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17th Feb2020

As I Lay Dying – Shaped By Fire

by Marcello Zinno
Tra il precedente Awakened (di cui avevamo parlato a questa pagina) e il successivo Shaped By Fire trascorsero 7 lunghi anni. La pausa fu obbligata a causa dell’arresto del frontman Tim Lambesis accusato di aver commissionato l’omicidio della sua ex moglie: il 19 maggio 2014 infatti fu condannato a 6 anni di prigione, ma uscì a dicembre 2016 grazie ad un sconto di pena. Dopo un primo periodo travagliato con gli altri membri della band, il progetto As I Lay Dying riaccese i motori proprio grazie a Tim che iniziò a scrivere nuovo materiale; ad inizio 2019 la band riprese le attività live, poi giunse un nuovo contratto discografico con la Nuclear Blast e quindi la pubblicazione dell’album il 20 settembre 2019. La curiosità era tantissima, anche grazie all’interessante precedente Awakened: la band aveva ancora qualcosa da dire? L’etichetta discografica fece molto bene a scommettere su di loro perché Shaped By Fire si rivelò una bomba e come da tradizione AILD la qualità ideativa e di scrittura continuò a crescere.

I primi testi urlati da Lambesis, dopo 7 anni di silenzio, sono emblematici: “Have you ever been blinded by the pain?” che poi saranno ripetuti nel ritornello clean, una dichiarazione di intenti ma anche uno sfogo, quasi a giustificare quel suo gesto che lo aveva costretto a stare lontano dalle scene per così tanto tempo. Blinded (questo il brano) suona come un colpo del martello di Thor e la successiva Shaped By Fire confermò la violenza sonora del nuovo marchio della band, esaltando ancora una volta il riffing che da due album a questa parte ci emoziona ancora più di prima. Undertow è il classico brano metalcore che ci si aspetterebbe dagli As I Lay Dying ma con una produzione davvero di alto livello e un chorus con voce pulita che ti afferra e ti obbliga a riascoltarlo decine di volte, mentre Gatekeeper e (in parte) Redefined richiamano lo stile della band di diversi anni prima, di quello più spigoloso e intransigente. Noi preferiamo di gran lunga il nuovo corso, fatto di un sound che non perde un’oncia in potenza ma che ha la cura sonora che merita, chorus dal grande ascolto (Take What’s Left è un altro esempio) e tanta carica adrenalinica.

Un suono compatto e con un ottimo lavoro in fase produttiva, sono questi gli elementi che valorizzano davvero il lavoro di scrittura della band, basta ascoltare brani come Torn Between per renderesene conto: questo è il nuovo sound della band che intende affermarsi come importante realtà del metalcore internazionale. E a nostro parere ha tutte le carte per riuscirci.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: Shaped By Fire
Anno: 2019 Casa Discografica: Nuclear Blast
Genere musicale: Metalcore Voto: 8
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce death
Nick Hipa – chitarra
Phil Sgrosso – chitarra
Josh Gilbert – basso, voce
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Burn To Emerge
2. Blinded
3. Shaped By Fire
4. Undertow
5. Torn Between
6. Gatekeeper
7. The Wreckage
8. My Own Grave
9. Take What’s Left
10. Redefined
11. Only After We’ve Fallen
12. The Toll It Takes
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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13th Feb2020

Flat Earth Society – Friends Are Temporary, Ego Is Forever

by Marcello Zinno
La filosofia (e la rendiamo così un concetto nobile) della terra piatta arriva anche nella musica, o meglio in questa band che la sceglie come moniker, anche se non sappiamo bene se il tutto si ferma proprio al nome o se i membri aderiscano a questo pensiero. Fatto sta che tutta la ricetta degli spagnoli Flat Earth Society intende muoversi su coordinate che vorrebbero crearsi un’identità differenziante rispetto alla scena, puntando loro su un progressive metalcore e ad un mix di numerosi stili. Almeno questo è citato nella loro biografia insieme all’obiettivo che il quartetto si pone: quello di diventare “la band più interessante nella scena”. Noi abbiamo ascoltato con piacere il loro album d’esordio Friends Are Temporary, Ego Is Forever e pur riconoscendo che si tratta di un lavoro interessante e ben fatto, sono lontani dal creare qualcosa di davvero innovativo. Pensavamo infatti di trovarci dinanzi ad una proposta in stile Protest The Hero o Periphery, mentre invece il prog-core citato dai Nostri viene solo inserito in alcuni intermezzi e bridge nel corso dei brani, per il resto i Flat Earth Society sono più una metalcore band a tutti gli effetti, con una davvero alta preparazione tecnica e che adotta la consueta scelta di inserire dei chorus in clena vocal come da scuola Killswitch Engage.

Legfist è una delle tracce che contiene tutti questi ingredienti, mentre CC Chain, soprattutto durante il primo minuto, sembra voler afferrare le radici prog e spingerle di fretta nel sound metalcore, previo poi ricadere nel classico metalcore da copione. Disarray è un ottimo pezzo, in cui davvero la band inserisce partiture particolari, un respiro più ampio che mostra una maturità stilistica di impatto e innalza il valore del loro lavoro. La produzione delle 8 tracce è assolutamente all’altezza dello stile scelto dalla band, molto incentrato sul riffing che sembra assorbire influenze sonore dal djent; buon album quindi Friends Are Temporary, Ego Is Forever ma i ragazzi dovranno inventarsi qualcosa in più per divenire “la band più interessante nella scena”.

Autore: Flat Earth Society Titolo Album: Friends Are Temporary, Ego Is Forever
Anno: 2020 Casa Discografica: Art Gates Records
Genere musicale: Metalcore, Prog-core Voto: 7,25
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/flatearthprog
Membri band:
Alex Castro – batteria
Carlos Gonzalez-Aller – chitarra
Jesús Espinosa – basso, voce
Daniel Correa – voce growl
Tracklist:
1. Pray
2. Ligma
3. Danko
4. Legfist
5. CC Chain
6. Disarray
7. The Gravity Paradox
8. Tortuga
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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10th Feb2020

As I Lay Dying – Awakened

by Marcello Zinno
Solitamente i primi album di una band sono più sinceri, più coraggiosi e artisticamente più interessanti. Non è il caso degli As I Lay Dying che, anche se con qualche piccola eccezione lungo il proprio percorso, hanno visto migliorare il livello qualitativo della propria musica nel corso del tempo. A nostro parere ciò è imputabile in parte ad una loro maturazione stilistica ma per un’altra parte ad una sorta di smussamento dei propri angoli spigolosi e acerbi (potremo dire death e thrash metal) degli esordi fino a giungere ad una sorta di avvicinamento al metalcore che in quegli anni sembrava consolidato sul mercato (in stile Killswitch Engage). Così Awakened, ultimo album prima di una lunga pausa dovuta all’arresto del cantante Tim Lambesis, rappresenta davvero un passo avanti nella storia degli As I Lay Dying, un album che mostra un’altra impostazione chitarristica, soprattutto grazie ad una produzione più metalcore, a molti più chorus in clean vocal (scelta più rara nei precedenti lavori) e un amalgama complessiva di più alto livello. Difficile trovare dei brani che spicchino rispetto agli altri, Awakened risulta compatto e ben scritto: l’album inizia con tre tracce una più combattiva dell’altra in cui spicca Resilience, una vera e propria lezione di riffing, come se non bastasse segnaliamo anche Overcome. un’anthem da ripetere in sede live.

Vero che la band non si è mai realmente piegata alle esigenze di mercato, non riconoscendo alcuna forma di commercializzazione ma restando fedele alla propria idea di metalcore; però in Awakened e nel successivo Shaped By Fire avviene un avvicinamento ad un sound maggiormente collaudato a livello internazionale che lancia gli As I Lay Dying (meritevolmente) su di una visibilità ancora più ampia. L’arresto di Lambesis fu una doccia fredda per tutti (compresi i membri della band), profetici i testi dell’ultimo brano di questo album, Tear Out My Eyes: “The storm is coming and I have no choice“. Fu un peccato che il progetto si arrestò, salvo poi riprendersi con l’interessantissimo Shaped By Fire.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: Awakened
Anno: 2012 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,75
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce death
Nick Hipa – chitarra
Phil Sgrosso – chitarra, synth in in Wasted Words
Josh Gilbert – basso, voce
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Cauterize
2. A Greater Foundation
3. Resilience
4. Wasted Words
5. Whispering Silence
6. Overcome
7. No Lungs To Breathe
8. Defender
9. Washed Away
10. My Only Home
11. Tear Out My Eyes
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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09th Feb2020

Atena – Drowning Regret & Lungs Filled With Water

by Marcello Zinno
La scena metalcore è (ancora) ingolfata di nuove proposte e ognuno cerca (chi più, chi meno) di crearsi una propria identità. Gli Atena ci provano e alcune caratteristiche emergono dal loro nuovo lavoro Drowning Regret & Lungs Filled With Water di recente pubblicazione. Il combo infatti acquisisce una serie di influenze djent, a livello per lo più di riffing, che rendono ancora più austero il proprio sound, offrendo spesso quella sensazione di “muro di suono” privo di compromessi. Inoltre nelle diverse interpretazioni vocali (come tipico del metalcore, non tutte devote al growl) compaiono anche rimandi alla scena americana: ad esempio Let Them Hang In The Halls risente molto del metalcore statunitense, con liriche quasi rappate e radici ancorate nel nu metal, elementi che divengono ancora più forti in Domestic Abuse in cui il featuring con Damien sottolinea maggiormente tali rimandi. Infine la band proviene dal Nord Europa e quindi lontano dai principali palchi metalcore mondiali, il che avrebbe potuto rappresentare un elemento di differenziazione maggiore se gli Atena si fossero distaccati maggiormente da quanto la scena internazionale già ci offre.

Così l’album è un insieme di brani interessanti ed altri meno. Tra i primi citiamo sicuramente Slap, passaggio di gran decisione musicale, fatto di un drumming molto particolare e delle melodie che non prendono il sopravvento nell’incedere djent; in quelli meno affascinanti peschiamo She Wept As I Told Her in cui c’è un uso non corretto delle doppie voci, scelta che avrebbe potuto essere più efficace optando per timbriche (growl vs clean) o tonalità diverse. Nel complesso un buon album di metalcore, non devoto alla velocità a tutti i costi, ma che non sarà ricordato negli anni a meno di una maggiore caratterizzazione futura della proposta della band.

Autore: Atena Titolo Album: Drowning Regret & Lungs Filled With Water
Anno: 2020 Casa Discografica: Indie Recordings
Genere musicale: Metalcore Voto: 6,5
Tipo: CD Sito web: www.facebook.com/atenaofficial
Membri band:
Vebjørn Iversen – chitarra
Jakob Skogli – voce
Ulrik Linstad – basso
Fredrik Kåsin – batteria
Tracklist:
1. Intro
2. Born Rotten
3. No Hope For Miscarriage (feat. Jesper Vicencio Gün)
4. Let Them Hang In The Halls (feat. Alex Terrible)
5. Slap
6. +47 3029
7. Domestic Abuse (feat. Damien)
8. She Wept As I Told Her
9. Godforsaken (feat. Joel Holmqvist)
10. Death Is All I Think About
11. Drowning Regret
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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03rd Feb2020

As I Lay Dying – The Powerless Rise

by Marcello Zinno
Gli As I Lay Dying vengono da un periodo davvero positivo: Shadows Are Security prima e An Ocean Between Us dopo, pur senza rappresentare dei capolavori per il genere, avevano fatto lievitare il valore delle azioni a nome della band. La domanda che tutti si ponevano era: si tratta di una progressiva crescita qualivativa della band o quei due album rappresentavano l’apice della loro carriera musicale? Come spesso accade è difficile dare una risposta netta, a nostro parere la band comporrà brani che in qualità supereranno il valore dei due album precedentemente citati, ma questi non sono inclusi in The Powerless Rise. La ricetta è la medesima, metalcore inflessibile, growl costante e continuo, sprazzi di clean vocal per rendere orecchiabili alcuni chorus, un copione a cui gli As I Lay Dying ci hanno da sempre (fatta eccezione del debutto) abituati; probabilmente questo è il punto debole dell’album, discostandosi quasi per niente da quanto il quintetto ci ha proposto negli anni. Inoltre se pensiamo che si tratta della prima volta in cui la line-up resta invariata rispetto al suo precedente album, e quindi l’affiatamento sicuramente maggiore, potete capire quanto ci si aspettava da questo full-lenght.

Le note positive comunque non sono del tutto assenti: Anodyne Sea è sicuramente un brano consigliato che mostra delle aperture da apprezzare, una certa maturità stilistica e una traccia che è tutto tranne che monotona; buona anche Parallels in cui ci sono i prodromi che porteranno alla scrittura di Shaped By Fire e Condemned uno dei momenti più devastanti dell’intero lavoro. Anche in The Powerless Rise la band dimostra di non voler omaggiare il metal estremo delle origini che l’ha influenzata e propone Without Conclusion, un brano che inizia con un piglio death metal per poi approdare al thrash, in pratica come ai vecchi tempi. Gli altri brani sono assolutamente nella media, sia per quanto concerne lo stile degli AILD sia per il metalcore in generale. Un buon album ma non da segnalare all’interno della loro discografia.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: The Powerless Rise
Anno: 2010 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 6,75
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce death
Nick Hipa – chitarra
Phil Sgrosso – chitarra
Josh Gilbert – basso, voce
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Beyond Our Suffering
2. Anodyne Sea
3. Without Conclusion
4. Parallels
5. The Plague
6. Anger And Apathy
7. Condemned
8. Upside Down Kingdom
9. Vacancy
10. The Only Constant Is Change
11. The Blinding Of False Light
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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27th Gen2020

As I Lay Dying – An Ocean Between Us

by Marcello Zinno
Due anni e gli As I Lay Dying tornano con un nuovo album, dopo quel Shadows Are Security che era piaciuto al mercato e di cui avevamo parlato a questa pagina. La line-up resta immutata, ad eccezione del basso che viene ora suonato da Josh Gilbert (dei This Endearing, il cui demo era finito nelle mani di Lambesis) ma l’intera band entra in studio per registrare il nuovo An Ocean Between Us, il che rende il lavoro più ricco di idee. Per fortuna la band non perde il suo mordente metalcore e anche con questo nuovo lavoro punta a ritmiche irriverenti e riffing molto serrati: già con il primo singolo, Nothing Left, la violenza sonora è decisa ma con la titletrack salgono le quotazioni (e anche le aspettative sulla restante parte della tracklist) grazie a delle linee vocali (doppie nelle strofe ma sempre in growling) molto curate e un chorus che resta appiccicato in mente grazie alla voce del nuovo entrato Gilbert. Ma anche con le ultime due tracce, Wrath Upon Ouselves e This Is Who We Are, momenti davvero convincenti, i cinque intendono confermare di essere una realtà solida nella scena metalcore.

Gli As I Lay Dying sanno che si trovano nella loro epoca di maggior successo e intuiscono che per cavalcare l’onda del metalcore devono affiancare più clean vocal soprattutto nei ritornelli e così, al fianco di Lambesis per il growl, compaiono diverse voci pulite come quella del bassista nei brani An Ocean Between Us, Forsaken, I Never Wanted, The Sound Of Truth, Wrath Upon Ourselves ma anche quella di Chad Ackerman in An Ocean Between Us e Bury Us All, nonché quelle di Tommy Garcia e Duane Reed in Forsaken. Ciò rende l’album più versatile dei precedenti full-lenght. Il loro legame con il metal più tradizionale emerge ancora una volta e se nei loro precedenti lavori era uscita fuori una vena death metal più evidente, in questo An Ocean Between US è tempo di thrash metal: il primo esercizio si intitola Withing Destruction ed è una estrema thrash metal song, il secondo è Comfort Betrays e presenta accanto ad un riffing molto thrash un drumming ben più incisivo che non tradisce le radici metalcore. A parer nostro c’è però un brano che rappresenta il forte distacco rispetto agli acerbi AILD degli esordi, tutto chitarra sporca e violenza sonora, e questo passaggio si chiama I Never Wanted, un brano decisamente più maturo in cui la velocità non prende il sopravvento e la mente sa meglio come esprimersi.

Gli As I Lay Dying con questo album dimostrano appunto la loro maturità. Non aggiungono molto alla scena ma il loro stile guadagna in consistenza e determinazione. E il risultato finale è decisamente positivo.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: An Ocean Between Us
Anno: 2007 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7,5
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce death
Nick Hipa – chitarra
Phil Sgrosso – chitarra
Josh Gilbert – basso, voce
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Separation
2. Nothing Left
3. An Ocean Between Us
4. Within Destruction
5. Forsaken
6. Comfort Betrays
7. I Never Wanted
8. Bury Us All
9. The Sound Of Truth
10. Departed
11. Wrath Upon Ourselves
12. This Is Who We Are
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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20th Gen2020

As I Lay Dying – Shadows Are Security

by Marcello Zinno
Fu da Shadows Are Security che le quotazioni degli As I Lay Dying iniziarono a salire, non a caso questo fu il primo album ad entrare nella Billboard 200. La coppia Lambesis/Mancino cambia ancora la line-up e stavolta la formazione subisce una radicale trasformazione: dentro due nuovi chitarristi, Nick Hipa e Phil Sgrosso, e un bassista, Clint Norris, che si occuperà anche delle clean vocal. Nonostante ciò il sound della band non cambiò, il metalcore imperrante la fa sempre da padrone, con un growl sempre ruvido quello di Lambesis (a volte è difficile seguire le sue parole anche con i testi dinanzi) e una produzione anche in questo caso non eccelsa. Gli As I Lay Dying procedono per piccoli gradini, si tengono fermi sulla loro impostazione musicale, sempre figlia del death metal (ascoltare Reflection) e rivolta al metalcore meno laccato; ciò su cui non intendono mollare la presa è l’intransigenza ritmica e la devastante portata metal di cui sono artefici. I momenti più duri sono sicuramente Empty Hearts, una traccia con un incedere assolutamente distruttivo, Repeating Yesterday che al netto delle parti vocali possiede dei momenti di metal estremo unici anche per la band stessa, Control Is Dead con il suo impatto fortemente thrash.

Anche in questo album, come nel precedente, le parti vocali in clean sono in minoranza (a differenza dei colleghi Killswitch Engage che nel 2005 ne facevano già un marchio di fabbrica), ma vengono inserite in alcuni dei brani più convincenti dell’album, parliamo di Confined, The Darkest Nights e Through Struggle, scelta che aggiunge sale alla proposta. In conclusione possiamo confermare che l’esplosiva coppia Lambesis/Mancino tiene ancora le redini del progetto, senza permettere che i nuovi entrati apportino davvero novità sostanziali al sound. A nostro parere ciò è un peccato ma il mercato apprezzerà Shadows Are Security e probabilmente li convincerà che questa era la strada giusta.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: Shadows Are Security
Anno: 2005 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce death
Nick Hipa – chitarra
Phil Sgrosso – chitarra
Clint Norris – basso, voce melodica
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. Meaning In Tragedy
2. Confined
3. Losing Sight
4. The Darkest Nights
5. Empty Hearts
6. Reflection
7. Repeating Yesterday
8. Through Struggle
9. The Truth Of My Perception
10. Control Is Dead (feat. Dan Weyandt)
11. Morning Waits
12. Illusions
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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13th Gen2020

As I Lay Dying – Frail Words Collapse

by Marcello Zinno
Dopo uno split album realizzato con gli American Tragedy, gli As I Lay Dying sono pronti per dare un seguito al loro esordio discografico, ma soprattutto sono pronti al salto di qualità. Ingaggiata una seconda chitarra per rendere il sound più corposo e stilisticamente delineato, la realtà proveniente da San Diego convince la Metal Blade Records a siglare un accordo discografico ad inizio 2003, grazie anche ai convincenti brani di quello che si intitolerà Frail Words Collapse. 12 nuove tracce che afferrano con maggiore decisione lo scenario metalcore: la produzione migliora rispetto al precedente Beneath The Encasing Of Ashes (anche se non è ancora ai livelli meritati, basti ascoltare la batteria di Falling Upon Deaf Ears) ma soprattutto il songwriting è puro metalcore con stacchi, palm-mute, growl crudo e metal sciorinato senza tentennamenti. Collision è una buona traccia, ma la successiva Distance Is Darkness, complice una cattiveria di fondo, esprime una durezza e convinzione che è difficile riscontrare in altre tracce metalcore, resa anche particolare da uno rigurgito math-core che ha degli echi in The Pain Of Separation (dagli spiragli prog-core); appaiono anche dei momenti più ricercati come Song 10, che per metà sembra un esercizio post-metal e per l’altra ci riporta nelle lande estreme targate AILD.

Al contrario di quanto detto Undefined contiene un riffing nelle strofe che ricorda le influenze death metal di Beneath The Encasing Of Ashes. Compaiono anche delle clean vocal in questo album, altra grande novità rispetto al primo lavoro, elemento che si fa apprezzare seppur non contraddistingua nel complesso Frail Words Collapse. Sono anche inserite tre tracce precedentemente pubblicate nello split album (Forever, The Beginning e The Passion Of Separation) e un brano ripescato dal loro esordio discografico (Behind Me Lies Another Fallen Soldier). Gli As I Lay Dying si apprestano a conquistare metalcorer in giro per il mondo.

Autore: As I Lay Dying Titolo Album: Frail Words Collapse
Anno: 2003 Casa Discografica: Metal Blade Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: http://www.asilaydying.com/
Membri band:
Tim Lambesis – voce
Evan White – chitarra
Jasun Krebs – chitarra
Aaron Kennedy – basso
Jordan Mancino – batteria
Tracklist:
1. 94 Hours
2. Falling Upon Deaf Ears
3. Forever
4. Collision
5. Distance Is Darkness
6. Behind Me Lies Another Fallen Soldier
7. Undefined
8. A Thousand Steps
9. The Beginning
10. Song 10
11. The Pain of Separation
12. Elegy
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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01st Gen2020

Following The Signs – Far From Over

by Marcello Zinno
Arrivano dall’Irlanda e danno alla luce il secondo EP della loro discografia. Il sound scelto dai Following The Signs è tutt’altro che irlandese, Far From Over suona come un insieme di tracce ancorate alla tradizione metalcore, quella fatta di growl pieno nelle strofe e (tavolta) linee vocali clean nei chorus, riff grezzi che sanno di heavy thrash e che battono i tempi insieme ad una sezione ritmica impostata e calibrata. La band è sicuramente determinata, i brani se ascoltati singolarmente celano tante idee e cambi di direzione che permettono di essere riascoltati e apprezzati; i tempi non sono mai velocissimi e considerando che i brani hanno una durata compresa tra i 3 e i 4 minuti, è facile intuire che ci sono molte idee in questa mezz’ora complessiva di ascolto. Dal punto di vista sonoro c’è da migliorare la resa finale, sia per le chitarre (troppo ruvide) che per l’impatto vocale (un po’ troppo in seconda linea rispetto alla musica) ma la resa complessiva può essere considerata buona per chi segue il genere. Se osserviamo il metalcore internazionale ci sentiamo di dire che sarebbe necessario qualcosa di più per garantire ai Following The Signs una posizione di tutto rispetto nella scena: brani come Withdrawn o Devil In Disguise sono sicuramente buoni ma niente di più di quanto già si ascolta da anni da band che hanno una storia alle loro spalle.

The Dead Don’t Lie ha le idee più chiare mescolando una lentezza ritmica di fondo ad un sapore metallico nelle chitarre; inoltre a metà brano ingurgita influenze death che si fanno apprezzare se si amano lande estreme; buono anche il riffing in palm mute di Say Goodbye che si candida a momento energico in sede live. Una buona prova Far From Over ma che si colloca in uno scenario già stracolmo di proposte e che richeide idee (più) fresche per differenziarsi.

Autore: Following The Signs Titolo Album: Far From Over
Anno: 2019 Casa Discografica: Too Loud Records
Genere musicale: Metalcore Voto: s.v.
Tipo: EP Sito web: https://www.facebook.com/FollowingTheSignsCork
Membri band:
Noel Crowley – chitarra
Rory Taylor – basso
Jack McCarthy – batteria
Dan Hayes – voce
Dave Moynihan – chitarra
Tracklist:
1. Disengage
2. Spineless
3. Withdrawn
4. The Dead Don’t Lie
5. Devil In Disguise
6. Say Goodbye
7. Reflections
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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23rd Dic2019

Straight To Pain – Cycles

by Marcello Zinno
Gli Straight To Pain sono un combo ligure che spegne le dieci candeline con questo Cycles, un album di sicuro maturo in quanto a stile. Le tracce infatti sono debitrici al metalcore di scuola Killswitch Engage, con tanta potenza nei riff, linee vocali in growl ma senza disprezzare alcune incursioni melodiche che permettono ai refrain di entrare dritti nel nostro cervello e restarvici. Qui è tutta la ricetta degli Stratight To Pain che se a parole è semplice da descrivere è assolutamente più audace e rischioso metterla in pratica. Vari infatti sono gli ostacoli da superare. Il primo è l’aspetto tecnico e su questo la band se la cava decisamente bene; il secondo è l’originalità, in una scena metalcore che è ormai affollata di proposte, su questo fronte va detto che anche se gli STP non spiccano per innovazione il loro dna musicale è assolutamente godibile. Un esempio di questo lo avete ascoltando Rith The Awakener, un brano che evita il classico muro di suono a vantaggio di riff più groovy e una strofa edulcorata da un’atmosfera più ricercata, o anche la strumentale Before The Abyss (sarebbe un peccato presentarla come semplice intermezzo), una chicca in un disco metalcore. Interessanti anche The Messengers per le sue numerose variazioni e per la carica energetica che porta con sé, trampolino di lancio per l’headbanging in sede live, e sul finire Beyond The Origin per le influenze djent/prog-core.

Poi c’è il terzo ostacolo, la produzione, e su questo c’è da migliorare: i suoni arrivano decisi e non c’è la sensazione di impasto sonoro, però secondo la nostra percezione la proposta avrebbe meritato una cura maggiore (cosa che magari richiede anche molte più risorse), una pulizia più curata per valorizzare i singoli strumenti, in quanto davvero ciascuno apporta un contributo importante. Questo probabilmente è l’unico elemento mancante al fine di presentare gli Straight To Pain direttamente al panorama metalcore internazionale. Ma date le premesse sentiamo già la porta bussare.

Autore: Straight To Pain Titolo Album: Cycles
Anno: 2019 Casa Discografica: Hellbones Records
Genere musicale: Metalcore Voto: 7
Tipo: CD Sito web: https://www.facebook.com/straighttopainmetal/
Membri band:
Simone Luise – voce
Stefano Ravera – batteria
Marco Salvadori – chitarra
Thomas Laratta – chitarra
Andrea Core – basso
Tracklist:
1. Recalling Lifetime
2. Shaping The Existence
3. Superior Condition
4. Rith The Awakener
5. Before The Abyss
6. Down At The Roots Of The World
7. The Messengers
8. Beyond The Origin
9. To The Brightest Star
Category : Recensioni
Tags : Metalcore
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