzo. E’ così che spesso le biografie vengono presentate, come una storia romanzata, fatta di alti e bassi, ma che accompagna il lettore in avvenimenti veri (o verosimili…vero Motley Crue?!) riferiti ai protagonisti e a tutte le persone che ruotano intorno al loro fenomeno.

In questo libro possiamo dire che non è così. L’impostazione seguita è completamente enciclopedica. Come se aveste dinanzi una pagina di wikipedia lunga 500 schermate che vi racconta tutto, ma proprio tutto, dei RS. Per gran parte del libro ciascun capitolo racconta un singolo anno e all’interno di ognuno di essi si dipana un racconto spesso giornaliero delle vicende che accadono a Mick Jagger & Co.: le varie donne che si sono alternate al fianco dei Nostri, i produttori, le sale di registrazione, le turnée e spesso anche le scalette scelte per le singole date. Tutti i riflettori sono accesi su di loro e l’autore Massimo Bonanno racconta tutto nei minimi dettagli, non trascurando nulla. Addirittura spesso l’attenzione è talmente forte su numeri e cronologia degli eventi che alcuni di essi non vengono approfonditi emozionalmente come meriterebbero (due righe vengono dedicate all’omicidio di John Lennon che tanto aveva influenzato i RS e poco più alla morte di Brian Jones) perché in verità la storia continua così come la vita e il gossip, e le varie ipotesi mosse in seguito dai media poco avrebbero aggiunto ad un racconto didascalico.

Questo libro dimostra non solo che i Rolling Stones sono una delle band più magnificenti della storia del rock (hanno suonato dinanzi a 1,2 milioni di persone, capito Vasco?!) ma anche che la loro vita musicale, non ancora conclusa e piena di aneddoti, non ha visto mai una battuta di arresto. La lettura è molto consigliata a chi è sicuro di conoscere tutto delle “pietre rotolanti” e ai perfezionisti che amano approfondire i racconti nei minimi dettagli.

Category : Articoli
Tags : Libri
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