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19th Ott2016

Coldrain – Vena

by Piero Di Battista

coldrain-venaChiariamo subito una cosa per quei pochi che non lo sapessero: il Giappone non ha prodotto soltanto le Babymetal. La terra del Sol Levante ha, non poche volte, dato i natali a gruppi interessanti e di diverso genere. Pensiamo agli X Japan o agli Hi-Standard ad esempio. Oggi vogliamo parlarvi dei Coldrain e del loro disco Vena, pubblicato alla fine del 2015, dall’etichetta locale VAP e dalla Hopeless Records per quanto riguarda il mercato fuori dai confini nipponici. I Coldarain si formano a Nagoya nel 2007 e con Vena giungono al quarto disco da studio. I cinque giapponesi propongono un tutto sommato discreto metalcore, con le dovute caratteristiche che ne conseguono. Le parti vocali del buon Masato ci mostrano una più che valida altalena scream/clean, mentre l’approccio sonoro si concentra per lo più su delle evidenti linee melodiche, anche se talvolta non si disdegnano momenti leggermente più ruvidi. La prima parte del disco appare più graffiante; merito di brani quali Vena, Wrong e Words Of Youth, in cui i Coldrain appaiono un po’ più motivati nel mostrarci quel lato un po’ più tagliente del loro sound.

Mano a mano che l’album prosegue, l’energia tende ad affievolirsi. The Story e la “semi-ballad” Whole sembrano proprio fungere da momento di pausa. Il disco preme nuovamente sull’acceleratore, senza però dar gas più di tanto con Runaway, pezzo che si avvale della presenza come special-guest di Jacoby Shaddix, voce dei Papa Roach. La parte finale dell’album, come già anticipato, perde di mordente, di grinta. Una linea retta dalla quale non ti aspetti nessuna sterzata. E così è. Peccato perché le premesse, nella fattispecie la prima metà del disco, erano buone. Non stiamo parlando di una bocciatura, ma di certo neanche di un disco fondamentale nel suo genere. Vena potrebbe risultare un prodotto interessante per chi segue gruppi come Papa Roach, Asking Alexandria e forse Bullet For My Valentine. Stiamo comunque parlando però di un disco poco sopra la sufficienza.

Autore: Coldrain

Titolo Album: Vena

Anno: 2015

Casa Discografica: VAP, Hopeless Records

Genere musicale: Metalcore

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: www.facebook.com/coldrainofficial

Membri band:

Masato – voce

Y.K.C. – chitarra

Sugi – chitarra

RxYxO – basso

Katsuma – batteria

Tracklist:

  1. Vena

  2. Wrong

  3. Divine

  4. Gone

  5. Words Of Youth

  6. The Story

  7. Whole

  8. Runaway

  9. Pretty Little Liar

  10. Heart Of The Young

  11. Fire In The Sky

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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11th Set2016

Raised Fist – From The North

by Piero Di Battista

Raised Fist - From The NorthEd eccoci giunti all’epilogo della rubrica riguardo la discografia dei Raised Fist. L’ultimo atto della loro carriera, al momento, è From The North, album che la band svedese pubblicò all’inizio del 2015. Sono passati sei anni da Veil Of Ignorance, disco che vide un cambiamento riguardo il sound dei cinque scandinavi e che di conseguenza fu accolto con freddezza da pubblico e critica. Ci sono alcune novità riguardo quest’ultimo atto: la prima è il cambio di etichetta discografica: i Raised Fist abbandonarono la storica Burnig Heart Records per accasarsi nientemeno che alla Epitaph Records, label di cui abbiamo parlato ampiamente in passato, e che quindi non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Un’altra novità riguarda l’ingresso nella band di Jimmy Tikkanen alla chitarra, che va a sostituire Marco Eronen. From The North porta con sé undici brani e già da un primo ascolto si nota subito una sorta di “stanchezza” da parte dei Raised Fist. Se ad inizio carriera la coerenza costituiva un’arma vincente del gruppo, con questo disco è proprio la coerenza a mancare. Per carità , ben vengano le sperimentazioni, come comunque abbiamo già constatato nel precedente album, ma in questo caso i risultati tendono troppo ad un livello negativo che difficilmente si poteva immaginare.

Del thrashcore e dell’hardcore crudo che caratterizzavano il sound del combo svedese sono rimaste poche tracce (In Circles e Gates). Sono le influenze nu-metal (in particolare nella prima parte del disco), e metalcore ad avere il sopravvento in questo lavoro, ma purtroppo con risultati di livello tutt’altro che positivo. L’album arranca, manca di spunti interessanti e manca di quel mordente tanto caro ai Raised Fist. From The North rappresenta dunque il punto più basso della loro discografia. Ci si augura che sia semplicemente un incidente di percorso, ma la sensazione che la band abbia intrapreso una parabola discendente è altrettanto forte. Saranno loro a smentirci o a confermare la nostra ipotesi? Restiamo in attesa di un nuovo album, ma nel frattempo continuiamo a goderceli nella versione “live” dove non hanno mai perso la loro verve ed il loro impatto.

Autore: Raised Fist

Titolo Album: From The North

Anno: 2015

Casa Discografica: Epitaph Records

Genere musicale: Metalcore

Voto: 5

Tipo: CD

Sito web: www.facebook.com/RaisedFistOfficial

Membri band:

Alexander Hagman – voce

Jimmy Tikkanen – chitarra

Daniel Homberg – chitarra

Andreas Johansson – basso

Matte Modin – batteria

Tracklist:

  1. Flow

  2. Chaos

  3. Man & Earth

  4. In Circles

  5. We Will Live Forever

  6. Sanctions

  7. Ready To Defy

  8. Depression

  9. Gates

  10. Until The End

  11. Unsinkable

Category : Recensioni
Tags : Metalcore, Raised Fist
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06th Set2016

Counterparts – Tragedy Will Find Us

by Piero Di Battista

Counterparts - Tragedy Will Find UsDa tempo anche il Canada offre delle realtà musicali interessanti. Tra queste non possiamo non parlare dei Counterparts, originari dell’Ontario. Attivi dal 2007, e con tre dischi alle spalle, circa un anno fa hanno pubblicato un nuovo album, intitolato Tragedy Will Find Us, sotto l’egida dell’etichetta californiana Pure Noise Records. I cinque canadesi propongono un sound radicato nell’hardcore melodico, ma da qualche anno a questa parte, hanno cercato un po’ un approccio più ammiccante a sonorità metalcore. Chiamiamolo, volgarmente, un legittimo stare al passo coi tempi. Tragedy Will Find Us, nel corso dei suoi circa trentacinque minuti di durata, sin dalla prima nota si trasforma in un vortice che inesorabilmente ci trascina a sé. Brendan Murphy, voce del combo nordamericano, attraverso un cantato che predilige lo scream, coadiuvato da una sezione ritmica che non disdegna dei break downs, e da chitarre che tagliano senza tregua, ci mostra non solo un talento indiscutibile, ma anche di essere fautori di un disco che, per gli amanti del genere, non potrà passar inosservato.

Molti cambi di ritmo e momenti dal forte impatto sonoro, ma i cinque non disdegnano affatto anche intermezzi o episodi più melodici, come in occasione di Thread, hardcore con una giusta cornice di melodia, o di Solace, brano che va anche a chiudere il disco. Tragedy Will Find Us si propone come un disco di buon livello. I Counterparts ci propongono uno stile e delle sonorità che magari possono far storcere un po’ il naso ai metallari old-style, ma siamo dell’idea che ogni tanto, anzi, spesso, si dovrebbe respirare anche dell’aria fresca. E questa non manca. Grazie anche ai Counterparts. Un’ascoltata, attenta, la meritano.

Autore: Counterparts

Titolo Album: Tragedy Will Find Us

Anno: 2015

Casa Discografica: Pure Noise Records

Genere musicale: Metalcore, Hardcore

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: www.facebook.com/counterpartsband

Membri band:

Brendan Murphy – voce

Jesse Doreen – chitarra

Adrian Lee – chitarra

Brian Kaczmarczyk – basso

Kelly Bilan – batteria

Tracklist:

  1. Stillborn

  2. Thread

  3. Resonate

  4. Stranger

  5. Burn

  6. Tragedy

  7. Withdrawal

  8. Choke

  9. Collapse

  10. Drown

  11. Solace

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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29th Ago2016

Moth’s Circle Flight – My Entropy

by Alessio Capraro

Moth’s Circle Flight - My EntropyUna gavetta durata tredici anni, un primo album stampato nel 2013, Born To Burn, e tanti concerti in giro per l’Italia, facendo da spalla a gruppi come Sepultura, Extrema ed Exilia, fino ad arrivare al secondo lavoro di questo sestetto parmense, My Enthropy. L’album dei Moth`s Circle Flight è attraversato da vari generi: hardcore, trash, metalcore, nu metal e, l’uso della doppia voce con due diversi interpreti dà senz’altro quella spinta in più al disco. Con la convincente Man On The Peak e la coinvolgente Ends Of A Shadow, questo LP inizia bene per poi proseguire in modo omogeneo, con ritmi veloci ed incalzanti, passaggi di voce tra i due vocalist che ricamano piacevoli melodie. Late Promises è caratterizzata dall’alternanza di growl e canto pulito, come una lotta tra la luce e le tenebre ma, dopo un ottimo avvio, l’album cala di spessore, specie in brani come With Love With Flames e Bursting Into Existence, dove la band risente delle proprie influenze e pecca un po’ di originalità. Il finale, però, si conclude egregiamente ritornando sui binari iniziali, con Ray Of Ira, ottimo brano dall’intermezzo cantato in italiano.

My Entropy è un album duro, aggressivo, monolitico, ma anche piacevole quando la band riesce a controllare il dilagare dei tecnicismi che a volte non sono necessari, i brani di stampo metalcore sono senza dubbio più riusciti degli episodi nu metal, confezionando un disco oscillante ma dall’ottima fattura. Pur apprezzando la varietà di generi, segno della volontà di sperimentare, la band dovrebbe prendere una decisione più netta, una via più chiara che, forse, potremmo scorgere in un successivo lavoro.

Autore: Moth’s Circle Flight

Titolo Album: My Entropy

Anno: 2016

Casa Discografica: logic(il)logic Records

Genere musicale: Metalcore

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: https://www.facebook.com/Mothscircleflight

Membri band:

Gabriele “Gabbo” Rosi – voce

Simone “Pancio” Panciroli – voce

Luca “Pellach” Alzapiedi – chitarra

Francesco “Baldo” Baldi – chitarra

Marco “Satir” Reggiani – basso

Bass Fabio “Bersa” Bersani – batteria

Tracklist:

  1. Man On The Peak

  2. Ends Of A Shadow

  3. Raise Your Head

  4. Late Promises

  5. An Old Chant

  6. Write My Name

  7. With Love, With Flames

  8. Bursting Into Existence

  9. Madball

  10. Ray Of Ira

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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28th Ago2016

The Wild Lies – The Animal

by Marcello Zinno

The Wild Lies - The AnimalAl pubblico italiano il nome The Wild Lies non è del tutto nuovo visto che la formazione londinese ha partecipato quest’anno al Sonisphere Rock In Roma, lo scorso 24 luglio, condividendo il palco con Saxon, Anthrax e Iron Maiden tra gli altri (a questa pagina il nostro live report). Quindi, dopo aver usufruito di un palco così prestigioso, e dopo varie date dal vivo anche in altri Paesi, era decisamente il momento giusto per uscire anche con un prodotto discografico, nel loro caso un conciso EP di tre tracce dal titolo The Animal. Siamo obiettivi: la titletrack è il brano che ci colpisce di meno, traccia che chiaramente ha un richiamo molto più easy listening. Molto meglio Shape Shifter, un pezzo dal forte piglio metalcore/math-core che mostra un incedere tecnico e maligno ma anche degli ottimi chorus che fanno buona presa sul rocker di turno. Questa seconda natura della formazione viene a galla anche con Can’t Carry On che presenza un ritornello molto digeribile ma, per nostra fortuna, riesce a tenere duro il passo durante le strofe confermando la forte determinazione del quintetto e l’appartenenza radicata al mondo del metal.

Metalcore melodico quindi e stile che è sicuramente pronto al vasto pubblico. Una ricetta che sicuramente riuscirà a crearsi uno spazio nella scena attuale, essendo tali sonorità molto in voga. Speriamo in un full-lenght all’altezza delle aspettative.

Autore: The Wild Lies

Titolo Album: The Animal

Anno: 2016

Casa Discografica: Autoproduzione

Genere musicale: Metalcore

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.thewildlies.com

Membri band:

Matt Polley – voce

Zak Mueller – chitarra

Andre Ruffel – chitarra

Dylan Smith – basso

Luke Wilson – batteria

Tracklist:

  1. The Animal

  2. Shape Shifter

  3. Can’t Carry On

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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15th Giu2016

Blackmail Of Murder – Giants’ Inheritance

by Marcello Zinno

Blackmail Of Murder - Giants' InheritanceStessa formazione, stessa ricetta. I Blackmail Of Murder tornano a meno di un anno da The Endless Stare (recensito da noi a questa pagina) con un nuovo lavoro dal titolo Giants’ Inheritance che conferma la radicalità del quintetto nella scena metalcore non solo tricolore. Sì, perché nel loro stile di italiano c’è veramente poco, ma è anche giusto che ci siano realtà che intendono seguire fenomeno nato oltreoceano, l’importante è che sia sempre fatto con originalità e personalità. Come nel precedente lavoro i Blackmail Of Murder alternano blast beat e riff molto cadenzati, di quelli che fanno partire un headbanging spontaneo, a momenti con voci clean e partiture più lente che, come nel caso di The Endless Stare ci fanno balzare alla mente passaggi post-hardcore. Never Enough è uno dei momenti più cattivi delle dieci nuove tracce, brano che include vari cambi e solismi, anche sotto strati di watt, tre minuti circa che dimostrano che i Blackmail Of Murder sono pronti al grande salto a livello internazionale. Aperture più melodiche in Void Around (pezzo che contiene assoli mozzafiato) o anche in Cult Of Ignorance con i ritornelli in clean che aderiscono ad un ascolto più trasversale e che probabilmente presentano una vena meno intransigente del combo bresciano.

I rimandi sono alle grandi realtà del metalcore internazionale, noi ci troviamo sprazzi di Trivium ma anche di Bullet For My Valentine. La produzione è sicuramente migliorata, ora è al livello di realtà metalcore statunitensi che conferiscono grandissima attenzione alle scelte sonore per rendere i brani appetibili a livello transgenerazionale, facendo appassionare sia le “giovani leve” (grandi fautori della ruvidità e simmetria del metalcore) sia chi predilige il metal old-school. Questa è forse l’arma vincente di Giants’ Inheritance, un album che ha tutte le carte per catapultare i bresciani sui grandi palchi di mezzo mondo.

Autore: Blackmail Of Murder

Titolo Album: Giants’ Inheritance

Anno: 2015

Casa Discografica: Indiebox Music

Genere musicale: Metalcore

Voto: 7

Tipo: CD

Sito web: https://twitter.com/BmomMurder

Membri band:

Claudio Olivari – voce

Antonio Proietti – chitarra, voce

Davide Sgarbi – chitarra, voce

Fabio Nassa – batteria

Alex Castellini – basso

Tracklist:

  1. Giants’ Inheritance

  2. Never Enough

  3. Void Around

  4. Morning Lights

  5. From Somebody To No One

  6. Across The Bay

  7. Whisper

  8. Worlds Beyond

  9. Grey

  10. Cult Of Ignorance

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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01st Mag2016

From Ashes To New – Downfall

by Marcello Zinno

From Ashes To New - DownfallNell’era di internet, o meglio dei social network, vi sono formazioni che maturano un certo seguito già prima di pubblicare un solo album. Gli americani From Ashes To New, i cui membri erano in circolazione già con altre band ma che poi si sono spente a favore di questo quintetto attivo ormai dal 2013, sono tra questi. Proprio in quell’anno i ragazzi pubblicarono un EP d’esordio omonimo mentre nel 2015 arrivò Downfall, un secondo EP contenente 4 tracce che confermò lo stile di questa formazione del Pennsylvania, uno stile molto debitore alla scena americana e che se in alcuni istanti abbraccia influenze metalcore ed emo, si più più genericamente inglobare nella scena heavy rock e nu metal. Per nulla “cattive”, le tracce di Downfall scorrono tra testi rappati (Land Of Make Believe), riff compatti e precisi ma che non spaventano più di tanto, testi cantati in doppio stile come nu metal insegna (Downfall) e poco altro. Nonostante la breve durata dell’EP le tracce scorrono lente, un po’ per i ritmi scelti ma soprattutto per i cambi di tempi e di atmosfera tra strofe e ritornelli, fattore che sulla carta sembra studiato per far aderire i pezzi alle esigenze delle radio ma che alla lunga potrebbe risultare una carta vincente per la band, qualora venissero stratificate soluzioni innovative.

Through It All è il brano che a nostro parere mescola meglio le due anime della band, quella rap e quella metal, un mix che può tramutare i From Ashes To New in una band molto particolare o che al contrario più renderla anonima per gli amanti dei due singoli generi. Sta a voi la scelta.

Autore: From Ashes To New

Titolo Album: Downfall

Anno: 2015

Casa Discografica: Better Noise Records

Genere musicale: Nu Metal, Metalcore, Emo

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: http://www.fromashestonew.com

Membri band:

Matt Brandyberry – voce, chitarra, tastiere, programming

Chris Musser – voce

Branden “Boo” Kreider – chitarra, voce

Lance Dowdle – chitarra

Tim D’Onofrio – batteria

Tracklist:

  1. Downfall

  2. Lost And Alone

  3. Land Of Make Believe

  4. Through It All

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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20th Apr2016

August Burns Red – Found In Far Away Places

by Marcello Zinno

August Burns Red - Found In Far Away PlacesGli August Burns Red non si fermano e pubblicano a dodici anni dalla nascita del progetto il settimo lavoro studio (senza contare EP e DVD), traguardo che è un ottimo risultato per una band figlia comunque degli anni 00. La domanda è: hanno ancora qualcosa da dire? Troppo audace dare una risposta netta dopo aver ascoltato Found In Far Away Places, un album che mette in luce una doppia natura del combo. Da un lato vi sono passaggi ritmati, pieni di groove, che fanno partire quel meccanismo spontaneo che ficca una scintilla nel nostro collo, mentre dall’altro ci sono trame che richiamano il metalcore più inflazionato possibile a livello internazionale (e potremo dire americano). I ragazzi danno il loro meglio nei brani lunghi, quando inseriscono stacchi e intermezzi più pacati, quegli “stop-and-go” che ci fanno staccare il fiato e subire una scarica di adrenalina appena gli ampli sembrano riesplodere: parliamo di Identity, Broken Promises o Vaguard, brani che denotano una certa maturità del quintetto e un desiderio di voler ancora dire qualcosa. Al contrario ascoltare brani come Separating The Seas o Majoring In The Minors (meglio nella versione reprise a nostro avviso) ci fa ricadere nell’abisso del metalcore già noto e ci fa porre qualche domanda circa il futuro di questa band.

Come sempre accade che la tracklist non è bianca o nera bensì una scala di colori e nel mezzo delle due visioni prima descritte si pongono tracce come Ghosts in cui sono riassunti tutti gli elementi targati August Burns Red, dal growling al cantanto pulito, dai momenti con maggiore pathos ai riff incalzanti. Di tanto in tanto compaiono anche delle brevi parti più tecniche, quasi math (Twenty-One Grams è un esempio) che ci fanno intuire la profondità, per lo più esecutiva, degli ABR. Bello l’artwork e il packaging, fattori che ci avevano onestamente fatto sperare in qualcosa in più, musicalmente parlando. Una prova quindi che procede nel solco del trademark della band offrendo anche qualche brano interessante ma senza far strappare i capelli ai fan.

Autore: August Burns Red

Titolo Album: Found In Far Away Places

Anno: 2015

Casa Discografica: Fearless Records

Genere musicale: Metalcore

Voto: 6

Tipo: CD

Sito web: http://www.augustburnsred.com

Membri band:

Jake Luhrs – voce

JB Brubaker – chitarra

Brent Rambler – chitarra

Dustin Davidson – basso

Matt Greiner – batteria

Tracklist:

  1. Martyr

  2. Identity

  3. Separating The Seas

  4. Ghosts

  5. Majoring In The Minors

  6. Everlasting Ending

  7. Broken Promises

  8. Blackwood

  9. Twenty-One Grams

  10. Vanguard

  11. Marathon (bonus track)

  12. Majoring In The Minors (reprise)

  13. Identity (midi)

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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27th Gen2016

Undawn – Justice Is…

by Marcello Zinno

Undawn - Justice Is...Nonostante sottogeneri del metalcore stiano nascendo come funghi, ci sono band che aderiscono ancora al genere pieno e lo ripropongono per sperare che abbia lungo corso. Gli olandesi Undawn non preannunciano grandi novità fin dal loro moniker che presenta quelle due lettere “un” molto comuni nella scena (Unseen Faith, Unearth, Underoath…) ma danno una buona prova sul loro secondo nuovo album Justic Is… caratterizzata tra l’altro da una produzione di altissimo livello che valorizza i singoli strumenti. Screaming (scremo) e clean vocal collocate in aperture più melodiche (ritornelli) si alternano al modo giusto (Atreyu) per dare ossigeno quando l’ascoltatore lo cerca. A Bond Of Brother è la classica traccia metalcore bella e d’impatto ma già sentita: riffing tagliente e eseguito a raffica, strofe con voce urlate e ritornelli melodici dietro una sezione ritmica impostata e bellica come non mai e sprazzi che ricordano certe fuoriuscite thrash. Difficile non riascoltare varie volte tracce come questa per un appassionato del genere, anche se si possono riscontrare in varie formazioni del genere. La classica calvacata che ci fa tornare alla mente Trivium e Bullet For My Valentine prende il nome di Moving On, impossibile restare fermi se si assiste live ad un pezzo come questo. Anche Never Giving Up è una killer song ma (tolto l’intermezzo lento) somiglia troppo ad una b-side di Matt Heafy e soci; a nostro parere invece Fate è il singolo per eccellenza, la porta di ingresso per entrare nel mondo dei Undawn.

Tecnica ce n’è in grande quantità, a noi ricordano per attitudine la grande ventata di novità che portarono formazioni come Avenged Sevenfold ai tempi degli esordi, solo che ora sono trascorsi circa 15-20 anni dalla nascita di questo genere e le formazioni che propongono questo sound sono sempre più. Gli Undawn sono comunque una band giovane e hanno tutto il tempo di maturare e di personalizzare il proprio sound. Noi glielo auguriamo, in questo modo potrebbero davvero creare qualcosa di più distintivo e uscire dalla melma che blocca tutte le formazioni di pari genere. Hanno sicuramente le carte per farlo.

Autore: Undawn

Titolo Album: Justice Is…

Anno: 2015

Casa Discografica: Graviton Music Services

Genere musicale: Metal-core

Voto: 6,5

Tipo: CD

Sito web: http://www.undawn.com

Membri band:

Michiel Brinkhuis – chitarra, voce

Leon Kloosterman – chitarra, voce

Thijs Brinkhuis – basso, voce

Tom Brinkhuis – batteria

Tracklist:

  1. Coming Home

  2. What Justice Is

  3. In The Moment

  4. A Bond Of Brothers

  5. Faceless

  6. Moving On

  7. Forever

  8. Fate

  9. Never Giving Up

  10. The Puppets Of Heresy

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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10th Gen2016

Unseen Faith – Yokebreaker

by Marcello Zinno

Unseen Faith - YokebreakerGli Unseen Faith, per come vengono presentati, sembrano una via di mezzo tra una band brutal e una christian metal band. In realtà ad un ascolto attento del loro mini CD, troviamo diverse sfumature che abbattono un po’ i luoghi comuni che ci eravamo costruiti circa la loro musica. E’ indubbio che Yokerbreaker affonda le radici nella scena metalcore moderna, anche se noi troviamo diversi rimandi al techno death metal (come in Enemy) e inserti fuori ambito (come le tastiere simil-piano sul finire di The Revenant); inoltre le doppie linee vocali, ora più estreme ora più emotive, offrono una buona caratterizzazione in termini di stile; più di tutti c’è un grande lavoro di pattern dal punto di vista ritmico tanto da intravedere spiragli math in alcuni passaggi. Yokerbreaker non è un concentrato di innovazione per la scena ma si fa apprezzare alla grande per una produzione pulitissima, che valorizza ogni singolo elemento e che trasmette tutta l’energia del combo direttamente alle nostre orecchie.

Durante l’ascolto le partiture continuano a colpirci come pugni feroci e istintivi, senza pietà, quando meno ce l’aspettiamo. Il sound aggressivo è l’arma di distruzione di questa band che di sicuro stupirà chi ascolta un metalcore molto tecnico, fatto di chitarre diagonali e sezione ritmica chirurgica.

Autore: Unseen Faith

Titolo Album: Yokebreaker

Anno: 2015

Casa Discografica: Prime Collective

Genere musicale: Metalcore

Voto: s.v.

Tipo: EP

Sito web: https://www.facebook.com/UnseenFaith

Membri band:

Alexander Eriksen – Vocals

Jakob Langvad – Guitar

Asbjørn Brokhøj – Guitar

Klaus Schmidt – Drums

Christian Jensen – Bass

Tracklist:

  1. The Revenant

  2. Enemy

  3. Route 3

  4. The Mask

  5. Father

  6. Roars

Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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