Kiss Gene Simmons: L’autobiografia
Gene Simmons: o lo si ama o lo si odia, come i Kiss. La maggior parte dei suoi detrattori pensa che sia un bassista veramente mediocre, una persona piena di sé che ha fatto successo solo per il suo trucco ed il suo personaggio con la lingua chilometrica. Da fan sfegatato dei Kiss posso affermere tranquillamente alcune cose. Simmons non è per niente un bassista mediocre. Certo non è Jaco Pastorius ma basta ascoltare i primi album del “bacio”, quando se la suonava davvero alla grande ed il suo basso risaltava bene nelle registrazioni in studio. In quanto ad avidità e boria, sicuramente, il nostro raggiunge livelli davvero molto alti e difficilmente eguagliabili. Ma quale rockstar non è piena di sé? Basta girare l’angolo della strada per trovare uno che si crede Dio sceso in Terra. Ma non è detto che questo vada ad inficiare il suo lavoro. Di certo il signore in questione non ebbe per niente un’infanzia felice. Figlio di un’ebrea ungherese scampata miracolosamente al campo di concentramento e all’Olocausto e nato ad Haifa quando lo stato d’Israele era appena stato fondato, fu abbandonato dal padre all’età di 3 anni. Nemmeno si chiamava Gene: il suo nome di battesimo era Chaim Witz. Avendo dei parenti negli Stati Uniti, sua madre con il piccolo decise di emigrare per poter vivere in condizioni almeno dignitose. Fu per l’abbandono di suo padre che appena poté il Demone cambiò nome in Eugene Klein. Da lì in poi si tratta di un bambino che scopre New York, i suoi grattacieli, il cinema, la televisione, i supereroi e, soprattutto, una sera nel salotto di casa sul tubo catodico appaiono quattro individui tutti pettinati e vestiti allo stesso modo che suonano mandando in estasi le ragazzine urlanti: sono i Beatles. Il background culturale di Gene nello sviluppo dei Kiss e del suo personaggio all’interno della band sta tutto qui. Ma ovviamente lui ancora non lo sa.
Così il ragazzone al liceo inizia a suonare in alcune band, a disegnare copertine per fanzine e a comprare fumetti per pochi spiccioli e rivenderli a prezzi di mercato. Ecco apparire il Simmons con un fiuto per gli affari madornale e una gestione da impresa delle sue cose. Tant’è vero che ogni volta che metterà su una band anche amatoriale, redigerà contratti ufficiali battuti a macchina. Anche se assomiglia al fratello illegittimo di Adriano Celentano piuttosto che ad uno scafato rocker, Gene si innamora del fare musica e di tutte le ragazze che gli passano accanto. L’incontro che gli cambierà la vita avverrà quando si stuferà di suonare cover e gli presenteranno un altro ragazzo che compone musica tutta sua, un certo Stanley Eisen. Nascono i Wicked Lester una band con un’idea precisa: i suoi componenti devono tutti assomigliarsi fisicamente, fare rock duro e letteralmente shockare il pubblico. Reclutano un batterista, Peter Criscuola, di origini italiane e con uno stile al limite della malavita. Dopo avere affittato un loft nel Queens e accortisi che come trio la cosa non girava, misero un annuncio sul Village Voice, una rivista che circolava nella grande mela. Ecco presentarsi centinaia di candidati per il ruolo di chitarra solista. Ed ecco apparire un dinoccolato ragazzo con una scarpa arancione ed una rossa che risponde al nome di Paul Frehley. Il puzzle è completo e nascono i Kiss.
I primi anni sono durissimi sempre tra concerti in locali infimi e poi in giro per il Nord America, dopo aver firmato un contratto con la Casablanca Records, acquistando file di fan per le loro performance live estreme, tant’è che il buon Simmons racconta che dopo un certo periodo nessuno voleva più i Kiss come opening act. E poi l’esplosione a livello mondiale con Alive!, lo storico album dal vivo che rivoluzionò il modo di concepire i concerti. Simmons racconta di come la casa discografica non volesse realizzare un live album che in quel periodo era considerata una cosa fuori moda, soprattutto per una band che non aveva venduto tantissimo dei tre precedenti dischi in studio. Eppure il “lingua lunga” aveva ragione. Il suo era un assioma semplice: se non vendiamo tanto in studio ma dal vivo facciamo soldout e mandiamo in visibilio le persone perché non portare l’esperienza su disco? Infatti poco dopo Alive! fu doppio platino.
Tra il successo che cresce e che porta i Kiss ad essere uno dei gruppi più famosi del mondo e le infinite donne che passano dal suo letto, Gene parla anche di come iniziò a gestire la cosa. Lui ha sempre visto i Kiss non solo come musica ma come un universo che poteva spaziare nel cinema, nel fumetto e nei giocattoli. E qui, a sorpresa, il Nostro narra di come si rese conto, ad un certo punto, che forse si era andati troppo in là, accorgendosi che i bambini erano le facce più presenti ai concerti rispetto alle persone adulte. Strano per lui fare un ragionamento del genere visto che i dollari continuavano a infilarsi nelle tasche dei Nostri come un fiume in piena. Ed è stupefacente sentirlo dire che aveva lasciato da parte la band dopo il suo trasferimento a Los Angeles e le proposte di fare cinema. Simmons letteralmente ci svela che frequentare tutti quei vip gli fece aumentare il suo già immenso ego a scapito della sua creatura originaria. E meno male che tornò alle origini rendendosi conto di essere uno scarso attore e di non essere onnipotente. Glielo ricordò anche la morte improvvisa di Eric Carr.
Le pagine del libro ci svelano inoltre i suoi pensieri riguardo a Peter Criss ed Ace Frehley. I problemi e gli abusi dei due sono noti a tutti da anni ormai ma le differenze tra Catman e Spaceman emergono nettamente nei giudizi di Simmons. Il batterista viene fondamentalmente descritto come un bullo di quartiere che minaccia a voce ma poi non arriva mai a concretizzare le sue parole, uno che non è mai cresciuto e che crede sempre che l’arroganza e gli eccessi usati in strada da giovane funzionino ovunque. Insomma, forse stupirà, ma Peter viene descritto come un odioso coglione. Ace invece viene descritto come persona intelligentissima e di gran talento ma pigro oltre che schiavo dei vizi che antepone ai suoi doveri verso la band. Gene ha parole di lode verso lo Spaceman, uno sorta di fratello minore scapestrato che non sfrutta a fondo le sue possibilità. Tant’è che quando Criss fu allontanato fu una decisione irrevocabile, mentre con Ace ci fu una lunga mediazione per convincerlo a rimanere.
Uno dei passi più emozionanti è sicuramente quando Gene racconta della reunion dei Kiss e di come venne annunciata. Vestiti e truccati come 30 anni prima, si presentarono al fianco di Tupac che doveva premiare, semplicemente questo. Il primo ad alzarsi fu Eddie Vedder. Poi tutti gli altri che scoppiarono in un boato. La parte invece più noiosa è la narrazione dell’innamoramento da parte del nostro della sua compagna (a tutt’oggi) Shannon Tweed. Un libro prezioso per i fan e per i detrattori. Che potranno odiarlo, così, ancora di più.